sabato 30 novembre 2013

Treia Adesso - 6 dicembre 2013 - Incontro aperto a simpatizzanti, aderenti e “curiosi”


“TREIA ADESSO”
(Associazione politica e culturale)

Venerdì 6 dicembre – alle ore 21
Mediateca in Via Lanzi – Treia

Incontro aperto a simpatizzanti, aderenti e “curiosi”


Venerdì 6 dicembre 2013 a Treia, alle ore 21, nella Mediateca di via Lanzi  si tiene un incontro aperto a simpatizzanti, aderenti e a tutti coloro che vorranno collaborare con la neonata Associazione “Treia Adesso”. 

L’incontro riveste una particolare importanza perché verranno affrontate due questioni molto attuali: le elezioni primarie del Partito Democratico e gli sviluppi della situazione politica a Treia dopo l’avvenuto commissariamento del Comune.  

Nella riunione si discuterà dei risvolti nella politica locale determinati dall’arrivo del Commissario prefettizio. Gli ex consiglieri comunali di minoranza offriranno ai presenti ulteriori ragguagli sulla situazione finanziaria del Comune e sulle questioni più importanti che dal loro punto di vista hanno portato alla crisi della maggioranza. 

Nell’incontro i membri dell'Associazione Treia Adesso ribadiranno la loro disponibilità a colmare il vuoto che si è creato nel governo del Comune e, a tale scopo, chiederanno suggerimenti, idee e collaborazione. Sulla scia degli incontri precedenti si continuerà a discutere per individuare le linee portanti per l’allestimento di un nuovo “Progetto Treia” finalizzato alla realizzazione di quelle opere e attività che scaturiranno dagli incontri che a breve l’Associazione farà con la cittadinanza. 

Coloro che credono nella possibilità di un vero e forte cambiamento sono pregati di partecipare per proporre idee e spunti idonei ad impostare finalmente una politica locale capace di tradurre le parole in fatti.

Tutti possono partecipare e offrire contributi alla discussione.


Il portavoce: Prof. Alberto Meriggi


venerdì 29 novembre 2013

Castelfidardo ed i 150 anni della fisarmonica marchigiana



A cosa sto pensando? A Castelfidardo (An) città dell'artigianato della fisarmonica e che quest’ anno compie 150 anni la fisarmonica marchigiana -.

Avete mai provato a suonare una cornamusa? Se si, vi sarete accorti che di aria ce ne vuole tanta, a volte si resta anche senza fiato con la testa che gira. E’ per questa ragione che da molti secoli sono inventati i polmoni artificiali i cosiddetti “mantici”, strumenti meccanici che producono un soffio d’aria. Gli organi, ad esempio, funzionano con dei mantici. Un tempo l’aria si pompava a mano: mentre l’organista suonava, dietro c’erano due tre persone che pompavano aria. 


Anche l’armonium (dal suono simile a quello di un organo) funziona con dei mantici ma a pedali azionati dallo stesso musicista. Purtroppo questi strumenti avevano un inconveniente, non si potevano trasportare. Ecco nascere la fisarmonica (dal greco Physa –mantice- ed harmonikos –armonico-), un organo miniaturizzato azionato dallo stesso suonatore. 

La fisarmonica dunque è uno strumento a fiato, ma con un polmone meccanico così ben architettato da poter imitare da sola un’intera orchestra. Cosa interessante è la sua storia, quella italiana. Gli storici concordano quasi tutti che l’antenato della fisarmonica é lo “Sheng”, un antico strumento a fiato cinese utilizzato diffusamente dall’XI secolo a.C., intimamente legato alla vita della corte imperiale, che utilizza il principio dell’ancia libera, lo stesso sul quale si basa anche la fisarmonica, la quale sfrutta l’ancia oscillante e sonora (linguetta di metallo che vibra e sonorizza) per flusso d’aria fornito dal mantice. 

Facciamo un passo in avanti, inizio XIX secolo quando qualcuno in Europa cominciò a copiare il trucco cinese. Nacquero strumenti rudimentali di pochi tasti come gli organetti, le concertine, etc. La storia italiana della fisarmonica ha certo il sapore di una leggenda. 

Inizia nel 1863 a Castelfidardo in provincia di Ancona, grazie allo straordinario ingegno di Paolo Soprani considerato il padre di questo strumento in Italia. Nel 1863 un pellegrino austriaco di ritorno da Loreto si ferma nel casolare di un contadino nella vallata del Musone, nei pressi di Castelfidardo. 

Nel casolare abitano Antonio Soprani con la moglie Lucia e i figli Settimio, Paolo, Pasquale e Nicola. Il pellegrino ha con sé un misterioso “pacco sonoro” del costruttore di pianoforti austriaco Cyrill Demian. Forse lo ha suonato dopo cena o forse regalato ai suoi ospiti. Sta di fatto che uno dei figli di Soprani, Paolo, già appassionato di musica, rimane incantato da quello strano suono che esce da quell’organetto e se ne innamora. 

Quella stessa notte ci mette le mani sopra: lo smonta, ne studia i congegni, le dimensioni, le voci, capisce com’è fatto e intuisce come svilupparlo. Paolo ha diciotto anni quando con quattro arnesi di fortuna costruisce il primo organetto. Nella stalla e granaio della casa colonica la famiglia Soprani apre un laboratorio. Le prime armoniche sono vendute nelle fiere e nei mercati dei paesi vicini, specie a Loreto, luogo d’incontro di pellegrini, zingari, ambulanti e commercianti, direttamente dall’intraprendente Paolo. 

