mercoledì 31 gennaio 2018

Cercasi luogo per incontro Contact Camp, dal 14 luglio al 31 agosto 2018


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Cari tutti, il Contact Camp cerca una “nuova casa” e abbiamo bisogno del vostro aiuto.
Del resto VOI SIETE IL CAMP :-)
Per problemi logistici Terra di Lei non può ospitare il prossimo Camp, siamo quindi alla ricerca di una nuova location. Il 2018 è già iniziato quindi i tempi sono stretti. Abbiamo deciso di rivolgerci alla comunità italiana della CI per una ricognizione di uno spazio che possa contenere comodamente, funzionalmente ed in sicurezza il Camp e tutti i suoi partecipanti.

Di che cosa abbiamo bisogno? 
COMPOSIZIONE DELLA STRUTTURA
- Capacita’ totale da un minimo di 60 ad un massimo di circa 80/90 persone;
- Luogo chiuso (anche una casa) dove installare la cucina e la dispensa;
- Area pasti (anche all’aperto ma coperta in caso di pioggia) in prossimità della cucina;
- Casa con disponibilità di una decina di posti letto e bagni, e di una stanza uso ufficio;
- Area campeggio ombreggiata per 30/40 tende;
- Eventuali altri alloggi con letto (bungalow, casette…);
- Almeno 5 WC e 4 docce per chi campeggia;
- Area in cui montare la pedana: un terreno perfettamente livellato (o livellabile con macchine di movimento terra) di circa 250mq. La pedana viene affittata quindi è necessario che lo spazio sia facilmente accessibile dai camion che la trasportano. Sulla pedana andrà montata una copertura antipioggia quindi deve avere sufficiente spazio anche in altezza;
- Eventuale area in cui montare una seconda pedana più piccola;
- Aree ombreggiate comuni all’aperto dove potersi rifugiare nelle ore più calde e dove effettuare altre attività comuni (Resting Area, Meeting Area, Smoking Areas, Healing Area…);
- Area parcheggio per le auto ed eventuali camper/caravan.

IMPIANTI
-  Impianto idrico (acqua potabile) ben funzionante e con acqua perfettamente salubre; è possibile avere un impianto di acqua potabile da bere e per la cucina, ed uno non potabile ad uso bagni/docce; il consumo medio è di 500 litri di acqua potabile e 2500 litri di acqua non potabile al giorno per una media di 80 presenze;
- Impianto fognario/imhoff o simili ben funzionante con capacità di assorbimento del predetto consumo di acqua quotidiano;
- Impianto elettrico ben funzionante, anche in caso di pioggia (il consumo si stima intorno ai 10Kw di picco tra elettrodomestici e illuminazione - lo strumento che consuma maggiormente è il forno per la cucina da 3Kw);
- Impianto gas metano/GPL o con bombole per la cucina;
- Produzione acqua calda per docce e bagni (alcune docce esterne possono essere solari);
- Linea telefonica, internet e WI-FI con buon segnale almeno nella casa principale ed area pasti;
- Tutte le aree comuni (pedana, area pasti, altre aree comuni) devono essere raggiungibili da elettricità (anche stendendo cavi), per illuminazione e fonica; non serve l’elettricità nell’area tende;
- Segnale cellulare mobile di almeno un paio di operatori.

PERIODO
Circa 28 notti continuative fra il 14 Luglio e il 31 Agosto.

ALTRE INFO
-  La location deve essere facile da raggiungere con mezzi di trasporto pubblici più eventuale navetta di pochi minuti, e vicina a centri abitati dove fare spesa e per emergenze;
-  Vicinato e musica: il Camp produce musica e ama la tranquillita’. Non possiamo permetterci di disturbare un vicinato con i suoni delle nostre Jam, e allo stesso tempo non vorremmo udire 24h/24 la musica dance di qualche villaggio turistico;
- Preferibilmente ampi spazi;
- Preferibilmente nei pressi di acqua dove tuffarsi e rinfrescarsi (piscina, lago, fiume, mare);
- Preferibilmente la struttura deve avere regolari permessi per ospitalità e assicurazione Responsabilità Civile.

Aspettiamo con fiducia le vostre risposte! I tempi sono molto stretti e selezionare ed accordarsi per una nuova location richiede tempo, quindi se conoscete un posto adatto vi chiediamo di risponderci  al più presto.. Ma vi preghiamo di non contattarci nel caso la struttura che avete in mente non soddisfi i requisiti fondamentali in quanto a spazi e impianti; in particolare è importante che la struttura non necessiti di grossi interventi per raggiungere queste caratteristiche, ma che sia attivabile in pochi giorni prima dell’inizio del Camp.
Quando possibile, assieme al contatto del posto, è utile che ci mandiate una mappa/planimetria del luogo e degli spazi, più delle immagini per farci un‘idea prima di un eventuale sopralluogo. 
Grazie per il vostro aiuto, a presto!

CI Camp 2018 Team
italycontactcamp@gmail.com


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Commento integrazione  di Samuel Nicola Fuscà: 
"Il Contact Camp è una vasta comunità di persone di danzatori, terapisti, sperimentatori desiderosi di vivere in comunità alla ricerca di un luogo dove poter fare l'incontro di Campeggio per l'estate 2018. Chi fosse a conoscenza di un luogo adatto a questo tipo di incontro è pregato a farsi vivo! La comunità è splendida,con spirito di condivisione e innovazione delle forme di relazione e di gestione dei conflitti. Cucina vegana-danza contact e sperimentazione di tecniche corporee-uso di modalità decisionali e gestione condivisa, etc, etc. É prevista una forma di affitto del luogo o scambio..."

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Mare Nostrum - Sostanze chimiche inquinanti vengono a galla...


