martedì 4 agosto 2015

Tutto sulla certificazione biologica



Quest’anno, dopo 25 anni di certificazione biologica con la mia
azienda agricola di circa 18 ettari, mi ero certificato nel 1990 con
la Demeter, ho deciso di recedere dal sistema di controllo biologico
perché ritengo che la certificazione biologica abbia perso molte delle
sue vere e basilari prerogative. Un bel quadro di Francisco Goja del
1797 si intitola “Il sonno della ragione genera mostri” e penso
rappresenti bene l’evoluzione del sistema di controllo biologico in
questi 25 anni.


Penso di parlare a ragion veduta di questo problema perché oltre che
essere un agricoltore figlio di agricoltori, sono stato, e sono, da
oltre 20 anni, responsabile di associazioni a livello regionale e
nazionale, presidente e consigliere di organismi di controllo
biologici e biodinamici, consulente in commissioni del MIPAF e
regionali oltre che responsabile di un ente di formazione
professionale e formatore e consulente per l’agricoltura biologica e
biodinamica.


Con questo non do la colpa della sopravvenuta aridità del sistema di
certificazione biologica solo agli organismi di controllo, anzi anche
loro sono spesso diventati dei semplici esattori e riempitori di carte
che pagano a loro volta cifre elevatissime per farsi controllare le
scartoffie che producono da organismi superiori di controllo ancora
più sterili e fuori da ogni realtà, ma la colpa di questo stato folle
della certificazione biologica è anche degli stessi agricoltori
biologici, che accettano supinamente legislazioni e disposizione che
nulla hanno a che fare con una sana e consapevole agricoltura
biologica ed hanno la loro parte di silenziosi “collaborazionisti” con
questi “mostri” da loro stessi creati come li chiamava l’amico Gino
Girolomoni, senza parlare della completa assenza e silenzio dei
consumatori: la certificazione biologica così come è fatta a me non
piace più, non va bene, serve solo per la commercializzazione dei
prodotti e sempre più poco per la salute della terra e della qualità
dei prodotti.


Va fatto presente che oggi potremmo dividere i produttori in due
grosse fasce: i grandi produttori che vendono alla GDO ed all’estero
che hanno assolutamente bisogno della certificazione e che in ogni
caso ce l’hanno, ed i piccoli produttori che spesso vendono
direttamente od in mercati di prossimità e per i quali la
certificazione oltre che un onere sta diventando una cosa sempre più
inutile. Va ricordato che la certificazione biologica è un metodo di
produzione e non una certificazione di qualità e questo secondo me
rappresenta un grave difetto strutturale.


La certificazione biologica odierna è soprattutto carta, per il 70%
completamente inutile e facilissima da “costruire” a tavolino se si ha
voglia e tempo, con ben poca attenzione per esempio all’humus nel
terreno, alla qualità dei semi, alla qualità finale del prodotto, alle
razze degli animali allevate etc.


Come detto prima nel corso degli anni si è provveduto a far diventare
la certificazione biologica sempre più cartacea, poi oltre alla carta
si è aggiunta una trasmissione di dati che, per strana combinazione,
può essere fatta solo dai CAA che così succhiano altri soldini dalle
ormai vuote tasche degli agricoltori, che invece di aiutare e
semplificare le cose creano spesso molti casini ed altre amenità.
Ci si è dimenticati che l’agricoltura biologica e biodinamica sono
nate dall’esigenza di agricoltori e consumatori che sapevano bene cosa
volevano ottenere ed è stata invece data in mano fin dai primi anni
’90 a burocrati e tecnici che spesso non hanno mai messo un piede in
una azienda agricola (parlo di saper come si lavora la terra e non una
visita turistica – aziendale) e pretendono ed impongono norme
assolutamente inutili, antiproduttive e stranamente si “dimenticano”
di cose ben più importanti e basilari per la qualifica ed il bene del
settore bio.


