mercoledì 30 aprile 2014

Piano di azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari


Verde urbano
Con decreto 22 gennaio 2014, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare ed il Ministro della salute ha adottato il piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari come previsto dal D. Lgs. 150/2012 di recepimento della Direttiva 2009/128/CE.
Dettagliatamente gli obiettivi generali che si prefigge, al fine di ridurre i rischi associati all’impiego dei prodotti fitosanitari, sono i seguenti:
  • ridurre i rischi e gli impatti dei prodotti fitosanitari sulla salute umana, sull’ambiente e sulla biodiversità,
  • promuovere l’applicazione della difesa integrata, dell’agricoltura biologica e di altri approcci alternativi,
  • proteggere gli utilizzatori dei prodotti fitosanitari e la popolazione interessata,
  • tutelare i consumatori,
  • salvaguardare l’ambiente acquatico e le acque potabili,
  • conservare la biodiversità e gli ecosistemi.
Il piano, entrato in vigore, a metà febbraio scorso, si pone l’obiettivo di ridurre impatto dei prodotti fitosanitari anche in aree extragricole frequentate dalla popolazione, quali le aree urbane, le ferrovie, i giardini, le scuole, gli spazi ludici di pubblica frequentazione e tutte le loro aree a servizio.
Le azioni previste per raggiungere i sopra-menzionati obiettivi sono molteplici e articolati in svariate sotto misure. Le principali azioni da mettere in atto risultano le seguenti:
1) Formazione
assicurare un’azione di formazione sui rischi connessi all’impiego dei prodotti fitosanitari,
2) Informazione e sensibilizzazione
garantire un’informazione alla popolazione sui rischi associati all’impiego di prodotti fitosanitari,
3)Controlli delle attrezzature
assicurare un’azione di controllo, regolazione e manutenzione sulle macchine irroratrici,
4)Divieto di irrorazione area
prevedere il divieto di irrorazione aerea, salvo deroghe in casi specifici, ad esempio quando non sia possibile applicare metodi alternativi o quando l’irrorazione aerea presenti evidenti vantaggi per l’ambiente e la salute umana,
5)Disposizioni su manipolazione stoccaggio e smaltimento
prevedere che manipolazione, stoccaggio, smaltimento dei prodotti fitosanitari e dei loro contenuti siano sempre correttamente eseguiti,
6) Favorire l‘agricoltura biologica
prevedere la difesa a basso apporto di prodotti fitosanitari delle colture agrarie, al fine di salvaguardare un alto livello di
biodiversità e la protezione delle avversità biotiche delle piante, privilegiando le opportune tecniche agronomiche,
incrementare la superficie agraria destinata all’agricoltura biologica dove si utilizza la difesa integrata volontaria,
8) Indicatori di verifica e monitoraggio delle azioni
individuare indicatori utili alla misura dell’efficacia della azioni poste in essere con il piano e favorire un’ampia diffusione dei risultati del monitoraggio.

Il piano non incide sulle competenze delle ARPA, che consistono nell'eseguire regolarmente la ricerca dei residui di pesticidi nell'ambito dei piani di monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee della nostra regione.

martedì 29 aprile 2014

Fabio Taffetani: "Tutto il male dei diserbanti"




Ci sono sempre più agricoltori che abusano sistematicamente della pratica del diserbo chimico (spesso del tutto inutile, oltre che dannosa per noi e per gli ambienti naturali), ma che utilizzano il diserbo anche al di fuori delle aree coltivate, distruggendo gli habitat erbosi delle fasce non coltivate. 

Anche semplici cittadini irrorano le fasce erbose sotto casa con erbicidi per evitare lo sviluppo delle erbe "infestanti". 


La pratica del diserbo, nata per il controllo delle commensali in agricoltura, erroneamente considerata come alternativa allo sfalcio, viene ora proposta da amministrazioni locali, ANAS e Società Autostrade, grazie al sostegno delle industrie chimiche che producono il diserbante più aggressivo e meno selettivo oggi sul mercato (il glyphosate), per la manutenzione sistematica delle strade pubbliche (a volte con la scusa di combattere le allergie da pol! line, ma in realtà, anziché ridurre le fonti di produzione di polline, se ne determina un aumento significativo con la proliferazione di graminacee e di neofite), ben sapendo che, una volta effettuato il primo trattamento, si dovrà continuare questa pratica anche negli anni successivi per evitare la proliferazione delle erbe più aggressive, libere di espandersi, in seguito alla scomparsa della vegetazione matura che presidiava il terreno.


Solo gli addetti ai lavori, e una minoranza di cittadini bene informati, oggi sanno che una pratica corrente dell’agricoltura del nostro tempo è il diserbo chimico. Le cosiddette erbacce non vengono più estirpate manualmente o meccanicamente, come accadeva in passato, ma la loro distruzione è affidata a molecole chimiche che si incaricano di annientare il loro sistema ormonale, lasciando in vita le colture utili. 

Si tratta di una pratica che ha cominciato a diffondersi nel nostro Paese all’indomani della seconda guerra mondiale e che ! ormai è accettata universalmente come una consuetudine normale. Essa offre infatti la possibilità di risparmiare lavoro e quindi di ridurre i costi aziendali. Fa parte quindi delle innovazioni tecniche inaugurate dall’agricoltura industriale nel XX secolo, che hanno reso la nostra agricoltura sempre più competitiva ma al tempo stesso i nostri agricoltori sempre più subordinati all’industria chimica e soggetti a margini decrescenti di profitto.