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La maggior parte delle sostanze chimiche presenti in un elenco di oltre 2700 potenziali contaminanti marini sono noti come "inquinanti emergenti": sostanze che hanno il potenziale per entrare nell'ambiente e causare effetti avversi sull'ambiente e sulla salute umana, ma sono ancora in gran parte non regolamentate e i loro effetti potenziali non sono ancora chiari
Sostanze inquinanti emergenti: una crescente preoccupazione per i nostri mari
Il Centro unico di ricerche della Commissione Europea (JRC) ha redatto un elenco di riferimento unico di sostanze prioritarie regolamentate e di contaminanti emergenti - più di 2700 sostanze (o gruppi di sostanze) - per supportare la valutazione dei contaminanti nell'ambiente marino.
L'importanza degli inquinanti emergenti nell'elenco evidenzia l'importanza del lavoro per comprendere la loro presenza ambientale e i potenziali effetti, definire le sostanze più significative e prevederle nella futura normativa, se necessario.
I contaminanti hanno il potenziale di degradare le acque marine e causare gravi danni agli organismi e ai processi biologici. Possono arrivare al mare in vari modi, ad esempio attraverso
  • fiumi inquinati,
  • attività industriali,
  • inquinamento da parte delle navi,
  • estrazione di petrolio in mare aperto.
Tra gli inquinanti emergenti elencati figurano prodotti farmaceutici, pesticidi di nuova registrazione, additivi plastici industriali, prodotti per la cura personale e nuovi ritardanti di fiamma.
Sebbene non tutti questi contaminanti elencati siano preoccupanti per l'ambiente marino, questa panoramica generale dovrebbe aiutare a comprendere le diverse opzioni e sostenere ulteriori sviluppi per il monitoraggio e la valutazione dell'inquinamento chimico nelle acque marine del nostro Continente.
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Fonte: Arpat

martedì 30 gennaio 2018

Verso un'agricoltura bioregionale contadina - Incontro a Vignola il 3 febbraio 2018


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Il 3 febbraio  2018  si  tiene in provincia di Modena (Emilia)  un incontro/coordinamento  sull'agricoltura bioregionale contadina con l'adesione di  Civiltà Contadina Emilia Romagna, Agri.Bio Emilia Romagna, Campagna per l'Agricoltura Contadina, SìBiol e  Rete Bioregionale Italiana. La riunione si svolge presso l’azienda agricola "La Bifolca", in Via dei Gelsi a Vignola, con inizio alle ore 18,  il discorso, come d'uso negli antichi simposi, si protrae fino all'ora di cena (ed anche oltre). Alle 20.00 saremo seduti a una tavola imbandita piena di leccornie fatte in casa e da ognuno di noi portate. 

Scopo della riunione è  quello di riportare l'attenzione sui temi agricoli alternativi,  scambiare esperienze di: biodiversità vegetale e animale; di biodiversità degli uomini; di biodiversità rurale dell’appennino e della altre zone svantaggiate e marginali del territorio; di biodiversità delle acque; di biodiversità tra ghiaia e bitume; di biodiversità dei contadini; di biodiversità per la crescita personale; di biodiversità delle foreste.

Sono invitate a parlare ed a partecipare persone che vivono e fanno vivere la biodiversità, che sostengono e curano campi, orti, giardini e boschi donando respiro alla nostra Madre Terra. Un’occasione di incontro e conoscenza tra bioregionalisti, agricoltori biologici o biodinamici ed ecologisti interessati a queste tematiche. 

All'interno della Rete Bioregionale Italiana da diversi anni si parla e si sostiene la proposta di una legge in aiuto dei piccoli contadini, una categoria questa negletta anche nella politica di sinistra (malgrado il simbolo di falce e martello), qui potete leggere alcune informazioni sul percorso sinora portato avanti in tal senso: 


Malgrado la nostra pratica ecologista, soprattutto per quanto riguarda la produzione del nostro cibo quotidiano,  diversi “errori”  facciamo, noi tutti, un po’ per pigrizia e un po’ per scarsa consapevolezza.  Ma pian piano li possiamo vedere ed è più facile se qualcun altro ci aiuta.  Senza voler  criticare o disprezzare lo stile di vita alimentare  di questo o quello, semplicemente, possiamo fare da “rompighiaccio” e da “seminatori”, anche solo con la condivisione delle idee e con l’esempio.

All’incontro di Vignola sicuramente   non saremo in  molti ma forse proprio per questo le “chiacchiere” potranno fluire con leggerezza e semplicità, essendo lì, presenti con tutto noi stessi,  e felici di esserci. Il motivo principale della nostra partecipazione è quello di apprendere, guardarsi in faccia e magari cominciare a condividere qualche iniziativa e qualche proposta. Senza sentirci “fuori posto”, anche se la nostra attività non è propriamente agricola, l'importante è  riconoscersi  amici e solidali verso l'un l'altro…

Un altro seme viene così salvato!

Caterina Regazzi e Paolo D'Arpini 

Rete Bioregionale Italiana



Articoli collegati: 



lunedì 29 gennaio 2018

Mondeggi. Scuola contadina bioregionale - Programma 2018


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Ciao a tutti, è uscito finalmente il programma della scuola contadina bioregionale del 2018 a Mondeggi. Abbiamo fatto un programma molto impegnativo, tantissime lezioni da Gennaio fino a Giugno. A differenza di due anni fa alcune lezioni si svolgeranno nella facoltà d'agraria grazie alla collaborazione con alcuni docenti e al collettivo d'agraria di Firenze. Quando ci sono lezioni il sabato e la domenica prevediamo anche l'ospitalità per chi volesse partecipare. 

Qui sotto il testo di presentazione:

Scuola contadina 2018

Libera, gratuita, autogestita

L’esperienza di Mondeggi ha coinvolto tantissime persone suscitando in loro la voglia di avvicinarsi alla terra e intraprendere percorsi agricoli.
Come sta avvenendo in tante comunità in ogni parte del mondo, crediamo che sia ora che il sapere si svincoli dalle dominanti logiche del profitto utilizzando percorsi di formazione e informazione accessibili e autogestiti.
Abbiamo deciso di proporre quasi tutti i settori dell’agricoltura che seguiamo attraverso veri e propri corsi, incontri e seminari con contadini, tecnici, agronomi e professori.

Sarà data massima importanza all’agricoltura contadina che, come rete Genuino Clandestino, realizziamo in tutta Italia.  Porremo l’accento sul biologico e l’agricoltura naturale senza tralasciare alcuni argomenti dell’agricoltura convenzionale di cui è sempre bene essere informati.
Nella nostra visione è indispensabile oltrepassare il limite, diventato consueto con l’esaltazione della produttività e della competitività, di non condividere il sapere e le tecniche tra i contadini delegando così alle multinazionale ricerca e insegnamento delle nuove tecniche che crea una dipendenza con un solo vincitore.

