giovedì 12 giugno 2014

Ciò che consumiamo, consuma la Terra.... Inquinamento e distruzione della Natura




Se "consumare" è il primo comandamento della teologia del mercato, "sprecare" è senz'altro il secondo; due fenomeni strettamente legati da un sottile filo connettore: il profitto.

Quando si parla di sprechi ci riferiamo ad un qualcosa che viene prodotto, confezionato, distribuito, non consumato ed in seguito gettato nella spazzatura, creando nuovi rifiuti ed inquinamento.

Il fatto diventa ancor più grave quando si parla di sprechi alimentari: in Italia 
oltre 75 chili di cibo pro capite finiscono ogni anno nella spazzatura.
Sprecare del cibo, oltre ad essere un atto deprecabile, contribuisce all'inquinamento ambientale: la terra, l'acqua, la forza lavoro vengono nullificati dal semplice atto di gettare alimenti nella pattumiera; per non parlare dei gas serra emessi nella produzione.

Ogni alimento che consumiamo ha un certo grado di emissioni di CO2 nell'atmosfera, potremmo dire che ciò che consumiamo, consuma il nostro pianeta.
Le cause maggiori di queste emissioni sono allevamenti ed agricoltura intensiva, che non solo gravano sulla nostra atmosfera ma sono anche causa di inquinamento delle falde acquifere e deperimento della risorsa acqua.
Oltretutto bisogna specificare che l'agricoltura che grava maggiormente sull'inquinamento ambientale è solo per piccola parte a consumo umano, per larga parte è usata come mangime per gli animali da allevamento.
Queste due attività umane sono soltanto l'inizio di un lungo processo che culmina con l'arrivo delle pietanze sui nostri piatti, passando attraverso l'imballaggio, il trasporto e la vendita.

L'imballaggio, soprattutto se di plastica, rappresenta un problema di biodegradabilità, infatti questo materiale, seppur abbia rappresentato negli anni 50 una vera e propria rivoluzione per il confezionamento dei cibi, attualmente costituisce una grande complicazione per lo smaltimento.

La produzione mondiale di plastica è di circa 200 milioni di tonnellate l'anno. Questa produzione massiccia ha fatto sì che la seconda metà del 1900 fosse definita "Era della Plastica", questa definizione ci può dare una dimensione di quanto questo materiale abbia inciso sulle nostre vite e sull'ambiente a noi circostante.
A tal proposito può esser utile pensare che i tempi di degradazione di un semplice sacchetto di plastica vanno dai 100 ai 1000 anni, un lasso di tempo vastissimo per un oggetto così di largo uso.

Agire concretamente e far proprie delle scelte di vita eco-compatibili è il compito dell'uomo contemporaneo perchè tramite dei piccoli gesti si possono ottenere dei risultati impressionanti.

Supportare il mercato a km 0, oltre ad equivalere ad un ingente aiuto per l’economia locale, è un modo concreto di voler bene a se stessi e a Madre Natura, bypassando tutti i processi intermediari che contribuiscono all’inquinamento.

Senza tralasciare un interessante aspetto culturale: l'avvicinamento del consumatore alla realtà contadina permette un contatto diretto con la Natura, gli animali, la Terra e le conoscenza dei prodotti che ci offre, dando più senso allo scorrere delle stagioni che ci offrono frutta e ortaggi sempre differenti.

In conclusione, la società sostenibile deve essere un traguardo concreto da realizzarsi con la partecipazione e l’impegno di ognuno di noi, riponendo al centro del dibattito politico la Natura nel suo insieme, vedendola come un soggetto e non come uno sfondo su cui inscenare il progresso incontrollato del capitalismo.



Mattia Biancucci - Istinto Animale


Intervento per l'Incontro Collettivo Ecologista - Montesilvano 21 e 22 giugno 2014. Programma: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2014/06/01/incontro-collettivo-ecologista-2014-montesilvano-pe-programma-in-progress/

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