giovedì 31 marzo 2016

Borgo Ficana (Macerata), 9 aprile 2016 - Poesie di Terra, con Angelo Macozzi



Il 9 aprile 2016, alle ore 17.30, dopo il successo dello scorso anno, POESIE DI TERRA ritorna nell’antico borgo di terra di Ficana, a Macerata, rinnovando l’appuntamento con gli incontri con poeti che raccontano poeti, quest’anno inaugurati da un momento particolarmente suggestivo. 

Angelo Macozzi ci racconterà la vita e l’opera dell’amato e temuto, apprezzato e discusso Paul Celan, autore romeno naturalizzato francese, che compose le proprie opere nella nativa lingua tedesca, fu traduttore della migliore poesia europea dell’epoca, concludendo prematuramente la sua vita nel 1970.

Una voce autorevole ed ineludibile del Novecento di cui leggeremo i testi e cercheremo di comprendere meglio l’esperienza intellettuale.


Al termine della conversazione, si aprirà il dibattito degustando alcune specialità del territorio maceratese, selezionate secondo l’idea di valorizzazione il rispetto per una produzione ecosostenibile.

L’ingresso è gratuito; i posti sono limitati quindi è necessario prenotare ai numeri 3495753241 o 3393612113


https://marcodipasquale.wordpress.com/2016/03/29/poesie-di-terra-essere-in-tanti-angelo-macozzi-e-paul-celan/

mercoledì 30 marzo 2016

Ancona, 2 aprile 2016 - Manifestazione sindacale unitaria Cgil, Cisl e Uil: "Cambiare le pensioni e dare ai lavori ai giovani”



Manifestazione sindacale  regionale ad Ancona dal titolo: “Cambiare le pensioni e dare ai lavori ai giovani”, contro la legge Fornero-Monti. E’ questo lo slogan dell’iniziativa, promossa da Cgil, Cisl e Uil Marche, in programma sabato 2 aprile 2016. Per l’occasione il corteo, che si snoderà per le vie del centro, partirà alle 9 dalla Fiera della Pesca per poi concludersi in piazza del Plebiscito.

La protesta  è contro l’attuale sistema pensionistico, giudicato iniquo perché non tiene conto della fatica e dell’età e blocca l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.

I sindacati, dunque, rilanciano alcune priorità. Anzitutto, dare pensioni dignitose per i giovani e per i lavoratori precari e discontinui: devono essere inseriti elementi correttivi sul funzionamento del sistema contributivo in grado di assicurare un trattamento pensionistico adeguato e dignitoso anche a chi svolge e ha svolto lavori saltuari, occorre quindi ripensare la gestione separata Inps e promuovere schemi di solidarietà intergenerazionale.

Quindi, un accesso flessibile al pensionamento: è necessario ripristinare meccanismi di flessibilità a partire dall’età minima di 62 anni o attraverso la possibilità di combinare età e contributi.
Terzo punto, riconoscere il lavoro di cura: le donne sono state molto penalizzate dalla riforma Fornero ed è  necessario che venga esteso e potenziato il riconoscimento della contribuzione figurativa per i periodi di congedo parentale e per quelli in cui le donne e gli uomini si dedicano al lavoro di cura.

Un’altra questione importante è la necessità di riconoscere la diversità dei lavori: l’attuale normativa sui lavoro usuranti non risponde all’esigenza di riconoscere che i lavori non sono tutti uguali ma definisce solo poche tipologie.

Tra le richieste sindacali, poi, c’è quella di tutelare le attuali pensioni: occorre prevedere meccanismi più idonei a salvaguardare, nel tempo, il valore degli assegni pensionistici e ritornare alla normativa sulla rivalutazione annuale in vigore prima del blocco imposto dalla legge Fornero-Monti.

Infine, rafforzare, attraverso una fiscalità vantaggiosa,  la previdenza complementare: occorre favorire la diffusione della previdenze complementare in tutti i settori e Cgil, Cisl e Uil rafforzano il proprio impegno per un processo che favorisca l’accorpamento dei fondi pensione per meglio tutelare il risparmio previdenziale dei lavoratori.


martedì 29 marzo 2016

L'uovo cosmico bioregionale



L’uovo, è senza spigoli e quindi senza principio né fine, è sempre
stato considerato l’emblema della perfezione divina.
In tutte le religioni ed in ogni tempo è sempre stato il simbolo della
fecondità, della rigenerazione modellata sulla incessante creazione
del mondo. L’uovo è il seme primordiale, embrione e germe di vita, è
il primo essere ad emergere dal caos, rappresenta la forza vitale e
generatrice di tutto quello che esiste. Proprio questa sua forte
valenza simbolica ha fatto nascere presso molti popoli l’uso di
regalare le uova,  colorate o dorate hanno un’origine, che affonda le sue radici
nel lontano passato, come augurio di nascita e di ri-nascita, non solo
della natura. Venivano anche portate in grembo dalle donne in stato
interessante per scoprire il sesso del nascituro e le spose vi
passavano sopra prima di entrare nella loro nuova casa.“Omne vivum ex
ovo”, “tutti i viventi nascono da un uovo” affermavano gli antichi
romani.

È da tempi lontani, che l’uovo viene circondato da un’ aurea di
mistero, per gli egiziani l’uovo rappresentava il cosmo perché portava
con sé i quattro elementi che lo compongono, aria, terra, acqua e
fuoco. Il guscio la terra, il tuorlo il fuoco, l’albume l’acqua,
l’aria che li avvolge e custodisce integri. L’uovo come simbolo di
fertilità. L’uovo cosmico, legato ai miti della creazione del mondo e
dell’universo.