 Questa scuola la dedichiamo a chi lavora nei campi e vuole aggiornamenti sulle nuove tecniche, a chi vuole studiare e non ha avuto la possibilità di farlo e a chi vorrebbe condividere quello che negli anni ha imparato e a chi semplicemente vuole avvicinarsi per la prima volta alla terra.

Conosciamoci, impariamo insieme e facciamo rete per collaborare ad affermare la sovranità alimentare.
Crediamo fermamente che un altro modello di società e di agricoltura sia possibile e Mondeggi e tutti i contadini di Genuino Clandestino siano già un passo avanti in questa direzione.

Se non diversamente indicato tutti gli incontri si terranno nella sala assemblee in via di Mondeggi n.4 Bagno a Ripoli (Fi)


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Programma completo: https://mondeggibenecomune.noblogs.org/


domenica 28 gennaio 2018

Cervello umano: un miracolo della natura....


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Contiene un numero di cellule pari a quello delle stelle della Via Lattea, circa 100 miliardi, in grado di formare centinaia di migliaia di miliardi di connessioni, una cifra a 14 zeri. Sono questi alcuni dei numeri da record di quella che è stata definita la materia più complessa dell'universo: il cervello umano. Per comprenderne il funzionamento, l'Europa ha deciso di investire 500 milioni di euro, nel decennio 2013-2023, con lo Human Brain Project (HBP). Un progetto ambizioso, in cui è appena entrato anche l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), alla guida del consorzio WAVESCALES (WAVE SCALing Experiments and Simulations), uno dei 4 vincitori, su 57 proposte, della recente Call for Expressions of Interest (CEoI) di HBP.

Uno degli obiettivi del consorzio è realizzare una simulazione computerizzata dell'attività cerebrale e delle sue capacità cognitive, per migliorare comprensione, diagnosi e terapia dei disordini neurali. A coordinarlo il ricercatore dell'INFN Pier Stanislao Paolucci. "Lo scopo dell'INFN in WAVESCALES - spiega Paolucci – è realizzare una simulazione del funzionamento cerebrale su grande scala, con particolare riferimento alla propagazione di onde cerebrali durante il sonno profondo e l'anestesia, e nel corso della transizione allo stato cosciente, per mezzo delle cosiddette reti neurali. In particolare, il laboratorio Array Processor Experiment (APE Lab) dell'INFN – creato da Nicola Cabibbo e Giorgio Parisi per effettuare simulazioni di fisica subnucleare, ad esempio nella cromodinamica quantistica – svilupperà il simulatore di reti neurali. Faremo, cioè, ricorso – aggiunge Paolucci – a modelli matematici di neuroni e sinapsi artificiali per imitare il funzionamento cerebrale, confrontando poi le simulazioni con misure in vivo su esseri umani effettuate durante il progetto, ad esempio con tecniche non invasive come la risposta elettro-encefalografica a stimolazioni magnetiche".

Il consorzio WAVESCALES riunisce 5 partner: tre specializzati nelle misure sperimentali di cervelli umani e di topi, e altri due che si concentreranno, invece, sulla creazione di modelli teorici e simulazioni computerizzate. Oltre all'INFN, coordinatore del progetto, ne fanno parte l'Università degli Studi di Milano, l’Institut D’Investigacions Biomèdiques August Pi i Sunyer (IDIBAPS e l'Institut de BioEnginyeria de Catalunya (IBEC), entrambi a Barcellona, e l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), a Roma. "L'INFN potrà sicuramente dare un contributo significativo allo HBP, - conclude Paolucci - grazie alla sua lunga esperienza nella costruzione dei più complessi apparati sperimentali esistenti al mondo".

Il progetto dovrebbe ricevere, previa approvazione nei prossimi mesi da parte della Commissione Europea, un finanziamento di 2 milioni di euro per i primi due anni, con possibili estensioni negli anni successivi, e partire così nella primavera 2016. Proprio nei giorni scorsi, la Commissione Europea si è impegnata a finanziare per altri tre anni lo HBP, che ad aprile 2016 concluderà la sua fase preliminare: la prosecuzione dovrebbe, quindi, essere garantita almeno fino al 2019, con uno stanziamento minimo di 89 milioni di euro l'anno.

A cura del Prof. Luigi Campanella
Dipt. Chimica Università “La Sapienza”, Roma

(Fonte: A.K. Informa - N. 4)

sabato 27 gennaio 2018

Paleopsicoantropologia e clonazione... i primi furono i Sumeri


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Per la prima volta al mondo, un’équipe di scienziati del Chinese Academy of Science Institute of Neuroscience di Shanghai, coordinata da Qiang Sun, ha clonato con successo due macachi, con la cosiddetta tecnica del trasferimento nucleare di cellule somatiche. La stessa con cui venne clonata la pecora Dolly. Dopo anni di ricerche e tentativi, sono nati due macachi femmine, Zhong Zhong e Hua Hua (insieme, i due nomi formano la parola zhonghua, che significa «popolo cinese»).  Le scimmie, che adesso hanno otto e sei settimane, sono geneticamente identiche pur senza essere gemelle naturali, e sono in buona salute. 

Il lavoro – appena pubblicato sulla rivista Cell – segna un importante traguardo nella ricerca biomedica, e indubbiamente scatenerà il dibattito sulla clonazione di un’altra specie di primati: gli umani. Questa notizia mi consente di entrare nel merito di qualcosa che gli scienziati onesti oggi hanno paura di dire perché, come accadeva nel periodo della “santa inquisizione”, temono di finire (metaforicamente) nel rogo. 

Tuttavia non si possono disconoscere che più di 4000 anni fa in Mesopotamia di creazione e clonazioni di esseri viventi parlavano molti testi mitologici o letterali. Ero un ammiratore e amico dell’archeologo Sabatino Moscati e su questo tema più volte ci eravamo confrontati, lui come scienziato era molto cauto nelle affermazioni, tuttavia mi diceva spesso che la storia dell’uomo andava completamente riscritta. 

Le ultime scoperte archeologiche come Gobleki Tepe, risalente al 9.600 a.C. circa, dimostrano che Sabatino Moscati aveva ragione. Ma ora andiamo per ordine “leggendo” quanto scritto su moltissime tavolette sumere. Sono pervenuti a noi, dopo anni di studi, interpretazioni e traduzioni, diversi poemi sumeri, tra questi i poemi di Enmerkar, di Lugalbanda e di Domuzi. 