Lo strumento viene accolto con vivo interesse e si diffonde in altre regioni e le richieste si moltiplicano. Per esigenze di spazio, Paolo si stacca dal gruppo familiare, sale al centro abitato di Castelfidardo e apre una fabbrica, mentre il fratello Pasquale si porterà a Recanati. Paolo Soprani, con la sua opera ha contribuito a trasformare culturalmente questa zona delle Marche creando una ricchezza impensabile per un’economia che per secoli era rimasta legata all’agricoltura. 

Ancora oggi le fisarmoniche sono fatte circa come 150 anni fa, poco a macchina molto a mano. Il reparto importante è la falegnameria. Qui è creata la cassa armonica, in pratica sono definite le dimensioni finali dello strumento. Nelle fisarmoniche si usano tre-quattro legni principali: mogano, faggio, abete. Ogni cassa grezza è verificata a mano. Le casse armoniche sono due: in una è inseritala la tastiera e nell’altra i bottoni dei bassi (la cosiddetta meccanica). 

La preparazione della tastiera è un’operazione complessa e meticolosa. Ma il cuore della fisarmonica è il mantice, che è azionato dall’esecutore per immettere l’aria necessaria a far vibrare le ance che producono il suono. In sostanza, tutto è un lavoro da certosino: quattro-cinque ore di continui montaggi e smontaggi alle prese con meccanismi piccoli e di grande precisione. 

Ogni strumento è un pezzo unico, autentico capolavoro, inconfondibile, inalterabile che conquista i più prestigiosi musicisti. Ubicato nel piano seminterrato del palazzo comunale, in suggestivi ambienti seicenteschi, si trova il museo della fisarmonica, lo strumento musicale che ha avuto nella città di Castelfidardo, per oltre un secolo, il maggior centro di produzione. 

Un efficiente mezzo didattico dove è possibile seguire, attraverso la semplice osservazione degli strumenti e dei pannelli fotografici, le fasi evolutive della fisarmonica, la classificazione, i personaggi che hanno ruotato e ruotano intorno ad essa e comprendere un affascinante mondo artigiano intriso di sudore, di orgoglio e di inventiva. 

Franco Stobbart


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Una vecchia canzone sulla fisarmonica: 
http://www.youtube.com/watch?v=A38TqDp7rew

giovedì 28 novembre 2013

Massoneria, cristianesimo, teosofia e superamento degli schemi fideistici




Caro Paolo D'Arpini, ho ricevuto alcuni giorni fa una recensione al film  “Il mago di Oz” e ho letto velocemente l’articolo indicato  che finisce con la domanda: “potrebbero queste storie aver contribuito allo spettacolare declino del cristianesimo  negli ultimi decenni mentre altri movimenti continuano a guadagnare slancio?”
 
Non ho mai visto il film . Penso però che il cristianesimo sia morto molto tempo fa perché, come ha affermato B. del Boca, il messaggio cristico è stato crocifisso millenni fa e non certo per colpa della teosofia.  Si cerca disperatamente capri espiatori attuali  e non ci si accorge che la divisione tra scienza e spirito,  e quindi il divide et impera è secolare, come ha scritto anche il fisico Vittorio Marchi nella sua prefazione agli atti del convegno “Scienza e Spirito” e come avevano espresso anche  H.P. Blavatsky ed altri.


Ti inoltro di seguito la relazione che ho presentato al congresso teosofico nazionale nel 2005.  Era l’anno della scienza (non lo sapevo). Si è creato molto rumore.  Nel 2006 c’è stato il congresso “Scienza e Spirito” di Milano che è iniziato con la relazione sulle scoperte di Hamer. Nel 2006 il gran maestro della massoneria italiana Gianfranco Pecoraro, detto Carpeoro, lascia la massoneria. 


Il Servizio come strumento dell’Unità della Vita

Alcuni anni fa un ragazzo mi raccontò che aveva consultato un libro, scritto con la psicotematica, per essere aiutato circa la scelta dei suoi studi e lavoro futuri. Lo consultò come l’autore gli aveva suggerito: aprendolo spontaneamente. La pagina scelta riproduceva un disegno ricco di simboli e recava in calce la scritta: “Non distoglierti mai dall’onestà”. Tutti sappiano che onestà significa rettitudine, lealtà, giustizia, amore di verità.

Un anonimo filosofo recita: “Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero” Naturalmente l’argomento è foriero di molteplici interpretazioni e riflessioni perché la verità, e quindi l’onestà, sono relative alla coscienza e consapevolezza e perciò anche alle informazioni. Poiché la psiche umana è soggettiva, ciò che può essere considerato vero ed onesto per gli uni può non esserlo per gli altri, a prescindere da pensieri ed azioni da tutti considerati riprovevoli. Lo studente lesse anche alcune frasi del libro “La Dimensione Umana” di Bernardino del Boca, edito nel 1975.

“La mente è soggettiva ed individuale e non può mai essere considerata un oggetto”: “Nelle opere di anatomia, fisiologia, medicina ed antropologia l’anima non è più menzionata”; “Lo scienziato che sperimenta con la Vita sul piano genetico senza una profonda conoscenza delle verità spirituali è come un bambino che gioca con un ordigno esplosivo”; “Verso la fine del ventesimo secolo la biologia dimostrerà l’importanza del pensiero e raggiungerà quel punto critico di immediata accelerazione che la fisica ha raggiunto una generazione fa e che ha data inizio all’era atomica. Sarà questa rivoluzione biologica quella che darà il colpo di grazia alla mentalità del passato e che porterà la scienza a riconoscere l’aspetto divino dell’uomo e della natura. Alla fine del ventesimo secolo i biologi presenteranno l’uomo come da secoli lo presenta la Teosofia.”

