lunedì 23 febbraio 2015

Percorrendo la via della luce



Fine settembre, di qualche anno fa

Quella notte avevo dormito a Cagnano Varano, un borgo dietro un’altura
sul lago di Varano, viuzze strette, scale, scalette, tutto bianco
calce. Mi avevano raccontato di quella strana storia dell’antica citta
di Uria sepolta da un maremoto quando il lago era ancora mare aperto,
così gli uri avevano ricostruito il paese dietro l’altura per
proteggersi, infatti non si vede il mare. Dopo la colazione al bar del
paese avevo intrapreso la strada fino alla grotta di san Michele, il
paesaggio secco di fine estate, sterpaglie, qualche ulivo, mandorlo,
fico, capre, pecore. I cagnanesi, un tempo pastori, costruttori con la
pietra morbida delle cave circostanti, pescatori sulle acque del lago.

La grotta grezza, ruvida, vera, sacra, scarna, umida, il custode
silenzioso mi cedette una candela da dedicare a san Michele. Sul
pavimento vi erano scavate le sagome dei piedi di antichi pellegrini
arrivati in chiesa chissà da dove; notai subito quella signora che
pregava appartata vicino all’altare di pietra. Rimasi nella grotta
parecchio tempo e lei sempre là ferma; uscii e rimasi la all’aperto,
una specie di gola con alberi e un po’ di fresco; dopo un po’ uscì
pure lei e ci mettemmo a parlare. Lei viaggiava a piedi come me, un
piccolo zaino il suo, un bagaglio leggero, così riprendemmo il nostro
cammino, seguimmo l’antico sentiero che costeggiava il lago fino alla
chiesetta di san Nicola dove sulla sponda c’è la base militare del
secolo scorso, abbandonata, con gli hangar, le palazzine liberty, la
banchina, tutto abbandonato nel più assoluto mistero. Mi ha colpito la
pietra miliare sulla strada, un 8, simbolo di infinito. Sicuramente
questo è un luogo con una energia particolare anche perché vi scorre
un ruscello di acqua dolce, cosa rara nel Gargano. Lungo il cammino
Clara mi raccontò che era devota di san Michele e che stava
percorrendo la via della luce dell’Arcangelo, detta pure “spada di san
Michele”. Dalla Frigia, passando per Monte Sant’Angelo fino a Mont
Saint Michel in Bretagna, i monasteri dedicati al santo sono tutti in
linea retta. Mi raccontò che il 29 settembre e l’8 maggio, date che
corrispondono alla comparsa in cielo della costellazione delle
Pleiadi, la proiezione a terra dell’arco del sole coincide con la
linea della luce di san Michele e che in quelle date una luce e
un’energia particolare mettono in contatto con gli Angeli e san
Michele. I pastori. devoti di san Michele percorrevano due volte
all’anno queste linee di energia, a settembre verso oriente e a maggio
verso occidente. Clara, per questioni di tempo e comodità, la stava
percorrendo verso occidente. Dopo san Nicola invece di prendere il
sentiero verso il monte Delio, proseguimmo raggiungendo la litoranea.
Il nastro caldo d’asfalto del pomeriggio di fine estate, la macchia
mediterranea prostrata dal vento, la luce fortissima e iperreale,
facevano sentire anche me in una dimensione spazio temporale diversa,
per così dire, sopra le righe. Su questa parte della costa d’estate il
sole albeggia e tramonta sul mare, quindi il pomeriggio, la luce
argentata riflessa dal mare è accecante e i corpi si illuminano in
modo irreale come se la luce provenisse da dentro. San Michele
rappresenta la luce, asthar sheran, come qualcuno lo chiama,
comandante della flotta celeste sempre in lotta contro le forze delle
tenebre. Clara ad un certo punto mi chiese come mai camminassi così
piano e le spiegai che seguivo la filosofia del deep walking,
camminare lento, profondo, consapevole, per aumentare il livello di
consapevolezza, per connettermi maggiormente con il paesaggio in cui
siamo immersi.

