venerdì 6 ottobre 2017

Dalla PAC all'agricoltura bioregionale

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Da sempre l’Europa sostiene la propria agricoltura attraverso la PAC, Politica Agricola Comunitaria, destinandovi una quota preponderante del proprio bilancio. Nell'attuale programmazione gran parte di queste risorse è appostata sul ‘primo pilastro’, strumento di sostegno al reddito delle aziende basato sul criterio delle superfici coltivate. Un criterio che, nel sostenere le grandi imprese agricole, non fornisce però stimoli a perseguire risultati in termini ambientali e sociali che rispondano al principio ‘public money for public goods’. 

Negli anni, le riforme della PAC, soprattutto attraverso il pilastro dello ‘Sviluppo Rurale’, hanno in parte corretto questa distorsione, indirizzando molte imprese verso investimenti virtuosi, ma i risultati restano inferiori alle attese. 

Gli aiuti pubblici che premiano le aziende di maggiori superfici infatti assecondano la concentrazione fondiaria invece di favorire l’ingresso di nuove figure di agricoltori bioregionali, e non supportano in misura sufficiente il presidio degli spazi rurali in aree svantaggiate, che spesso dipendono da aziende attive su piccole superfici. 

I sostegni garantiti dal primo pilastro non premiano la crescita dei livelli occupazionali, né la sostenibilità ambientale e la salubrità dei prodotti immessi sul mercato, finendo col sostenere una agricoltura che, su ampie superfici, fa ricorso a fertilizzanti chimici e prodotti dannosi per l'uomo e per l'ambiente: è il caso di pesticidi come il glifosato. 

Tuttavia negli ultimi anni si è affermato concretamente un modello alternativo, che ha i suoi punti forti nella crescita a due cifre delle produzioni biologiche e biodinamiche, che mettono in campo un approccio circolare in grado di garantire maggiore fertilità dei suoli, valorizzare la biodiversità, mitigare il cambiamento climatico, dimostrando nei fatti anche la capacità di garantire il reddito per le aziende agricole a fronte di superiori livelli occupazionali. 

Si tratta di un segnale forte ed importante, incoraggiato dagli orientamenti e dalle aspettative dei consumatori.

La PAC ora affronta un percorso di riforma che riguarda tutti noi cittadini, contribuenti e consumatori, interpellando la nostra visione di un’agricoltura che produca cibo sicuro e sano, che innervi e presidi i territori, sostenga le comunità rurali generandovi opportunità di lavoro e prenda parte, insieme agli altri settori produttivi, alle grandi sfide di sostenibilità, dalla lotta all’inquinamento alla tutela della biodiversità e del paesaggio, al contrasto e mitigazione del cambiamento climatico. 

Per gli effetti che la PAC produce sui territori, la discussione non può essere lasciata nelle mani di pochi, e deve essere liberata dai condizionamenti delle lobby agroindustriali che invece chiedono il mantenimento dello status quo.

Per far emergere queste aspirazioni la coalizione "cambiamo agricoltura" si è già fatta promotrice di una massiccia partecipazione di cittadini alla consultazione sulla PAC svoltasi la scorsa primavera, e ora intende promuovere un momento di riflessione su come vorremmo che la PAC cambiasse, per essere più a misura di imprese agricole che compiono la scelta di presidiare attivamente il territorio rurale, a partire dalla conservazione delle risorse ambientali da cui la stessa agricoltura dipende: la biodiversità, l’acqua, il suolo.

Per una agricoltura capace di mantenere e riprodurre le risorse naturali e di assicurare la produzione di alimenti salubri, incoraggiare consumi alimentari equi e sostenibili, condividere le sfide di mitigazione e adattamento climatico, servono nuove regole nella destinazione dei contributi con cui la comunità europea assicura sostegno al lavoro degli agricoltori. 

Per questo occorre assumere l’innovazione in chiave agroecologica come pilastro su cui orientare i sostegni comunitari, puntando su misure che valorizzino il ruolo
dell’agricoltura sia nella sua funzione di produttrice di cibo che di gestione del territorio rurale.
 
L'iniziativa "CAMBIAMO AGRICOLTURA" è promossa da una rete aperta di associazioni di cui fanno già parte:

AIAB - Associazione per l'Agricoltura Biodinamica - FAI Fondo Ambiente Italiano - Federazione Pro Natura - Federbio - ISDE Italia Medici per l'Ambiente - Legambiente - LIPU Birdlife Italia - WWF Italia

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