Ma l’opera principale ormai conosciuta da tempo e quella di Gilgamesh, con i suoi 6 poemi. Tradotta completamente perché riportata secoli dopo dai Babilonesi è giunta fino a noi in uno stato di conservazione buono. L’Epopea di Gilgamesh, per molti sumerologi, ha suggerito gli scrittori della Bibbia. 

In molte di queste opere si parla di dei che hanno trasformato ( circa 300/200 mila anni fa) con metodi che noi oggi potremmo chiamare di ingegneria genetica, gli ominidi che allora popolavano la Terra in fedeli servitori (schiavi) a disposizione delle esigenze delle divinità, come ad esempio scavare nelle miniere dell’Africa del Sud. 

Quindi noi saremmo stati “costruiti o migliorati geneticamente” da una civiltà antichissima che poi ha forgiato il popolo sumero. Lo studioso Zecharia Sitchin, famoso sumerologo, nei suoi testi afferma più volte che l’uomo come è oggi è frutto di un intervento genetico attuato addirittura tra i 300 e i 200 mila anni fa da parte di scienziati di un popolo misterioso conosciuto come Anunnaki (Elohim per gli Ebrei ). 

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Questo ci dicono le migliaia di tavolette di argilla scritte in caratteri cuneiformi rinvenute nei vari scavi mesopotamici, principalmente ad Uruk. Di seguito fornisco una sintesi dei loro contenuti:  "In un tempo lontano ( noi supponiamo 300 o 250 mila anni fa ) ad Enki, scienziato Anunnaku, venne l'idea di creare un "lavoratore" che potesse estrarre l'oro nelle miniere dell'Abzu (l'odierno Zimbabwe) al posto degli Anunnaki, stanchi e sfibrati dal duro lavoro. Un essere simile a loro, anzi ad "immagine e somiglianza". Enki, dopo aver ottenuto il parere favorevole degli altri capi Anunnaki, convocò la sua sorellastra ed ufficiale medico Ninmah, detta anche NIN.TI (Signora della vita), alla quale diede il compito di aiutarlo nel "creare" il nuovo essere, partendo dagli ominidi (homo erectus) che già esistevano sulla Terra. Ninmah/Ninti iniziò il suo lavoro, nel laboratorio chiamato Bit Shimti (Casa in cui viene soffiato il vento della vita), qui l'essenza del sangue di un maschio Anunnaki veniva mescolato con l'ovulo di un ominide femmina. L'ovulo così fecondando veniva poi inserito nell'utero di una donna Anunnaki. Nel testo mesopotamico Atra Hasis e in altri testi, viene descritto un procedimento ben più complesso, costellato di tentativi e di errori, fino a quando Enki e Ninmah non ottennero il risultato desiderato. Quando nacque il primo "modello", Ninmah, chiamata dai sumeri Mammi (da cui deriva l'odierno mamma), lo sollevò in alto ( figura 1) ed esultando disse: "io l'ho creato! Le mie mani l'hanno fatto". Da questo unico modello l'Adamu (l'Adamo ebraico, colui che è della Terra, l'homo sapiens), venne lanciato un processo di replicazione di massa. Preparando più misture di TI.IT (Ciò che è con la vita, l'argilla biblica), manipolate geneticamente per produrre lavoratori di entrambi i sessi, Ninmah/Mammi/Ninti depose sette mucchietti di "argilla" in uno "stampo maschile" e sette in uno "stampo femminile", con questo procedimento di creare a ciascun turno sette maschi e sette femmine, i "misti" si moltiplicarono. Questo essere ibrido non era in grado di riprodursi. I "misti" vennero messi a lavorare nelle miniere d'oro dell'Abzu, motivo della loro creazione. Successivamente ulteriori modifiche genetiche (che portarono alla creazione prima del Neanderthal e infine dell’Homo Sapiens) da parte di Enki e Ninmah, nel Giardino dell'Eden (L'E.DIN sumero), dove gli Anunnaki avevano portato i lavoratori primitivi che vivevano nell'Abzu, l'Adamu venne migliorato e dotato della possibilità di riprodursi. Un ulteriore prova delle manipolazioni genetiche è il simbolo che più di frequente raffigura Enki, i Serpenti Intrecciati, usato ancora oggi ad emblema della medicina, si ispirava alla doppia elica del DNA, che veniva anche raffigurata nell'Albero della Vita presente nel Giardino dell'Eden" 

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Ma non sono solo gli archeologi e gli studiosi di paleoantropologia ad interessarsi al problema, anche I genetisti si sono spesso interrogati su alcune anomalie riscontrate nei DNA prelevati dai resti di alcuni nostri antenati. Gli scienziati collocano la comparsa dell’uomo moderno intorno ai duecentomila anni fa, tenendo conto soprattutto di alcune stime ottenute per analisi genetica. 

Il prof. Roger Lewin, in uno dei suoi saggi sull’evoluzione umana scrive: “L’origine di esseri umani assolutamente moderni (homo sapiens sapiens) rimane uno dei grandi enigmi della paleoantropologia  e il grande Theodosius Dobzansky conferma: “Quale sia l’origine dell’Homo Sapiens sapiens resta davvero un mistero “. E ancora l’autorevole Atlas of Ancient Archaeology così riassume la situazione: “La storia di Homo Sapiens rimane oscura. 

Pochissimo sappiamo dell’approccio a uno dei grandi momenti di svolta della nostra storia globale”. Tutti gli scienziati concordano con l’idea base di Darwin secondo cui l’evoluzione è un processo incessante e lentissimo. Milioni di anni per scendere dagli alberi e drizzarsi in piedi nella savana, milioni di anni per usare le mani e il fuoco e centinaia di migliaia di anni per diffondersi ai quattro angoli del pianeta! 

Di conseguenza, ci si chiede: “ Come mai l’Homo Sapiens è apparso circa duecentomila anni fa e non due o tre milioni di anni più avanti, come avrebbe dovuto essere se fossero stati rispettati i normali ritmi evolutivi? Né dovremmo aver raggiunto uno stadio avanzato di civiltà, ma dovremmo essere, ed è universalmente riconosciuto, ancora dei selvaggi! 