L’Uovo cosmico, nei “mandala” è rappresentato come simbolo alchemico
del “Tutto”.


Simbolo anche dell’inscindibile binomio “entropia” (universo soggetto
al mutamento-distruzione) – “sintropia” (universo soggetto alla
creazione-ricostruzione). Al centro c’è il fulcro e la fonte della
sintropia.

Nunziante Rusciano

(Stralcio dell'articolo apparso su:
http://www.visionealchemica.com/cosmogonia-delluovo/)

lunedì 28 marzo 2016

Bioregionalismo poetico, ecologia sociale ed ecologia urbana fantastica

Qualcuno dice di me "molte idee e ben confuse", so che la fretta è cattiva consigliera ho provato a buttare giù quello che ho in mente, so che se lo facessi più lentamente ne verrebbe fuori qualcosa di più valido anche se poi preferisco tirare fuori le idee in automatismo psichico veloce e spontaneo invece che pensare, sedimentare e tirarne fuori un materiale  elaborato, comunque  può essere una lezione seminario sull'ecologia sociale e sull'ecologia urbana, anche proposta di laboratorio....

Tempo fa ho conosciuto una donna che vive in un ecovillaggio in germania, per la sua efficienza e praticità la chiamavo pragma, lei per via delle mie molte personalità mi chiamava moltitudine, molti!


cosi un giorno lei mi fa: senti molti,

potremmo scrivere dei principi di ecologia sociale!

si, pragma, sono già scritti! ho risposto mostrandole una vecchia copia della rivista “vivere consapevole”


lavora con e non contro

tutto influenza tutto:

individua le relazioni funzionali tra i vari elementi

rifletti prima di agire: fai il minimo cambiamento per ottenere il massimo risultato

gli errori sono occasioni per imparare

ogni elemento in un sistema naturale svolge molte funzioni cerca di sfruttarne tutte le potenzialità

ogni funzione può essere esercitata da più elementi progetta in modo che tutte le funzioni importanti possano essere svolte anche quando un elemento non funziona

il tutto e’ più della somma delle parti

ogni problema contiene in se la soluzione:

trasforma il limite in opportunita

favorisci la biodiversita: progetta in modo da aumentare le relazioni tra gli elementi piuttosto che il numero degli elementi

minimizza l apporto di energia esterna, progettando sistemi che sfruttano le risorse presenti in loco

ricicla e riutilizza il più possibile

pianifica gli sviluppi futuri


sono le linee guida o i principi della progettazione in permacultura. principi per la costituzione di sistemi umani globali coerenti. eppure sono molto di più sono i principi di ecologia sociale quel che chiamo giardinaggio sociale e di margine coltivazione di persone e relazioni: empatia social gardening.


gramsci scriveva fare, saper fare, saper fare sapere.


in ogni attività viene dedicata particolare attenzione alla valorizzazione dell effeto margine ecologico e sociale. i confini tra campo e bosco e anche i confini sociali, rapporti con gli anziani e con tutte le diversità si cerca di sfruttare al massimo l'osservazione e le pluralità dell ambiente circostante dei luoghi creando un collegamento tra le persone che vivono ai margini e dar loro possibilità di esprimersi così e’ importante fare rete sul territorio comunicare le nostre esperienze alle relazioni sociali con le tradizioni e le appartenenze come esempi concreti

mettere assieme queste urgenze per fare rete ecologica come far nascere qualcosa che prima non cera come quando su un campo incolto il bosco si riappropria degli spazi e si sviluppano nuove piante nell intreccio tra comunità selvatico e coltivata.

in questo modo iniziamo a pensare come traghettare la società industrializzata a un nuovo modello sostenibile non dipendente solo dal petrolio.

con la blue economy che si differenzia dalla green perché non chiede di investire di più per salvare l'ambiente, gli scarti e la natura costituiscono le risorse produttive. gli scarti diventano le materie primarie, nulla viene sprecato la green ci chiede di usare le batterie che inquinano meno la blue invece ci dice che possiamo anche non usare le batterie.

invece di studiare il modo di smaltire i rifiuti inquinanti evitiamo di produrne. alla fine si tratta di un grande lavoro di scultura sociale dove tutti sono coinvolti.

ad andria abbiamo tenuto piccoli incontri di ecologia sociale urbana e di margine in un condominio dove abbiamo proposto di creare una cortina verde con struttura in canne di bambù sulla facciata della palazzina, restauro delle parti mancati in intonaco cocciopesto e intonaco calcepaglia. la facciata verde abbellisce esteticamente funge da filtro solare abbassando la temperatura funge da filtro per linquinamento atmosferico.

poi abbiamo proposto di coltivare l'enorme tetto terrazzo con bancali leggeri.

obiettivo fondamentale la gestione delle risorse presenti in loco: recupero delle acque piovane, produzione dell energia con autocostruzione di pannelli solari e turbine verticali di microeolico,

la spazzatura come risorsa con recupero in autonomia di carta cartone vetro e alluminio, compostaggio in terrazzo giardino dell umido raccolto nella palazzina,

in un locale al pianoterra realizzazione nel giardino di una serra con piante autoprodotte di ogni genere, un parte di laboratorio dove tutto il nou-au viene nesso a disposizione di chi vuole sperimentare e una parte riservata alla trasformazione e vendita di piante bancali e piccoli giardini già pronti per terrazzi e balconi.

obiettivo fondamentale del giardinaggio sociale e di margine, laboratorio di ecologia urbana, scultura sociale il totale coinvolgimento dei condomini nella gestione delle risorse comuni-


il cibo autoprodotto in modo bio e’ sano e salvaguarda la salute delle persone

una persona in salute che produce il proprio cibo aumenta il bil benessere interno lordo e abbassa il pil che ci viene venduto come indice di benessere in realtà misura l'inefficienza della società. le malattie aumentano il pil così come quando siamo fermi con la macchina sull autostrada o al semaforo bloccati nel traffico.