Oggi, anche su piccoli appezzamenti di terreno, in ogni regione d’Italia, si pratica sistematicamente questa operazione di avvelenamento selettivo del terreno per avere campi privi di erbe indesiderate. Può capitare che persino il personale dei comuni e delle provincie, incaricato di tenere sgombri i bordi delle strade, ricorra a simili mezzi, oltre al decespugliatore meccanico.


Chi possiede gli strumenti per leggere il paesaggio e le condizioni del terreno, girando per le nostre campagne può scorgere le tracce visibili della silenziosa guerra chimica oggi in corso.


Sempre più frequentemente gli interfilari di vigneti e frutteti appaiono completamente nudi, salvo radi ciuffi d’erba rosseggianti che sembrano sopravvissuti al passaggio del fuoco.


Tutto ciò nonostante l’agricoltura biologica abbia da tempo scoperto e sperimentato – valorizzando vecchi saperi contadini – i vantaggi del mantenimento controllato dell’erba nel campo (inerbimento). Questa pratica infatti assicura la difesa del suolo dall’azione della pioggia battente e dai processi di erosione, la conservazione dell’humus e della vita biologica del terreno, la difesa della biodiversità, una crescita più sana delle piante, una superiore qualità organolettica dei frutti, ecc.


Ma il ricorso al diserbo chimico continua anche perché esso fa parte di un sistema che ha finito coll’imporre le regole del profitto anche all’ambito incomprimibile della vita. 

L’agricoltura industriale, infatti, ha abolito le antiche rotazioni delle colture – con le quali si curava la fertilità del terreno e si conteneva la proliferazione delle erbe spontanee – e ha affidato interamente alla chimica il compito di produrre, con i concimi di sintesi, i prodotti agricoli, e di distruggere le piante indesiderate con i diserbanti. Questi ultimi fanno dunque anche parte di un circolo vizioso che agli effetti indesiderati prodotti dall’alterazione degli equilibri naturali risponde con una ulteriore assoggettamento della vita organica alla chimica.


Ebbene, a parte le considerazione esposte, ci sono almeno quattro fondamentali ragioni per dire basta a questo modo violento e barbarico di fare agricoltura: 


1) I diserbanti sono altamente nocivi alla salute umana, soprattutto degli agricoltori che li usano. Alcuni componenti come il 2,4 _ D e il 2,4,5 _ T (quest’ultimo presente nei defolianti usati dagli americani nella guerra contro il Vietnam) sono gravemente indiziati di ingenerare tumori e i linfomi-non-Hodgkin (H. Norberg-Hodge/P. Goering/ J. Page, From the ground up. Rethinking industrial agricolture, Zed Books, London 2001, p. 19). Una campagna dove sempre più frequentemente circolano tali veleni è destinata a diventare un luogo altamente insalubre tanto per gli agricoltori che per tutti noi;


2) I diserbanti non solo sono gravemente nocivi alla fauna dei campi (uccelli, serpi, talpe, ricci, rospi, grilli, cicale, ecc.) ma sopprimono anche gran parte della vita biologica del terreno. E il terreno non è un semplice supporto neutro per le coltivazioni, quale lo ha reso l’agricoltura industriale, ma un organismo vivente su cui crescono le piante da cui ricaviamo il nostro cibo. Esso è, a pensarci bene, la base stessa della vita, di ogni vita sulla terra. È difficile immaginare che possa sopportare a lungo l’avvelenamento chimico selettivo dei diserbanti. Così come appare difficile immaginare che si possano produrre alimenti sani da un habitat in cui! la vita viene così sistematicamente perseguita.


3) I diserbanti inquinano gravamente le falde acquifere. Noi non sappiamo che cosa succederà – e che cosa succeda già adesso – delle fonti da cui i comuni attingono le risorse idriche per distribuire l’acqua potabile ai cittadini. Dopo anni di diserbo chimico sempre più intenso è facile prevedere che i veleni saranno diffusamente presenti nelle nostre falde. Ora, che una delle risorse più preziose della nostra vita e delle nostre economie, bene sempre più scarso, risorsa strategica per il futuro, debba essere distrutta da una delle pratiche più dissennate che l’uomo abbia immesso nell’agricoltura recente è un paradosso che ripugna a ogni elementare buon senso.


4) Infine, un paradosso a cui la scienza e la tecnica, nel corso dell’età contemporanea, ci hanno spesso abituati. I diserbanti si rivelano alla lunga inutili e controproducenti per lo stesso fine per cui sono utilizzati. Riporto le testimonianze di! due esperti italiani, appartenenti all’ambito dell’agricoltura convenzionale:

«L’introduzione della pratica del diserbo chimico ha provocato una profonda modifica della struttura della vegetazione spontanea. I tratti fondamentali di questo cambiamento possono essere riassunti da una parte nella riduzione della ricchezza floristica e dall’altra nell’abbondanza di un numero ristretto di specie. Pertanto, negli agro-ecosistemi si è ridotto il numero totale di specie infestanti e quelle adattatesi alle nuove condizioni imposte dalla tecnica, per un fenomeno di compensazione, hanno assunto una elevata densità di individui. Il risultato di questo processo è stato un progressivo avvicinamento ecofisiologico tra malerbe e colture, fino ad arrivare, in pratica, a strette associazioni tra specie infestante e specie coltivata, che rendono poco efficaci i trattamenti chimici. 


