martedì 10 dicembre 2013

San Benedetto del Tronto: 40.000 euro per celebrare la "Giornata delle Marche"

                    
San Benedetto - Tutta Vita

      Sicuro sto sognando. Sapete com’è: l’influenza, il mal di testa, ci vuole niente a confondere il delirio con la realtà… Mi danzano intorno le cifre della “Giornata delle Marche”, il 10 dicembre, a San Benedetto: oltre 31.000 (trentunomila!) euro per “addobbare la sala del Palariviera”; oltre 3.000 (tremila!) per “cartelline” omaggio; oltre 3000 (tremila!) per “bandierine e palline antistress personalizzate” (!!). Sembra la simbologia medievale del tre e dei suoi multipli… perfino le poltroncine del Palariviera sono… 999! Mica mille. Novecentonovantanove. Essù…

      Invece no, è tutto sui giornali, perbacco, altro che delirio, altro che medioevo, altro che simboli. La Regione Marche paga e il Comune di San Benedetto anticipa: il 10 dicembre si autocelebrano, si autopremiano, si autoerotizzano a suon di denaro pubblico - appena 40.000 euro - letteralmente buttato al vento. Anzi no, che dico buttato: la Regione è come il maiale (non se ne offenda il maiale) e non si butta niente, dunque i 40.000 e passa euro pubblici andranno, sì, per addobbi e palline e cartelline ma molto di più a far contenti gli amici, e gli amici degli amici, e gli amici degli amici degli amici e via intascando… Voti? Diciamo voti. Come minimo.

La stampa, fedelmente, velina e non fa una piega (anzi no: audacemente insinua “dubbi sull’orario proibitivo” [h17]. Ah, però!).

      D’altronde, come pretendere che dall’oggi al domani i compari in Regione rinneghino anni di esperienza acquisita sul campo nel nobil mestiere di scialacquare denaro pubblico? Se ne dispiacerebbero, i 42 consiglieri marchigiani sotto inchiesta per peculato: sono riusciti a fottersi in soli due anni (2011-2012) appena un milione di euro, mica si può buttare alle ortiche tanta destrezza! [cfr. Il Fatto Quotidiano, 8 dicembre 2013, pg.13]. Ci vuol talento, a far passare per spese di servizio pure l’acquisto del manuale erotico, pure i ritiri spirituali (la carne e lo spirito, in Regione sanno esser completi). Coi campanacci per mucche e le mutande verdi ci son riusciti invece, più originali, i loro compari in Piemonte: m’immagino l’invidia, questi qua nelle Marche.

       Quindi avanti tutta come niente fosse, che l’orgia dell’arraffo e dello sperpero regionale continui: stipendi d’oro, vitalizi d’argento, e paccuta cresta sulla spesa perché teniamo famiglia e ci servono il tosaerba, le mutande, le cravatte, il caffè, il cappuccino, la notte a Parigi, il bagno pubblico, la Costa Smeralda, i regali di nozze, la vacanzona, lo shampoo al cane, la lap dance e il Kamasutra.
E adesso pure ‘sti 40.000 euro!

      Ma perché i cittadini marchigiani il prossimo 10 dicembre non si muniscono di robusti forconi? Movimenterebbero a costo zero l’autocelebrazione regionale esercitandosi nel tiro ai lombi della Regional casta (senza trascurare quelli dei loro omologhi di Province e Comuni!).

      L’esempio dovrebbe propagarsi rapidamente - perché davvero è tempo di svegliarsi - alle altre Regioni: marce, corrotte, spendaccione, dannose, arroganti. Pare non si riesca a trovarne una decente. Chissà se i forconi di Sicilia, appena partiti, ce la faranno a liberare l’Italia tutta da questa marmaglia da stato borbonico. Come i MILLE di un secolo e mezzo fa, ma allora c’era gente con le palle, e pallottole invece dei forconi (pure teorici, ahimè).

      Per l’intanto, potrebbe modificarsi così la nostra pretenziosa e costosa pubblicità, con buona pace del grande Giacomo e del piccolo  Dustin: “Marche, le inforcheresti all’Infinito…”.
     

             Sara Di Giuseppe

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