il cibo autoprodotto non richiede confezionamento quindi diminuisce i rifiuti

il cibo autoprodotto riduce l'inquinamento perché prodotto e consumato senza nessuna filiera

producendo il nostro cibo riduciamo il consumo dellacqua e l'utilizzo di concimi e pesticidi

acquistiamo potere perche non dipendiamo da altri per mangiare

risparmiamo denaro

accorciamo le distanze tra produzione e consumo sia in termini fisici che umani

riscopriamo il ciclo delle stagioni e il rapporto con la terra

lautosufficienza energetica ci permette di vivere in un ambiente più salubre e più sano

utilizziamo materiali già presenti in natura senza impatto ambientale legato alla produzione e al trasporto

un edificio a risparmio energetico riduce linquinamento grazie a ridotte emissioni e al minor consumo di energia elettrica e calore

risparmiamo denaro sui consumi

calano i consumi di acqua delle centrali termolettriche riducendo i consumi si fanno meno interessanti le lotte per la spartizione delle ultime risorse del pianeta

se ci autoproduciamo lenergia compiamo un grande passo avanti nel vivere senza petrolio

se ci autoproduciamo lenergia acquistiamo potere e lo togliamo alle grandi multinazionali che gestiscono il mercato

nell autoproduzione dellenergia e’ considerata anche l autocostruzione e l autorestauro delle strutture architettoniche con materiali più naturali dotati di quella caratteristica definita come climatizzazione passiva come la terra cruda per gli intonaci che come una spugna assorbe calore di giorno e di notte lo restituisce. di notte assorbe freschezza e di giorno lo restituisce. mantiene lumidita costante, e’ fonoassorbente ecc. poi e’ plastica ed elastica e si presta a tantissime rielaborazioni come costruzione di oggetti di design giocattoli per bambini, termosifoni in terrapaglia ad accumulo di calore per induzione, forni sviluppa la creatività e la fantasia. da benessere psico fisico. in tutte queste attività sviluppiamo i tre livelli di intelligenza emotiva cognitiva e sociale

perché tutti gli uomini sono costruttori naturali


nuovo modo di essere

nuova didattica

nuova imprenditoria

nuova società

nuova comunicazione

green house

ecologia urbana e sociale


riciclaggio materiali

raccolta acque piovane

orti e giardini verticali

coperture vegetali e tetti verdi

gestione comune delle risorse

serre solari a induzione termica

costruzioni con materiali naturali

coltivazioni di persone e relazioni

laboratori aperti condivisione del nou-au



Ferdinando Renzetti

domenica 27 marzo 2016

Macerata, 3 aprile 2016 - Divini Inganni a Palazzo Buonaccorsi

Divini Inganni - Domenica 3 aprile 2016,  dalle ore 15:45 alle ore 18:00
Macerata Musei - Palazzo Buonaccorsi
Via Don Minzoni, 24,  Macerata


Questa passeggiata non vuole essere una visita guidata alle opere
contenute nel museo, ma bensì di un piccolo viaggio attraverso i miti
che affrescano i soffitti e le volte delle sale.

Gli dei e i loro inganni, sono loro i protagonisti del racconto, un
percorso da fare con il naso all’insù per vedere e sentire le storie
di Amore e Psiche , Romolo e Remo, Giove e Giunone, Teseo e Didone,
Venere, Enea, Ercole e tanti altri.

La narrazione è affidata alla professoressa e scrittrice Lucia
Tancredi che guiderà la passeggiata.

L’iniziativa è realizzata in collaborazione con Macerata Musei.

La Grafica di questa iniziativa è stata realizzata da Elena Bacaloni,
studentessa dell’Istituto Pannaggi di Macerata, che insieme ad altri
studenti hanno proposto diversi bozzetti nell’ambito della
collaborazione tra Macerata Racconta e l’Istituto scolastico Pannaggi
di Macerata.


L’ingresso è gratuito con PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA presso la
Biglietteria del Museo tel. 0733 256361. 


Il ritrovo è alle 15,45 nel cortile del Palazzo per iniziare la visita alle 16.


sabato 26 marzo 2016

Lavoro bioregionale e solidarietà sociale - La proposta di Caterina Regazzi per il Forum del lavoro bioregionale sostenibile che si tiene a Treia il 23 aprile 2016



Forse, dal punto di vista professionale, non sono titolata a parlare di "lavoro alternativo" essendo io inserita nel mondo del lavoro come dipendente pubblico. Lavoro come veterinaria presso una AUSL del Nord Italia. Però mi interesso di lavoro "alternativo" in quanto penso che il sistema del pubblico impiego non possa andare avanti ancora molto in questo modo, troppo dispendioso per le misere casse dello Stato e i tentativi di emarginare l'emorragia si stanno già sentendo. 

In passato è stata elargita una pletora di posti di lavoro pubblici, ma il sistema non mi pare più in grado di sostenerne l'onere. L'impiego pubblico è stato per decenni il sogno di molti italiani e per molti ha costituito una sicurezza; oggi che le risorse sono minori gli enti pubblici contraggono gli organici, non sostituendo più in molti casi, i pensionamenti. Quindi le prospettive in questo settore molto ampio sono in netta diminuzione per chi, con una laurea come la mia in tasca, o tanti altri titoli di studio, si affaccia oggi al mercato del lavoro. 

Anche nel settore privato comunque le prospettive non sono rosee. Le fabbriche e le altre attività imprenditoriali chiudono o cercano di contrarre gli organici e se fanno nuove assunzioni, molto spesso usano contratti a tempo determinato o questi nuovi contratti (co.co.co. co.co.pro., pagamento in voucher) che non danno sicurezza.