E, proprio come previsto, le rivoluzionarie scoperte psico-biologiche di fine secolo del dr. Hamer gli consentono di contrapporre la visione del mondo fra la Nuova Medicina e la Medicina Classica nel modo seguente:
  1. Medicina Classica: visione meccanicistico-materialistica del mondo del diciannovesimo secolo: essa parte ancor oggi dal presupposto che le cause patogene si trovino dentro o vicino alle cellule. Specializzazione: unità sempre più piccole, ad esempio geni ovvero la loro manipolazione, virus ovvero parti di virus.
  2. Nuova Medicina: il cosmo di uomo, animali e piante: nella natura si manifesta il Divino con le cinque leggi biologiche. Tutti gli esseri viventi hanno un’anima. “Poiché in realtà tutto è Uno e una cosa non è sensatamente immaginabile senza l’altra”. Visione d’insieme, sinossi
Diana Dunnigham Chapotin, Segretaria Internazionale dell’Ordine Teosofico di Servizio, in occasione del Congresso del Centenario della Società Teosofica Italiana , svoltosi ad Assisi nel 2002, ebbe a dire: “La qualità del nostro servizio verso gli altri è direttamente influenzata dalla visione che abbiamo del mondo. L’Ordine Teosofico di Servizio è utile quando fornisce un sostegno che il gruppo può dare garantendo la neutralità della Società Teosofica e la libertà di pensiero dei membri. In breve l’Ordine Teosofico di Servizio è un mezzo per la realizzazione dell’unità per coloro che credono che il servizio e la loro crescita interiore siano simultanei e non sequenziali”.

Voglio ricordare quanto scrisse in “Iside Svelata” H.P. Blavatsky: “ Scienza e Religione unite sono infallibili poiché l’intuizione spirituale supera le limitazioni dei sensi fisici. Separate, la scienza esatta respinge l’aiuto della voce interiore, mentre la religione diviene una teologia meramente dogmatica. In definitiva ognuna, lasciata a sé, non è che un cadavere senz’anima”.

Pertanto svolgere Servizio con spirito teosofico comporta una continua ricerca di verità per approfondire la conoscenza di se stessi e degli altri.

Paola Botta Beltramo – Presidente Gruppo Teosofico Biellese

mercoledì 27 novembre 2013

Salvare i semi antichi per salvare la biodiversità - "Semi di biodiversità" - 1 dicembre 2013


Biodiversità, conservazione delle sementi, autonomia e indipendenza dell’agricoltura contadina.

Il processo di omogeneizzazione del paesaggio e dell’agricoltura, principalmente attraverso l’utilizzazione di agrochimici per controllare le variazioni dell’ambiente e di varietà moderne per favorire i processi agroindustriali, è stata una scelta tecnologica, economica e sociale che ha dato soluzioni “provvisorie” ad alcuni problemi ma ne ha anche creati di nuovi.
Sul fronte della diversità agricola per esempio, la FAO alla fine degli anni sessanta avvia ricerche sull’erosione genetica (la sostituzione delle varietà locali per quelle moderne)  e negli anni settanta si sviluppano diversi centri per la conservazione del germoplasma coordinati dal Consultative Group on International Agricultural Research. Recentemente, una delle azioni più spettacolari per contrastare il fenomeno della perdita di diversità fitogenetica è stata la creazione nel 2008 del deposito mondiale di semi di Svalbard, in Norvegia, soprannominato Doomsday Vault (Cassaforte per la Fine del Mondo) nel quale stanno confluendo collezioni provenienti da banche di germoplasma di tutto il mondo. Questo scrigno della diversità biologica incastonato nel ghiaccio è rappresentativo di una certa visione, perlopiù istituzionale, della diversità genetica che costruisce la sua legittimità nell’immagine di un futuro minacciato da guerre o dal cambio climatico. Questa visione, anche se può essere legittima, non crediamo sia l’unica possibile per guidare azioni di conservazione e di uso della biodiversità agricola.
Sul versante non istituzionale numerose associazioni e gruppi di ricerca indipendenti come GRAIN (www.grain.org) o RAFI (www.rafiusa.org) hanno prodotto numerosi rapporti sullo stato allarmante dell’agrobiodiversità. Nei loro studi si è sottolineato che se anche il 90% della biodiversità agricola si trova nelle regioni tropicali o subtropicali di America Latina, Asia e Africa, la maggior parte delle banche di germoplasma si trovano al Nord, o al Sud ma gestite da organismi internazionali. La valorizzazione economica del germoplasma attraverso brevetti e nuove varietà, riflette bene questo classico paradigma geografico. Nel secondo Rapporto della FAO sullo Stato delle Risorse Fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura, si evidenzia inoltre come il settore pubblico che si occupa della creazione e miglioramento delle varietà coltivate sia in continua contrazione, a scapito dunque della formazione di progetti pubblici mirati a migliorare l’agricoltura localmente.
Contadini da diverse parti del mondo e gruppi di studio indipendenti come l’ETC Group (www.etcgroup.org) riportano come la diversità genetica, base per la creazione di nuove varietà ma anche fonte di sicurezza alimentare per chi vive nelle zone rurali più svantaggiate, è minacciata da piani di sviluppo basati tuttora su monoculture, e da restrizioni di ordine legale, come la risoluzione 9.70 che stava per rendere illegali le sementi da sempre utilizzate nella risicoltura in Colombia. Il settore privato, specialmente le grandi imprese transnazionali, si sta sostituendo al settore pubblico creando forme di dominazione basate sul monopolio delle sementi e creando leggi ad hoc che tendono a disarticolare le efficaci ed economiche consuetudini nell’uso e circolazione delle sementi.
Di fronte ai molti interrogativi che questo tipo di modello genera riguardo al futuro della biodiversità vegetale (e animale), La Terra Trema propone un incontro a più voci dal titolo “Semi di biodiversità”. Si parlerà dell’idea stessa di conservazione, del ruolo di chi concretamente ogni anno semina “diversità” nel campo, dei programmi di ricerca agronomica pubblica per fornire eventuali supporti agli agricoltori, e naturalmente delle diverse forme di resistenza al modello dominante. L’incontro sarà dunque inteso come spazio di riflessione comune dove si potranno articolare diversi punti di vista provenienti dalle esperienze di contadini, ricercatori, associazioni di consumatori, scuole di agricoltura alternative che con diverse esperienze contribuiscono a dare contenuto alle critiche e a formulare proposte alternative.