Le infestanti sono riuscite ad evolvere strategie ecologiche per sfuggire all’azione dei trattamenti. Si deve infatti tener conto che il diserbo chimico è in grado di colpi! re solo la quota di infestazione in atto, ma lascia sostanzialmente indisturbata quella non visibile, definita potenziale, dovuta ai semi e agli organi di propagazione agamica presenti nel terreno. L’infestazione potenziale può rappresentare oltre il 90% dell’infestazione totale» (P. Catizone-G. Dinelli, Il controllo della vegetazione infestante, in Accademia Nazionale di Agricoltura, L’agricoltura verso il terzo millennio attraverso i grandi mutamenti del XX secolo, Edagricole, Bologna 2002, pp. 596-97).


La pratica del diserbo chimico rappresenta una delle procedure alla lunga più inutili, inquinanti, dannose e costose (per gli agricoltori e i consumatori) oggi presente nell’agricoltura del nostro tempo. 


Essa va integralmente estirpata dalla nostra agricoltura e ancor più nell'utilizzazione al di fuori delle aree coltivate come una delle scelte più sbagliate ed infauste della tecno scienza contemporanea. Non c’è alcuna ragione perché tale forma di avvelenamento delle nostre campagne duri un giorno in più. Il risparmio di lavoro che il diserbo chimico consente, rispetto a quello meccanico, non può più essere calcolato in termini puramente aziendali o economici, come è stato fatto dissennatamente finora. 

Se nel computo si immettono i molteplici costi sociali, economici, biologici, ambientali che il suo uso comporta, il bilancio mostra la sua non più occultabile cecità.

Fabio Taffetani, Botanico, Università Politecnica delle Marche, Ancona - f.taffetani@univpm.it

lunedì 28 aprile 2014

Biomasse e problematiche relative alla qualità dell’aria


Anche l'uso domestico delle biomasse concorre ad inquinare l'aria che respiriamo

Nel corso del convegno Aria: quale qualità? Sistema conoscitivo, problemi, sfide, svoltosi recentemente a Bologna nell’ambito del percorso preparatorio della XII Conferenza del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, è stato affrontato il tema delle biomasse, sia nel loro utilizzo domestico (combustione) che in quello industriale. 


Guido Lanzani di ARPA Lombardia ha parlato della combustione domestica delle biomasse legnose e delle questioni relative alla qualità dell’aria. I dati degli inventari delle emissioni mostrano infatti sempre di più quanto significativo sia l’impatto che la combustione della legna in stufe e caminetti ha sulla qualità dell’aria. In Lombardia è la sorgente principale di PM10 e PM2.5 (primario).

Pur fornendo in Lombardia meno del 7% del calore prodotto per il riscaldamento, le emissioni da apparecchi a legna coprono circa il 49% del totale delle emissioni annuali di PM10, concentrate nei mesi più critici per la dispersione in relazione ai fattori di emissione, che, per la legna, sono di ordini di grandezza superiori di quelle del metano. Per fornire infatti lo stesso contributo in termini di calore, la combustione della legna determina emissioni di PM10 da 100 a 1000 volte superiori a quelle del metano.

I dati degli inventari sono inoltre confermati da una serie di analisi sul materiale particolato e di misure di altri inquinanti. I dati raccolti fino ad oggi evidenziano infatti per la Lombardia un contributo della combustione della legna sul totale del PM10 invernale variabile tra l’8 ed il 10% a Milano, tra il 15 ed il 25% nelle stazioni della pianura rurale e tra il 25% ed il 35% nelle stazioni alpine e prealpine. Anche le misure di Benzo(a)pirene in aria confermano il contributo determinante della combustione da legna: le concentrazioni massime sono riscontrate nelle vallate alpine e prealpine e nelle aree dove si stima maggiore l’uso della biomassa per il riscaldamento. 


L’impatto della combustione della legna non è però una specificità lombarda ma è molto esteso. Il problema infatti è diffuso in Europa e nel Nord America oltre che nei Paesi in via di sviluppo. E’ inoltre dimostrato anche il legame con l’inquinamento indoor e con l’esposizione personale.

Per quanto riguarda le possibili strade da percorrere per migliorare lo scenario, Lanzani ha provato a individuare questi elementi:

innovazione tecnologica: sebbene il riscaldamento a metano sia ancora meno impattante per la qualità dell’aria, esistono sul mercato apparecchi con emissioni anche 10 - 50 volte inferiori a quelle dei vecchi apparecchi;

corretto uso apparecchi: la corretta installazione prima e la manutenzione poi sono importanti sia ai fini della riduzione delle emissioni che della sicurezza; le modalità d’uso possono portare a emissioni di ordini di grandezza diverse. L’informazione in questo campo è fondamentale;

regolamentazione: così come fatto con le auto, sono necessarie norme che rendano obbligatorio il percorso virtuoso di miglioramento tecnologico: norme regionali (regole di manutenzione e limitazione all’uso e all’installazione di apparecchi vecchi), norme nazionali (es. per la classificazione degli apparecchi) e norme europee (es. regolamento applicativo direttiva Ecodesign).

Fonte:  ARPAT

domenica 27 aprile 2014

L'ultimo giorno dei Precursori: "Il 27 aprile 2014 a Treia si è conclusa la Festa...."


Treia - Caterina Regazzi nella nicchia dell'orto

Treia - La mattina del 27 aprile 2014 Caterina ed io ci siamo occupati dell'orto. 