La sicurezza del posto fisso ce la dobbiamo scordare? Questo potrebbe essere anche un bene a patto che ci sia facilità nel passaggio da un lavoro all'altro, pubblico o privato che sia. Penso alle difficoltà nelle ricongiunzioni ai fini pensionistici e quello che ci sta intorno.

Ho usato prima il termine "mercato del lavoro", triste definizione, secondo me, che è indicativa della situazione: il lavoratore, di qualsiasi categoria faccia parte, è ormai un oggetto di compravendita; se c'è domanda può sperare di essere "acquistato", altrimenti deve barcamenarsi ed adattarsi ad altri settori.

Da tempo penso che viviamo in un sistema paradossale: la tecnologia (trattori, macchine agricole varie, gru, betoniere, ecc.) ha sollevato l'uomo ormai da oltre un secolo dai lavori più pesanti, e anche il lavoro di servizio si è semplificato grazie all'introduzione dell'informatica. Ci sarebbe dovuto essere parallelamente ed in conseguenza di queste facilitazioni la riduzione dalla necessità dell'impegno di lavoro ed in effetti così è stato da un certo punto di vista: dove prima in un'azienda agricola lavoravano 50 persone, oggi ne bastano 3 o 4, in un ufficio dove c'era bisogno di 10 scrivani oggi 1 o 2 sono sufficienti. Quindi le persone che trovano facilmente impiego sono sempre di meno, gli altri devono inventarsi qualcosa. Se due più due fa sempre quattro, la soluzione dovrebbe essere la riduzione degli orari di lavoro.

C'è si una tendenza ad un ritorno al lavoro manuale ed in maniera non più estensiva, in agricoltura biologica, ad esempio, ma il reddito in questi casi viene ad essere poco gratificante, se si considera la spesa per il maggior tempo impiegato, la minore resa per il mancato uso dei pesticidi e dei concimi chimici. Anche qui, solo la richiesta del mercato, di un mercato sensibile alla salubrità degli alimenti può fare la differenza.

Vorrei però fare un passo indietro, e fare un discorso che a qualcuno potrà apparire un po' retrogrado, pensando che negli ultimi decenni mentre il lavoro produttivo si è ridotto sempre più, e quindi necessita di meno occupati, le persone in cerca di occupazione (fuori di casa) sono enormemente aumentate (in percentuale sulla popolazione attiva). Le persone ,fino a qualche decennio fa, vivevano in famiglie numerose, e non avevano tutti la necessità di portare a casa un reddito. Oggi, vivendo tutti in famiglie nucleari, di coppie con o senza figli o single, ne hanno bisogno per potersi permettere una casa (e le relative utenze), senza considerare beni voluttuari o in certi casi anche necessari come un'automobile, vacanze, abbigliamento nuovo e alla moda, ogni genere di aggeggi e attrezzi (telefonini, computer e quant'altro), ed altro etc.
Anche la cosiddetta libertà di separarsi e vivere una vita da single necessita una indipendenza economica che si può ottenere solo, con i tempi che corrono, con un lavoro ben pagato.

Certo una volta le nostre mamme e nonne ne avevano abbastanza da fare a badare ai bambini o agli anziani, fare da mangiare e tenere un dietro alla casa. Anche le famose zie zitelle o zii scapoli spesso continuavano a far parte della famiglia di origine alla quale contribuivano in qualche modo. Non c'era forse una grande intimità, ma si aveva l'appoggio di tutto il "clan" nelle scelte familiari, nelle spese generali, nei momenti difficili e la solitudine magari non si conosceva. I nonni erano una figura importante, la loro esperienza era un valore e la loro saggezza era fondamentale per la crescita di giovani sani e sereni. I lavori erano massimamente agricoli o artigianali.


Non riesco a capire come ha fatto l'uomo ad essere così incosciente da farsi trascinare nell'industrializzazione: è stata una svolta tutta a favore di poche persone che si sono arricchite (ma a volte si sono anche rovinate), che hanno potuto sfruttare il miraggio del posto fisso e della "minore fatica" per trovare tanti schiavetti a buon mercato per accumulare denaro e beni materiali e farsi amici così del potere che ha pensato sempre meno al bene del popolo. Ed adesso ci dobbiamo arrabattare a cercare il lavoro alternativo...

Ci vorrebbe un governo illuminato, che potesse fare una ricognizione di tutti i lavori necessari (ma quelli veramente necessari), eliminasse tutti i lavori inutili (ci sono settori in cui ci si scervella per giustificare la propria esistenza, ma di cui si potrebbe fare benissimo a meno o almeno in misura minore).

I posti pubblici, quelli necessari, come dice il bioregionalista Danilo D'Antonio, non dovrebbero essere prerogativa di pochi, ma dovrebbero essere svolti a rotazione, tutti dovrebbero poter ambire e rientrare nelle schiere dei capaci di mandare avanti un ufficio o un servizio pubblico. Bisognerebbe fare un inventario dei lavori necessari e fare una programmazione nelle scuole affinché si venga preparati ad assumere quegli incarichi, ognuno secondo la propria capacità e desiderio: lavoro di produzione di beni, commercio, servizi alla persona, scuola, sanità, (finanza?), ecc. ecc.

Sarebbe così difficile programmare di quanti medici ad esempio e di quali specialità si avrà bisogno da qui a vent'anni, in modo da organizzare per tempo le iscrizioni alle università? E invece no, prima si sente dire che di medici ce ne sono pochi, poi che sono troppi, poi di nuovo pochi e così si crea solo confusione ed ansia nei giovani che aspirano a questa professione. Non parliamo poi di altre. 