A questo punto e In conclusione può venirci il dubbio di essere noi stessi il frutto di un antichissimo intervento genetico attuato da scienziati di una misteriosa civiltà evoluta e allora, ed è qui il punto cruciale, che cosa ci è stato raccontato fino ad oggi? “Certamente, mi dice uno stimato scienziato, che ovviamente non vuol far sapere il suo nome, “i potenti della Terra, siano essi religiosi che capi di Stato, sono informati, ma per non creare un caos planetario tacciono” 

Filippo Mariani

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(Fonte A.K. Informa n. 4)

venerdì 26 gennaio 2018

Decarbonizzazione, energie rinnovabili ed efficienza energetica


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Una sinergia che si traduce in una riduzione dei costi per la salute umana e i cambiamenti climatici. Per la prima volta nell'accordo di Parigi si riflette una determinazione internazionale inedita per quanto riguarda la lotta ai cambiamenti climatici attraverso la decarbonizzazione del sistema energetico.
Secondo il rapporto predisposto congiuntamente dall’International Renewable Energy Agency (IRENA) e dall’International Energy Agency (IEA) per il G20, tenutosi in Germania a luglio 2017, solo con una maggiore apertura verso le energie rinnovabili e l’efficienza energetica (ER/EE) nei paesi del G20, ma anche globalmente, si potrà raggiungere la riduzione di emissioni per limitare l'aumento della temperatura globale a non più di 2°C.
Nel processo di decarbonizzazione del sistema energetico mondiale, le energie rinnovabili rappresenterebbero circa la metà delle riduzioni totali delle emissioni entro il 2050, con un altro 45% proveniente da una maggiore efficienza energetica e dall’elettrificazione. Quando energie rinnovabili ed efficienza energetica (ER/EE) procedono di pari passo determinano importanti benefici ambientali e sociali, come livelli più bassi di inquinamento atmosferico.
IRENA, attraverso il Programma Remap, ha ipotizzato una tabella di marcia globale per aumentare significativamente la quota di energie rinnovabili entro il 2030 rispetto al livello attuale del 19%; inoltre ha esplorato cosa questo significherebbe per la decarbonizzazione a lungo termine, fino al 2050, in linea con l’Accordo di Parigi.
Il raggiungimento di questi obiettivi richiede un maggiore comprensione del potenziale insito nel binomio ER/EE a livello di paese, settore e livello tecnologico e necessita di una prospettiva del sistema energetico che guardi alle interconnessioni tra tecnologie e settori.
Questo bisogno di sinergia è stato esplorato da IRENA in un successivo rapporto, “Synergies between renewable energy and energy efficiency” che si apre con una panoramica sugli ultimi studi IRENA, per poi analizzare la situazione dei 5 paesi maggiori consumatori di energia del G20, ovvero la Repubblica popolare cinese, la Germania, l’India, il Giappone e gli Stati Uniti. Infine sono fatte delle previsioni, per un lasso di tempo che va dal 2010 al 2030, per le aziende che incarnano delle situazioni tipo: un'azienda che si rinnova in linea con i piani nazionali, una che punta fortemente sulle energie rinnovabili e l’ultima che combina le rinnovabili con una migliore efficienza energetica.
Le conclusioni del report riportate nell’introduzione possono così essere sintetizzate:
  • Attraverso la combinazione di ER/EE si può potenzialmente raggiungere il 90% delle riduzioni di carbonio richieste per limitare l’aumento globale della temperatura fino ad un massimo di 2°C sopra livelli preindustriali perché l’approccio combinato ER/EE offre un percorso più tempestivo e fattibile per decarbonizzare il sistema energetico globale, ma appunto solo se vi sarà sinergia fra le due.
  • Tutti i paesi sono in grado di beneficiare della sinergia ER/EE, anche se questa varierà a seconda della crescita della domanda, dalla struttura della domanda di energia, dalla locale disponibilità di risorse e dalle condizioni climatiche.
  • La competitività, in termini di costi delle tecnologie, varia da paese a paese, ma il diffondersi di tecnologie a supporto del binomio ER/EE determinano risparmi complessivi al sistema energetico in tutti i paesi. Quando poi si vanno a tirare le somme relativamente ai loro effetti sulla riduzione dei costi relativi alla salute umana e ai cambiamenti climatici i risparmi si innalzano notevolmente, anche se è ancora necessaria una migliore valutazione economica di tali vantaggi.
  • Tutti i paesi hanno significativi potenziali economici inesplorati nei settori ER/EE che vanno oltre a quanto previsto nei piani nazionali. Mentre questo studio identifica il potenziale delle misure per aumentare sia la quota di energia rinnovabile che il livello di efficienza energetica, un potenziale ancora maggiore inesplorato esiste per l’efficienza energetica.
(Fonte: Arpat)