La Terra Trema 

info(at)laterratrema(punto)org

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Milano, 1 dicembre, ore 17.00. Via Watteau. Leoncavallo . Tra tanti viticoltori, contadini ribelli e migliaia di visitatori, questa nostra presenza qualificata e qualificante. I semi antichi, le antiche varietà saranno al centro di questo incontro.

Programma:

Domenica 1 dicembre 2013 ore 17 | Leoncavallo s.p.a.


Interventi:

  • Marianna Fenzi Dottoranda del Centro A. Koyré di Storia delle Scienze e delle Tecniche di Parigi. Chi conserva le varietà locali?
    • Una dinamica locale di conservazione: la conservazione de facto nella milpa maya.
    • La conservazione come forma di resistenza e di rivendicazione dei diritti degli agricoltori: il caso della udienza tematica “Violenza contro il mais, sovranità alimentare e autonomia” del Tribunale Permanente dei Popoli.

  • Riccardo Franciolini Rete Semi Rurali e promotore di Let’s Cultivate Diversity.Coltiviamo la Diversità!
    • L’utilizzo, la conservazione dinamica, lo scambio e la vendita delle sementi locali.
    • L’attuale questione legislativa in Italia e in Europa.

  • Sandra Spagnolo Ricercatrice da dieci anni, lavora su ricerca, divulgazione e assistenza tecnica nell’ambito dell’agricoltura biologica.La ricerca nel recupero delle vecchie varietà.

  • Sandro Passerini
    Azienda Agricola Cirenaica
    La coltivazione di varietà antiche nella provincia di Milano.
    • Il mais Scagliolo.

  • Teodoro Margarita
    Insegnante, è custode di semi antichi e presidente di Civiltà Contadina. 
    Seedsaver, avanguardia di sovranità.
    • Il seme condiviso, germoglio fertile di un futuro libero.



martedì 26 novembre 2013

Treia e ...quei cani abbandonati che vivono in un canile malandato di Macerata..



Buonasera signor D'Arpini, sono Manuela Pallotta la vicepresidente dell’Associazione Amici Animali Onlus di Osimo (www.amicianimali.org). La nostra associazione è regolarmente iscritta nell’Albo Regionale delle Onlus, è nata 10 anni fa e conta 140 iscritti. Operiamo in diversi canili della zona: Osimo, Recanati, Jesi, Ostra Vetere, Macerata Feltria.
Lei ha ricevuto la telefonata di Maria Aquila della LAV che le ha spiegato, per sommi capi, la situazione di Treia.
Dato che Treia non ha un canile comunale, come invece la legge obbligherebbe, tiene i cani randagi che vengono accalappiati nel proprio territorio in diversi canili, tra cui il canile Casa del cane Sara di Macerata, gestito da una signora polacca e dal suo compagno che lavora lì dentro come operaio.
Il Vostro comune ha in quel canile circa 70 cani e paga oltre 2 euro al giorno a cane per mantenerli e curarli. Cioè a dire oltre 5000 euro al mese che sono chiaramente soldi pubblici derivanti dalle tasse dei cittadini di Treia.
A parte il fatto che un comune come Treia con 9700 abitanti ha moltissimi, troppi cani abbandonati in confronto a città come Osimo per esempio che ha 31000 abitanti ma ha solo 27 cani nel proprio canile comunale, Castelfidardo ha 18000 abitanti e ha solo 11 cani, questo sta a significare che a Treia non viene fatta o comunque non viene fatta bene, una buona lotta al randagismo che consiste nel controllare i proprietari dei cani mettano il microchip al proprio animale, ed inoltre non viene incentivata la sterilizzazione delle femmine per evitare cucciolate di cui poi non si sa cosa fare né a chi dare.
Per cui il problema possiamo dire che parte a monte, cioè una cittadina come Treia dovrebbe avere neanche 10 cani abbandonati se le cose funzionassero, questo significa che il Vostro comune è costretto a spendere una quantità molto ingente di soldi pubblici per mantenere i cani in un canile privato, dove purtroppo non vengono trattati come dovrebbero, dove i volontari non possono entrare e dove la struttura è così degradata e decadente che oltre a non offrire un posto sano per i cani, non è certo un bel posto dove portare persone per le adozioni. Per cui i cani rimangono lì dentro a vita, anzi aumentano invece di diminuire perché le adozioni sono scarsissime e non ci viene data la possibilità neanche di conoscere i cani, fotografarli, lavarli, tosarli e renderli presentabili e adottabili.
Il canile Casa del cane Sara è sotto processo per maltrattamento da diversi anni, ma ancora i cani vengono tenuti lì dentro. Purtroppo il servizio veterinario della Asur 3 di Macerata, continua ad asserire che tutto va bene, anche se abbiamo in mano foto, referti, documentazione che prova il contrario.
Abbiamo fatto visitare questo canile al Vostro Comandante della Polizia Municipale, Dott.ssa Barbara Foglia che è rimasta molto colpita e inorridita da come vengono tenuti i cani. Ci sono box non a norma, non ci sono sgambatoi, il canile é pieno di umidità e muschio. I cani non escono mai dai loro box,alcuni cani sono malati, denutriti, sporchi, pieni di pulci e zecche.
Per dimostrarle che quello che dico non sono fantasie le mando le foto e la descrizione di due cani che abbiamo salvato noi, portandoli via da quella bolgia infernale, adottandoli noi, curandoli a nostre spese per fare in modo che potessero essere adottati.