Per quanto riguarda la riduzione dell'orario di lavoro, negli anni '70 si diceva "Lavorare meno lavorare tutti" che fine ha fatto questo slogan? Che in poche parole racchiude la soluzione a tanti problemi.

Certo, qualcuno potrebbe obiettare che lavorando meno si guadagna di meno ma se si ritornasse a quello stile di vita semplice di un secolo fa si potrebbero ridurre molti consumi e tanti servizi e molte "necessità" superflue. Oggi tante coppie devono lavorare entrambi per poter pagare un asilo nido o il ricovero o la badante per l'anziano, per pagarsi due macchine e la vacanza d'estate... ecc. ecc. Un'altra soluzione potrebbe essere ridurre la sperequazione tra gli stipendi. Non è possibile che ci siano giovani che pur di guadagnare qualcosa si accontentano di poche centinaia di euro al mese e manager incapaci, tra l'altro, che portano a casa decine di migliaia di euro, senza contare le buone uscite.


Insomma, va bene il lavoro alternativo, che sia agricolo di piccola scala, artigianale, di informazione ed educazione, politico (perché no? Abbiamo bisogno tantissimo di bravi politici), di servizio, etc. ma è necessario secondo me una riorganizzazione nel vivere di comunità, civile, che sia permeato di collaborazione e condivisione ed anche meno oppresso da balzelli burocratici e fiscali, assieme ad una redistribuzione del lavoro e dei redditi.
Caterina Regazzi - Rete Bioregionale Italiana
caterinareg@gmail.com

Abstract  per l'intervento  al convegno "Forum del lavoro bioregionale sostenibile" che si tiene il 23 aprile 2016 a Treia: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2016/03/treia-dal-23-al-25-aprile-2016-forum.html

venerdì 25 marzo 2016

21 aprile 2016 - Natale di Roma sul Tevere, con invito ai candidati sindaci....



Non un “cinepanettone” nel titolo del presente comunicato, ma una ricorrenza – il Natale di Roma – che quest’anno vorremmo festeggiare sul Tevere, con un  "sul"  sia in senso fisico sia come argomento. Sul Tevere è nata Roma, e a questo ci ricollegheremo per fare un ulteriore passo avanti nell’ampiamento dell’Assemblea di Fiume e nello sviluppo del Contratto di Fiume del Tevere nell’area urbana di Roma (oggetto del PS5 dell’Autorità di bacino del fiume Tevere, ivi compresa la Foce fra Roma e Fiumicino).

Nel corso del Seminario co-organizzato il 22 marzo u.s. in occasione del World Water Day 2016 con la rappresentanza laziale del Comitato Giovani della CNI per l'UNESCO, il Consorzio Tiberina ha presentato una serie di eventi che inizieranno il 21 aprile 2016, per l’appunto il giorno del Natale di Roma, alcuni già varati e alcuni in via di elaborazione, da parte di Consorziati e non (nel caso dei non Consorziati ovviamente condividono il “collegamento” a questa nostra iniziativa). Fra l’altro proprio per il Natale di Roma sarà concluso e inaugurato il fregio di 550 m circa “Triumphs and Laments” realizzato da William Kentridge sui Muraglioni del Centro Storico.

Già previsti:
-          A partire dal 21 aprile, una pulizia spondale autofinanziata da Consorziati (realizzata con operai specializzati) nel tratto di sponda sinistra a monte e a valle dello sbocco della Cloaca Massima, dall’altezza dell’Isola Tiberina verso Ponte Sublicio, proprio lì dove nacque Roma. Eventuali volontari invitati fin d’ora: i candidati a Sindaco di Roma e gli Amministratori interessati
-          “Flash mob bio-chimico-analitici” sulle acque del Tevere, attraverso personale universitario e kit da campo coinvolgendo anche studenti
-          Partecipazione del Presidente del Consorzio Tiberina alle attività convegnistiche dell’Earth Day Italia, il 22 aprile, in occasione della Giornata Mondiale della Terra delle Nazioni Unite
-          Partecipazione del Presidente del Consorzio Tiberina all’incontro sui Contratti di Fiume nella regione Tiberina il 30 aprile alla Riserva Naturale Regionale Nazzano Tevere-Farfa
-          Co-organizzazione con SIGEA di seminario sull’insediamento storico di Roma dal punto di vista geologico e idraulico, in comparazione con altre città del mondo
-          Webinar con CNR-IRPSS legato al lavoro in corso sul Tevere a Roma
-          Collegamento con TV5 Monde per la presentazione del documentario di due ore sul Tevere realizzato da France 3
-          Mostre, iniziative di educazione ambientale, raduni remieri, etc.
Alcune date sono tuttora da fissare da parte di Consorziati e Partner del Consorzio.
Legato all’opera di William Kentridge, si ricorda anche il secondo seminario del programma “ROMA, TEVERE, LITORALE: 3000 ANNI DI STORIA, LE SFIDE DEL FUTURO”, il 28 aprile 2016 presso l’Ecole Française de Rome a piazza Navona n.62, co-organizzato dal consorziato CROMA dell’Università “Roma Tre”, su “IL TEVERE E I MURAGLIONI: ARTE E SCIENZA NELLE PROSPETTIVE DI VALORIZZAZIONE DELLA STORIA DELLA CITTA’”.

