venerdì 24 aprile 2015

Treia - La trama s'ingarbuglia ed il mistero s'infittisce.... la notte prima della Festa dei Precursori



Mary non voleva che Joe partisse così il commento della voce fuori campo nei film americani in bianco e nero degli anni cinquanta. 


Joe torna a casa e dice alla moglie: Mary la patria mi chiama! 
Ti prego Joe non andare non voglio restare sola! 
Mary devo andare! 
Ti prego Joe! 
Così dopo una tiritera di alcune decine di minuti in cui si esprime rrrripetutamente lo stesso concetto in modo banale alla fine la voce fuori campo riassume il contenuto della scena: Mary non voleva che Joe partisse! 
Cosi alla stazione ho incontrato un amico con una maglietta con la scritta M'zungu e mi ha spiegato che in Africa in lingua Swaili significa uomo bianco e mentre passeggiava in luoghi poco frequentati dai bianchi tutti i bambini lo seguivano recitando questa parola in coro m'zungu m'zungu. 

Così i miei pensieri sul treno vagano tra i ricordi di questa scena del film americano e la parola m'zungu. nel passaggio dal regno di Napoli allo stato vaticano. 

Ho  cantato alcuni brani sottovoce della tradizione musicale meridionale e tra un porto di qua e un porto di la sono arrivato a porto Recanati. e cosi sceso dal treno aspetto un po e ricevo il messsaggio di Gigliola tra pochi minuti sono li! ho pensato iniziamo bene? 

Come quel signore che va dall'indovino e dopo aver bussato alla porta si sente rispondere: chi è!  
Cosi dopo un po arriva Gigliola con la sua multipla multi vagon rural etno disordinat dopo l'incontro con il mio esistenzialismo proto neo post  arcaico contemporaneo ci siamo abbracciati. 
Lei mi fa: eih cosi mi stritoli! 
Io le ho risposto: e che ti importa se  un abbraccio ti rompe una costola quando ti aggiusta il cuore!? 

E ancora: che il vento del destino ti porti in alto a destra con la retta che passa per il centro della tua esistenza! 

Sul treno ho letto questa frase: la nascita di un sogno equivale alle ore in cui dormi e allo sforzo in cui vivi mentre sei sveglio nel tentativo di realizzarlo. 

Cosi è iniziato questo nostro pastrocchio nel mondo dei sogni tra le forme geometriche nel buio e nella luce che ci accompagnano allora eccoci a Treia grande tempio di spazio e tempo cullati nel verde nel azzurro della terra di nullo nell'infinito mantra del mu. 
Immagini, archetipi dell'emotività, antiche litanie tra passato e futuro, effimeri confini di spazio e tempo nello sforzo  universale di essere uomini.. 

Treia enorme città di mattoni tempio dell'esistenza del vivere contemporaneo appollaiata là, dietro la balaustra dell'infinito lepardiano. Ora scendiamo giù seguiamo il sentiero nel bosco tra erbe di campo e verdure spontanee una via strada scavata nella terra sabbiosa ocra ci accompagna tra tra gigantesche querce stanche e ieratiche nel lento trascorrere di questi di di maggio in fondo all'incrocio tra la piccola strada terrosa nel bosco e il piccolo torrente una minuscola casa di terra. 

E' qui che vive il mago ar-gil-lah! Busssiamo, dopo un po' sentiamo una voce forte gutturale rispondere chi è? siamo noi, io Ferdinando  Fiordifango e  Gigliola fior di campo bene, entrate! 

Nella penombra della piccola stanza terrosa la luce fioca al tramonto sparata dalla piccola finestra stroboscopica: sedetevi! 

Cosi nella semplicità ed essenzialità della sua esistenza ci e apparso Argillah con il suo lungo cappello a punta bianco il suo mantello di lana naturale sfrangiato e in mano il suo lituo, bacchetta magica che usa da rabdomante per sentire le energie magnetiche della terra, ci parla del decumano, de cuius manus la mano degli dei che fa sorgere il sole da est ad ovest e del cardo mundi la proiezione dell'asse della terra sulla crosta terrestre e di come le energie della luce che scorrono da ovest verso est si intersecano con le energie magnetiche della terra che scorrono da nord verso sud. 

Ci racconta della naturalezza della tera come materiale da costruzione e di tutti gli alberi che sono stati abbattuti per costruire la città del mattone e aprire nuovi spazi alla coltivazione diffusione dello spirito del suo amico John Barlecorn, il grano. 

Alla fine ci da un piccolo setaccio un pestello e un mortaio  e ci dice prendete un po di terra riducetela in polvere setacciatela e analizzatela con tutti i sensi poi tornate a riferirmi soprattutto quello che avete ascoltato! 

Ed ora andate! Mentre stiamo uscendo ha esclamato con forza ed energia troppa gente senza case troppe case senza gente! Così con Fiordicampo abbiamo ripreso,  la via del bosco, nel bosco fresco dell'esistenza a piedi nudi lei mi ha messo le sue mani fresche profumate di fiori sulle guance stringeeeeeeeendomele con forza: grazie di tua bellezza".

E cosi ancora per le vie della grande città di mattoni, all'improvviso uno spazio enorme chiuso su tre lati con una grande copertura di tegole, il vecchio mercato coperto. 

Faccio io: eccoci qua, siamo arrivati! la nostra casa! la fabbrica del vapore inaspettata poetica degli scarti qui ad Islamopolitan nel garage di Zeus ogni luce una voce, una favilla! 
Lei risponde: bene! ancor ti riprendi dallo sfinimento delle cose viste il comprendimento, fammi sapere il tuo piacimento!.seppur sai come ben pensi...

C'era folla al castello?

Ferdinando Renzetti (23 aprile 2015 resoconto di viaggio ed arrivo a Treia, verso la Festa dei Precursori) 

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