Si tratta di Snoopy e Sally.

Visualizzazione di snoopy prima3.jpg

Snoopy aveva:
Tumore ai testicoli così grosso da impedirgli una deambulazione normale e anche solo sdraiarsi per lui significava sofferenza. Una otite purulenta molto grave, pus e sangue dalle orecchie.
Denutrito, oltre 10 chili sotto il suo peso ideale. Infezione in corso, aumento dei globuli bianchi, anemia diffusa, dermatite era pieno di pulci e zecche, vermi nelle feci

Visualizzazione di orecchia di sallyprima.JPG

Sally: oltre ad avere una gravissima otite bilaterale, era piena di pulci e zecche. Era anemica e con l’artrosi. Dermatite diffusa per via del pelo tutto sporco e aggrovigliato che nessuno ha mai lavato né tosato da anni. Quando le abbiamo alzato la cosa abbiamo trovato uno schifo oltre misura.
Secondo lei come si può tenere i cani in questo modo? come si può farli adottare? Chi prenderebbe in casa un cane così ridotto?
Abbiamo i referti veterinari di quello che è stato trovato in questi poveri animali chiusi da anni in questo canile maceratese.
Ora , quello che vorremmo far capire al vostro Comune è che se vuole ridurre il numero dei cani e quindi la spesa che dovete pagare ogni mese, l’unico modo é trasferire i vostri cani in un canile che funzioni, dove i cani vengono curati e mantenuti bene, dove i volontari possono entrare così come le famiglie che vogliono adottare un cane.
Ma non sembra sia facile farlo capire loro, voi ci potete dare una mano?
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento abbiate bisogno.
Cordiali saluti.
Manuela Pallotta
Ass. Amici Animali Onlus
Osimo (an)

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Mia rispostina:
Gentile Signora Manuela Pallotta. la ringrazio per la sua lettera a favore degli animali. Stamattina stessa ne ho accennato qualcosa al vicesindaco di Treia il quale mi ha riferito che “se i cani vengono realmente maltrattati o tenuti male il comune potrà revocare la concessione al canile in questione”. Ma come forse lei saprà in questo momento il comune di Treia è commissariato in seguito alle dimissioni del sindaco e la normale amministrazione è gestita da un commissario prefettizio. Non so quindi se queste faccende possano rientrare nelle sue competenze.
Comunque giovedì p.v. (28 novembre 2013) ne parlerò ai dirigenti dell’Associazione Treia Adesso che si sta occupando di questioni inerenti la gestione culturale, politica e sociale del paese (e di cui fra gli altri fanno parte anche alcuni consiglieri comunali) e chiederò lumi anche al veterinario USL di questa area, di cui aspetto la visita anche per altre faccende.
Son contento di sapere che in questa zona ci siano persone come lei, che immagino sia anche vegetariana, che si occupano del benessere animale e spero di poter fare la sua conoscenza alla prima occasione utile.

Cordiali saluti, Paolo D’Arpini

Presidente Circolo vegetariano VV.TT.
Vicolo sacchette, 15/a - Treia (Mc)
Tel. 0733/216293


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Integrazione:


I cani in un canile fanno sempre una brutta impressione,e ciò dipende anche dalla sensibilità dell’osservatore, che su questo argomento è molto variabile: difficilmente sono puliti, il canile è quasi sempre un luogo umido (se vuoi pulire e lavare devi usare acqua e anche molta e specie d’inverno si fa fatica a vedere un canile asciutto). Gli spazi possono essere ristretti, è vero, non so come sia e cosa preveda la legge delle Marche al riguardo, in Emilia Romagna c’è una legge regionale (una delle tante) che stabilisce misure minime degli spazi a disposizione dei cani oltre che i servizi e i reparti che il canile deve avere,che sono requisiti per la costruzione dei nuovi canili ed i vecchi canili hanno tempo per adeguarsi entro il 2020.
Certo che il problema si acutizza e si acutizzerà col tempo sempre più: la gente ha pochi soldi per mantenere i cani che ha, ha pochi soldi e forse poca coscienza per sterilizzarli e specie nelle campagne ci potrà essere il problema delle cucciolate abbandonate, ma nel centro storico di Treia non ho mai visto cani randagi.