Con CNR-IRPSS si avvierà nei prossimi giorni anche l’implementazione di un nuovo portale legato all’Assemblea di Fiume, con un un embedding di attività che consenta la visualizzazione a tutti con un indirizzo più semplice di quello finora adottato nel progetto di partecipazione on-line cogestito. Proprio dal precedente seminario organizzato dal CROMA il 17 marzo, confrontandoci con Autorità di bacino del fiume Tevere, Capitaneria di Porto di Roma, Regione Lazio – tutte a massimi livelli dirigenziali –, oltre che con i partecipanti all’Assemblea pubblica organizzata, è emersa la necessità di:
-          Non estendere l’ambito territoriale dei Contratti di Fiume ad aree così vaste da limitare, in maniera inversamente proporzionale, il senso della partecipazione e della condivisione dei cittadini su manifesti e progetti comuni (ricordiamo che sul Contratto di Fiume nell’area urbana di Roma, proprio grazie ad una buona veicolazione, siamo già giunti alla seconda revisione), lì dove si potrebbe essere chiamati ad esprimere intenti su zone completamente sconosciute, da un capo all’altro dei fiumi o dei territori, a questo punto in maniera assolutamente generica e poco concreta (è anche per questo che non abbiamo mai pensato a un Contratto di Fiume dal Monte Fumaiolo al Mare o a un Contratto Territoriale di intero Bacino, che pure avrebbero un senso ecologico)
-          Realizzare sistemi semplici di comunicazione, soprattutto on-line, con l’ambizione di coinvolgere più cittadini possibile: a questo punta il progetto con CNR-IRPSS, per realizzare un’Assemblea di Fiume non necessariamente fisica (in una stanza), allargata il più possibile, così come già sta facendo il Consorzio Tiberina – al di là della sua struttura giuridica innovativa, che consente anche di partecipare direttamente a Bandi UE – con le occasioni pubbliche, i Tavoli di Lavoro e soprattutto la comunicazione on-line
-          Riferirsi a territori con una delimitazione che possibilmente sia formalizzata (vedasi PS5 di ABTevere) e abbia un senso ambientale, come nel caso delle Riserve Statali e Regionali di cui si è parlato il 17 marzo a “Roma Tre” (sarebbe per esempio assurdo considerare parte di una Riserva Naturale in un Contratto di Fiume e parte in un altro, come pure è stato recentemente ventilato da alcuni proponenti)
-          Incentivare il più possibile le iniziative dal basso – anche di piccole Associazioni e singoli cittadini – verso un effettivo “controllo civico”.

CONSORZIO TIBERINA – Associazione consortile per l’Assemblea di Fiume e di Bacino del Tevere e per i relativi Patti e Contratti

giovedì 24 marzo 2016

La canapa bioregionale non è droga... ma quella che si vorrebbe legalizzare sì!




Le piante si adattano ai nostri desideri?  


Sia la "cannabis indica" che la "canapa sativa" fra di loro si fecondano e si mescolano. Un po' come succede nell'accoppiamento fra un nero ed una donna bianca. Possono prolificare ovviamente e ciò dimostra che sono della stessa specie. Esiste la selezione naturale e la selezione artificiale ma se la natura è lasciata a se stessa alla fine la canapa si adatta semplicemente al clima ed alla latitudine. Infatti la canapa coltivata in Italia per centinaia o migliaia di anni era una pianta completamente adattata al clima ed alla latitudine dell'Italia. Dal che se ne deduce che se prendi i semi della cannabis indica e li pianti in Italia nel giro di qualche generazione le piante si adatteranno al clima ed alla latitudine italiana, ovvero produrranno una quantità inferiore di resina rispetto alle consorelle coltivate in India...

...la canapa, in se stessa -come pianta- non è "droga", infatti facevo l'esempio dell'uva per spiegare che a seconda di dove viene coltivata produce più zuccheri. La canapa in Italia è stata coltivata per millenni e fino a 60 anni anni era una pianta comune e nessuno ha mai rilevato che fosse "uno stupefacente". Mentre se avviene la legalizzazione, come prospettato dai parlamentari antiproibizionisti, allora sì che venderanno "droga" con il bollino dello stato sopra, ne più ne meno come oggi fanno con i liquori e con il tabacco...

Ma ecco che nei giorni afosi del luglio 2015, forse approfittando del gran caldo, con la scusa cioè che siccome fa caldo certe baggianate si possono anche dire, è apparsa su tutti i giornali, con grande scalpore, la notizia che 218 parlamentari hanno presentato una proposta di legge per la "legalizzazione della cannabis".

Nota bene si parla di cannabis, non di canapa, e di "legalizzazione". Il che lascia intendere che si vuole regolamentare l'uso e la coltivazione di una "sostanza" da immettere nel mercato con il bollino dello stato sopra, come succede con gli alcolici e con le sigarette. Alcuni deputati di fazione estrema hanno poi aggiunto al mazzo anche la legalizzazione della prostituzione, sempre con l'intento di aumentare le entrate dello stato, quindi completando la partita di "sesso droga and rock and roll".

La proposta di legalizzazione è accompagnata da un'indagine dalla quale risulta che "...l’84% dei cittadini ritiene inutili le leggi proibizioniste e il 74% è favorevole senza indugi ad eliminarle".

Ma – secondo me - non dovremmo parlare di legalizzazione bensì di liberalizzazione e non chiamarla cannabis, marijuana ecc, dandogli l’accezione di “droga”, ma chiamarla con il suo nome comune: canapa. Solo la canapa esiste, un’unica pianta che a diverse latitudini e climi ha proprietà diverse, esattamente come l’uva (come scritto nel mio articolo: Canapa, pianta salvifica, perché fu proibita in Italia? - 
http://www.terranuova.it/Blog/Riconoscersi-in-cio-che-e/Canapa-pianta-salvifica-perche-fu-proibita-in-Italia).

Finché la canapa bioregionale non potrà ritornare libera nei nostri campi e giardini, assieme a tutte le altre piante medicinali, alimentari e di varia natura, non potremo mai attuare una sana ecologia botanica.