Arrivammo a Torre Mileto al tramonto; sulla spiaggia incontrammo un
gruppo di coloratissimi ragazzi che ci raccontarono che nelle
vicinanze c’era un bellissimo ecovillaggio, “il giardino della gioia”,
dove avrebbero potuto ospitarci. Così percorremmo il sentiero
brecciato tra muri di lentisco, asparagi, fichi d’india, ulivi
millenari e insetti di ogni specie colore e varietà. Il monte Delio,
sulla cui sommità si trova l’antica chiesa romanica di Santa Maria di
monte Delio, forse reminiscenza di un antico culto solare, divide il
lago di Varano dalla laguna di Lesina. Arrivati al giardino conoscemmo
un po’ gli abitanti radice: Angela, Diego, Valeria, Bruno e altri che
non ricordo. La sera, dopo la cena vegana, un grande fuoco all’aperto,
per la luna piena, così ognuno di noi raccontò la sua storia. Clara ci
raccontò che era una curandera, una guaritrice, e che aveva ereditato
questa particolare energia da sua nonna. Il suo racconto suscitò
parecchio interesse e tutti volevano saperne di più, e farsi toccare
dalle sue mani magiche. Così a tarda notte ci dissero che c’era una
yurta dove avremmo potuto dormire quella notte e ci indicarono il
sentiero per raggiungerla. Ci avviammo nella notte, vuoi per la
stanchezza, vuoi per la bellezza del paesaggio metallico notturno,
alla luce della luna, vuoi perché inebriati di parole, doni del cielo
e spiritualità, ci perdemmo tra gli ulivi. Iniziammo a vagare nella
sterpaglie secca, dove conoscemmo la poeticità del nome dei “bacia
piedi”, spine che si attaccano ai piedi, dolorose; così vagammo nella
notte, tra un ahi e un ohi, per fortuna sorreggendoci l’un l’altro, il
buon umore non mancava, cosi ci prese una strana ridarella e quasi non
riuscivamo più a muoverci per il ridere. Ad un certo punto dissi: “dai
dormiamo qui sull’erba!” Ma lei rispose: “voglio arrivare alla yurta,
anche perché non ci ho mai dormito e mi piacerebbe questa notte!”
Così, faticosamente, dopo un lungo vagare, arrivammo alla meta, alla
mecca miraggio del rigiraggio. entrati, accendemmo la piccola candela
che qualcuno con premura aveva lasciato. eccoci nella chiara e calda
luminosità circolare della urta, odore di cera dapi e feltro, sul
pavimento in legno, solo un materasso, così dormimmo stretti, vicini
vicini. Io scherzando le dicevo: “ho un doloretto qui e un doloretto
là”. Lei ridendo mi toccava un po’ la parte dolorante, così mi
addormentai tra le braccia della curandera Clara, protetto come in una
bolla di cristallo, e tra le braccia più ampie, nella grande bolla
traboccante d’amore di san Michele Arcangelo.


Clara ha scritto numerosi libri tra i quali: “In viaggio, alla ricerca
dell’anima perduta”.


Io scherzosamente la chiamo “la patata sessantina”, un po’ per via
dell’età, un po’ perché frequenta il comitato scientifico del
“consorzio della patata quarantina”.


Nel pomeriggio, durante il cammino, urlavo spesso: “natura ti prego
dicci qualcosa”. E lei da lontano, con una vocina rispondeva:
“..qualcosaaa!!”.


Cantavo a loop quella vecchia canzone dei Nomadi:

“una notte di settembre mi svegliai, il vento sulla pelle e sul mio
corpo il chiarore delle stelle, chissà dov’era casa mia, e quel
bambino che giocava in un cortile. Io, vagabondo che son io, vagabondo
che non sono altro, soldi in tasca non ne ho, ma lassù m e’ rimasto
dio…” chi canta prega due volte



Nota Bene
le rotte astronomiche sono da verificare, da ricerche fatte su
internet pare che il sole il 29 settembre fa una retta che coincide
perfettamente con asse est-ovest. mentre al solstizio d estate
coincide con linea di san michele, sorge a nord-est e tramonta a nord
ovest. con la precessione degli equinozi le osservazioni astronomiche
sono cambiate. i pastori per motivi pratici hanno seguito le pleiadi
sovrapponendo nel tempo il culto micaelico a quello di ercole delle
popolazioni italiche. le pleiadi non stanno più dove le vedevano i
pastori durante le loro migrazioni stagionali. cosi magari un tempo le
rotte dei pastori del 29 settembre e dell 8 maggio coincidevano con le
stesse direttive mentre oggi ce’ un notevole sfasamento tra le due
date. soprattutto se ho capito bene le due date erano ad egual
distanza dal solstizio, ora l 8 maggio dista 40 giorni mentre il 29
settembre dista 95 giorni se come si dice il solstizio si e’ spostato
circa di un mese, dalle osservazioni antiche togliendo trenta giorni
ai 95 e aggiungendoli ai 30 si ha un equidistanza delle due date dal
solstizio. san michele figura come ercole di un semidio mette in
comunicazione terra e cielo ambasciatore tra uomo e dio. krittika , i
tagliatori, il comandante celeste, dal sanscrito, cosi gli indiani
definiscono le pleiadi e secondo una antica leggenda nutrici e balie
di san michele.

Sebastian (Alias Ferdinando Renzetti) 

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