venerdì 6 giugno 2014

"Sono morto perché ero vivo..." - Storia di un topo di campagna avvelenato

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Oggi sono morto, e questo è il motivo...

Girovagavo nel tuo giardino, c'era un sacco di cibo sparso in giro per gli uccellini, molto di più di quanto potessero mangiarne, così, ho pensato: "Ho fame, darò giusto un morso."

Sono tornato il giorno dopo, e quello dopo ancora; continuavi a mettere tanto cibo per me.
Poi, mi hai notato.
"Schifo! Un lurido topo!", ti ho sentito dire. La cosa successiva che ho visto, fu un uomo con delle scatole.
L'ho sentito dirti tutti i pericoli che creo se non mi uccidi, tutte le malattie che dovrei portare.
In verità, non ti avrei mai fatto nessun male.
Pensaci: quanta gente conosci che ha contratto una malattia da me?
Ma ho mangiato il veleno; non mi sento bene; il pancino mi duole; mi sento male; l'agonia intensifica.
Poi, cinque giorni dopo, sono morto.


Ti ho sentito dire che qualcuno ha avvelenato il gatto e quanto questo fosse crudele, ma tu mi hai appena avvelenato, c'è differenza?


Non sono l'animale da compagnia di nessuno, ma sento dolore, soffro, allora perché credi che per me sia giusto?
La tua azione, non ha effetti solo su di me, il Signor Gufo ha catturato il mio fratellino avvelenato, e lo ha dato da mangiare ai suoi piccoli.


Ora, stanno tutti morendo lentamente, per colpa tua!
Se non mi volevi qui, la risposta era semplice, togli le provviste di cibo, pulisci dove sporchi, e io non ti darò fastidio.


Avrei traslocato. L'uomo con le scatole dice che devo morire, ma lui guadagna soldi uccidendo quelli della mia specie.
E adesso, cosa accadrà? Io non ci sono più, tu continuerai a mettere cibo fuori, e i miei amici verranno, tutto il ciclo inizierà di nuovo.


Pensaci prima di mettere il veleno- è crudele, non necessario, è sporco.

Flavio Gentile

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