Sotto un tiepido sole abbiamo trapiantato delle piantine di fagioli ed erbette aromatiche e scaccialepre. La gallina ci stava sempre d'appresso e dovevamo mettere dei sassi attorno ai trapianti che altrimenti lei si metteva subito a raspare nella terra morbida, in cerca di insetti e vermi. 


Abbiamo completato il cerchio di pietra attorno al bagolaro “morto” inframmezzandoci alcuni polloni di piantine grasse che stamattina presto, camminando per Treia, avevamo trovato per strada. Poi abbiamo completato la pulizia del terreno asportando vari rifiuti gettati probabilmente dalle finestre delle case soprastanti. Cercando plastica ed altri residuati abbiamo scoperto la nascita spontanea di un olivo, sotto la scala di ferro, di un fico, vicino alla rete, e di un pesco, nato probabilmente da un seme caduto lì per caso. Anzi, probabilmente lanciato da me dal poggiolo della cucina, come mia abitudine quando mangio la frutta getto sempre i semi nell'orto, non si sa mai....

Nel pomeriggio avremmo dovuto chiudere la mostra delle foto naturalistiche di Daniela Spurio con un brindisi ed una performance ma un improvviso temporale, che dal cielo ha pompato giù acqua a catinelle, ha impedito il compiersi del rito. Nessuno è apparso all'orizzonte e dopo aver risistemato i locali del Circolo ad una cert'ora siamo andati a completare la Festa dei Precursori a San Severino Marche, dove in una frazione periferica si teneva la fierucola del Seminasogni. Malgrado la pioggia, che dio la mandava, rintanati nella casa di Giovanni, c'erano parecchi bancarellari con i loro prodotti agricoli, conserve, marmellate ed oggetti vari artigianali e di riciclaggio. Abbiamo fatto spesa... io in particolare mi sono accattato due libri usati sulla filosofia cinese e giapponese ed anche una bella pagnotta cotta al forno a legna da Fabrizio Cardinali di Cupramontana... Ma qui lascio la parola a Caterina che continua la narrazione...



... devo fare innanzitutto un passo indietro: io e Paolo avevamo partecipato (in qualità di avventori) ad un solo mercatino dei Seminasogni un paio di anni fa, e ne eravamo rimasti affascinati per l'atmosfera conviviale, familiare quasi, la ricchezza di colori e personaggi, il luogo bellissimo e la gentilezza amicale dei partecipanti. Ricordo che avevamo acquistato ad un prezzo irrisorio, praticamente quasi regalate, delle belle piante di aloe, che ancora resistono, sia a Treia che a Spilamberto, dell'ottimo pane, marmellate e verdure di stagione.

Non avevamo più avuto occasione di parteciparvi dato che questi mercatini si tengono ogni tre mesi, ed io non ero mai a Treia alle edizioni successive. Questa volta però ero qui e quando ho saputo che c'era il mercatino, ho subito proposto a Paolo di andare.  Abbiamo telefonato all'amico Nazzareno per chiedere le indicazioni per la strada: il luogo dell'incontro è sempre un posto alquanto nascosto, un po' distante dalle vie di comunicazione principali, di solito è l'abitazione di qualcuno dei "bancarellari".

Nazzareno ci ha dato indicazioni perfette, corroborate dalla conferma di un anziano locale interpellato nell'ultimo tratto di strada, all'inizio della sterrata.

Dopo una ripida salita abbiamo capito di essere arrivati dalle numerose automobili parcheggiate, di cui la maggior parte furgoncini idonei al trasporto delle merci. Lasciata l'auto vicina ad altre più defilate e incamminatici abbiamo incontrato Gigliola e Peppino e poi, sotto la pioggia, con lei incurante dell'acqua che le impregnava i capelli e le vesti, da vera contadina quale è, abbiamo raggiunto la grande abitazione e cominciato l'esplorazione, un po' guardando e acquistando alcune cose (libri, uova, marmellata, succo d'uva, carciofi, rape, passata di pomodoro, etc.). Abbiamo incontrato persone già conosciute (Giovanni, Fabrizio delle noci sonanti, Felice - del Seminasogni, Fiore selvatico, Mara Labanga, Gigliola, Peppino) e altri. Sembrava di essere in una grande famiglia riunita per una bella e importante occasione, c'erano anche molti bambini che giocavano liberamente e pure diversi cani, di cui uno vegano. Nella stalla c'erano capre, pecore e galline. 

Le immagini catturate con un po' di disagio da parte mia (mi sembrava di essere poco discreta, ma lo spettacolo era troppo bello per lasciarselo scappare) rendono solo in parte il clima di fratellanza che ivi regnava. Ho pensato ai discorsi fatti due giorni fa al Circolo: solidarietà, agricoltura ecologica, collaborazione, e quanto qui osservato è stato un bell'esempio della possibilità di vivere allegramente ed in sintonia con l'ambiente e gli altri esseri viventi.


Caterina Regazzi e Paolo D'Arpini

   Spuntino nell'orto a Treia

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Altre immagini della giornata:
















sabato 26 aprile 2014

"Un giorno a Treia, durante la Festa dei Precursori 2014" - Racconto di Caterina Regazzi



Le giornate si stanno srotolando una dopo l'altra e nel momento in cui sto scrivendo siamo già a sabato. Sono due giorni da quando sono partita da Spilamberto per partecipare alla Festa dei Precursori (che si è svolta il venerdì 25 aprile 2014 nella sede del Circolo vegetariano VV.TT.).  
Erano passati più di due mesi da quando c'eravamo "lasciati" con Paolo e la voglia di stare assieme, (anche se per noi ormai è come stare sempre assieme) era tanta....


