lunedì 29 settembre 2014

Treia – “Passata la festa, gabbatu lu santu” – Quadretto del giorno 29 settembre 2014



Passata la festa, gabbatu lu santu” recita il proverbio, stavolta confermato anche a Treia. Dopo il grande fermento di ieri sera, dopo la visita del vescovo, con la piazza piena di avventori alla mensa comunitaria allestita sotto i portici dell’ex mercato coperto, le  luci accese nel baretto pieno di giovani e meno giovani intenti a sorbire aperitivi e stuzzichini,  i dialoghi ed i convenevoli diffusi da un gruppo all’altro come succede ad una festa grande in famiglia, eccoci alla svuotatura. La vasca piena ora è vuota. 
Stasera durante la passeggiata attorno alle mura me ne sono accorto. Ho incontrato solo una ragazza che faceva finta di fare jogging (muovendo più le braccia che le gambe), il solito filippino che andava a spasso con un barboncino (non ho mai capito se il barboncino è il suo o di chi), un paio di coppiette tutte prese dai loro affari, una silenziosa donna di mezza età. 
Giunto al bar di Porta Cassero mi son fermato a bere un cappuccino ed a leggere i giornali, c’ero solo io, dopo un po’ è entrato un giovane e si è messo a giocare alle macchinette mangiasoldi. Lì fuori, vicino all’Hotel Grimaldi, nella pizzeria, nessun andirivieni, solo una signora con quattro pizze in braccio da portare a casa per la cena. 
E la piazza? Proprio come l’ha descritta Dolores Prato, nemmeno un’anima…”Giù la piazza non c’è nessuno”. Il baretto sigillato e spento con la scritta “siamo in ferie riapriamo il 4 ottobre, alle h. 13”, nemmeno la mattina, no alle 13.. Mah, chissà perché? E così mi sono reso conto di quanto questa piazza di Treia, così bella, così romantica, sia solo architettura, quasi priva del senso di comunità. Spento è  il baretto,  tutto è deserto. 
Ricordate la distinzione che facevano i romani fra Urbs e Civitas?
Però, ora, mi  sovviene di una promessa elettorale fatta dal sindaco Franco Capponi, durante uno degli incontri con la popolazione organizzati all’ex Trea (una vecchia manifattura di abiti alla moda poi decaduta e fallita un po’ di anni fa). Egli promise, come progetto di sviluppo per il paese, che avrebbe reso la piazza viva, spostando gli uffici comunali del piano terra, sotto i portici del Comune, e adibendo quegli stessi spazi ad uso sociale od artistico-artigianale, magari affittandoli o concedendoli gratuitamente ad associazioni che si impegnassero a svolgervi attività culturali continuative.
Ed effettivamente quegli spazi comunali, gestiti in modo diverso, potrebbero dinamizzare la piazza e la stessa Treia, e non soltanto per la vivacità e comodità di un baretto aperto.
Questo vorrei ricordare all’Amministrazione.
Me ne sono convinto ancor più, scendendo nella via Lanzi, erano appena le 20, l’unico negozio con un lumino ancora acceso, un piccolo alimentarista, vuoto. Davanti al duomo, che il 28 settembre traboccava di movimento ed azione, solo un gatto bianco e grigio.
Ecco il quadretto del giorno 29 settembre 2014.
Paolo D’Arpini

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