Facciamo solo qualche esempio sull’inutilità e sulla inadeguatezza
della certificazione biologica odierna: oggi l’agricoltura biologica
si basa su un regolamento CE che dice cosa si può usare, ma per
esempio se io non uso nulla di cosa dice questo regolamento, va bene
lo stesso e sono perfettamente bio certificato, e se uso prodotti
vietati ma che non lasciano traccia nelle analisi, e ce ne sono sempre
più casi sempre in grandi aziende, sono sempre certificato bio:
• in nessun caso, con la certificazione bio, in questi 25 anni, si è
mai guardato o si è misurata la quantità di humus nel terreno, ben
sapendo che un MINIMO del 2% di humus è la base minima per avere
prodotti ed un terreno sano.


• io ho sempre detto che per avere una certificazione biologica
occorre avere per ogni terreno, in base alla coltura, un MINIMO
indispensabile dell’1,5% di humus: chi non ha questa base NON DEVE
AVERE LA CERTIFICAZIONE e la stessa azienda non dovrebbe mai scendere
sotto questo limite, pena la perdita immediata della certificazione
per mancanza di vitalità del terreno. Sarebbe una regola semplicissima
ma che stranamente non viene attuata, nemmeno per esempio dalla
Demeter, che essendo un organismo privato potrebbe farlo quando vuole,
ma anche lì gli interessi principali coincidono con la
commercializzazione e non con il bene della terra e la qualità del
prodotto e questo dovrebbe essere la BASE per avere un’agricoltura
biologica e biodinamica non solo di carta ma anche di benessere del
terreno, di un sano processo vitale. La causa delle “malattie” delle
piante è dovuta per oltre il 70% alla carenza di humus nel terreno!
Ricordiamocelo, ce lo ha detto e dimostrato nel 1924 R. Steiner e
ripetuto negli anni ‘50-‘60 da E. Pfeiffer.


• pensate poi che in agricoltura biologica è permesso l’uso del
“concime pellettato”, morto e senza nessuna umidità (senza umidità non
c’è vita) e portare un po’ di sostanza organica non decomposta che non
puzza solo perché non c’è umidità non è concimare, ma è ammalare la
terra! Eppure questi concimi vengono anche “ammessi in agricoltura
biologica” con tanto di timbro e consigliati!


• ma c’è un’altra chicca eccezionale per l’agricoltura! il Regolamento
CEE dei Fitofarmaci 1107/2009 di fatto classifica qualsiasi tipo di
letame come potente agrofarmaco perché il letame contiene più di 300
tipi diversi di microrganismi! Chissà che cosa metteremo mai nel
terreno da oltre 10.000 anni! Usare invece veleni ultrapotenti che
uccidono il terreno ed avvelenano ciò che mangiamo è consentito, basta
fare un corso, avere il patentino ed i soldi per comprarli! Questo
regolamento definisce fitofarmaco qualunque cosa contenente una
sostanza (o microrganismo) in grado di indurre una risposta della
pianta ad uno stress biotico ed abiotico Quindi sono considerati
fitofarmaci: il compost, i macerati con le erbe, i preparati
biodinamici, il letame, il compost vegetale, l’acqua, il bicarbonato
etc. Il regolamento si applica ai prodotti, contenenti o costituiti da
sostanze attive, antitodi agronomici o sinergizzanti, destinati ad uno
dei seguenti impieghi:
• a) Proteggere i vegetali o i prodotti vegetali da tutti gli
organismi nocivi o prevenire gli effetti di questi ultimi,
• b)Influire sui processi vitali dei vegetali, ad esempio nel caso di
sostanze , diverse dai nutrienti, che influiscono sulla loro crescita;
• Il regolamento 1107/2009 si applica alle sostanze, compresi i
microrganismi che esercitano un’azione generale o specifica contro gli
organismi nocivi oppure sui vegetali, su parti di vegetali o sui
prodotti vegetali; tali sostanze sono chiamate “ sostanze attive”
• Riassumendo qualsiasi sostanza e qualsiasi microrganismo che
influisce sui processi vitali dei vegetali è classificato come
fitofarmaco, e deve essere iscritto tra i fitofarmaci per essere usato
• E per registrare ognuno di questi prodotti costa, ( e chi paga???)
pensate a cosa costerebbe registrare 500 ceppi di microrganismi del
letame ……. e nessuno ha ovviamente interesse a farlo
• ma la chicca più interessante ancora sull’uso del letame è questa; a
partire dagli anni ’90 ogni Regione ha provveduto al recepimento delle
norme e le direttive nazionali al fine di costituire il Regolamento di
Polizia Rurale Comunale, in particolare. Le norme a cui si rifanno gli
attuali Regolamenti Comunali sono:R.D. 1 dicembre 1930, modificato
dalla legge 25 giugno 1931 n. 925 e secondo le disposizioni tecniche
impartite dalle U.L.S.S. in base alle leggi stesse, nonché dagli artt.
233 e segg. del T.U. delle Leggi Sanitarie 27 luglio 1934 n. 1265. I
regolamenti di Polizia Rurale riportano in dettaglio il Campo di
applicazione, le definizioni, l’oggetto e le finalità del Servizio di
Polizia Rurale, nonché le sue Competenze.


• Un particolare aspetto dell’attività agricola, normato e controllato
da tale regolamento, è lo stoccaggio dei reflui zootecnici. In sintesi
si impone lo stoccaggio del letame in concimaie con platea
impermeabile, poste a debita distanza da corsi d’acqua. E’ comunque
contemplata, come misura straordinaria e comunque solo in forma
temporanea (60 gg) la possibilità di stoccare le deiezioni zootecniche
in cumuli sul terreno, questo soltanto in aperta campagna a
conveniente distanza dai corsi d’acqua e in località che non diano
luogo, per la loro posizione, a possibilità di inquinamenti a carico
di corpi idrici superficiali e di falde acquifere. L’insieme di queste
norme pongono di fatto fuori legge tutti gli agricoltori che intendano
svolgere la più elementare e tradizionale pratica di buona agricoltura
che è il compostaggio in cumuli per la maturazione della sostanza
organica ai fini della fertilizzazione dei campi. Va ricordato che
altresì il trasporto del letame è considerato come un rifiuto
pericoloso e deve essere fatto solo con mezzi idonei per trasporti
pericolosi!!!! Se non fosse per il letame, potremmo dire che sono
delle solenni vaccate, ma tutto questo già dagli anni ’30 corrisponde
ad un fine molto preciso, ovvero industrializzare l’agricoltura.
• una cosa che dovrebbe prevedere ed obbligare il sistema di
agricoltura biologica è il divieto di arare il terreno: rivoltando il
suolo si uccide la vita dell’humus e dei funghi nel terreno, come
dovrebbe essere proibito il lasciare il suolo nudo, con stagioni calde
come queste con un suolo nudo quel poco humus chè c’è muore
completamente: è come lasciare un bambino appena nato nudo sulla
spiaggia per due mesi …


• In agricoltura biologica possono essere usati tutti i semi ibridi
che si vuole! E’ una follia! Luciano Pecchiai, un medico milanese, in
un convegno che ho organizzato nel 2003 ad Alba, disse “l’agricoltura
biologica è morta nel momento in cui ha lasciato libero l’uso delle
sementi ibride”


• Il seme ibrido “non percepisce ” più le connessioni vitali che
arrivano dal cosmo ed unito alla carenza di humus crea sempre nuove
malattie per la gioia dei venditori di prodotti per la difesa e di
semi ibridi ….


• Non siamo nella CE, ma la BioSuisse, nel suo regolamento di
agricoltura biologica, proibisce da tre anni l’uso di tutti i semi
ibridi, tranne il mais vitreo …


• fra l’altro non tutti sanno o fanno finta di non sapere che in
agricoltura biologica si possono soltanto usare semi registrati
all’ENSE e se un agricoltore semi non registrati perde la
certificazione biologica ed ha delle non – conformità!!! Quindi
l’agricoltura che dovrebbe valorizzare e basarsi sulla biodiversità di
fatto proibisce la biodiversità e per seminare un mais 8 file, una
patata quarantina o una varietà di pomodoro locale devo essere un
chimico o comunque non essere certificato biologico!


• ‘Nel nostro Paese le modalità di iscrizione delle varietà
tradizionali/antiche sono stabilite dal decreto legislativo del 30
dicembre 2010, n. 267, con cui è stata recepita la direttiva
2009/145/CE: è una legge bastarda e senza senso, che proibisce l’uso
di ogni semente non registrata, e nonostante tutto spesso in alcuni
incontri mi sento dire da stupidi e rincoglioniti agricoltori
biologici e biodinamici che questa legge è eccezionale ed utile! c’è
veramente chi gode molto ad essere preso per il culo ed ama anche
dirlo in giro!


• se vi interessa approfondire l’argomento ho scritto come BioPensiero
un articolo che trovate su www.agribionotizie.it “Semi e scemi” se vi
interessa cercatelo e leggetelo sul motore di ricerca del sito .
• tutti forse non sanno che lo zucchero di canna biologico che usiamo
è ottenuto da barbabietole da zucchero che sono state “create” negli
anni ’60 con sistemi decisamente OGM, ovvero di riproduzione
maschio-sterile: essendo stati create queste sementi prima del’avvento
delle tecniche OGM sono riconosciute come tecniche riproduttive
“naturali”: ovvero il classico bio “non vedo, non sento, non parlo” …
• tutti gli oli di colza, anche quelli biologici, dato che nell’olio
di colza esistono degli allergeni, sono stati creati sempre nello
stesso periodo con la medesima tecnica da selezione maschio-sterile.


• Se vi interessa conoscere la tecnica, sempre sul sito
www.agribionotizie.it troverete facendo una ricerca sul motore di
ricerca un esauriente articolo sulla tecnica di riproduzione maschio –
sterile che si vuole far ammettere anche nel sistema di agricoltura
biologica


• il 95% della soia commercializzata ed usata dalla zootecnica in
Italia è OGM e quindi la carne della razza piemontese, per esempio è
nutrita con soia OGM prodotta negli USA o nell’est europeo, tipico
esempio di legame al territorio oltre che di danni alla salute umana
ed animale ormai ben dimostrati: per non avere problemi basterebbe
proibire la soia per l’alimentazione animale nel bio e saremmo a posto
(siamo andati avanti per millenni senza soia e con pisello proteico ed
altre proteine e possiamo ancora farlo).


• si da il marchio bio e Demeter a sistemi di impianto delle mele a 40
cm di distanza tra le piante e 2 metri tra le file: non sono proprio
sicuro che questo sesto di impianto sia bio …..


• un cenno sul vino bio: i portainnesti bio sono vendute solo da vivai
statali con tecniche “barbare”, perfino peggio degli OGM, e prodotte
nell’est europeo (anche qui un barolo che nasce da una pianta
ungherese o rumena è una cosa eccezionalmente legata al territorio);
con presunte tecniche di eliminazione delle virosi (inutili) che
servono solo ad indebolire ed invecchiare fortemente il legno e la
vitalità della barbatella che unite ad un innesto ad omega non lascia
scorrere la linfa nel cambio e poi con le tonnellate di veleni
certamente non aumenta la vitalità della stessa vite e provoca le
“moderne” malattie della vite che vengono imputate ad insetti che
nulla c’entrano: pensate a quanti soldi inutili sono stati spesi per
trovare un rimedio alla flavescenza dorata senza un solo risultato,
anzi la patologia è ampliamente peggiorata con nuove malattie. Questa
è la scienza agronomica: spendere soldi pubblici inutilmente!
• nessun giornale riporta in Italia la vicenda dei fauchteur
volontarie (Francia) nel 2010: hanno sradicato 70 barbatelle in un
centro INRAN con 60 agricoltori volontari dai 18 ai 76 anni, assolti
dopo 5 anni: nessun giornale in Italia ne ha parlato perché
difendevano la tipicità del prodotto francese (leggete l’articolo che
ho fatto tradurre per agribionotizie di luglio 2015)


• tutte le galline ovaiole derivano dalla stessa razza di galline:
razza delicatissima e super selezionata: l’unica differenza è che
dalla nascita hanno una alimentazione di mangimi biologici. Fare una
ricerca di selezione di razze di galline ovaiole non sarebbe forse più
etico e sano per una VERA agricoltura biologica????
• fare un controllo aziendale per avere la certificazione biologica è
sufficiente? e magari farlo a dicembre o nei mesi dove non si ha la
cultura in campo a che cosa serve? Sicuramente a prendere i soldi
all’azienda.


• sul riso biologico per esempio esistono delle norme che prevedono
tra una cultura e l’altra, due cicli di sovescio che durino al minimo
70 giorni (e pochissimi la fanno un giorno di più) e sempre questi
sovesci li fanno nei mesi invernali, al nord, dove notoriamente non
cresce nulla come sovesci nelle risaie nemmeno d’estate… naturalmente
hanno la fattura dell’acquisto delle sementi, ma cosa nasce nel campo,
a parte la certificazione bio?


• poi ci sarebbe il problema risolvibilissimo dagli organismo di
controllo delle prese d’acqua per le risaie, ma è meglio chiudere gli
occhi e vendere riso bio.


• spesso gli organismo di controllo per spendere poco usano ragazzi
appena diplomati e con un corso di 2 o 3 giorni diventano ispettori
che conoscono ogni tipo di coltura ed ogni tipo di problematica per la
certificazione (????). cosa possono fare, se non produrre un po’di
carta “certificativa”?


• senza contare che diversi organismo di controllo fanno la guerra al
ribasso dei prezzi: mi chiedi 400,00 €? io ti controllo per la metà
(l’arte del commercio) ….


• quando viene fatta l’ispezione per il controllo biologico in base
all’esito della visita venivano date delle non conformità, ovvero
vengono rilevate delle problematiche che in base alla loro gravità
possono dare da delle sanzioni all’esclusione dal sistema di
controllo, ma queste non conformità venivano risolte nell’annualità.
Adesso qualche “genio della certificazione” ha stabilito che le non
conformità si portano dietro per tutta la storia dell’azienda e che
quindi se ho commesso una non conformità 10 anni fa me la porto dietro
nella biofedina penale ed alla prossima posso perdere la
certificazione bio …. questo lo chiamo bioterrorismo e non controllo
bio!


• che legame abbiamo con il bio ed il territorio e che valenza sociale
ho quando, per i costi decisamente inferiori, si acquistano prodotti
orticoli e frutticoli dall’altra parte del Mediterraneo mentre le
aziende bio del sud muoiono?


• dal 15 novembre 2015 ogni azienda agricola biologica ed ogni
operatore biologico dovrà sostenere un corso ed un esame per usare i
fitofarmaci, infatti la nuova normativa mette alla stessa stregua di
tossicità una tisana oppure un diserbante sistemico: a cosa serve un
corso sull’uso di prodotti chimici e di veleni che non useremo MAI????
naturalmente a chi fa il corso ….


• per “proteggere” le pericolosissime tisane, i tremendi preparati
biodinamici, lo zolfo ed il rame, l’olio bianco etc. gli agricoltori
dovranno comperare degli appositi armadietti che se normalmente
costano 200 €, ma con una etichetta, naturalmente è una sola ditta che
ha l’esclusiva, lo stesso armadietto costa 800 €.


• Come posso conoscere la qualità di un prodotto biologico?
semplicemente attraverso il gusto, il colore, il sapore, l’aroma, il
profumo, la consistenza. Già negli anni ’60 E. Pfeiffer diceva che un
prodotto senza queste qualità è un prodotto malato che oltre che
ammalare la terra ed ammala anche chi se ne nutre!


• altro esempio lampante: i frutti senza semi che vano forte anche in
agricoltura bio. Il seme non serve solo alla riproduzione, ma come un
Sole fa maturare dall’interno ogni frutto, ogni acino e se lo tolgo il
frutto non sarà mai maturo ma malato: clementine, angurie, uva e
meloni senza semi sono considerati nel bio delle cose eccezionali. E’
come se una donna dicesse alla sua amica “Ho un marito che non ha un
solo spermatozoo, puoi trombare come e quando vuoi senza problemi di
stare incinta!”