Ero partita giovedì mattina abbastanza presto, fermandomi a Riccione, come ormai è consuetudine ogni anno da quattro anni, per prendere Upahar, il caro fratello spirituale di Paolo che, con la sua presenza ed i suoi bei canti, viene ad arricchire il nostro incontro e a riscaldare i nostri cuori.

Arrivati a Treia per l'ora di pranzo abbiamo trovato il gioioso Paolo ad accoglierci assieme ad un fumante piatto di maccheroni con un bel sughetto di verdure ed altre leccornie. C'era anche l'amico Alberto Pompili di Treia a condividere il pranzo e la compagnia.


Al pomeriggio ci hanno raggiunti Michele Meomartino e la dolce Fabiola e poi la nostra "maestra" erborista Sonia Baldoni. Tutti assieme abbiamo così cenato e poi condiviso i bei canti di Upa, il più amato da me è il Gayatri mantra. Così, stanchi, ma sereni, ci siamo ritirati per la notte. Io ho dormito tutto d'un fiato come non mi capitava da tanto.

Al mattino  fervevano i preparativi per la festa che cominciava con l'ormai classica passeggiata erboristica condotta da Sonia. Mentre attendevamo i ritardatari ci siamo soffermati nell'orto del Circolo per un primo  approccio con il luogo, purtroppo  questa sosta iniziale  è stata disturbata dalle lamentele di una vicina  per la presenza della nostra gallina Ciccì. 


Il mondo è strano!  Comunque finalmente siamo partiti e Sonia ci ha ammaliato con le sue spiegazioni. La strada che avevamo progettato di fare alla fine si è rivelata troppo lunga, dato che le erbe (commestibili e non) trovate lungo il percorso erano talmente tante che ci costringevano a soste sempre più ravvicinate: malva, senape, caccialepre, silene, papaveri, ortica, consolida, olmo, sambuco, sambuco falso, gigaro (pan di serpe), crepis, cicorie, e tante altre. Di ognuna Sonia ci ha raccontato se sono o no commestibili, le proprietà e di alcune anche i significati esoterici. 


Bisognerebbe seguirla con un registratore e poi trascrivere queste fantastiche "lezioni" all'aperto, che  sono già di per sé istruttive, dato che si toccano tutte con mano, se ne sente la consistenza al tatto e il profumo (o l'odore) all'olfatto. 

Eravamo un bel gruppetto, oltre a me, due ragazzi da Ancona, Cleo, Giuliana, Daniela e Maurizio, Loris, Jagran, Giusy e Nunzia, Mara, Aurora e Rossano e mi perdoneranno gli altri (una dozzina circa) di cui ora ho dimenticato il nome.... 


Tornati alla base abbiamo approfittato ancora del sole che ci ha favorito durante tutta la giornata, per sparpagliarci nell'orto per il picnic con il cibo appositamente cucinato da Michele  più altre vivande vegetariane da ognuno portate: riso, farro con verdure, cannelloni di ortica, torte salate e dolci, petali di fiori e menta caramellati e tanto altro. 


Si è distinta come al solito come cuoca sopraffina e generosa, la nostra amica Aurora. Sazi e riposati ci siamo poi accomodati al circolo, dove Upahar ci ha riportati al senso dell'essere nel luogo e nel momento, ognuno presente principalmente a sé stesso. 


Siamo stati raggiunti nel frattempo da Alberto Meriggi e da Daniela Cammertoni e terminati i canti abbiamo dato inizio alla Tavola rotonda che quest'anno verteva su "Economia alternativa agricola  e solidale". Meriggi ha introdotto il tema con una relazione sulle vicende storiche, relative ad usanze e consuetudini di economia solidale spontanea in uso nei tempi passati a Treia, ma non solo.  Poi Loris Asoli ha proseguito portandoci -anche se sinteticamente- la sua esperienza come fondatore della cooperativa "La Terra e il Cielo" di Arcevia.  A seguire  Michele Meomartino  ha parlato, tra l'altro, del suo ultimo libro "Sogni condivisi" e delle sue esperienze nell'ambito della cooperazione sociale. 

Io ho raccontato del mio incontro con Mario Cavani di Spilamberto, esempio di persona che per buona parte della sua vita ha lavorato per gli altri e per un'economia solidale.

Infine, a giro, ognuno si è presentato ed ha detto qualcosa di sé e dei suoi progetti.  Tutti sperando in un mondo migliore dove si possa vivere serenamente del proprio lavoro, stando più in contatto con la terra e  in sintonia con la natura, cercando di rispettarla come ha specificato Aurora, in tutte le sue forme, perché è da essa che veniamo ed è a essa che dovremo un giorno tornare. 

Auguriamoci che questa "massa critica"  possa aumentare sempre più e che la consapevolezza di far parte di un "unicum" possa essere condivisa con un numero di persone sempre maggiore, offrendo una spinta ad una vita semplice e naturale, senza sprechi inutili di risorse e senza egoismi. Abbiamo visto infatti  a che punto questi egoismi ci hanno portato: un mondo dove l'infelicità dilaga e si è perso il vero significato della vita.