giovedì 25 gennaio 2018

Alimentazione malsana, cibi industriali e conservanti tossici

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Per la durata e la conservazione dei cibi industriali generalmente vengono utilizzati conservanti e agenti sintetici per ritardare e inibire la crescita di funghi e muffe.
Queste sostanze però una volta liberate nel corpo privano di ossigeno le cellule rubandone le sostanze nutritive e creando un ambiente favorevole per le malattie.
Continui sono gli studi che vengono effettuati a riguardo di questi argomenti.
Gli ingredienti più tossici presenti nel settore alimentare sono:
Sodio benzoato (E211)
Questo assassino furtivo si trova in quasi tutti i vasi e bottiglie, come condimento per l’insalata, sottaceti, salse, maionese, quasi tutte le bevande analcoliche e succhi di frutta, e anche in prodotti alimentari etichettati come “naturali”. Secondo uno studio del professor Peter Piper, del dipartimento di biologia molecolare e biotecnologie dell’Università di Sheffield, il sodio benzoato testato su cellule vive di lieviti distrugge aree del DNA nelle stazioni energetiche cellulari, i mitocondri.
Olio di canola
Questo olio è di derivazione vegetale ed è presente in più del 30% di tutti i prodotti. Olio di canola è in realtà una selezione dell’olio di colza e può causare enfisema e insufficienza respiratoria, che alla fine portano al cancro. L’olio di colza è inadatto all’uso alimentare a causa dell’alta concentrazione di acido erucico, che per la sua tossicità è fortemente limitato per legge, con un limite massimo tollerato del 5% nei grassi alimentari (legge comunitaria in vigore dal 1º luglio 1979, Direttiva 76/621/CEE, del 20 luglio 1976). Essendo però un olio estremamente economico, in Italia è attualmente utilizzato dalla ristorazione commerciale.
Glutammato monosodico (MSG)
La FDA permette 20 “pseudo” nomi per esso, tra cui estratto di lievito Ajinomoto autolyzed, Vetsin, MSG, gelatina, caseinato di calcio, proteina vegetale idrolizzata (HVP), proteina testurizzata, glutammato monopotassico, idrolizzato pianta Poteina (PHP) Estratto di lievito, acido glutammico, caseinato di sodio, lievito, proteine vegetali idrolizzate, Senomyx, carragenina, aromi naturali, esaltatore di sapidità, o il numero E620, E621, E622, E623, E624, E625, E627, E631, o E635 per citarne alcuni. Solo perché un prodotto dice “No MSG” non significa che non c’è! Approfondire qui.
Sodio nitrato e nitrito di sodio (nitrosammine)
È usato per fertilizzanti, esplosivi, e come solvente nell’industria della pulizia a secco. Questo ingrediente mantiene le molecole di emoglobina nel sangue di trasportare l’ossigeno ai tessuti del corpo. È considerato un “super-sale” (come glutammato monosodico) aggiunto a cose come hot dog, salsicce e pancetta per aumentare la durata di conservazione, colore e sapore. Il nitrito di sodio è usato principalmente come conservante alimentare e fissativo del colore nei prodotti a base di carne. Spesso usati in combinazione con altri sali noti nella vulcanizzazione: sali di sodio nitrito e nitrato e potassio (E249). Il suo uso impedisce intossicazione batterica, specialmente botulismo. Gli studi da parte delle autorità sanitarie degli Stati Uniti alla fine del 1970 hanno dimostrato che l’uso di nitrito di sodio come additivo alimentare provoca il cancro.
Margarina
Il corpo non può integrare gli acidi grassi trans nelle membrane, causando strutture deformative cellulari. Ricchissima di grassi vegetali idrogenati che accelerano l’invecchiamento e degenerano i tessuti.
(Dimethylpolysiloxane) è una sostanza chimica industriale utilizzata in stucchi e sigillanti. Questo componente è usato soprattutto in fast food bocconcini di pollo e uova. Un derivato del petrolio, viene utilizzato come stabilizzatore in profumi, resine, vernici e prodotti chimici collegato ai tumori gastrici e danni al DNA.
Antischiuma
Dimethylpolysiloxane) è una sostanza chimica industriale utilizzata in stucchi e sigillanti. Questo componente è usato soprattutto in fast food bocconcini di pollo e uova. Un derivato del petrolio, viene utilizzato come stabilizzatore in profumi, resine, vernici e prodotti chimici collegato ai tumori gastrici e danni al DNA.
Antiagglomeranti
I prodotti chimici che assorbono l’umidità. Questi vengono aggiunti al sale da tavola prodotti e alimenti in polvere. Essi sono spesso composti di fosfato, carbonato, silicato e ossido di composti contenenti alluminio. L’alluminio è collegato alla malattia di Alzheimer ed è utilizzato anche nel vaccino contro l’influenza.
Colori artificiali
Petrolchimica olio sintetico, antigelo e ammoniaca. È vietato nei cosmetici, ma ancora consentito negli alimenti. Indebolisce il sistema immunitario. Causa di tumori della vescica e testicoli.
Emulsionanti
Carragenina, polisorbato 80 e oli vegetali bromurati (OLS). Di solito si trova nel latte al cioccolato, formaggio, gelato, latte in polvere e gelatina. La BVO rimane per anni nel corpo. Polisorbato 80 è anche in molti vaccini.
Dolcificanti artificiali
Aspartame, acesulfame K, sucralosio, sorbitolo, Truvia, e, naturalmente, saccarina. A causa del suo gusto dolce, questi dolcificanti chimici ingannano il corpo e producono dipendenza per lunghi periodi di tempo.
Consigliamo di acquistare consapevolmente, di alimentarsi possibilmente in modo naturale e magari di produrre più alimenti con le nostre mani.
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mercoledì 24 gennaio 2018

“Resilienza ecologica per vivere bene, entro i limiti del nostro pianeta” - Programma dell’Agenzia europea per l’ambiente


Risultati immagini per Resilienza ecologica

La seconda edizione dell’Environmental Indicator Report dell’Agenzia europea per l’ambiente, al pari della prima del 2016, nasce a supporto del monitoraggio del Settimo programma di azione ambientale “Vivere bene, entro i limiti del nostro pianeta”.
Tenuto conto del fatto che i principali obiettivi tematici sono proteggere la natura e rafforzare la resilienza ecologica, aumentare la sostenibilità, l'uso efficiente delle risorse e l’economia a basso contenuto di carbonio e, infine, salvaguardare la salute e il benessere dei cittadini, il report valuta - con l'aiuto di 29 indicatori – se l'UE si sta avvicinando o meno agli obiettivi prioritari dati per il 2020, aggiornando i risultati dello scorso anno con dati e informazioni riferibili al 2015.
I risultati del quadro di valutazione confermano la valutazione complessiva fornita nel 2016, vale a dire che:
  • il capitale naturale dell'UE non è ancora ben protetto, mantenuto e migliorato come dovrebbe secondo il PAA;
  • le prospettive per il 2020 continuano a mostrare progressi disomogenei. L'UE è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi legati al clima e all'energia e c'è stato anche un certo miglioramento inerente l’efficienza delle risorse, mentre finora gli sforzi per ridurre l’impatto ambientale complessivo riguardante produzione e consumo (relativamente ai settori cibo, alloggio e mobilità) variano notevolmente nei loro tassi di successo;
  • le prospettive per il 2020 su salute e benessere continuano a essere contrastanti. Da una parte ci sono state sostanziali riduzioni nelle emissioni di inquinanti atmosferici e idrici negli ultimi decenni, ma dall’altra persistono le preoccupazioni per la qualità dell'aria e l’inquinamento acustico nelle aree urbane e per l’esposizione cronica della popolazione a complesse miscele di prodotti chimici.
In aggiunta a questi risultati generali, meritano di essere evidenziate anche le recenti tendenze per altri indicatori, incluse le ricadute che queste avranno sulle prospettive di raggiungimento degli obiettivi 2020.
Le emissioni di ammoniaca sono aumentate nel 2014 e nel 2015, cambiando così da positivo a incerto la prospettiva di raggiungere l’obiettivo di ridurre entro il 2020 le emissioni del 6% rispetto ai livelli del 2005.
Anche le prospettive per l’obiettivo inerente il consumo di suolo passa da “incerto” a “improbabile da soddisfare” perché attualmente non vi sono politiche stringenti che promuovano tale riduzione.
Il consumo di energia primaria e le emissioni di gas a effetto serra per il settore dei trasporti sono aumentate negli ultimi anni per cui ci sono forti probabilità di mancare l’obiettivo dato.
Nel 2015, le emissioni totali di gas serra e il consumo di energia nelle famiglie è aumentato e l’incremento della quota di energie rinnovabili al lordo del consumo finale di energia è rallentato, così come il tasso di crescita del settore dei beni e servizi ambientali tra il 2011 e il 2015. Tuttavia, questi andamenti non si traducono, ad oggi, in maggiori rischi di non raggiungimento degli obiettivi perché i precedenti progressi erano stati più che sufficienti.
Nel 2015, l'esposizione della popolazione ai superamenti consentiti per legge nelle aree urbane per i biossidi di azoto e ozono è aumentata, mentre le perdite di azoto da terreni agricoli non sono diminuite e questo rafforza la valutazione dello scorso anno che gli obiettivi concordati non saranno raggiunti entro il 2020.
Infine, il livello inferiore di attività economica nell'UE, in seguito alla crisi finanziaria del 2008, ha contribuito a molte delle tendenze positive passate, ma dato che la crescita economica sta riprendendo saranno necessari nuovi sforzi per consolidare i progressi ottenuti puntando su due azioni chiave: rafforzare la legislazione in campo ambientale e integrare ulteriori obiettivi ambientali nelle politiche socio-economiche.
(Fonte: Arpat)