Quando ancora vivevo nella Valle del Treja, in un terreno denominato "Tempio della Spiritualità della natura", lasciavo che la vegetazione si esprimesse liberamente e senza alcun mio intervento ed ho potuto così osservare la crescita spontanea di varie piante considerate "velenose" o allucinogene, come ad esempio lo stramonio ed i papaveri decorativi, ecc. Tra l'altro anche a Treia, dove ora risiedo, fino agli anni '50 del secolo scorso (in cui subentrò la proibizione) era consuetudine coltivare la canapa, vista anche la vicinanza del fiume Potenza che ne facilitava la lavorazione. 

Ed inoltre c'è da considerare che  prima dell'avvento del tabacco la canapa non veniva fumata al massimo veniva utilizzata per farne tisane calmanti e, come i semi del papavero in Sicilia,  serviva a preparare dolcetti per "tener tranquilli i bambini", o in erboristeria come integrativo, ecc.

Purtroppo con il consumismo e l'americanismo, la conoscenza che un tempo accompagnava queste piante prodigiose è quasi scomparsa. E non appena la conoscenza di una pianta viene riportata alla coscienza - per esempio, non appena qualcuno decide di incidere la testa di un papavero da oppio per farne uscire il lattice – ricompare anche il tabù. Fatto curioso, coltivare Papaver somniferum per uso decorativo è legale, a meno che ciò non sia fatto con la consapevolezza di coltivare una droga: allora come per magia, lo stesso, identico atto fisico diviene il reato di “produzione di una sostanza controllata”. A quanto pare, l’Antico Testamento e il codice penale associano entrambi piante proibite e conoscenza.

Per fortuna la coltivazione dell'uva e del luppolo, trasformabili in sostanze inebrianti (vino e birra), e dell'iperico (un antidepressivo), camomilla e valeriana (entrambe blandi sedativi) non è ancora proibita (anche se qualcuno ci sta pensando)...

Per tutte queste ragioni non sono affatto d'accordo sulla "legalizzazione" della "cannabis" ma sono assolutamente favorevole alla libertà di coltivazione e di spontanea crescita di ogni pianta che la natura ha creato. Soprattutto se tali piante possono avere una funzione di utilità, donare benessere e disinquinare anche i terreni, come ad esempio può fare la canapa. Apprendere poi il suo corretto uso  - come avviene per qualsiasi altra erba o sostanza naturale - è più un fatto di “educazione e conoscenza” che di “regolamentazione”, poiché la dipendenza la da un cervello portato alla dipendenza, all’alcool, al sesso, alla coca cola… non la pianta in sé.

Paolo D'Arpini  

Rete Bioregionale Italiana - Via Mazzini, 27 - Treia (Mc) Email: bioregionalismo.treia@gmail.com


(Articolo originale:  http://www.terranuova.it/Blog/Riconoscersi-in-cio-che-e/Ecologia-botanica-e-liberta-di-coltivazione-della-canapa)


Articolo in sintonia: 
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2016/03/24/cannabis-la-legalizzazione-richiesta-dallintergruppo-ha-fini-speculativi-commerciali-e-di-schedatura-dei-consumatori/

mercoledì 23 marzo 2016

Il Bioregionalismo non è mai stato "inventato"...



Parlando di  "bioregionalismo" si evoca un'immagine più riduttiva del reale significato che questa parola intende trasmettere. Poiché nell'individuazione di un ambito "bioregionale" si osserva l'omogeneità dell'area esaminata e definita "bioregione" e lì si traccia una leggera linea di demarcazione (non divisione) per individuarne i "confini" morfologici, ma  va da sé che questi confini sono semplicemente teorici, poiché l'organismo bioregionale della Terra è in verità un tutt'uno indivisibile. Potremmo per analogia definire le bioregioni gli organi dell'organismo Terra.

Pur che usiamo la parola "bioregionalismo",  che è un termine inventato,  non si può risalire ad un "fondatore" (inteso come inventore del concetto dietro al neologismo utilizzato) della pratica bioregionale o dell'ecologia profonda. In quanto  questi "nomi" descrivono qualcosa che è sempre esistita, senza avere un nome.

La  descrizione concettuale  del termine "bioregionalismo" ha comunque una utilità per chiarire le azioni connesse  alla sua attuazione concreta. Tuttavia va precisato che  questa pratica non è nuova all’uomo… e sappiamo che  i neologismi spesso vengono usati per fare un favore alla politica del copy right, ed è solo una concessione alla “politica”, appunto…

Ma  il Bioregionalismo, anche definito Ecologia profonda, è un fatto, una realtà, e non può essere descritto in termini filosofici se non astraendoci dal contesto dell’insieme esaminato. Vivendo nei fatti e non amando le diatribe dialettiche bensì amando dire “pane al pane e vino al vino” debbo confermarvi che l’ecologia profonda è la capacità sincera ed onesta del vivere in sinergia con tutti i  viventi, con l'ambiente naturale e con se stessi.  

Paolo D'Arpini




martedì 22 marzo 2016

Meno consumismo, meno rifiuti ... più ecologia!


