venerdì 9 febbraio 2018

Alimentazione, grande finanza e distruzione delle risorse – Finché si mangerà carne questo pianeta non ha più un futuro…


Il genere umano è paragonabile ad una cittadella impossibilitata a rifornirsi all’esterno, che non si cura della crescita esponenziale dei suoi abitanti e delle scorte che stanno per finire
2.000 anni fa, la popolazione mondiale era di 250 milioni di persone. Nel 1950 il mondo contava circa 2 miliardi e mezzo di abitanti; nel 2000 quasi 6 miliardi e 7 miliardi nel 2011. Con l’attuale progressivo aumento si prevede che nel 2030 gli abitanti della terra saranno almeno 8 miliardi.
Questa umanità, che già oggi consuma il 30% di risorse in più di quelle che la terra è in grado di produrre, s’incammina verso una realtà incerta e preoccupante. E il tempo rimasto per invertire la rotta è breve. Se non nullo. Vittime della tecnologia, della cultura consumistica dominante e del guadagno finanziario da raggiungere ad ogni costo, non si accorge di correre verso un futuro impossibile. In una tendenza irresponsabile quanto fuori controllo, si cercano soluzioni contingenti ai problemi che questa società crea di continuo, senza curarsi che con queste prospettive è improbabile avere un domani.
A mano a mano che aumenta il numero dei componenti umani si riduce non solo lo spazio vitale di ognuno ma il quantitativo giornaliero di alimenti necessari al sostentamento, ed è facile capire che quando questi saranno al limite della sussistenza vitale le conseguenze saranno drammatiche. Quando le popolazioni indigenti adotteranno lo stile di vita occidentale (che è nell’ordine naturale delle cose) e di conseguenza diminuiranno le risorse naturali, inevitabilmente aumenterà l’inquinamento generale: la cementificazione ridurrà ulteriormente la superficie di terra coltivabile; la natura sarà maggiormente depredata; i mari, i fiumi, i lagni, l’acqua saranno sempre più inquinati; sarà sempre più difficile smaltire l’immensa mole di rifiuti prodotti; le malattie, già a livello epidemico, si moltiplicheranno; molte altre specie animali si estingueranno, per sempre, ecc. Se non ci sarà un’immediata un’inversione di tendenza è improbabile che l’umanità arrivi incolume alla fine del secolo.
La tendenza a vivere il quotidiano senza curarsi del domani non può durare. L’incremento demografico è una bomba ad orologeria e se il numero degli umani continua ad aumentare la terra non potrà sfamare le popolazioni future.
Con la miope percezione di chi propone soluzioni sintomatiche inerenti l’economia, l’inquinamento, le tasse, la mancanza di lavoro, la violenza (tutte cose sacrosante ma figlie di una causa a monte), non si va al motivo principale che determina questa inquietante situazione sociale: il consumo di prodotti animali, cioè la madre di tutte le cause, la massima imputata generatrice dei problemi più scottanti che affliggono il genere umano che non solo determina inquinamento generale e la progressiva distruzione dell’ambiente ma la gran parte delle malattie moderne che sottraggono immense risorse umane e finanziare.
In un mondo in cui le risorse naturali diventano sempre più rare consumare carne in futuro probabilmente sarà considerato un delitto. In futuro non sarà consentito produrre carne sacrificando ingenti risorse alimentare indispensabili per l’uomo. Non sarà tollerato sacrificare 15 kg di derrate, 50 mila litri di acqua potabile, 12 metri quadrati di foresta e consumare 7 litri di petrolio per produrre un solo kg di carne di manzo, e che questo produca non solo 36 kg di anidrite carbonica e gas serra che causa piogge acide, ma che le malattie dovute alla cattiva alimentazione dei prodotti carnei e all’inquinamento ricada sull’economia di ciascuno.
L’alimentazione carnea, come espressione di benessere economico, che ora si attesta a circa 80 kg circa pro capite in Europa e oltre 100 kg negli Stati Uniti, determinerà l’ulteriore distruzione delle foreste per adibirle a pascolo; le poche terre fertili rimaste saranno trasformate in monoculture per animali d’allevamento; la desertificazione si espanderà riducendo il territorio; i ghiacciai tenderanno sempre di più a sciogliersi invadendo le coste; le mutazioni climatiche, causate dall’inquinamento generale, renderanno proibitivi i prezzi degli alimenti; l’estate sarà sempre più rovente e l’inverno sempre più freddo e questo richiederà maggiore consumi di energia e ci sarà la corsa dei paesi per appropriarsi delle poche fonti ancora disponibili.
La triste considerazione che i nostri governanti trovano difficoltà a riparare le buche delle strade lascia presagire che saremo inermi di fronte a problemi ben più gravi. Sta ad ognuno di noi sentirsi parte in causa, responsabilizzarsi a far capire quanto sia sconsiderato e dannoso per tutti anteporre il piacere del palato ad un probabile, speriamo non tanto prossimo, collasso dei sistemi.
Nel Carmide Platone spiega perché avesse escluso la carne nella dieta della Città ideale: “Nutrire gli animali richiede sempre nuovi spazi da adibire a pascolo e questo porterebbe i popoli ad invadere i paesi vicini”.
Franco Libero Manco
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