Per concludere la giornata abbiamo  fatto un giro nel meraviglioso centro storico di Treia, che mi stupisce ancora oggi ogni volta che ci vengo. Spero che di questa ricchezza si rendano conto anche gli stessi treiesi e che si adoperino per preservarla dal degrado causato da costruzioni ed opere inutili e fuori luogo e dallo spopolamento. Treia potrebbe invece divenire la sede di una comunità ideale, quasi autonoma nei servizi e negli approvvigionamenti di beni, e servire da esempio per un nuovo stile di vita ecologico, che riscopra i vecchi valori senza negare completamente i progressi raggiunti, almeno quelli utili e non dannosi per l'ambiente.

Mi auguro che tutto questo  divenga realtà e  consiglio caldamente ai nuovi amministratori comunali che verranno di prenderlo in considerazione.



Caterina Regazzi 

Vice-presidente del Circolo Vegetariano VV.TT. - Treia





Altre immagini: 







































giovedì 24 aprile 2014

Sísola, 27 aprile 2014 - Fiera agricola di Primavera in Alta Val Borbera

"Teresa Tacchella ha sempre sostenuto i contadini, e ora noi la sosteniamo, ora che ha deciso di mettere le mai in pasta e in terra! Con i miei spettacoli sarò presente, siete tutti invitati a questo bel ricco incontro!" Simona Ugolotti:  ona1966@libero.it

Sísola di Rocchetta Ligure, in Alta Val Borbera (Al), torma la FIERA DI PRIMAVERA,  domenica pomeriggio 27 aprile 2014 (si terrà anche in caso di pioggia, al coperto).

Quella che era l'antica fiera del bestiame,  dopo un lungo periodo di oblio,   è stata recuperata dieci anni fa per diventare un'occasione di incontro con i produttori agricoli locali che operano con metodo biologico, biodinamico e naturale. Obiettivo:   rilanciare l'agricoltura rispettosa dell'ambiente e della salute e il recupero delle risorse del territorio.

Le bancarelle del "naturale" quest'anno saranno più numerose,  con alcune novità: dai prodotti per la casa e la cura della persona,  a quelli per bambini, all'angolo dell'editoria.

Per i più piccoli, e non solo, si rinnova la "caccia al tesoro della biodiversità" (una passeggiata con esperti alla scoperta della flora spontanea). Premi da agricoltura biologica   per tutti i partecipanti. Altri premi in palio nella "lotteria del naturale".

A merenda, le bio-frittate di ortica,  il pane con lievito madre e farine di grano antico (coltivato secondo natura e macinato a pietra in loco) e le bio-torte preparate dalle "cuoche" del paese.

Prima del tramonto,  il teatro di Simona Ugolotti con i suoi "SemiSeri" e "Fuga da alveopoli".

Quest'anno la fiera vedrà un'anteprima, al mattino: la passeggiata con l'Anpi Val Borbera lungo i "Sentieri della libertà, i luoghi di Pinan", nei boschi di Rovello.  Si parte dal caseificio del "Montebore", dove è previsto anche l'arrivo a pranzo per lo spuntino.

Teresa Tacchella
Cell. 339.7320065

mercoledì 23 aprile 2014

Presentazione della trentesima edizione della Festa dei Precursori




Presentazione di Paolo D'Arpini: 

Cari compagni Precursori,  già iniziano ad arrivare da lidi lontani alcuni dei nostri ospiti alla Festa dei Precursori. Treia è troppo “piccola” per accoglierli tutti, perciò li accoglieremo noi qui in cucina a casa di Caterina. E la prima ad arrivare è proprio lei, Caterina in persona, la mia dolce metà, che accompagnerà anche i miei fratelli spirituali Upahar e Venu, da poco reduci dall'India. Subito dopo, intendo dopo pranzo, giungono Michele con Fabiola, Sonia ed altri eroici combattenti della causa ecologista e spiritualista. 

L'evento del 25 aprile 2014, inizia alle 10.30 con l'escursione erboristica curata da Sonia, al ritorno mettiamo tutto assieme le erbe raccolte e l'altro cibo vegetariano da ognuno portato e lo condividiamo in giardino (ricordarsi di portare le proprie stoviglie, piatti e tovaglioli), in caso di maltempo mangeremo al Circolo. Subito dopo, verso le ore 15, una prima sessione di canti corali con Upahar che suonerà la chitarra il flauto i cembali lo sruti box ed un tamburello, noi possiamo accompagnare battendo le mani. Ammorbiditi dalla musica sacra possiamo così iniziare la Tavola Rotonda, verso le 15.30, con le introduzioni mie di Alberto, di Loris, di Michele, di Benito (etc.).... a cui seguiranno gli interventi di tutti i presenti. Ogni tanto una poesia od una musica per spezzare il discorso. Infine giunti al dunque, su quanto occorre fare per vivere in una società ecologica bioregionale con una economia alternativa, ci alzeremo tutti assieme per  fare una passeggiata nel centro storico di Treia. Stanchi e forse affamati chiederemo ospitalità in una pizzeria antica, dove fanno le più buone pizze delle Marche cotte al forno a legna. 
Rifocillati torniamo al Circolo e concludiamo la serata, verso le 21.30, con una sessione di meditazione accompagnata da mantra... Vi aspettiamo! 