Anzi, un cane randagio me lo ricordo benissimo. Ero in vacanza a Treia, avrò avuto 14 anni circa e c’era una cagnolina dolcissima che girava liberamente per il paese. Taglia medio-piccola, nero-focata, pelo medio-lungo, un po’ più piccola di Magò (la tenevo in braccio come una bimba), forse le davo qualcosa da mangiare o forse no, ed ha girato per il paese per qualche tempo, poi, un bel giorno è sparita. Mi/ci è dispiaciuto molto, a me e ai miei amici di allora, tra cui un caro amico che ora non c’è più, ma a nessuno è venuto in mente di andarla a cercare in qualche canile e all’epoca, non c’era ancora l’obbligo di mantenere in vita i cani accalappiati, per cui, dopo i canonici, tre giorni in cui credo nessuno l’avrà reclamata, sarà stata soppressa. Devo avere anche una foto in qualche vecchio album, in cui io sono con la cagnetta, che chiamavo Sandra, in braccio e quel mio amico, seduto vicino a me con un ombrello aperto sopra di noi (eravamo in una casa, aprire l’ombrello in casa porta sfiga e quella sfiga si è ritorta sulla povera Sandra).

Stamattina ho ricevuto la telefonata di una signora Rossella che denunciava la situazione di un canile della zona, da quel canile è già pronto il provvedimento per spostarli in un altro, ma la burocrazia rallenta l’operatività e si scontra con le migliori intenzioni. Ho cercato di rassicurarla che presto la situazione si risolverà.
Caterina Regazzi, medico veterinario
Vice-presidente del Circolo Vegetariano VV.TT.

Treia - Caterina Regazzi bambina con  la cagnetta menzionata


lunedì 25 novembre 2013

Precicchie, in frazione di Fabriano, cercasi aiutanti e famigli per azienda agricola comunitaria



Se qualcuno fosse interessato a cambiar vita io il posto
ce l'ho metto a disposizione la struttura, i terreni, tutto quello che
serve (ho anche delle piante di olive da curare e da portare a regime,
per ora anche loro sono state un po' abbandonate...) ho piante di
ciliegi, noci, mele, ecc. le piante da frutto sono da incrementare,
possiamo fare una fattoria didattica, c'è lo spazio per la sosta
camper, ecc. ecc. ecc.


Se c'è qualcuno della prov. di Ancona che intanto vuol venire a vedere
la struttura, conoscermi e valutare con me i lavori da fare, ne sarei
felice! Ovvio, c'è da rimettere in piedi la struttura, lavorarci niente
è semplice, ovvio che cerco persone davvero motivate, cerco persone che
sia come volontari per un periodo, sia proprio come stile di vita, il
posto offre tantissimo e vederlo così semi abbandonato mi getta nello
sconforto..


Ecco il messaggio rivolto  SOPRATTUTTO AI CERCATORI DI TERRE..

Salve, mi chiamo Laura ed ho un'az. agricola sita in prov. di Ancona, è
una fraz. di Fabriano che si chiama Precicchie,
ho quest'azienda agricola composta da Stalla + terreni (dov'è
possibile allevare animali e coltivare campi), attualmente
 la stalla non è in funzione.


 Poi ho un agriturismo (anch'esso fermo) composto da 3 mini appartamenti
di 4 posti letto ognuno, cucina, ingresso e riscaldamento autonomo. La
struttura, per problemi finanziari riversa attualmente in uno stato di
abbandono, anche se è di recente costruzione.


Il mio desiderio è di rilanciarla ed ospitare persone che in cambio di
lavoro, offro alloggio gratuito (escluse spese di acqua luce e gas).
 Avrei bisogno di persone interessate a rilanciare la struttura, che
sappiano fare qualsiasi tipo di lavoro (dal saper utilizzare una vanga
per creare un'orto, a saper fare muretti in pietra, utilizzare
falciatrice, ecc.) se possibile, possono portare anche i loro strumenti
di lavoro. Mi preme innanzitutto risistemare l'agriturismo o meglio il
giardino, ma nel caso per info più dettagliate possiamo risentirci.
il mio num. è 335/5963847


 Volevo sapere come funzionava il vostro sito, se c'è la possibilità
di inserire la mia struttura nel vostro circuito, che tipo di filosofia
seguite e che tipo di persone / strutture cercate, il costo annuale,
ecc. ecc.
 

Attendo riscontro. Grazie mille,
 Saluti, Laura

domenica 24 novembre 2013

Perché vegetariani? "La crescita in tenerezza ed in maturità sono i veri segni del successo.."



La crescita in tenerezza ed in maturità sono i veri segni del successo verso l’umanità e la creazione tutta.  Il grande errore di ogni etica è stato quello di immaginarsi di avere a che fare con i soli rapporti fra uomo ed uomo. Invece il vero problema riguarda la sua attitudine verso il mondo, verso tutta la vita che entra nel rapporto d’azione. 

Un uomo è morale soltanto quando considera la vita nel suo insieme, quella delle piante e animali come quella dei suoi simili, e quando si dedica ad aiutare disinteressatamente ogni altra vita che ha bisogno. 

Soltanto l’etica universale che sente la vicinanza di tutto ciò che vive, in una sfera sempre più ampia, soltanto quell’etica è fondata sul ‘pensiero’. L’etica del rapporto fra uomo ed uomo non è in verità un qualcosa a parte, è solo un
rapporto particolare che deriva dall’universale. 

L’etica del rispetto per la vita comprende  quindi tutto ciò che può essere rappresentato come amore, devozione e comprensione. Nella gioia, nella sofferenza e nella fatica. 