martedì 23 gennaio 2018

Calendario lunare bioregionale - "....c'erano una volta 13 archetipi... come le lune dell'anno..."

Le 13 lune e l'archetipo mancante


Ricordate Matusalemme? Ma senza soffermarci su di lui ricorderete tutte le storie di tutte le tradizioni in cui si narra come nell’antichità mitologica gli uomini vivessero per centinaia di anni. Beh, nella remotissima antichità il computo del tempo non veniva fatto in “anni”, essendo quello il risultato di una valutazione e comprensione successiva, il tempo scorreva e veniva calcolato sulla base di fatti visibilmente più efficaci. Si calcolava in lune. Tutti i calendari dell’antichità erano calendari lunari. L’età delle persone si stabiliva sul numero delle lune. Persino in tempi relativamente recenti, quando gli inglesi invasero il nord America, gli aborigeni calcolavano la loro età in lune. E quante sono le lune in una vita?
Possono ovviamente essere centinaia - se non migliaia - considerando che le lune nuove in un anno sono 13 ecco che una vita media (nel lontano passato) di circa 30 o 40 anni diventava una vita di 400 lune ed oltre. Se ad un uomo capitava di vivere per 80 anni, ecco che la sua esistenza enumerava un migliaio di lune… il che da un senso diverso alla durata della vita di patriarchi vari e compagnia… (infatti dal punto di vista genetico sappiamo che la durata della vita nell’uomo non è mai giunta a coprire le centinaia o migliaia di anni come affermato nelle storie mitologico-religiose.
Ma proseguiamo con il discorso delle 13 lune.. che tra l’altro erano collegate ai periodi fecondi delle donne e quindi il calcolo in lune era un ottimo sistema per descrivere gli eventi della vita, ed infatti per migliaia d’anni il valore dell’esistenza era basato sulla capacità femminile di procreare, sulla importanza della donna in quanto matrice ed espressione della Madre Terra. E la luna, si sa, è un simbolo femminile per antonomasia, legata all’istinto, all’intuito, alla magia, etc. Poi successivamente subentrò un rovesciamento di valori, senza voler qui esaminarne le cause, diciamo che prese il sopravvento una cultura patriarcale, o solare. Da quel momento in poi il tempo doveva essere calcolato in quadratura razionale, attraverso la comprensione del movimento dell’astro solare. Nacquero così i dodici mesi, come frammenti di un anno, e da quel momento in poi gli anni “solari” furono il metro di misura di tutto ciò che avviene sulla terra. Per cui la vita (misurata in anni) sembrò accorciarsi. Altro risvolto è che per stare nelle 4 stagioni i mesi dovevano essere pari e non dispari.
Gli archetipi primordiali, che originariamente erano 13 come le lune, in un percorso concluso fra una primavera e la successiva (nel calcolo lunare antico l’anno iniziava a marzo), ecco che ci si dovette adattare al nuovo computo, e la civiltà umana rinunciò ad un modello, ad una divinità simbolica. I segni zodiacali nell’astrologia solare infatti sono 12, e tutti collegati al modo di agire nel mondo, mentre è venuto a mancare l’elemento di congiunzione spirituale... Eliminato il tredicesimo archetipo la stessa cosa avvenne con la scomparsa del quinto elemento (originariamente gli elementi sono cinque: etere, aria, fuoco, acqua e terra), quello più sottile, l’etere, che rappresenta lo spirito. Insomma l’aggiustamento al metro solare e patriarcale escluse sia un archetipo che un elemento dall’esistente. L’elemento mancante sappiamo che è l’etere (però nell’antichissima tradizione indiana esso ancora sussiste) ma qual’è l’archetipo mancante, il 13°…?
Qui introduco un discorso psicostorico che mi è stato ispirato dallo studio accurato fatto sugli archetipi degli Arcani dei Tarocchi. Alcune parole sui Tarocchi non guasteranno. Dice Covelluzzo da Viterbo: “Anno 1379; fu recato in Viterbo il gioco delle carte che viene da Seracenia e chiamasi naibi…” Questa è la prima certificazione storica dell’avvento dei Tarocchi in Italia, “nabi o navi” nelle lingue semitiche significa “profeta o indovino” ma sicuramente anche questo sistema divinatorio remotissimo proviene dalla Valle dell’Indo. I Tarocchi completi sono composti da 21 Arcani maggiori + lo 0 (matto) e da 52 carte (arcani minori) suddivise in quattro semi.
Ma in questo momento quello che mi interessa evidenziare è l’aspetto dell’Arcano XIII. Questo Arcano non ha nome, la tradizione compie l’errore di attribuirgli in modo arbitrario quello di “Morte”, forse semplicemente perché l’immagine ritratta è quella di uno scheletro che avanzando impugna una falce.
Solitamente la morte viene descritta in queste sembianze... ma se andiamo ad analizzare più attentamente scopriamo che - in primis - l’Arcano XIII non ha scritto - come tutti gli altri Arcani – il nome sulla carta, si tratta di un Arcano senza nome. Poi se osserviamo la figura ritratta scopriamo che sulla spina dorsale vi sono evidenziati i punti corrispondenti ad alcuni importanti Chakra, soprattutto quello alla base del coccige, sede tradizionale del Muladhara (Supporto Radice in sanscrito, ed infatti gli viene attribuita la valenza Terra).
Il Muladhara, sede della Madre Universale Kundalini, rappresenta la forza creatrice (in chiave femminile) immaginata come l’infinita capacità generante in forma di un serpente arrotolato su se stesso. Quando si risveglia questa energia ecco che il percorso spirituale ha inizio. La verità e l’esperienza diretta dell’unitarietà della materia e dello spirito si fanno strada nella coscienza dell’iniziato. Ancora osservando altri particolari di questa carta scopriamo che vi sono due teste mozzate sul terreno, una femminile e l’altra maschile, contornate da vari organi di locomozione ed azione (mani e piedi) anch’essi recisi. 
Lo spettro, come dicevamo sopra, avanza lungo un percorso e sembra si faccia strada eliminando i concetti di maschile e femminile e gli organi con cui l’uomo compie le azioni nel mondo, ovvero il senso dell’agire e del considerarsi l’autore degli eventi vissuti. Questa identificazione nella dualità è chiaramente l’ego (io individuale)... e lo spettro, o Spirito, eliminando l’illusione separativa conduce l’anima verso la liberazione.
Ed ora vediamo come questo Arcano XIII sia in buona sostanza, l’immagine segretamente trasmutata e conservata del 13° archetipo lunare scomparso… Si tratta dell’archetipo che riporta il tutto al Tutto, a ciò che è sempre stato. Riconduce lo spirito, illuso dalle forme e dalla separazione temporale e spaziale, allo Spirito onnicomprensivo ed eterno…
Insomma l’archetipo “mancante” è quello cancellato dalle religioni teiste patriarcali che hanno trasformato la conoscenza dell’Assoluto non duale, in conoscenza del bene e del male, in forma di un serpente tentatore che allontana l’uomo da Dio… Mentre è esattamente il contrario... ovvero è l’esclusione della coscienza spirituale spontanea e naturale dell’uomo (e l’immissione nella cultura e nella psiche umana di concetti religiosi basati sulla “descrizione” storica di una creazione lineare compiuta da un Dio separato dalla sua stessa creazione e dalle sue creature) che contribuisce alla alienazione dell’io individuale dal Tutto.
Insomma il XIII archetipo mancante è la capacità di Trasformazione dalla vita alla morte e dalla morte alla vita... (come specificatamente ricordato anche nella teoria bioregionale della Spiritualità Laica).

