domenica 20 novembre 2016

In qualsiasi analisi in chiave di ecologia profonda si parte sempre dallo studio della condizione presente




Ho notato che talvolta quando si dice qualcosa di vero ed innovativo, su internet, anche confidandolo semplicemente  a qualche amico, come te che leggi,  quella stessa cosa viene ripresa da più persone  e diventa un argomento di discussione importante…. 

L’uomo in questo ultimo secolo è divenuto il peso più grande per il pianeta  Terra, siamo troppi  ed inquiniamo tremendamente e rubiamo spazio al selvatico. Tutto ciò  è innegabilmente vero, non posso però proporre soluzioni finali e sperare nell’armageddon, come molti illusi fanno, per risolvere il problema  del mantenimento di una civiltà umana degna di questo nome.    

In qualsiasi analisi in chiave di ecologia profonda si indica sempre  la condizione presente come base di partenza per il successivo cambiamento o riparazione…  considero però che questa società non potrà durare a lungo ed è bene che vi siano delle “nicchie” di sopravvivenza, dalle quali ripartire con nuovi paradigmi di civiltà in cui mantenere un equilibrio fra uomo-natura-animali (dice una poesia: o si salvano o si perdono insieme).   


A questi livelli di sopravvivenza “bruta” mi riferisco quando parlo dell’esperimento bioregionale, dove tutto il male e tutto il possibile bene sono presenti in egual misura.  Qualsiasi sia il luogo in cui viviamo, in mezzo alla natura ed al selvatico o dentro una città della società consumista. Con la presenza di tutti gli elementi della finzione e della verità, come in ogni esperimento alchemico che si rispetti. 

Anche se non è il nostro compito quello “di salvare il mondo” sento che è giusto lavorare a questo scopo. Siamo sul filo del rasoio e solo la vita potrà indicarci la direzione, al momento opportuno. L’idealismo non serve a nulla! Non siamo membri di una nuova religione, siamo semplici esseri umani che hanno capito di far parte del tutto... Siamo gli ultimi dei moicani ed i primi precursori, senza regole o comandamenti da rispettare, le nostre decisioni sono semplici aggiustamenti di una navigazione a vista, nel tentativo di individuare vie di uscita dall'enpasse in cui ci troviamo. Infatti a che servono i “principi” nella vita quotidiana, nella sopravvivenza quotidiana del giorno per giorno, salvando il salvabile senza rinunciare alla propria natura?…. 

Mentre l’umanità virtuale è subissata da annotazioni, direttive, informative di ogni genere e tendenze da riempimento del vuoto (come fossimo circondati da tanti animali da compagnia) il silenzio di alcuni compagni di viaggio mi consola, mi fa supporre che forse anch'essi stanno meditando sul da farsi e riflettendo senza pronunciarsi.  Ed anch’io spesso son costretto ad una cernita “censurante”, anche se non amo usare questa parola…. talmente tante sono le informazioni fasulle che ricevo nel continuo bisbiglio telematico.  In effetti il problema di internet è proprio l’eccesso informativo che diventa futilità, per questo mi piace l’idea della lettera non lettera, dell’esserci e non esserci, di trasmettere  pensieri e sentimenti in cui non vi sono “assunzioni”. 

Paolo D'Arpini


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