In un giorno a venire tutte le forze della natura si uniranno intelligentemente per raggiungere lo scopo finale, senza diffidenza, né ostilità reciproca, ma nel riconoscimento universale della fratellanza, di cui tutti facciamo parte 
essendo figli dello stesso padre. 

Cerchiamo allora ognuno nella nostra piccola cerchia di attività di preparare e prepararci a questa era di pace e
di amore. Sia questo il desiderio ardente, il sogno di tutti gli uomini riflessivi e sinceri.


Possiamo ben fare un piccolo sacrificio per avvicinare l’umanità  verso un glorioso avvenire. Purifichiamo i nostri pensieri e le nostre azioni assieme al nostro alimento.
Con l’esempio e la parola  facciamo tutto quello che dipende da noi per diffondere l’evangelo di compassione e di amore, per far cessare il regime della brutalità e per affrettare l’avvento del grande regno di giustizia nel quale la volontà del padre nostro sarà fatta nella terra come in cielo.


Settembre 1992:   Aldo D’Arpini - Alfa Zeta


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Una considerazione aggiunta:

Lo scritto soprastante fa parte di una raccolta di  racconti, considerazioni, poesie etc. di mio padre: Aldo D'Arpini. Poco dopo la sua morte avendo "ereditato" la cassetta contenente i suoi scritti, lo inviai a mo' di "ad memoriam" alla rivista Alfa Zeta, di matrice cristiana, che lo pubblicò.  Sì perché mio padre gli ultimi anni della sua vita si scoprì  universalista "cristiano".

Egli inoltre divenne vegetariano, per conto suo senza che nessuno glielo consigliasse.  Abitò per parecchi anni a Macerata dove aveva gestito un albergo prima di andare definitivamente in pensione. E lì nel capoluogo lasciò il corpo che è oggi sepolto nel cimitero comunale.  

Cimitero di Macerata - Entrata

Quindi -in un certo senso- sono un po' anch'io maceratese. Ed è bene che sia venuto a Treia, ormai in età avanzata, così potrò forse anch'io lasciare il corpo qui nelle Marche. 

Evidentemente questo fa parte del nostro destino di famiglia, evidentemente dal punto di vista karmico qui c'è una nostra radice. Però oggi non voglio dilungarmi su questo tema... Vorrei solo confermare il detto "buon sangue non mente" e che non c'è bisogno di andare  in giro a far proselitismo. L'evoluzione quando il momento è giunto ci fa compiere i passi necessari alla nostra crescita. Perciò, pur mantenendo in vita una delle associazioni vegetariane più vecchie d'Italia Il Circolo vegetariano VV.TT.,  difficilmente faccio opera di apostolato. Mi limito a raccontare la mia esperienza e se qualcuno sente una risonanza, buon per lui! 

Paolo D'Arpini

Preparativi di Paolo D'Arpini

sabato 23 novembre 2013

Storie di gatti.... anzi storia dei miei gatti, dal Gatto Mammone, passando per Adone, la Grigia, Rapito ed altri ancora




Da quando mi sono re-iscritto a facebook ho notato che gran parte dei post e delle foto pubblicate dagli amici riguardano i gatti. Anche Caterina  spesso e volentieri inserisce immagini delle sue gatte, commentandole con vari aneddoti di vita. Beh, non voglio essere da meno e mi inserisco nella scia per narrare brevemente la storia del mio rapporto con i gatti. 

Debbo confessarvi che non sempre amai i gatti, per via di una esperienza  che vissi da bambino piccolissimo. Avevo si e no un anno e mezzo, anzi sicuramente di meno (poiché mia sorella Maria che ha quasi due anni meno di me non era ancora nata) allorquando feci il mio primo incontro con un gatto: il Gatto Mammone.  

E voi direte "ma come puoi ricordare qualcosa così lontana nel tempo?" Beh, debbo confessarvi che i miei ricordi vanno anche oltre ed arrivano persino a quando ero ancora nel grembo materno.  Ma, per rendere più credibile la mia storia, vi dirò che quando ebbi quell'esperienza col Gatto Mammone l'impatto emotivo fu talmente forte da restare indelebilmente impressa nella mia memoria. 

Ed ora ve la riciclo...

A quel tempo vivevo a Roma, nella casa in cui ero nato, in Via Ariberto da Intimiano, assieme ai miei genitori. Era una delle prime notti in cui ero stato sistemato in un lettino a fianco del letto matrimoniale dei miei genitori e non sentendo il calore dei loro corpi stentavo ad addormentarmi. Anzi ero ben sveglio. Imploravo di andare con loro, al caldo, ma evidentemente mio padre e mia madre avevano altre intenzioni. Infatti mentre stavo lì ad occhi aperti udivo rumori strani. Al che chiesi "cosa sono questi rumori che sento?" e loro mi risposero "Taci, c'è il gatto mammone alla finestra che vuole entrare, se ti sente entra e ti acchiappa". Già l'idea del gatto mammone mi aveva impaurito poi il sapere che voleva pure entrare per portarmi via mi sconvolse del tutto e me ne stetti lì immobile e intimorito, mentre i rumori ed i miagolii mi sembravano sempre più vicini. A dire il vero avevo avuto pure l'impressione di vedere 'sto gatto mammone che spingeva alla finestra... 

