mercoledì 5 novembre 2014

Terra marsicana e memorie bioregionali d'Abruzzo




buongiorno saul, quando ero più giovane una mia fidanzata mi chiamava esau' da
esaurito... oggi la mia elica gira lenta anche la girandola colorata in
giardino e' ferma per mancanza di vento. nel frattempo ho raccolto i
topinambur, ne e' venuto fuori un ottimo risotto. ho seminato il grano e il
lino, domani fave agli e cipolle nell orticello sinergico. come dice un anziano
agricoltore: si ci sta lu sole e nin ci sta lu vend, mitt e ni sta pinza a nind
da frammenti di un discorso orticoltoso.

domenica mentre camminavo tra le vie inerbate di un borgo diroccato
della marsica, il paese e’ stato ricostruito a valle, ho incontrato un
anziano signore che spaccava la legna, mastro settimio che mi ha
invitato a bere un bicchiere di vino nella sua cantina, poco dopo e’
arrivato un suo amico

zi ughetto, entrambi vivono soli senza auto e patente. il discorso e’
caduto immediatamente sulle difficoltà a vivere lontano dal paese più
grande dove ci sono tutti i servizi. ci sono problemi per il dottore
le medicine il pane la spesa e cono costretti sempre a fare
affidamento su amici e parenti in caso di necessita. anche la chiesa
li aveva abbandonati, adesso hanno mandato un prete coreano che poco
conosce la lingua e usi e costumi del piccolo borgo. il discorso e’
andato sul forte senso di appartenenza il senso di comunità e della
protezione sociale vissuti un tempo da tutti gli abitanti. non viene
mai nessuno,per esempio un assistente sociale, a chiedere se hanno
bisogno di pane medicine e altro oppure semplicemente a chiedere come
stanno. si parla sempre di pil poco o mai della felicita media della
popolazione. in tempo di crisi, crisi economica e crisi di valori in
questi posti si trovano piccoli tesori di umanita.

negli ultimi anni l'unico settore che ha segnato un aumento del 5%
dell occupazione e’ proprio il settore agricolo. questi sono i posti
dove investire il futuro, ormai la meccanica e’ finita, ci vorrebbero
centinaia di persone per riattivare i campi coltivando antiche sementi
di mais otto file grano solina patate ceci fagioli, restaurare le
stalle abbandonate per allevare pecore con l'indotto di lana e
formaggi, restaurare le casette costruite dopo il terremoto del 1915
disabitate, da adibire ad albergo diffuso per un turismo consapevole.
abbiamo parlato della vita di un tempo, anche se difficoltosa tutto
era ben tenuto, campi ben coltivati pecore mucche, case e stalle ben
tenute, oggi girando per il paese si percepisce un senso di stanchezza
e disordine, erbacce bidoni pietre legna barattoli galline, alberi non
potati tutto nell incuria e nella mancanza di manutenzione. un tempo
qui veniva autoprodotto tutto cio di cui si aveva bisogno ora solo il
vino anche se luva viene acquistata fuori, ancora qualche gallina. un
maiale. qualcuno coltiva un po di solina mais patate e fagioli. gli
alberi di mele limoncella non più produttivi perché non curati. solo
in questo modo possiamo creare nuova occupazione riattivare il ciclo
di micro economia nella comunità locale e le buone pratiche per il
benessere psicofisico della nuova comunità tale da innalzare e
preservare la felicita media della popolazione.


per chi volesse rivivere la vita di un tempo in questi luoghi
consiglio il bellissimo film uomini e lupi del 1956 di giuseppe de
sanctus con ives montand e silvana mangano. prima del film il regista
e alcuni suoi collaboratori hanno fatto un viaggio in abruzzo, una
specie di ricerca antropologica, interviste per studiare storie
ambientazioni e paesi. il film che fa parte del filone del neorealismo
ha delle buone ricostruzioni di interni con oggetti e mobili
originali, ne e’ venuto fuori un grande film melodramma con una
stupenda colonna sonda, il film sembra ispirato al mondo della lirica
nel ritmo lento e continuo delle scene ad ampio raggio delle comparse
che si muovono sul retro. spaccato della vita sui monti in abruzzo
negli anni cinquanta


consiglio anche il bellissimo libro fontamara di ignazio silone nato
nella vicina pescina, ambientato negli anni trenta


in capo a tutti c e’ dio, padrone del cielo
questo ognuno lo sa
poi viene il principe di torlonia
padrone delle terre
poi vengono le guardie del principe
poi i cani delle guardie del principe
poi il nulla
poi ancora il nulla
poi ancora il nulla
poi vengono i cafoni
e si può dire che e’ finito
(fontamara)

Ferdinando Renzetti

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