lunedì 22 gennaio 2018

Il passato geologico e climatico dell’Italia... Conoscere l'ambiente del passato per capire l'ambiente del presente


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Una ricostruzione del Bletterbach 260 milioni di anni fa

La fascia equatoriale è in assoluto l’area con la maggiore biodiversità della Terra. Da sempre.
A dirlo è uno studio internazionale coordinato dal MUSE – Museo delle Scienze di Trento e dal Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige, recentemente pubblicato sulla rivista Earth-Science Reviews. La ricerca mostra, infatti, che già nel Permiano, quindi 260 milioni di anni fa, questa zona presentava una concentrazione altissima di specie terrestri. 

Certo, l’ambiente era molto diverso dalle attuali foreste pluviali ed era caratterizzato piuttosto da sterminate distese desertiche che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, erano particolarmente ricche di vita: rettili e piante.  
Il team, condotto dal paleontologo Massimo Bernardi del MUSE e supportato dall’Euregio Science Fund, ha operato una comparazione su scala globale di giacimenti fossiliferi, concentrandosi in particolare sulla gola del Bletterbach, noto sito paleontologico a metà strada tra Bolzano e Trento, inserito nel più piccolo sistema delle Dolomiti UNESCO.

Dalle Alpi all’Equatore

Qualcuno si domanderà cosa possano avere in comune un sito alpino e una zona equatoriale. Molto se si considera che nel Permiano le Dolomiti si trovavano proprio in prossimità dell’Equatore. E la gola del Bletterbach, come spiega Evelyn Kustatscher del Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige – presenta un’abbondanza di specie superiore alla maggior parte dei siti della stessa età noti in tutto il mondo”.
Il sito italiano presenta inattesi elementi di somiglianza tra gli ecosistemi terresti di allora e quelli di oggi. «I tropici furono una fucina per la biodiversità, nel lontano Permiano così come oggi – spiega Massimo Bernardi –. Con questo studio abbiamo dimostrato l’importanza, anche nel passato, delle aree a basse latitudini sia come “culle della biodiversità”, cioè luoghi di rapida evoluzione, sia come “musei della biodiversità”, rifugi dove sopravvivono specie estinte altrove».

La grande estinzione del Permiano
I fossili ritrovati nella zona possono raccontarci moltissimo non solo del nostro passato ma anche del presente e forse anche del futuro, contribuendo anche a misurare lo stato di salute della Terra. Secondo i ricercatori, infatti, guardare al passato attraverso la documentazione fossile consente di comprendere il funzionamento naturale degli ecosistemi odierni in assenza di intervento umano. Non solo, la crisi degli ecosistemi che il nostro Pianeta sta attraversando oggi a causa dell’innalzamento delle temperature porta a pensare alla grande estinzione che si verificò proprio alla fine del Permiano, quando una fase di intenso cambiamento climatico portò ad un alto tasso di estinzione e alla decimazione di quella grande diversità biologica. Lo studio è parte del progetto di ricerca “The end-Permian mass extinction in the Southern and Eastern Alps” sviluppato dal Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige, il MUSE – Museo delle Scienze di Trento e il dipartimento di geologia dell’Università di Innsbruck in collaborazione con il geoparco Bletterbach.

La gola del Bletterbach
Il sito patrimonio Unesco è anche un geoparco che richiama ogni anno tantissimi appassionati di geologia. Si tratta di un libro aperto sul passato che consente di ripercorrere più di 40milioni di anni della storia del nostro Pianeta.


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Fonte secondaria: A.K. Informa