Ah, per chi volesse ascoltare alcuni canti in anteprima: https://www.youtube.com/watch?v=NgsUtJQlDpQ



martedì 22 aprile 2014

27 aprile 2014 - L'Ecomuseo della Via Salutaria presenta la mappa di comunità dell'ascolano

Carissimi amici, finalmente ci siamo! La Mappa di Comunità di Montacuto, Paggese e borghi limitrofi è pronta e verrà consegnata alla cittadinanza di Acquasanta Terme domenica 27 Aprile 2014. Ringraziamo tutti quelli che, o con la loro presenza durante gli eventi organizzati o con le loro informazioni o quant'altro, hanno sicuramente contribuito alla stesura della suddetta. Ma il nostro lavoro capillare continua, alla scoperta di beni immateriali e materiali e soprattutto del profondo  legame che lega i pochi abitanti rimasti al loro territorio e della voglia di affratellarsi in un progetto in cui non ci sia di mezzo il tornaconto di qualcuno, ma la volontà di riscattare territori che hanno pagato un prezzo eccessivo con lo spopolamento  per un modello di sviluppo economico ormai in stato di decomposizione. Di seguito il programma nella speranza di potervi abbracciare tutti personalmente.

Carlo Cruciani
Coordinatore dell'Ecomuseo della Via Salutaria
Info. 3200827818
radicidelfuturo@libero.it



Domenica 27 Aprile 2014, ad Acquasanta Terme presso il Teatro Casa dei Combattenti,alle ore 10, si svolgerà un importante convegno dal tema La Popolazione disegna il suo Futuro, organizzato dall’Ecomuseo della Via Salutaria, dalla Associazione Le Radici del Futuro e patrocinato dal Comune di Acquasanta Terme, nell’ambito del progetto “Dalle Memorie al futuro” cofinanziato da Regione Marche e Gal Piceno. 

In quella occasione verrà consegnata alla cittadinanza la Mappa della Comunità di Montacuto, Paggese e borghi limitrofi scaturita dalla partecipazione diretta delle comunità interessate, dopo un lavoro di tessitura di rapporti sociali e di ricerca sul campo durato quattro anni. 

E’ la prima Mappa di Comunità realizzata nell’ascolano , il cui autore è un ecomuseo che intende configurarsi come un progetto culturale che assicura in forma permanente, su un territorio omogeneo e con il coinvolgimento diretto della popolazione, le funzioni di ricerca, di conservazione e valorizzazione di un sistema di beni naturali e culturali ,rappresentativi di un ambiente e dei modi di vita caratteristici di quel luogo. Nei prossimi mesi, oltre a lavorare sulle antenne(risultanze più importanti) emerse nella redazione della mappa, il lavoro dell’Ecomuseo della Via Salutaria proseguirà verso il completamento della mappatura del territorio del Comune di Acquasanta, nei comuni di Ascoli Piceno, Roccafluvione, Montegallo e Arquata del Tronto, per proseguire poi nel vicino Lazio.


Il programma del convegno è il seguente:

Saluti di Barbara Capriotti-sindaco di Acquasanta Terme
Marina Valentini-direttrice Gal Piceno- “L’importanza degli ecomusei nel territorio rurale Leader”
Carlo Cruciani-coordinatore Ecomuseo della Via Salutaria: ”La Mappa della Comunità di Montacuto, Paggese e borghi limitrofi, vero processo democratico”
Emanuela Renzetti- già docente di antropologia culturale all’Università di Trento, membro del Comitato Tecnico Scientifico degli ecomusei del FVG. “Cosa non è un ecomuseo”

Andrea Galli-direttore del Centro interdipartimentale per la ricerca sul paesaggio della Università Politecnica delle Marche- “Etica del paesaggio ed ecomusei”
Giovanni Rocchi-paleoepigrafista-“Il Sibillinismo:una sapienza ancestrale che unisce il Piceno all’Europa”
Valeriano Camela-consigliere regionale-“ Proposta di legge n.379 :Istituzione, disciplina e promozione degli ecomusei di interesse regionale
Spazio Aperto: riservato al pubblico per osservazioni, richieste e suggerimenti.
Al termine, sarà consegnata alla cittadinanza e ai partecipanti la mappa di comunità dipinta dall’artista Augusto Piccioni.



lunedì 21 aprile 2014

Emilia Romagna - Terremoti e trivellazioni cominciano per T



Per molti ricercatori l'ultimo terremoto che ha colpito l'Emilia causando gravi danni a strutture abitative e alle persone è attribuibile alle perforazioni in atto nella regione per cercare gas e petrolio. 

Questo evento ha riportato alla mente il famoso terremoto della Marsica (Abruzzo) che nel 1915 rase al suolo Avezzano causando su 11.200 abitanti 10.700 vittime, circa il 90% delle persone. Il più disastroso sisma del mondo per la percentuale di morti causati da un terremoto. Qualche tempo prima era stato prosciugato il vicino lago del Fucino: ciò per molti scienziati modificò i già precari equilibri tettonici della zona fino a giungere alla rottura della sottostante faglia e produrre così un sisma devastante. Sulla base di questo ricordo si è subito pensato che l'ultimo terremoto in Emilia del 2012, che causò 17 vittime e 300 feriti, nonché la distruzione di case ed altre strutture in muratura, fosse attribuibile alla perforazione della crosta terrestre e all'immissione nel sottosuolo di acqua a forte pressione. 

Gli scienziati infatti sostengono che ad alterare lo stato delle cose possano essere state le variazioni di pressione derivanti dalla rimozione del greggio e dall’iniezione di acque di strato ad alta pressione (fino a 130 mila metri cubi solo nel 2011), escludendo che queste operazioni possano aver rappresentato l’unica causa, perché “non sufficienti”, ma al tempo stesso ipotizzando che i cambiamenti indotti dal sisma del 20 maggio 2012 – anche se estremamente piccoli – avrebbero potuto innescare l’evento del 29 maggio alterando ulteriormente lo stress della crosta terrestre. 