Gli studenti dell'Istituto comprensivo di Poggibonsi (SI), a Staggia Senese, hanno preso parte ad una lezione, tenuta da Sienambiente, sul tema dell'economia circolare e del riciclo.
Il metodo utilizzato in classe è stato quello di illustrare il riciclo risalendo a ritroso fino al punto di partenza del percorso della filiera, cioè al rifiuto differenziato. In pratica, mostrando il prodotto finale, gli studenti hanno potuto comprendere e toccare con mano a che cosa servono la differenziata e gli impianti, come quelli di Sienambiente, che avviano a riciclo i rifiuti differenziati.
Tre gli esempi poposti agli studenti:
  • un block notes che nasce grazie al riciclo della carta realizzata con materie prime vergini,
  • un cappello in pile prodotto da bottiglie di pet (polietilene),
  • gli oggetti di uso domestico realizzati da Revet (partecipata di Sienambiente) con le plastiche eterogenee
In aula, Sienambiente si è inoltre soffermata sull’importanza della riduzione della produzione di rifiuti, sulla funzione del riutilizzo e quindi sulla riduzione degli sprechi. Anche in questo caso, con esempi (e consigli) concreti.
Per ridurre i rifiuti, infatti, è necessario che nella fase di lavorazione dei beni, si limitino gli imballaggi, per esempio evitando di “inscatolare” un tubetto di dentifricio in una confezione di cartone.
Sul fronte del riutilizzo, invece, prima di buttare qualcosa, si deve cercare di riutilizzare i materiali. In che modo? Utilizzando una bottiglia di vetro come contenitore per prodotti (latte, detersivi) alla spina.

(Fonte: Arpat)

lunedì 21 marzo 2016

Trivelle e mare - Al referendum abrogativo del 17 aprile 2016 deve vincere la democrazia e non l'astensionismo!



Non è per nulla scontato che si possa superare il quorum del 50 + 1 per cento perché il referendum contro le trivellazioni nel Mediterraneo possa essere validato. Se la campagna è limitata alla questione specifica della trivellazione del Mediterraneo, la controparte, quella delle grandi lobby del petrolio e dei tanti beneficiari di questa operazione “per qualche goccia di petrolio sporco in più”, sta affilando le armi e attraverso i canali che detiene, vedi TV e stampa, si prepara a dimostrare al pubblico che dire si al referendum significherebbe un suicidio per la nazione, mettere sul lastrico migliaia di lavoratori, avviarci verso una ulteriore e drammatica recessione economica, ecc. 
Ovviamente tutte balle, ma la gente bombardata dai principali Mass Media alla fine deciderà di votare no o di non andare proprio a votare. La prima stoccata in questo senso l’ha già sparata l’altro giorno quel signore che ha portato il nostro Paese alla fame, parliamo di Prodi che ci fece entrare forzatamente nell’Eurozona, nonostante i più accreditati economisti italiani e stranieri che ci invitavano ad un momento di riflessione. Ebbene questo “eroe” della patria ha detto che se vincesse il si sarebbe un suicidio per l’Italia…. Altro segnale che a noi di AK non piace è la presa di distanza (ma c’era da immaginarselo ) del PD. Fin qui, forse, ancora rimaneva un barlume di speranza, ma ora con la “tiepida” presa di distanza anche della Chiesa le speranze di superare il quorum del 50% + 1 sono appese ad un sottilissimo filo di lana.

E allora? Sangue freddo e riflettiamo: Se invece di ostinarci a parlare in termini tecnici delle conseguenze sulla trivellazione del Mediterraneo, ponessimo la questione su qualcosa di più grande, ad esempio sul futuro delle nostre generazioni, sulla salute e sulla qualità della vita, sottolineando che non possono essere petrolieri, pochi speculatori e lobbisti a decidere il futuro nostro e dei nostri figli, allora le cose potrebbero cambiare. In parole povere questo referendum contro le trivellazioni del Mediterraneo deve essere impostato come una risposta del cittadino contro i continui attentati al nostro ambiente e al futuro dell’umanità. 
Portando come elementi validi di discussione e di riflessione gli studi e le ricerche effettuati da scienziati di tutto il pianeta e di premi Nobel a Parigi nell’ultimo summit sul clima. In termini inequivocabili la scienza ha dimostrato a Parigi che la strada dei combustibili fossili alla fine porterà l’umanità ad una immane catastrofe climatica. Questi risultati scientifici, inattaccabili da petrolieri e da altri speculatori, convinsero tutte le nazioni presenti a Parigi a firmare la convenzione “salva clima”, in cui anche l’Italia aderì. 
Quindi abbiamo un esempio eclatante accaduto a Parigi alcuni mesi fa, mentre oggi qui da noi si sta tentando di rinnegare quanto accettato e firmato a Parigi a dicembre scorso. Una netta contraddizione che deve diventare la nostra arma vincente contro i lobbisti del petrolio e i fautori del NO referendario. Ci aggiungerei, per far schierare i cattolici dalla nostra parte, il valore e il profondo significato dell’Enciclica di Papa Francesco sull’ambiente “Laudato sì”, che parla chiaramente della ricerca di altre fonti energetiche che non danneggino più l’ambiente. Poi, ovviamente, potremo parlare delle energie rinnovabili, dell’economia circolare, dell’essere al posto dell’avere, ecc. ecc.

Bisogna quindi evitare le trappole, vedi occupazione, ricchezza economica futura per l’Italia, benessere per tutti, ecc., che i lobbisti stanno per preparare come contraltare alle nostre argomentazioni. Bisogna cominciare a volare molto in alto e puntare su qualcosa capace di scuotere le coscienze anche degli iscritti del PD e soprattutto dei cattolici. In questo modo, forse, riusciremo a farcela….

Filippo Mariani - ADN Kronos


P.S. Ricordo a tutti i treiesi che il giorno 2 aprile 2016, alle ore 17.00, in vista dell'importante referendum del 17 aprile, si tiene un incontro pubblico per spiegare le ragioni del "Sì": STOP trivelle, presso Sala Congressi Hotel Grimaldi di Treia –  Con l'adesione del Circolo vegetariano VV.TT.   e della Rete Bioregionale Italiana