martedì 6 ottobre 2015

Inquinamento atmosferico secondo ISPRA



Nell'Annuario ISPRA dei dati ambientali c'è un capitolo è dedicato all’atmosfera.

In un’ottica di valutazione integrata dello stato dell’ambiente sono stati selezionati una serie di indicatori che riguardano Emissioni, Qualità dell’aria e Clima. In realtà in questa edizione dell’Annuario non è stato possibile popolare gli indicatori del tema Qualità dell’aria.
Per quanto riguarda il tema Emissioni, gli indicatori di pressione selezionati si riferiscono alle emissioni nazionali, di cui sono presentate serie storiche disaggregate per settore, relative a:
  • gas serra
  • sostanze acidificanti
  • precursori di ozono troposferico
  • particolato
  • monossido di carbonio
  • benzene
  • composti organici persistenti
  • metalli pesanti
Sono inoltre presenti tre indicatori di risposta: Inventari locali di emissione in atmosfera, Emission trading, Emissioni aggregate di gas a effetto serra in termini di anidride carbonica, evitate attraverso programmi di cooperazione internazionale. Riportiamo qui i principali risultati per gli indicatori di pressione.
Le emissioni totali di gas ad effetto serra (anidride carbonica, metano, ossido di diazoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi, esafluoruro di zolfo) si riducono nel periodo 1990-2013 del 16,1%. L’andamento complessivo dei gas serra è determinato principalmente dal settore energetico - e quindi dalle emissioni di anidride carbonica. Durante il periodo 1990-2013 il settore dell’industria manifatturiera registra la decrescita maggiore in valore assoluto, mentre l’incremento di emissioni si verifica nel settore del residenziale e dei servizi.

Emissioni nazionali complessive di gas serra

Le emissioni delle sostanze acidificanti (ossidi di zolfo, ossidi di azoto, ammoniaca) espresse in equivalenti acidi sono complessivamente in costante diminuzione dal 1990 al 2013 (-64,2%%). Gli ossidi di azoto hanno raggiunto il limite imposto per il 2010 già nel 2009; gli ossidi di zolfo nel 2005; l’ammoniaca dal 2008.
Le emissioni dei precursori di ozono troposferico (ossidi di azoto e composti organici volatili non metanici) diminuiscono costantemente dall’inizio degli anni 90; tra il 1992 e il 2013 registrano una riduzione di quasi il 60%, soprattutto grazie alla forte riduzione delle emissioni nei due settori dei trasporti; questa riduzione permette ai due composti di questo tema ambientale di essere in linea con gli obiettivi stabiliti dalla normativa europea sin dal 2007 (composti organici volatili non metanici) e dal 2009 (ossidi di azoto).
Le emissioni nazionali di PM10 si riducono nel periodo 1990-2013 del 17%. Le emissioni provenienti dalla combustione non industriale rappresentano nel 2013 il settore più importante con il 59,5% delle emissioni totali; dal 1990 al 2013 le emissioni di questo settore sono più che triplicate; tale picco è dovuto alla considerevole crescita del consumo di legna ad uso riscaldamento in conseguenza di una revisione del dato stesso di consumo, revisione non applicata però ancora a tutta la serie storica. Gli altri processi di combustione presentano, nel medesimo periodo, rilevanti riduzioni delle emissioni di particolato.
Complessivamente le emissioni di monossido di carbonio risultano in diminuzione, soprattutto a partire dai primi anni 90 (-63% tra il 1990 e il 2013). Questo andamento è dovuto in gran parte all’evoluzione delle emissioni del settore del trasporto stradale, che cessano di crescere dal 1994 e si riducono tra il 1990 e il 2013 dell’89,2%, grazie soprattutto al rinnovo del parco veicolare.
Le emissioni di benzene sono diminuite dal 1990 al 2013 dell’89,6%. A tale andamento hanno contribuito principalmente le due componenti del settore dei trasporti, road e off-road. Le riduzioni complessive conseguite dal benzene derivano sia dalla diminuzione del benzene nei combustibili nel corso degli anni novanta, sia dal rinnovo del parco autovetture e della conseguente riduzione delle emissioni di composti organici volatili non metanici.

Emissioni nazionali di benzene con disaggregazione settoriale

Le emissioni dei composti organici persistenti (IPA, diossine e furani) si sono ridotte ma con andamenti molto diversi fra loro. Per quanto riguarda diossine e furani, dal 1990 al 2013 presentano una costante riduzione (complessivamente decrescono del 41%), pur con l’esclusione del periodo 2003-2007 in cui manifestano un andamento opposto. Le emissioni di IPA mostrano un andamento costante dal 1990 al 1999, una forte caduta tra il 1999 e il 2000 (-35,9%) e una ripresa della crescita a partire dal 2004.
Emissioni di metalli pesanti: le emissioni di cadmio, mercurio e piombo si sono ridotte rispetto ai valori del 1990 già nel periodo 1992-93 per il cadmio e nel 1990-91 per il mercurio e il piombo. Nel 2013 le emissioni di cromo sono in diminuzione rispetto ai livelli del 1990 del 50,5%. Le emissioni di rame crescono fino al 2008, per poi diminuire fino al 2013, con una riduzione complessiva periodo tra il 1990 e il 2013 dell’11,3%. Per quanto riguarda il nichel, le emissioni di questa sostanza decrescono del 75,5% a causa della caduta delle emissioni del settore della combustione non industriale nel periodo 2009-2010. Si riscontrano, invece, trend crescenti per le emissioni di arsenico (20,6%) e di selenio (6,6%); quelle di zinco diminuiscono alla fine del periodo 1990-2013 dell’8,2%, dopo aver mostrato forti oscillazioni alla fine del periodo.
Gli indicatori di stato analizzati per quanto riguarda il tema Clima sono: temperatura media, precipitazione cumulata, giorni con gelo, giorni estivi, notti tropicali, onde di calore, variazione delle fronti glaciali, bilancio di massa dei ghiacciai (vedi grafico).

Quadro sinottico indicatori clima

Per un maggiore approfondimento sul tema si richiama la precedente notizia Il clima futuro in Italia, che, basandosi su un altro rapporto Ispra, è dedicata ai risultati delle simulazioni e delle proiezioni climatiche in Italia fino al 2100.

(Fonte: Arpat)

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