Insomma, un terremoto innescato e non indotto. 

La Commissione Internazionale ICHESE, nominata dal governo, avrebbe raggiunto questa conclusione portando avanti “un’analisi dettagliata dei dati di produzione ed iniezione relativi alla concessione di Mirandola […]

Sulla base di questa relazione la Regione Emilia Romagna ha sospeso ogni ulteriore attività estrattiva per la ricerca di idrocarburi in tutta la regione. Ora una nuova indagine scientifica dovrà valutare nuove modalità estrattive non invasive per dare il via ad eventuali nuove indagini geologiche estrattive. Gli abitanti delle zone interessate dal recente terremoto contestano alle autorità di voler fare, come sempre si fa in Italia, un "gran polverone" e poi far cadere tutto nel dimenticatoi e continuare a trivellare la regione.

Pietro Dommarco / Altreconomia

domenica 20 aprile 2014

Il cavallo di Treia del 25 maggio 2014


Il Cavallo di Treia di Domenico Fratini

La Patria è il luogo d’origine... ma  il paesello in cui si vive è la casa avita o quella scelta per viverci (che è poi la stessa cosa). Infatti è la comunità in cui viviamo quella  che maggiormente si riconosce come propria.  Essa è la terra del popolo. E noi popolo di Treia ci apprestiamo a riconoscerci nel nuovo sindaco, il primo cittadino (o la prima cittadina) che verrà dopo il 25 maggio 2014.
Questa è la prima volta da quando mi sono trasferito a Treia che assisto e partecipo ad una campagna elettorale  per le amministrative. Debbo dire che mi sto divertendo. Al mio solito cerco di scoprire tutto  il bene (e magari pure il male)  di questa campagna. La mia ricerca è cominciata l'autunno dello scorso anno (4 ottobre 2013) allorché Alberto Meriggi mi invitò alla presentazione di una nuova associazione "Adesso Treia",  che intendeva proporsi come "volano di un rinnovamento nella scia del fiorentino Renzi" (già ospite della cittadina in occasione della Festa estiva di Symbola). 
Sul nome e nel nome  di Renzi si è giocata la partita del "nuovo che avanza". Ma pian piano questo nuovo ha preso le sembianze del solito vecchio giochetto delle tre carte (carta vince carta perde). Apparentemente però tutti i treiesi son diventati un po' renziani ed ognuno spinge con il suo "renzino". 
Tutti renziani? Beh, io di sicuro non lo sono. 

Anche se per amicizia di Alberto Meriggi ho aderito al sodalizio di "Adesso Treia" ove ho trovato un bel gruppo di intellettuali fantasiosi e pieni di idee originali ed il percorso di questo sodalizio è stato vario e pieno di colpi di scena. Prima di là e poi di qua. Ed infine non si capisce bene se  -in verità-  sia rimasto proprio in mezzo al guado! 
Beh, per non sbagliare e non far torto a nessuno ho consegnato il nostro programma (quello del Circolo Vegetariano VV.TT.) a tutti ed ho partecipato agli incontri di tutte le compagnie in lizza. Quella di: Franco Capponi, Daniela Cammertoni, Andrea Mozzoni... 
Chi sarà il cavallo vincente?   E' certo che  sarà  "...oni".
Ma da quella già riportata e dalla successiva riflessione desidero trarre alcune considerazioni sulla società e sul governo futuro di  Treia: “solo una personalità debole ha bisogno di simulacri in cui identificarsi”, e questo è proprio ciò che avviene da parte di molti che, speranzosi, si rispecchiano nell'ideale specifico dell'"...oni" che amano!  Tale atteggiamento, spesso, è passivamente e acriticamente imitativo, e può propriamente attecchire  in quelli di spirito debole con vocazione forte all'identificazione esteriore  e che vogliono realizzare un  proprio interesse.
E l'interesse comune?
Dal punto di vista della sintesi dovrebbe trovarsi in un miscuglio dei tre "..oni" ma non è consentito votare per tre candidati, occorre sceglierne uno.
Il meno peggio? Il Renzi della situazione? 
Nel tempo medievale i detentori del Potere si avvalevano della forza lavoro per produrre, infatti, senza contadini e artigiani non c’era cibo e nessuna ricchezza; dunque, in qualche modo una forma di tutela esisteva per il popolo, perché un castellano senza mano d’opera, indebolito, non sarebbe sopravvissuto all’ingordigia degli avversari. Ma oggi?
Oggi… auguriamoci che la competizione a tre non imbrogli la comunità col solito  cavallo di Troia (Treia). Quello de "l’amore che vince sull’odio” e che nasconde in realtà uno strascico di nefandezze pre e post elettorali.  Il cavallo di Treia è anche un disegnino ironico creato dal bravo artista Dumì, lo stesso che in vetrina espone la vignetta "attenti all'uomo".
Sì, concittadini, attenti all'uomo..  e non sbagliate a mettere la croce sull' "..oni" giusto, e non lasciate che l’opposizione, capeggiata da un  certo Lucifero, prenda il sopravvento (reclamando per sé -in incognita- il titolo di vicario).  Il Lucifero che scava oscure e profonde  separazioni nella comunità treiese.
Paolo D'Arpini


Ah, approfitto dell'occasione per invitarvi tutti alla  Festa dei Precursori, che si tiene al Circolo Vegetariano VV.TT. di Treia il 25 aprile 2014: