lunedì 31 marzo 2014

Fitofarmaci, effetti sulla salute, studi clinici provano danni biologici e cancerogeni



Tra le province venete, triste primato per Verona e Treviso, importanti territori vitivinicoli, in fatto di tumori della prostata e dell'utero. Se ne è parlato all'incontro organizzato da Cantina Valpolicella Negrar e Terra Viva Verona nell'ambito di "Una viticoltura più attenta e rispettosa dell'ambiente".

Roberto Magarotto, oncologo presso l'Ospedale di Negrar: "Agroecosistema, da industriale deve passare ad ecologico, perché difendere la salute di tutti è una promessa per le generazioni future"

“Quando le api scompariranno resterà un tempo limitato alla vita dell’uomo“, è con questa frase di monito, attribuita al Albert Einstein, che il prof. Roberto Magarotto, ha concluso il suo intervento.

A fine serata, fra gli oltre 200 partecipanti riuniti nella sala convegni della cantina Cooperativa la preoccupazione era palpabile; e non solo perché le api di questi tempi non se la passano bene, decimate anche da alcuni pesticidi, messi al bando nel 2013 dall'Unione europea; ma soprattutto perché studi clinici italiani e internazionali hanno dimostrato che i pesticidi provocano nell'uomo danni all'apparato respiratorio (specie negli asmatici), disfunzioni ormonali (diminuzione fertilità, ipotiroidismo), danni neurologici (in Francia il Parkinson è riconosciuto malattia professionale agli agricoltori che fanno uso regolare di pesticidi) ed effetti cancerogeni (tra gli studi in corso, anche uno condotto da ricercatori italiani e svedesi sulla correlazione fra tumori della prostata ed esposizione ai pesticidi agricoli).

Il cancro in Veneto: Verona e Treviso tristemente in testa. Magarotto ha evidenziato numerosi studi, facendo emergere un triste primato fra due territori veneti importanti per la viticoltura come quello veronese e trevigiano: rispetto alla media del Nord Italia, in provincia di Verona, nei maschi c'è una maggiore incidenza di tumori della prostata (114 contro 110 ) e dell’encefalo (10 contro 8.6) mentre nelle donne risulta una percentuale nettamente più alta di tumori dell’utero (25 contro 18); in provincia di Treviso, sempre rispetto al Nord Italia, nei maschi c'è una maggiore incidenza di tumore del pancreas (17.2 contro 13.8), della prostata (113 contro 110) e dell’encefalo (10.6 contro 8.6) mente nelle donne si conferma una percentuale più alta di tumori dell’utero (24.6 contro 18). Magarotto ha quindi sottolineato come, nell'ambito del tumore prostatico, mettendo in fila l’incidenza standardizzata per 100 mila abitanti di tutte le province venete, Verona (114) e Treviso (113) non solo superano la media del Nord Italia (110) ma sono ampiamente sopra le soglie della altre province (Belluno e Venezia 105, Padova 102, Vicenza 100 e Rovigo 87). "Con ciò - ha commentato Magarotto - non possiamo dire con certezza che l'aumento dei tumori della prostata nel veronese sia causato dai pesticidi perché vi sono molte variabili (alimentazione, stile di vita, ereditarietà) e gli studi fatti sono ancora insufficienti ma in ogni caso, con davanti l'esempio della Svezia, che dal 1970 ha messo al bando diversi pesticidi vedendo un netto calo dei linfomi, possiamo mettere in atto delle strategie di difesa contro l'impatto dei fitofarmaci sulla nostra salute. Per noi e per le generazioni future, è vitale riuscire a passare da un agroecosistema industriale, fondato sull'abuso di sostanze chimiche, ad un agroecosistema ecologico".

Una nuova alleanza fra medici dell'ambiente e agronomi per la salute. "Tra queste - hanno ricordato l'oncologo Magarotto e Claudio Oliboni, tecnico di campagna di Cantina Valpolicella Negrar, altro relatore della serata, figurano la massima protezione durante le irrorazioni con l’impiego degli appositi dispositivi di protezione (indumenti, guanti e casco), la corretta diffusione dei fitosanitari (eliminando quelli più pericolosi, prestando attenzione alle condizioni meteo e all'effettiva consistenza dell’avversità da controllare) e l'adozione di meccanismi anti-deriva, l'impiego delle buone tecniche agronomiche in grado di preservare la biodiversità del territorio e di rafforzare così le piante, ed infine l’immediata adozione della lotta integrata e sostenibile per combattere le malattie della vite, prevista anche dalle direttive europee e dal nuovo Piano Agricolo Nazionale.

"E' tempo di assumersi la responsabilità di cambiare". "Parlare di salute e, in particolare, di rischio tumori, malattia con la quale quasi ogni famiglia deve fare i conti nella propria vita è impegnativo - ha affermato Carlo Alberto Recchia, presidente di Cantina Valpolicella Negrar, presente alla serata -, ma confido che , anche attraverso questi incontri, si possa migliorare a partire da una maggior consapevolezza di ciò che si può e che si deve fare; la distinzione fra queste due possibilità è sottile, ma dobbiamo impegnarci e assumerci la responsabilità di cambiare".

C. S. -  Tracce > Salute

domenica 30 marzo 2014

Cultura Bioregionale - Manifesto dell’Era Ecozoica di Thomas Berry


1. L’Universo è una comunione di soggetti e non una collezione di oggetti.
2. La Terra esiste e può continuare a esistere solo in un funzionamento integrale. Essa non può sopravvivere frammentata, proprio come qualunque altro organismo. Tuttavia la Terra non possiede un’uniformità globale. Essa è un complesso differenziato di cui va sostenuta l’integrità e l’interrelazione delle varie espressioni bioregionali.
3. La Terra è un bene che ci è stato offerto in godimento soggetto a scadenza. å destinata a danni irreversibili nei suoi maggiori sistemi di funzionamento.
4. Gli esseri umani rappresentano un elemento derivato rispetto alla Terra, che è primaria. Ogni istituzione umana, professione, programma e attività, devono porla al centro dei propri interessi. Nella teoria economica, per esempio, la prima legge deve essere quella della tutela dell’economia terrestre. Un Prodotto Nazionale Lordo in crescita a cui si affianca un Prodotto Terrestre Lordo in deficit rivela l’assurdità della nostra attuale situazione. Per la categoria medica deve essere chiaro che non si può avere gente sana su un pianeta malato.
5. L’intero sistema di funzionamento della Terra si è alterato nella transizione dall’Era Cenozoica a quella Ecozoica. I principali sviluppi del Cenozoico avvennero interamente al di fuori di ogni intervento umano. Nell’Ecozoico noi umani avremo invece un’influenza determinante in quasi tutti i processi evolutivi: anche se non sappiamo come produrre un filo d’erba, questo non potrà crescere se non è accettato, protetto e sostenuto da noi. Il potere costruttivo della nostra creatività nei sistemi naturali della vita è minimo, il nostro potere di negazione, immenso.
6. Per essere valido il “progresso” deve coinvolgere globalmente la Terra e tutti i suoi aspetti. Definire “progresso” lo sfruttamento umano del pianeta è una distorsione inaccettabile.
7. L’Ecozoico potrà diventare una realtà solo mediante il riconoscimento della dimensione femminile della Terra, mediante la la liberazione delle donne dall’oppressione e dalle costrizioni da loro sopportate in passato e mediante l’assunzione di una responsabilità comune, sia maschile che femminile, per stabilire una comunità terrestre integrata.
8. Nel periodo Ecozoico emerge un nuovo ruolo sia per la scienza che per la tecnologia. La scienza dovrebbe provvedere a una comprensione integrale del funzionamento della Terra e delle modalità in cui le attività umane e terrestri possono vicendevolmente potenziarsi. Le scienze biologiche dovrebbero sviluppare un “sentimento per tutto ciò che vive”, un rispetto più profondo della soggettività presente nei vari esseri viventi della Terra. Le tecnologie umane devono armonizzarsi con quelle del mondo naturale.
9. Nuovi principi etici devono emergere attraverso il riconoscimento del male assoluto del biocidio e del genocidio, come pure di tutti gli altri mali che riguardano più specificamente gli umani.
10. È necessaria una nuova sensibilità religiosa, una sensibilità che riconosca la dimensione sacra della Terra e accetti il mondo naturale come manifestazione primaria del mistero ultimo dell’esistenza.
11. È necessario un nuovo linguaggio ecozoico. Il nostro idioma cenozoico è radicalmente inadeguato. Si dovrebbe procedere alla compilazione di un nuovo dizionario che comprenda nuove definizioni dell’esistente e l’introduzione di neologismi per i nuovi modi di essere e per i comportamenti che stanno emergendo.
12. Psichicamente tutti gli archetipi dell’inconscio collettivo acquistano una nuova validità, come pure nuove vie di funzionamento; specialmente nella nostra comprensione simbolica del viaggio iniziatico, del mito della morte-rinascita, della Grande Madre e dell’albero della vita.
13. Si prevedono nuovi sviluppi nel rituale, in tutte le arti e nella letteratura. Specialmente il teatro può trovare straordinarie opportunità nelle tematiche grandiose che vengono elaborate in questi tempi. I conflitti, finora limitati alla semplice dimensione umana, acquisteranno risvolti impensati nella stupenda transizione tra la fine del Cenozoico e l’emergente Ecozoico: dimensioni epiche che superano ogni aspettativa.
14. La mitigazione dell’attuale rovinosa situazione (attraverso il riciclaggio di materiali, il contenimento dei consumi e la cura degli ecosistemi) sarà vana se il nostro intento è quello di limitarci a rendere accettabile il presente sistema. Queste attività indispensabili daranno i loro frutti solo se lo scopo è quello di costruire un nuovo ordine.

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Documento in sintonia:

sabato 29 marzo 2014

Discorso sul cibo biologico, ecologico, naturale e sul "ritorno a casa".... Anteprima di un discorso per l'Incontro Collettivo Ecologista 2014


Treia - Paolo D'Arpini mostra un uovo biologico

Premessa. Ricevo una  lettera che  amplifica ed in parte supera il discorso “vegetariano” del biologico,  inserendovi anche l’aspetto del parziale consumo “carneo”…
Personalmente, come ben sapete, mi considero un frugivoro e non mangio carne dal 1973 ma non posso non vedere e riconoscere che anche la carne, parzialmente s’intende, è uno degli alimenti “naturali”  dell’uomo. Infatti anche gli altri animali frugivori, come i cinghiali, gli orsi e le scimmie antropomorfe fanno un  uso  sporadico di carne. Ed anche in ambito spirituale abbiamo l’esempio di Milarepa o di San Francesco che  saltuariamente mangiarono carne.    
(Paolo D’Arpini)

Lettera ricevuta.  
Riguardo ai prodotti biologici ormai è tutto commercio…….. ma è commercio sia nei negozi specializzati che nei supermercati, solo che per il consumatore, cambia, e non poco, il prezzo…….
Non conosco i meccanismi di scelta da parte della grande distribuzione delle aziende da cui rifornirsi, so per certo che nel settore carni (non biologiche) fanno molti controlli, ma molti controlli li fanno anche grosse aziende alimentari che hanno l’interesse a risultare “pulite” e per le quali un eventuale scandalo di natura igienico-sanitaria potrebbe essere catastrofico (e non voglio fare nomi). In tempi in cui il consumatore pare non si fidi più di niente e di nessuno bisogna lavorare (ed in parte è obbligatorio per legge) secondo sistemi qualità che però purtroppo non garantiscono la qualità intrinseca del prodotto (cioè, ad esempio se gli animali di un certo allevamento hanno consumato foraggi buoni o scadenti o se sono stati tenuti in condizioni di REALE benessere), ma solo che quel certo prodotto alimentare è stato ottenuto seguendo quel determinato processo, usando quelle procedure che vengono descritte, rifornendosi delle materie prime da quei determinati fornitori e a quali controlli sono stati sottoposti per poter essere scelti e che controlli vengono effettuati, durante e alla fine della produzione per garantire la salubrità del prodotto (per un alimento, per un detersivo si verificheranno altri parametri).
Questi ragionamenti valgono sia per i prodotti tradizionali che per i biologici. Che i prodotti biologici siano un prodotto di nicchia era vero forse più 10 anni fa che ora. Oggi c’è il reparto del biologico e quello dell’”equo e solidale” in tutti i supermercati, è una questione di marketing. Perché il supermercato (la C.. p sei tu) si deve veder togliere la fetta  di consumatori sempre più attenti all’ambiente e alla salute che sta progressivamente aumentando? 
Però, secondo me, c’è un però e ne ho avuta la conferma  leggendo un articolo su  AAM Terra Nuova. Il titolo dell’articolo è: Cambiare vita e diventare contadini oggi. Ti tralascio le mille difficoltà in cui 2 coraggiosi ex-professionisti si devono confrontare quotidianamente nella conduzione della loro azienda biologica in Toscana, con produzione di olio, vino, marmellate, ecc. Dice la titolare: “….Dopo che abbiamo vinto questi premi è venuto da noi anche un grande nome della distribuzione italiana: voleva acquistare in esclusiva assoluta tutta la nostra produzione. Il problema qual’è però? Ovviamente volevano una produzione alta. E noi, nel biologico, non possiamo garantire la quantità per l’anno successivo. Loro avevano una risposta molto semplice: ci hanno detto tranquillamente che si poteva aggiungere un altro olio diverso dal nostro per esempio……”
Per quello che so poi io direttamente da alcuni produttori della mia zona, la grande distribuzione, avendo ormai una percentuale del mercato esorbitante, è quella che fa i prezzi, soprattutto in un periodo di crisi. Il produttore, se non vuole perdere questa grossa fetta di vendite deve per forza accettare i prezzi della grande distribuzione. Non parliamo poi delle “offerte”, degli sconti, ecc. Lo sconto non lo fa il supermercato, o almeno, non interamente, ma molta parte ricade sul produttore.
Per quello che mi riguarda, io cerco di fare la spesa, per i prodotti freschi (verdura, frutta, formaggi, uova) o direttamente dagli agricoltori locali o al mercatino settimanale del biologico che c’è qui, FIDANDOMI. Non chiedo che mi facciano vedere la certificazione e sulle cassette non c’è il bollino dell’ente certificatore, semplicemente mi fido come mi fido della signora dove vado negli altri giorni della settimana a comprare la roba “verde” e alla quale chiedo se usa gli antiparassitari e lei mi risponde (ed io mi fido): sulla frutta proprio non riesco a non darli, ne do il meno possibile, sulla verdura invece non do niente (ed io le credo). La mia è una zona di Parmigiano Reggiano e gli animali che producono il latte per il P.R. non godono di un gran benessere, però di sicuro gli antibiotici non ci sono, altrimenti il P.R. non viene, la forma si gonfia e non si può stagionare. Il pecorino lo compro da un amico che ha le pecore e fa il formaggio e fa la ricotta più buona del mondo, quando la fa e so per certo che lui ai suoi animali non da niente. La farina per fare il pane, quando ho tempo la vado a comprare ad un mulino di qua (chissà, magari il grano lo prende chissà dove….., ma io mi fido!).
Il cibo per gli animali purtroppo devo ancora andarlo a comprare o al supermercato o in quei negozi specializzati, chissà che prima o poi non mi attrezzi per macinare, che ne so, carcasse di pollo (sai, c’è anche un piccolo macello di polli, qui, c’ero anche oggi) per cane e gatti.
Ecco, mi piacerebbe poter tornare ai tempi in cui le donne stavano a casa e portavano avanti l’economia familiare facendo le cose partendo dalle MATERIE PRIME che erano reperite in loco, nel proprio orto o dal contadino vicino..  Vorrei avere anche solo un ettaro di terra e farmi il mio grano, il mio granturco, i miei pomodori, le mie mele, le mie galline e le mie uova. (Lettera Firmata)

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Montesilvano. Olis, che ospita l'incontro Collettivo Ecologista 2014

Di questo e simili temi se ne parlerà durante l'Incontro Collettivo Ecologista che si tiene a Montesilvano dal 21 al 22 giugno 2014:  http://www.aamterranuova.it/Movimenti/Collettivo-Ecologista-nel-2014-a-Montesilvano

venerdì 28 marzo 2014

Lista Civica Italiana - Petizione per chiedere una moratoria sulle grandi opere



I gruppi, i movimenti e le associazioni lanciano una petizione sulle grandi opere per chiedere una moratoria per fare chiarezza prima del semestre europeo affidato all'Italia.
Il recente arresto di Antonio Rognoni, Direttore generale di Infrastrutture Lombarde, ripropone il problema della fondatezza programmatica e della giustificazione socioeconomica delle grandi opere e delle iniziative come EXPO2015.
I gruppi politici, i comitati, i movimenti e le associazioni firmatari di questo comunicato – che hanno anche lanciato una petizione in tal senso (vedi http://chn.ge/1mwtBhm ) - sostengono e ringraziano la Magistratura e gli enti che hanno fatto emergere queste malversazioni e chiedono al Governo una moratoria sul comparto delle grandi opere perchè ritengono che non si possa rilanciare l'economia italiana con opere nate vecchie come Pedemontana, con sprechi ingenti di soldi pubblici, con la devastazione del paesaggio che é una delle principali risorse nazionali.
In particolare chiedono al Governo e agli organismi competenti (nuovo CIPE) di non concedere a Pedemontana alcuna agevolazione pubblica o aiuto fiscale (si parla di 480 milioni di euro).
I cittadini, che stanno sopportando gli effetti della crisi e delle conseguenti manovre economiche, hanno bisogno di avere la certezza che si sta facendo ogni sforzo per una corretta gestione della cosa pubblica.
I firmatari chiedono quindi di conoscere i bilanci delle grandi opere e di avere un quadro preciso sul concorso economico dello Stato per queste iniziative che vengono presentate come “a carico dei privati”, chiedono che si faccia uno studio di tutti i debiti nascosti nei bilanci delle società miste pubblico-private che saranno la causa di un nuovo e ancor più esplosivo debito pubblico, chiedono infine una analisi indipendente dei costi-benefici di queste opere.
L'Unione Europea é orientata alla sostenibilità e quindi ai trasporti su ferro e non su gomma: perseverare nel 2014 con iniziative che generano effetto serra e cambiamento climatico é antieconomico e insensato sia da un punto di vista ambientale che umano. Anche le banche cominciano a rendersi conto della non profittabilità di questi investimenti che talvolta hanno tempi di rientro dell'ordine dei 50 anni!


Si può firmare l' appello sul sito
http://chn.ge/1mwtBhm E' indirizzato al Presidente della Repubblica Italiana, al Presidente del Consiglio, al Presidente della Commissione Europea, al Presidente della Regione Lombardia, ai Capigruppo dei partiti presenti in regione, ai Sindaci delle città di Milano, Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Monza, Pavia, Sondrio,Varese e ai presidenti delle omonime province,al Procuratore della Repubblica di Milano
Per contatti: info@listacivicaitaliana.org , corradi.circolo@tin.it cesare.vacchelli@teletu.it  

Ecco un sommario elenco delle grandi opere coinvolte in Lombardia nelle inchieste della Magistratura:
Expo 2015 (1.200.000 euro per attività di supporto e consulenza, 25 appalti "turbati"); 525.000 euro per consulenze per opere stradali come Pedemontana, Tangenziale Est Esterna di Milano e il collegamento Brescia-Milano noto come Bre-Be-Mi, autostrada CR-MN (240.000 euro per consulenze); 2.400.000 euro per consulenze per l'autostrada Brescia-Bergamo-Milano (Bre-Be-Mi); autostrada Broni-Mortara-Stroppiana; 400.000 euro per appalti in vari ospedali; circa 1.800.000 euro per le bonifiche da amianto di un'area a Pieve Emanuele.


I firmatari del presente comunicato in ordine di adesione

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Lista civica italiana www.listacivicaitaliana.org
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Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia
- Coordinamento Nord Sud del Mondo
- Forum nazionale Salviamo il paesaggio
- Movimento nazionale Stop al Consumo di Territorio
- Campagna “Ferma la banca”
- Rete civica italiana
- Coordinamento comitati contro le autostrade CR-MN e TI.BRE (Tirreno-Brennero)
- Legambiente Lombardia
- Comitato Parco A. Cederna e il Comitato "La Villa Reale e' anche mia"
- Insieme in Rete per uno Sviluppo Sostenibile
- WWF Lombardia
- Lista civica “Un'altra provincia” - Milano
- Movimento 5 Stelle Regione Lombardia
- Movimento 5 Stelle Vimercate
- Associazione Dimensioni Diverse - Onlus
- Rete Ambientalista Pavese
- Coordinamento Comitati ed Associazioni contro l'autostrada Broni-Mortara-Stroppiana
- Comitato Beni Comuni di Monza e Brianza
- Rete Associazioni e Comitati per Salute, Ambiente e Sviluppo sostenibile della provincia di Pavia
- Associazione ApertaMenteLab - Soncino

- Amici di Emmaus - Piadena
- Comitato No Gasaran - Sergnano

Con l'adesione della Rete Bioregionale Italiana - Treia

Treia News - Cronache gialle, verdi, rosse e marroncine di fine marzo 2014


Treia, fine marzo 2014 - Paolo D'Arpini vicino al  focherello

...sembra che l'inverno sia tornato alla grande. Da diversi giorni qui a Treia piove e tira vento. Non mi basta indossare tre maglioni a cipolla e quel po' di calduccio del caminetto acceso, la sera debbo anche accendere i termosifoni e magari pure la stufetta elettrica... eh, già si vede che con l'età son diventato più freddoloso. L'altro giorno ho trovato due piccioni che stavano facendo il nido nel davanzale di una camera che aveva le persiane a mezz'asta. Li ho scacciati però mi son sentito un po' in colpa... con 'sto freddo poverini avevano trovato un bel riparo... ma come si fa? Beh, almeno campano bene nell'orto dove hanno qualche riparo sotto il poggiolo e rubacchiano il mangime che getto alla gallina. Ah, immagino che sappiate che una gallina, Coccò, la più grande ed affettuosa, è sparita dalla circolazione. Forse essendo avventurosa si è allontanata troppo dall'orto e qualcuno l'ha acchiappata. Ieri le persiane di varie finestre sbatacchiavano per il forte vento e per la pioggia battente ed ho dovuto chiuderle e le mie passeggiate si sono limitate alla piazza... quindi non ho visto i danni causati dal maltempo alle mura. Ho letto sul Resto del Carlino che il “27 marzo 2014  un tratto di cinta muraria è crollato a Treia, la cosa è avvenuta nel primo pomeriggio, a causa della pioggia che cade incessante. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco. In quel momento, nel tratto venuto giù, almeno una decina di metri, non passava nessuno. Ma le pietre hanno colpito un'auto che era parcheggiata proprio in quel punto”. Un treiese su FB, ha scritto: “...succede anche a Treia! Purtroppo, era stata richiusa una fessura nel muro poco tempo fa ma sarebbe stato opportuno controllare perché si era creata! E ora chi paga i danni ?”. 

Di seguito alcune immagini scattate da Loredana Lausdei di Treia






Anche sul fronte cultural-politico le cose non vanno molto bene.. ma questo ve lo racconterò un'altra volta, intanto vi racconto qualcosa sulle cause della malattia e sul come prevenirla. 

La sera di giovedì 27 marzo 2014 sono stato ad un incontro esplicativo con il dirigente responsabile della Sanità alla Regione Marche, organizzato a Treia da Franco Capponi nella sala Trea. Si è molto parlato di malattie e funzionamento degli ospedali, ritardi nelle liste d'attesa, servizi di diagnostica, visite specialistiche, cure terminali, lunghe degenze, etc. Siccome il discorso lo trovavo alquanto noioso stavo quasi pensando di andarmene a metà conferenza. Ho tenuto duro ed alla fine sono pure intervenuto, prendendo lo spunto da un veloce riferimento fatto ad un certo punto  da Franco Capponi sulla “prevenzione”. 

     Franco Capponi in una foto di Marche TV

Ne ho approfittato subito, mi sono alzato in piedi e sono andato al microfono. Ho esordito dicendo che avevo dubbi sul valore di quell'incontro poiché ritengo che si dia troppa importanza al tema medico sanitario curativo e si tiene poco in conto la prevenzione. Soprattutto quella basata su un diverso stile di vita, diversa alimentazione, ricerca di armonia et similia. Ho fatto un breve riferimento alle indagini dell'OMS sulle cause delle malattie legate all'inquinamento ed allo stress della veloce e parossistica vita moderna. Rintanati in tubi di cemento, in macchine sempre di corsa, in strade puzzolenti, in fast food fetidi che servono cibi avvelenati. E se non sono quelli del fast food i nostri cibi sono quelli del supermercato, precotti o inscatolati, di provenienza ambigua, da cuocere di corsa nei fornetti a microonde. Nessuna meraviglia quindi che la gente si ammali e poi abbia bisogno di cure sistematiche infinite e diventi dipendente da un sistema sanitario fagocitante e dispendiosissimo per il bilancio dello stato. La prima e vera cura è quella che impedisce l'insorgere della malattia, basata sull'alimentazione e sull'abbandono di una vita autolesionista. Ovviamente ho portato il mio esempio personale di vegetariano bioregionalista che non ricorre a cure ospedaliere o simili, limitandomi a farmi cavare qualche dente (quando necessario) e ad usare qualche cremina dermatologica o poco più. Insomma ho rivolto pubblicamente un invito a farci noi stessi curatori della nostra salute a cominciare dall'attenzione su quel che ingeriamo e sul come ci muoviamo... Le reazioni sono state diverse, qualcuno si è risentito qualcun altro alla fine dell'incontro ha voluta darmi la mano..... 

Ho trovato significativo l'articolo ricevuto ieri da Franco Libero Manco sullo stesso tema,  in cui ad un certo punto si afferma: “ Ci si ammala a causa di cattivi stili di vita: droghe, fumo di sigaretta, alimenti voluttuari, mancanza di esercizio fisico. Ci si ammala per mancanza di serenità interiore: stress, ansia, depressione, gelosia, rancore, frustrazioni, preoccupazioni, pessimismo. Ci si ammala a causa di mancanza di ideali positivi....”.

Tranquilli, io sto benone!


Paolo D'Arpini 



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Del tema alimentare  bioregionale se ne parlerà durante la Tavola Rotonda che si tiene al Circolo Vegetariano VV.TT. di  Treia, nell'ambito della Festa dei Precursori, il 25 aprile 2014: 

Programma - 25 aprile 2014, Vicolo Sacchette 15/a – Treia (MC):

Ore 15.30 – Tavola Rotonda “Economia alternativa, agricoltura e società solidale”. Saluti istituzionali della Proloco e del Comune. Introduzione di Paolo D'Arpini. Relatori: Alberto Meriggi dell’Università di Macerata, Loris Asoli della Comunità REES Marche, Michele Meomartino di Olis, Antonio D’Andrea di Vivere con Cura, Benito Castorina dell’Università di Cassino. Moderatrice: Caterina Regazzi.

Info. circolo.vegetariano@libero.it – Tel. 0733/216293

giovedì 27 marzo 2014

Italia rottamata... grazie a "renzie".. in arte Matteo Renzi il rottamatore

L’Italia è morta, viva l'Italia. 

Il rottamatore riesce nell’impresa. Finalmente renzie si può fregiare a pieno titolo del nomignolo che sin dall’inizio della sua carriera nefanda gli è stato affibbiato, quello di “rottamatore”. Sì, ora se lo merita senza ombra di dubbio, è riuscito a compiere l’opera per la quale è stato inviato. Facendo ricorso alla fiducia, il senato ha approvato un testo che di fatto trasforma le province in «enti territoriali di area vasta» affidandone le funzioni alle «città metropolitane».
L’Italia è sfranta… rottamata! Basta bene comune, basta identità locale, basta senso della comunità, basta tradizioni culturali…. diventiamo tutti cosmopolitani. Insomma la dismissione delle province ha dato il colpo finale all’italianità. Abbattere le province non giova e non serve a nulla dal punto di vista del risparmio economico e dell’efficienza amministrativa. Le province sono un legante necessario fra i comuni che si identificano in un determinato luogo, con un proprio capoluogo riconosciuto.
Avrebbe dovuto eliminare i carrozzoni del sottogoverno e fonte di spese abnormi, zavorra istituzionale in contrapposizione allo Stato, trattandosi di staterelli nello Stato: le regioni. Le regioni sono il vero male dell’Italia, la fonte di ogni corruzione e dell’esaustione di ogni socialità comunitaria. Le regioni costituite a tavolino che non rappresentano l’identità bioregionale dei luoghi. Le regioni che prese una per una costano ciascuna come un governo centrale. Le regioni che soddisfano i bisogni della mafia e dell’individualismo pecoreccio della politica, quello dei posti al vertice gestionale sul territorio.
Piango su me stesso e sulla povera Italia. Purtroppo. Piango su me stesso perché ho votato alle primarie del PD per renzie segretario, nella tenue speranza che potesse sanare gli errori della obsoleta e stantia classe dirigente dalemiana. Piango per le piccole comunità che si definivano “in provincia di..”. Che ora non avranno più nome né forma. Saranno come il “genitore 1 e genitore 2” che non significano nulla, che possono essere maschio femmina gay transgender alieno animale zombie golem. Fine dell’umanità e fine dell’italianità…..
Infine renzie può rappresentare la vera faccia ghignante di cui si è fatto portatore: rottamatore.

Paolo D’Arpini
Referente Rete Bioregionale Italiana

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Articoli vari di approfondimento:
https://www.google.com/search?client=gmail&rls=gm&q=no%20alle%20regioni%20s%C3%AC%20alle%20province#q=no+alle+regioni+s%C3%AC+alle+province+paolo+d'arpini&rls=gm


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Articolo integrativo:

Macché Province Il vero carrozzone sono le Regioni

Il nostro Paese tiene in piedi 20 apparati colossali e iperburocratizzati, trasformatisi negli anni in associazioni per delinquere, fonti di corruzione, mangiatoie incontrollate

La storia delle Province da eliminare è lunga. Dura dagli anni Sessanta, quando l'ipotesi di istituire le Regioni prese corpo come previsto dalla Costituzione (la più bella del mondo? Ridicolo).

Quasi tutti i partiti dell'epoca erano convinti: dentro le Regioni, fuori le Province, che avrebbero dovuto gradualmente cedere ogni attribuzione ai nuovi enti. Più che un convincimento generale, era un assioma.

La riorganizzazione cominciò con un trasferimento in massa (inizio anni Settanta) di personale dalle periferie provinciali ai centri regionali, che erano privi di dipendenti e non avrebbero potuto fare nulla (non fanno nulla neanche ora).

La Democrazia cristiana, che in materia di gestione del potere era imbattibile, propose: mentre attendiamo che le Regioni vadano a regime, concludano cioè la fase di rodaggio, allo scopo di non arrecare disagi ai cittadini evitiamo di chiudere le Amministrazioni provinciali. Lo faremo tra alcuni mesi. Le forze politiche all'unisono annuirono.

Cosicché enti vecchi ed enti nuovi convissero e seguitano a convivere, perché quel rodaggio, provvisorio per definizione, non è mai terminato. In Italia, d'altronde, l'unica cosa stabile è la precarietà. Ciò detto, va da sé che se le Regioni fossero state capaci di assorbire le competenze degli enti territoriali destinati a morire, oggi, anzi ieri, sarebbe stata automatica la soppressione delle Province.

Le quali invece non hanno mai smesso di lavorare, e di rendersi utili, mentre le sorelle maggiori non hanno neppure principiato a farlo. Il bilancio di queste ultime parla chiaro: l'80 per cento delle uscite serve per pagare le spese della sanità, che potrebbero essere saldate comodamente da un ente unico, dato che il denaro proviene dalle casse dello Stato.

In sostanza, il nostro Paese tiene in piedi 20 apparati colossali e iperburocratizzati, trasformatisi negli anni (come si evince dalle numerose inchieste giudiziarie in corso) in associazioni per delinquere, macchine specializzate nello sperpero dei nostri quattrini, fonti di corruzione, mangiatoie incontrollate, soltanto per garantire al cittadino una gestione più o meno buona (spesso pessima) della salute pubblica.

Viceversa le Province, il cui smantellamento è stato rimandato per quasi mezzo secolo, si sono consolidate dimostrando di essere insostituibili per il semplice fatto che le Regioni non sono attrezzate a sostituirle nel disbrigo delle pratiche ordinarie.

Ormai però è passato il concetto (sbagliato) che gli storici enti siano superflui e vadano pertanto urgentemente cancellati, ma non completamente. In altri termini, stando alla legge appena approvata, essi muteranno faccia e status, i consigli non saranno più eletti, ma non cesseranno di svolgere le tradizionali funzioni non delegabili per i motivi già spiegati. Risultato, tanto clamore per niente. I costi non diminuiranno. Non valeva la pena di riformare le Province (poiché ciò non porta alcun vantaggio né alcun risparmio): semmai bisognava rassegnarsi ad «abbattere» le Regioni ovvero a ridurle a tre o quattro macroregioni, al fine di stroncare il malaffare endogeno, di cui chiunque ha contezza.

Non c'è un solo ente di questo tipo che non sia oggetto d'indagini della magistratura e che non abbia contribuito, in misura spaventosa, all'aumento (insostenibile) del debito pubblico.

Siamo consapevoli di predicare nel deserto. Fra l'altro noi stessi fummo promotori della soppressione delle Province, in base alle considerazioni espresse all'inizio del presente articolo. Tuttavia, constatato che le Regioni non sono all'altezza di supplire alle competenze dei più piccoli enti territoriali (tanto che questi rimangono in vita sia pure sotto mentite spoglie), decidiamoci a mandarle in pensione. Smetteranno almeno di fare danni. E i conti dello Stato ne trarranno enormi benefici. 


Vittorio Feltri 
(Il Giornale)

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Commento di Franca Oberti:  "Notizie amare dalle decisioni del governo che riguardano le province, avremo le città Metropolitane e un nuovo Podestà da pagare fior di quattrini, tutti quelli sottratti agli eletti in provincia, ci vogliamo scommettere? Inoltre il carrozzone provincia mica è eliminato, figuriamoci! diventa una specie di azienda, no, anzi, un ente di quelli che non si capisce cosa ci stiano a fare… ci saranno tanti pollai senza il gallo!”


Ecologia profonda e bioregionalismo contro omologazione sociale e cancellazione della biodiversità


Vorrei dire la mia...

Il celebre scrittore e filosofo Ivan Illich , affermava che la crisi non va solamente intesa nel suo significato comune , ma può anche indicare: "l'attimo della scelta, quel momento meraviglioso in cui la gente all'improvviso si rende conto delle gabbie nelle quali si è rinchiusa e della possibilità di vivere in maniera diversa".

Difatti lo stesso termine "crisi ", nella sua origine greca significa "decisione".

Inoltre Illich disse: "Ed è questa la crisi, nel senso appunto di scelta, di fronte alla quale si trova oggi il mondo intero".

Queste parole, scritte dal filosofo austriaco nel 1978, sono più che mai attuali.

Difatti il mondo intero è oggi come non mai in crisi: crisi economica, politica,  sociale, culturale, etica, ambientale e spirituale.

Il modello di sviluppo economico moderno, le vecchie narrazioni ideologiche e post-ideologiche, la pretesa di uniformare e rimodellare esseri umani e ambiente tramite la distruzione delle diversità e delle biodiversità, l'illusione di un mondo basato solamente sulle "certezze" garantite dalla scienza e dalla tecnica, tutto ciò è fallito .

Quello che serve ora è la creazione di un nuovo paradigma.

Un nuovo paradigma che metta al centro prima di tutto l'individuo e le sue potenzialità, la sua aspirazione a una vita felice, sicura e libera, senza la pretesa di volerlo omologato a un modello sociale, politico o  ideologico prestabilito .

Tutto il Novecento è stato dominato dalla pretesa di uniformare gli esseri umani, di distruggerne le diversità e farne dei cloni, degli "automi" indispensabili per lo stato (come nel caso dei totalitarismi fascisti e comunisti) o per il mercato (come è il caso della società di consumo).

Sempre di più , gli individui sono stati costretti a delegare le proprie responsabilità e in fin dei conti libertà, a strutture impersonali di potere, come inizialmente gli stati/nazione, in seguito sempre più spesso le grandi imprese multinazionali, le organizzazioni sovranazionali (ONU, WTO, FMI, ecc.), le banche e tutti quei gruppi di potere che guidano l'attuale globalizzazione, che non è altro che la logica conseguenza del processo totalizzante di spersonalizzazione e omologazione degli individui, e per giunta della stessa umanità.

Questo modello è andato definitivamente in crisi, anche se persistano ancora molte resistenze al cambiamento ,  che seguono  schemi ormai obsoleti , perlopiù incentrati su visioni ideologiche otto/novecentesche (il grande sogno capitalista o socialista, quello globalista, ecc.).

Organizzazioni  impersonali gigantesche come l'ONU, l'Fmi, la Banca Mondiale, la NATO e la stessa Unione Europea hanno ben poca ragione di esistere, in quanto lontani dai veri bisogni degli individui e fondate sul mantenimento di enormi privilegi per i propri funzionari, oltre che su un'enorme corruzione.

Anche il sogno globalista è fallito ormai, così come quello nazionalista suo predecessore.

Entrambi i sostenitori di queste ideologie volevano un mondo basato sulla centralizzazione,  mondiale per gli uni e nazionale per gli altri, e l'omologazione dell'individuo a ciò.

Con questa crisi si è arrivati a un definitivo bivio: o continuare a seguire ciecamente questo  sistema o  aspirare a superarlo, cambiando  le carte in tavola.

Ci sono tante teorie che prospettano la rottura con l'attuale e disfunzionale paradigma e sostengono un decisivo cambiamento.

Ad esempio secondo l'economista e filosofo Serge Latouche, bisogna abbandonare gradualmente  il modello di sviluppo economico attuale basato sull'illusione della crescita economica illimitata, mettendo in discussione la stessa odierna globalizzazione che si basa su di esso.

L'obbiettivo è quello di costruire una democrazia reale e diretta , fondata per quanto possibile sull'autogestione e l'autodeterminazione di individui e comunità, che per funzionare non ha bisogno di "moloch burocratici" nazionali e tanto meno globali,  e che per questo sia più vicina a bisogni e interessi degli individui.

Inoltre imprescindibile per il cambiamento che porterà a un nuovo paradigma, sarà la rottura con l'egemonia della tecnica e dell'economia su ogni aspetto della vita, con la riscoperta e la valorizzazione di valori ecologici, umanistici, artistici, spirituali....


Salvatore Santoru


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mercoledì 26 marzo 2014

Chernobyl, dove il tempo si è fermato.... e la morte avanza lentamente



A Chernobyl il tempo sembra si sia fermato. A trent’anni dal disastro nucleare i boschi attorno alla centrale sono un ecosistema impazzito. Gli alberi morti non si decompongono, quelli ancora vivi crescono lentamente, gli uccelli hanno il cervello più piccolo, insetti e ragni sono più rari, mentre la contaminazione continua a espandersi man mano che la selvaggina si muove, come hanno dimostrato i cinghiali contaminati rinvenuti in Germania. Il tempo sembra cristallizzatosi anche per la scomparsa di batteri e funghi che guidano la decomposizione della materia organica, facilitandone il riciclo.

E’ quanto emerge da uno studio pubblicato su Oecologia: "Abbiamo condotto una ricerca a Chernobyl dal 1991 e abbiamo notato un significativo accumulo di rifiuti organici nel corso del tempo " si legge nello studio. Nella cosiddetta Red Forest- dove il colore dei pini è virato sul rosso, poco prima della morte di tutti gli alberi, i tronchi morti sono ancora lì, intatti, immuni da decomposizione, anche 15 o 20 anni dopo essersi schiantati al suolo. "A parte alcuni fusti traforati dalle formiche, i tronchi degli alberi morti erano in gran parte intatti” spiega Timothy Mousseau , biologo dell'Università del South Carolina, e autore dello studio.

E così Mousseau e i suoi colleghi si sono chiesti se l’aumento delle foglie morte sul suolo e l’apparente pietrificazione dei pini nascondesse qualcosa di più grave. Così hanno creato circa 600 piccole borse di maglia ripiene di foglie di quercia, acero, betulla e pino, raccolte in un sito incontaminato, e le hanno appese in tutta tutta la zona di esclusione, ognuno dei quali ha a vari gradi di contaminazione da radiazioni. Hanno lasciato le sacche e aspettato quasi un anno, un tempo più che sufficiente a batteri e funghi per compiere il loro lavoro. I campioni sono stati depositati in aree più umide o meno umide, con diverse temperature medie. Ed ecco i risultati: nelle aree prive di contaminazione, tra il 70 e il 90 per cento delle foglie erano spariti. Ma nelle aree più contaminate, le foglie erano ancora lì, almeno in gran parte: il 60 per cento del loro peso originale. " Le radiazioni hanno inibito decomposizione microbica della lettiera di foglie nello strato superiore del terreno", spiega Mousseau . Questo significa i nutrienti non raggiungono più il terreno, rallentando la crescita delle piante.

Altri studi hanno dimostrato che la zona di Chernobyl ha un più altro tasso di incendio, il che non stupisce, data la quantità di biomassa secca che non si decompone. Ma gli incendi hanno il risultato di spingere la contaminazione al di fuori della zona di esclusione, creando nuovi problemi per le persone e per l’ambiente. I ricercatori stanno ora collaborando con le team scientifici in Giappone , per verificare se a Fukushima si sia verificato un simile effetto.

(Fonte: Salva le Foreste)

martedì 25 marzo 2014

Sempre meno soli - Scoperti diversi pianeti extrasolari abitabili

Il telescopio Kepler della NASA, lanciato nel 2009, riesce a stupirci per le sue continue scoperte di nuovi pianeti. Questo telescopio spaziale orbitante, rispetto al capostipite Hubble, che aveva ed ha lo scopo di scoprire galassie e buchi neri, è stato programmato per cercare pianeti oltre il nostro sistema solare e pare che ci riesca molto bene. Da quando è entrato in funzione ne ha scoperti, oltre quelli che già si conoscevano (987), altri 715. 
Di questi 715 pianeti extrasolari il 93% sono più piccoli di Nettuno, che è quasi quattro volte la Terra. Ci sono poi quattro pianeti più piccoli, grandi circa 2,5 volte il nostro. In particolare circa 50 di questi, non gassosi come Giove, ma rocciosi come Marte, Venere e la Terra, orbitano intorno alle loro stelle in una fascia definita abitabile, cioè né troppo vicini né troppo lontani al loro Sole; fascia questa in cui è possibile trovare acqua allo stato liquido e, quindi, condizioni positive per lo sviluppo di qualche forma di vita.
Alla NASA sono entusiasti ed emozionati per le scoperte di Kepler, il capo delle missioni scientifiche, Jahn Grunsfeld, ha dichiarato che l'umanità dovrà presto rivedere la propria convinzione d'essere l'unica forma di vita dell'universo. I dati che arrivano dal telescopio orbitante confermano che sono sempre di più i sistemi solari simili al nostro. Quindi non solo la nostra galassia, ma le miliardi esistenti nel cosmo possono aver dato vita a tante altre "umanità". 
Alla fine Giordano Bruno aveva ragione quando affermava che esistevano altri mondi abitati nell'universo. Per questa sua convinzione la Chiesa lo mise al rogo...

Gabriele La Malfa

lunedì 24 marzo 2014

Natura versus OGM - Un insetto vince contro la Monsanto

Altro motivo per bandire gli OGM: non funzionano !!!

Un insetto ha imparato a mangiare il mais Ogm

diabrotica del mais


Nei campi degli Stati Uniti una bestiolina sta facendo secco (letteralmente) il mais Ogm studiato apposta per resisterle. Ricordate la diabrotica (foto), l’insetto che ha imparato a fare marameo ai campi di mais geneticamente modificato della Monsanto? Ebbene, ora la diabrotica è andata oltre. E’ in grado di mangiare (e danneggiare) anche le varietà di mais Ogm commercializzate da altri colossi dell’agrochimica quali Syngenta e DuPont

Lo certifica un articolo pubblicato pochi giorni fa dal Pnas: il bollettino dell’Accademia delle Scienze statunitense, mica il ciclostilato dei centri sociali.

Un passo indietro per capire. I mais Ogm che devono alzare bandiera bianca di fronte all’assalto della diabrotica hanno una cosa in comune. Il loro patrimonio genetico è stato manipolato in laboratorio inserendovi un frammento di patrimonio genetico del Bacillus thuringiensis, un batterio in grado di produrre sostanze insetticide. Sono cioè mais Ogm Bt. Esistono vari tipi di mais Ogm Bt, ciascuno dei quali è in grado di produrre una diversa sostanza insetticida.

La diabrotica (Diabrotica virgifera virgifera) è un insetto presente anche in Italia che depone le uova nel terreno: le piante mangiano le radici del mais. Gli adulti, nella seconda metà dell’estate, ne mangiano le foglie. Già da alcuni anni è nota l’esistenza di ceppi di diabrotica in grado di banchettare su piante di mais Ogm che esprimono tossina insetticida Cry3Bb1, come ad esempio la varietà Mon 863 della Monsanto.

La novità riportata dal Pnas è la scoperta di ceppi di diabrotica resistenti anche ad una diversa tossina insetticida, che viene chiamata mCry3A e che è propria di altri tipi di mais Ogm Bt: qui l’elenco completo; seguendo il link si nota che soltanto pochi sono stati approvati per la coltivazione e appartengono appunto a Syngenta e DuPont. Non a Monsanto.

Sempre sul Pnas si legge che la resistenza alle due tossine insetticide è presente contemporaneamente negli stessi ceppi di diabrotica. Ossia, sono stati trovati insetti in grado di mangiare sia mais Ogm che produce la tossina Cry3Bb1 sia mais Ogm che produce la tossina mCry3A.

Fin qui le notizie. Le considerazioni? Principalmente una: l’agricoltura che punta sugli Ogm è un’agricoltura di retroguardia. Negli Usa è il modello dominante da una ventina di anni; questo breve lasso di tempo ha consentito alla diabrotica di vincere. Del resto, la diabrotica non aveva scelta: o adattarsi e resistere alle tossine insetticide prodotte dalle piante, o perire.

Si è adattata. Per la cronaca, tradizionalmente la diabrotica viene combattuta con la rotazione delle colture: le uova vengono deposte nel terreno, le larve mangiano le radici del mais e se invece trovano quelle di un’altra pianta muoiono semplicemente di fame. E’ una tecnica in uso da secoli e funziona tuttora.


Maria Ferdinanda Piva
Fonte: http://blogeko.iljournal.it/un-insetto-ha-imparato-a-mangiare-i-campi-di-mais-ogm/78938

Articolo rilanciato dal Prof. Giuseppe Altieri

domenica 23 marzo 2014

Treia Adesso - Il 24 marzo 2014 ci incontriamo per fare la cosa giusta!


Treia Adesso - Logo disegnato da Domenico Fratini

Sogno e realtà.  Sono sempre più convinto che il sogno è un misto di elaborazioni di fatti e sensazioni vissute durante lo stato di veglia e di intuizioni che sorgono spontaneamente dall'inconscio. Ad esempio l'altro giorno avevo appreso che uno zingaro aveva rubato un camper ed il giudice chiamato a giudicarlo non solo lo ha rilasciato ma ha anche stabilito di “affidargli” il camper rubato, visto che il nomade affermava di essere “senza casa”. 

 Così ieri notte ho sognato che stavo viaggiando su un camper assieme ad altri amici, la simbologia era quella del viaggio che partiva da un insieme condiviso verso tappe che portavano ad un lento diradamento sia di valori che di percorribilità. 

La strada diventava sempre più impervia e stretta e gli occupanti del camper sempre più sparuti e confusi. Alla fine mi ritrovavo a guidare su una stradina in salita che terminava su una grande buca, non si poteva andare avanti ma solo tornare indietro. E lentamente guidavo con difficoltà in retromarcia.... 

Beh, avrete capito di cosa si tratta, no? Il sogno riferito alla situazione politica di Treia significa che il nostro gruppo formato dall'Associazione Treia Adesso, era partito con ideali di rinnovamento e solidarietà, poi pian piano nel tentativo di trovare condivisioni ed alleanze il gruppo si è un po' allentato. Gli approcci verso possibili alleanze si sono dimostrati inconcludenti, anzi hanno portato ad una diluizione dei valori iniziali, come spesso succede, nel tentativo di trovare compromessi accettabili. Infine eccoci qui: siamo nuovamente da soli! Treia Adesso deve farsi portatrice dei suoi propri valori e basta. 

Diceva il saggio Marco Aurelio: “.…se affronti ciò che accade, seguendo attentamente le giuste ragioni dal cuore generate, con vigore e calma, con equanime mente, non lasciando che qualcosa d’altro possa distrarti, bensì mantenendo pura la tua parte divina, come se da un momento all’altro dovessi esser costretto a perdere quella umana; se manterrai questo impegno, senza nulla aspettarti, di nulla avendo timore e ti riterrai soddisfatto di te stesso, della tua condizione in accordo con la natura; allora tu sarai felice e non ci sarà niente e nessuno in grado di impedirtelo. Sarai in quiete, anche nelle tempeste”.  

Il  24 marzo 2014 ci incontriamo a Treia per scoprire questa verità! 

Paolo D'Arpini


Ape amica della vita



Il problema delle api che muoiono a causa dell'inquinamento generale e dei veleni irrorati in agricoltura è stato trattato molte volte. Se le api dovessero scomparire dalla Terra per l'uomo non ci sarebbe scampo ..... non verrebbero più impollinate le piante che danno nutrimento agli animali erbivori e di conseguenza all'uomo ... nell'arco di 4 o 5 anni, oltre agli animali, finirebbe d'esistere anche l'uomo....


 Il CNR  ha messo in guardia l'umanità da rischi sul suo futuro a causa dell'uso indiscriminato di pesticidi in agricoltura e di insetticidi nelle città.

La stessa UE ha compreso il rischio reale per gli insetti impollinatori, per cui alcuni fitofarmaci letali né ha fortemente disciplinato e in molti casi vietato l'uso (regolamento di esecuzione UE n. 485/2013 della Commissione del 24 maggio 2013). In particolare ha vietato l’uso e la vendita di sementi conciate con prodotti fitosanitari contenenti tali sostanze attive. (La concia dei semi è una tecnica che copre il seme con una pellicola di antiparassitari, quando questo seme viene immesso nel terreno la pellicola con il prodotto fitosanitario viene assorbita da tutta la pianta fino alla fase di fioritura).

Forse sarà una goccia nel mare, tuttavia Accademia Kronos propone a tutti gli agricoltori italiani, sensibili al problema appena descritto, di creare uno spazio nei propri campi dove piantare fiori, arbusti e piante caratterizzati da ampie fioriture annuali e, magari, sistemarvi anche qualche arnia. Ovviamente deve essere un'area non contaminata da fitofarmaci. Un tentativo per cercare di costruire un oasi sana per tutti gli insetti impollinatori.

Chi accetterà di collaborare a questo progetto, Accademia Kronos rilascerà un attestato di "Amico delle Api" nonché un cartello con scritto "OASI DELLA VITA" da mettere nello spazio dedicato ai fiori in cui informare l'eventuale visitatore sull'esperimento in corso.  

Gabriele La Malfa

sabato 22 marzo 2014

Treia - 25 aprile 2014 - Ecologia, altro nome per economia - Se ne parla alla Festa dei Precursori del Circolo Vegetariano VV.TT.



Introduzione alla Tavola Rotonda "Economia alternativa, agricoltura e società solidale"  che si tiene a Treia (MC) al Circolo vegetariano VV.TT., nell'ambito della Festa dei Precursori, il 25 aprile 2014, alle h. 15.30


Ancora ci ostiniamo a vedere la  Terra come fonte di risorse inesauribili, composta di sole materie prime, ma prime per cosa? Per la vita o per il consumo ad esaurimento? 

La nostra Terra è  forse unica in tutto l'Universo, prendiamo l'esempio di una foglia che non è mai  uguale all'altra o di un cristallo di neve od un granello di sabbia, ognuno con la sua  peculiarità ed unicità. La nostra Terra è il solo pianeta per noi abitabile ma la nostra  civiltà lo considera meno di un "valore aggiunto". 

Quando i politici e gli economisti prenderanno coscienza di ciò? Questo è il tema della tavola rotonda  in cui esprimere modi diversi d'economia, rinominando l'ambiente, la nostra vita, la nostra società, la Terra casa di tutti. 

La visione dell'ecologia  profonda, che è integrativa dell'insieme, è un'intuizione per sentirci parte
-espressione- della Terra che oggi con disprezzo calpestiamo.

Partendo quindi  "da noi stessi" saranno condivise varie proposte per un riequilibrio consapevole sia del grado d'avanzamento tecnologico della civiltà attuale che delle necessità basilari degli uomini: mangiare, bere, respirare e godere la vita. 

Paolo D'Arpini

     Paolo con Alberto al Circolo



Programma - 25 aprile 2014, Vicolo Sacchette 15/a – Treia (MC):

Ore 10.30 – Passeggiata erboristica con Sonia Baldoni alla ricerca di erbe commestibili;

Ore 13.30 – Picnic nel giardino del Circolo, ognuno porta qualcosa di vegetariano;

Ore 15.30 – Tavola Rotonda “Economia alternativa, agricoltura e società solidale”. Saluti istituzionali della Proloco e del Comune. Introduzione di Paolo D'Arpini. Relatori: Alberto Meriggi dell’Università di Macerata, Loris Asoli della Comunità REES Marche, Michele Meomartino di Olis, Antonio D’Andrea di Vivere con Cura, Benito Castorina dell’Università di Cassino. Moderatrice: Caterina Regazzi;

Ore 19.00 – Passeggiata al centro storico e sosta per una pizzata al forno a legna;

Ore 21.00 – Ritorno e canto di mantra e meditazione con Upahar Anand ed Aria di Stelle.

Alle pareti del Circolo saranno esposte foto naturalistiche di Daniela Spurio e opere di riciclaggio creativo di Riccardo Mencarelli.

Il 26 aprile 2014 - Riunione assembleare dei soci e simpatizzanti del Circolo Vegetariano VV.TT.
Il 27 aprile 2014, alle h. 17.30 – Svernissage, performance artistica in chiusura e brindisi finale.

Indicazioni per raggiungere il luogo della Festa dei Precursori: Parcheggiare sotto le mura di Treia in prossimità di Porta Mentana (o Montana), lì nei pressi c’è una fontana antica con due cannelle, salire sino alla Porta, subito a sinistra si vede un vecchio pozzo, salire per 10 metri, quella è Via Sacchette, sulla destra si vedrà un piccolo spiazzo con una porta leggermente sopraelevata su un terrazzino, numero civico 15/a.


Treia - Inizio di Vicolo Sacchette nei pressi di Porta Mentana

Info. circolo.vegetariano@libero.it – Tel. 0733/216293

La manifestazione si svolge con il Patrocinio morale del Comune e della Proloco di Treia