• questo tema propone anche una riflessione sulla riproduzione
animale: oggi anche nel bio fatta da un veterinario che come
l’Arcangelo da “l’annuncio”: con questo sistema si è aumentata la non
fertilità dei bovini col grosso problema che oggi molte fattrici non
restano più incinte nemmeno col veterinario più bello e giovane che si
trova sul mercato!!!! e sarà sempre peggio! Proibiamo la monta
artificiale nell’agricoltura biologica!


• le qualità sono dei suoni, sono delle vibrazioni che a loro volta
fanno vibrare i corpi che se ne nutrono, ma se questi prodotti anche
bio, non hanno più suoni, non hanno più vibrazioni, che cosa capita?
ci ammaliamo …


• a febbraio di quest’anno avevo voglia di mangiare pomodori ed ho
acquistato dei pomodori bio e quando li ho tagliati, conditi e
finalmente “assaporati” avevano un gusto, anzi un non- gusto da
farmeli sputare! questo non è un prodotto biologico: un prodotto bio
non deve solo avere un regolamento di produzione ma anche delle
qualità gustative. Idem mi è successo l’anno scorso con delle pesche
…. a voi non è mai successo?


• cosa fa il mondo bio per questo: NULLA, parla dei massimi sistemi e
di nuovi regolamenti che sono peggio di quelli di prima ….
• nella certificazione biologica è prevista una soglia dell’0,9% di
OGM: nessuno ha obiettato, ma lo soglia dell’OGM nel prodotto bio deve
essere dello 0% e basta: la storia ci insegna che i cavalli di Troia
sono serviti per distruggere delle civiltà …


• un esempio sui Km 0 “compro il roundap sotto casa ed avveleno il
terreno sotto casa tua e ti vendo i prodotti” , penso che sia il
massimo!


I sistemi comunisti e capitalisti hanno completamente fallito, l’unica
differenza è questa:


• il sistema comunista prima uccide l’uomo e poi il resto del mondo
• il sistema capitalista uccide prima il resto del mondo e poi l’uomo
… muore da solo …


Occorre trovare un’altra soluzione, far evolvere i talenti dell’uomo e
del resto del mondo insieme grazie alle forze morali, forze che ci
arrivano anche da ciò che mangiamo!


Dato che oltre l’80% delle opere d’arte sono in Italia perché non ci
riscopriamo maestri e facciamo diventare l’agricoltura biologica e
biodinamica un’opera d’arte? Oggi però non basta lamentarsi: io con un
gruppo di amici ho creato e registrato un marchio di controllo privato
che si chiama AgriBioDinamica dove per dare la certificazione abbiamo
nel disciplinare delle semplici norme:
• uso corretto dei preparati biodinamici
• la base dell’1,5% minima di humus nel terreno e non può scendere ma
solo salire
• la multa immediata di 10.000,00 € alle aziende nelle quali vengono
trovate sostanze non ammesse e 5 anni di espulsione dal sistema di
controllo; la seconda volta radiazione a vita dal sistema di controllo
• il divieto di coltivazione di soia, colza, barbabietola da zucchero
e sementi ibride


La certificazione è nata per controllare i carichi di prodotti che
arrivavano da oltreoceano, la nuova certificazione biologica e
biodinamica deve essere fatta in stretta collaborazione con chi opera
nel campo e con chi se ne nutre con semplicità e limpidezza.

Ivo Bertaina



1 commento:

  1. Come hai già affermato tra le righe, il problema si verifica perché i mezzi che permettono la coltivazione di ogni tipo, diventano il fine che conduce allo scatafascio sia del terreno che dei suoi fruttibe di chi se ne nutre... Penso agli obiettivi che hanno le industrie che producono gli anticrittogrammici, concimi che non puzzano ecc. E anche agli interessi loro e dei coltivatori che "vivono" di questo lavoro. Sappiamo che il fine vero sarebbe una produzione sana e un'altrettanta sana alimentazione... Ma ahinoi , qui i casini sorgono a monte. Quante sono le persone che quando mangiano sanno che diventeranno ciò che mangiano?.. Chi pensa che quando cura un terreno, un ramo di un albero, un frutto un fiore o un amico sta in fondo curando se è ciò di cui fa parte?..Sono gli uomini e le donne i campi da arare, coltivare, concimare e far fiorire....

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