giovedì 2 luglio 2015

Treia, dal 24 luglio al 2 agosto 2015: "La Disfida del Bracciale" - Cronistoria dietro le quinte...



Stavolta abbiamo deciso, Caterina ed io, di essere presenti a Treia per assistere allo svolgimento della “Disfida” del Bracciale”, una disputa incruenta tra i rioni, in una specie di gara con il pallone, che somiglia al gioco del tennis, in cui il lancio viene effettuato con un bracciale ligneo con punte ed il pallone è fatto di cuoio con all'interno una camera d'aria. Il palio si svolge dalla fine di luglio e culmina con l'ultimo round della prima domenica di agosto, con accompagnamento di processione storica ed altre cerimonie in costume. 

L'ultima volta che abbiamo assistito alla Disfida era il 2010, sentivamo ora il bisogno di rinnovare l'emozione provata. Qualche parola sulla nascita di questa tradizione, che è assurta al rango di massima manifestazione popolare durante l'arco dell'anno, mi sembra opportuna. 

Il 2 luglio 2015 mi sono incontrato in piazza con uno dei fondatori di questa importante tradizione a cui egli stesso diede il nome di "disfida".  La prima Disfida si disputò nel 1978, realizzata dall'intuizione di un giovane assessore allo sport ed alle politiche giovanili di Treia, il neolaureato Alberto Meriggi, il quale intendeva così mantenere in auge un gioco che per secoli aveva appassionato la gioventù treiese e di tutta l'Italia del centro-nord. Il gioco della palla col bracciale è infatti profondamente radicato nella memoria di Treia che ebbe molta parte nei campionati italiani, vincendone ben 7. 

L'ultimo campionato nazionale si svolse nel 1963 dopodiché il gioco perse di interesse venendo soppiantato dal foot-ball. Nei primi anni '70 vi fu un ultima partita, di livello locale, giocata a Treia fra varie squadre della provincia maceratese e poi tutto si fermò. Ma, come detto sopra, Alberto Meriggi, nella sua funzione di promotore delle attività sportive, decise nell'estate del 1978 di organizzare un palio fra i rioni cittadini. 

Il primo a sostenerlo nell'organizzazione di quella prima edizione fu il concittadino Emo Epiri, con l'aiuto degli ex giocatori Nando Scorcella, Romolo Rusca, Mario Colcerasa, Gustavo Pellicani ed altri, affiancati da alcuni giovani del luogo. Le amministrazioni comunali guidate da Giorgina Morbidelli, Matteo Medei e Fabiano Valenti ovviamente approvarono e santificarono l'iniziativa. Da allora la Disfida del Bracciale divenne un evento annuale, al quale vale senz'altro la pena di partecipare. Quest'anno la manifestazione si svolge dal 24 luglio al 2 agosto 2015.

Paolo D'Arpini  
Presidente del Circolo vegetariano VV.TT
Vicolo Sacchette, 15/a - Treia (Mc) - Tel. 0733/216293


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P.S. Le notizie  più sopra riportate sono reperibili sul libro: “Il pallone col bracciale a Treja. Lo sport come cultura” (con la j lunga) e sull'opuscolo “10a edizione della Disfida del Bracciale – Treia 6/7 agosto 1988” entrambi redatti dal prof. Alberto Meriggi (nella foto).



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A UN VINCITORE NEL PALLONE

Di gloria il viso e la gioconda voce,
Garzon bennato, apprendi,
E quanto al femminile ozio sovrasti
La sudata virtude. Attendi attendi,
Magnanimo campion (s'alla veloce
Piena degli anni il tuo valor contrasti
La spoglia di tuo nome), attendi e il core
Movi ad alto desio. Te l'echeggiante
Arena e il circo, e te fremendo appella
Ai fatti illustri il popolar favore;
Te rigoglioso dell'età novella
Oggi la patria cara
Gli antichi esempi a rinnovar prepara.

Del barbarico sangue in Maratona
Non colorò la destra
Quei che gli atleti ignudi e il campo eleo,
Che stupido mirò l'ardua palestra,
Né la palma beata e la corona
D'emula brama il punse. E nell'Alfeo
Forse le chiome polverose e i fianchi
Delle cavalle vincitrici asterse
Tal che le greche insegne e il greco acciaro
Guidò de' Medi fuggitivi e stanchi
Nelle pallide torme; onde sonaro
Di sconsolato grido
L'alto sen dell'Eufrate e il servo lido.

Vano dirai quel che disserra e scote
Della virtù nativa
Le riposte faville? e che del fioco
Spirto vital negli egri petti avviva
Il caduco fervor? Le meste rote
Da poi che Febo instiga, altro che gioco
Son l'opre de' mortali? ed è men vano
Della menzogna il vero? A noi di lieti
Inganni e di felici ombre soccorse
Natura stessa: e là dove l'insano
Costume ai forti errori esca non porse,
Negli ozi oscuri e nudi
Mutò la gente i gloriosi studi.

Tempo forse verrà ch'alle ruine
Delle italiche moli
Insultino gli armenti, e che l'aratro
Sentano i sette colli; e pochi Soli
Forse fien volti, e le città latine
Abiterà la cauta volpe, e l'atro
Bosco mormorerà fra le alte mura;
Se la funesta delle patrie cose
Obblivion dalle perverse menti
Non isgombrano i fati, e la matura
Clade non torce dalle abbiette genti
Il ciel fatto cortese
Dal rimembrar delle passate imprese.

Alla patria infelice, o buon garzone,
Sopravviver ti doglia.
Chiaro per lei stato saresti allora
Che del serto fulgea, di ch'ella è spoglia,
Nostra colpa e fatal. Passò stagione;
Che nullo di tal madre oggi s'onora:
Ma per te stesso al polo ergi la mente.
Nostra vita a che val? solo a spregiarla:
Beata allor che ne' perigli avvolta,
Se stessa obblia, nè delle putri e lente
Ore il danno misura e il flutto ascolta;
Beata allor che il piede
Spinto al varco leteo, più grata riede.

Giacomo Leopardi 

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