Ecco fatto con questa bella esperienza di primissima infanzia vi potete immaginare come potessi amare i gatti... Infatti li evitavo il più possibile. Anche una seconda esperienza con questi magici felini non mi aiutò ad amarli. A quel tempo ero a Verona, da pochi anni mia madre era morta e  mio padre si era risposato con una donna veronese.  In città abitava anche una mia zia, sorella di mio padre, stava con la sua famiglia in una casa sui tetti con un grande terrazzo e lì tenevano un grosso gattone tigrato. Padrone di tutto il territorio. Di solito questo gatto se ne stava su una sdraio, che evidentemente riteneva sua, ma  anch'io amavo  sedermi sulla sdraio e così quando andavo in terrazzo scacciavo il gatto e prendevo il suo posto. Un giorno con la coda dell'occhio percepii che il gatto stava meditando qualche vendetta. Infatti feci appena in tempo a scostarlo bruscamente con la mano mentre mi saltava sugli occhi. Se ne andò umiliato e sconfitto. Ma i gatti non demordono mai e sanno come fregare noi poveri umani, soprattutto se innocenti (o quasi) ragazzini. Durante i giorni successivi il gattone veniva a strofinarsi sulle mie gambe ma io non me lo filavo per niente. Lui insisteva, finché pensai che forse voleva far pace ed allungai la mano per accarezzarlo.. ma nel momento preciso in cui lo stavo per fare  la belva si avventò sulla mia mano protesa e la morse a fondo senza staccarsi dalla presa per un bel po', e poi se ne fuggì soddisfatto sui tetti. Vendetta era compiuta. Da quel momento in poi non osai più uscire in terrazza. Il gatto stava alla finestra e mi guardava fisso ed io -da dentro casa- guardavo lui.

Ed arriviamo ora al momento dell'armistizio con la specie. Avvenne ancora a Verona  ma a quel tempo ero ormai un baldo giovanotto che viveva d'arte e d'amore, occupando una vecchia casa romantica in Piazzetta San Marco in Foro, avendo inoltre  al piano terra un grande locale, che era stato un'osteria, in cui fondai la mia prima associazione culturale. Si chiamava Ex. Stando al centro storico di Verona non occorre aggiungere che la zona era frequentata da topi,  in quantità, ed avendo provato vari sistemi senza successo per allontanarli, alla fine decisi di adottare un gatto, un bel grigione e sveglio pure. Che sovente mi faceva trovare un cadavere alla porta (e pure dentro casa). Così feci amicizia e acquistai una certa confidenza, tant'è che me lo portavo in giro sulla spalla come niente fosse.

Bene,  passarono un  po' di anni. Nel frattempo mi ero trasferito a Calcata ed avevo aperto il Circolo VegetarianoVV.TT. Un bel giorno venne a trovarmi Antonio D'Andrea, il fondatore degli Uomini Casalinghi, e si presentò con un "regalo": due micetti, una femmina chiamata Cleope, ed un maschio, chiamato Adone.


Malgrado le mie proteste mi impose di tenermeli, con la scusa che anche a Calcata c'erano i topi... Cleope  era decisamente la più sveglia dei due fratelli.. ma qualcosa avvenne che me la allontanò. Forse fu rubata o spontaneamente mi lasciò, non so...   Rimase Adone e tanto si adattò a me che alla fine, malgrado continuasse ad essere estremamente indipendente e padrone della situazione, mi seguiva ovunque andassi come un'ombra difensiva. Il paragone all'ombra non è esagerato poiché si trattava di un bel gattone nero, nero (però aveva un unico pelo bianco sul petto). 

In diverse occasioni con la sua energia protettiva mi salvò da situazioni incresciose con vari satanassi che facevano il loro sporco lavoro contro di me. La presenza di Adone era rassicurante e anche quando c'erano pericoli incombenti, di vario genere, con rischio di aggressioni violente da parte dei detti satanassi, egli mi si accovacciava al fianco o sulle ginocchia, come ad avvertire i malintenzionati  "attenti, qui ci sono io..". Inutile dire che i malintenzionati pensarono bene di avvelenarlo e lo vidi spirare davanti a me con la bocca vomitante una schiuma verde. Mi restò fedele fino alla morte e lo seppellii nel giardino del Circolo, vicino al terreno del capo nemico satanico, che stava facendo di tutto per distruggermi o distogliermi dal Dharma.

Ritengo che la protezione di Adone si protrasse nel tempo (anche dall'aldilà) e mi risparmiò parecchi guai, tra l'altro avvenne che spostai di sede il Circolo, in una posizione più defilata e difendibile,  facendone un piccolissimo nucleo di Verità. Il Circolo perse ogni fascinazione per le masse, così che da una lato fui sconfitto ma dall'altro ne uscii vittorioso. 

Ed ancora una volta a sancire l'alleanza ormai consolidata con  gli esponenti del mondo felino. Stabilii una stretta amicizia con una saggia gatta selvatica, che viveva in campagna, come "guardiana" (o nume tutelare) nel Tempio della Spiritualità della Natura. La chiamavo semplicemente "Grigia", forse in omaggio al mago Gandalf, "il Grigio". Essa - o lei- mi insegnò a non essere attaccato alle cose. Partorì diverse volte e quando i mici erano abbastanza cresciuti li allontanava dal terreno. Così da restare permanentemente padrona del luogo e di se stessa, non dipendente da nulla. 
Ricordo che una volta, per una forma di sentimentalismo, "rapii" uno dei suoi gattini, prima che lei lo scacciasse, e lo adottai tenendolo nel giardinetto della mia casarsa sulla fogna. 

Rapito, figlio della Grigia

Lo chiamai "Rapito" ed anch'egli fu un vero gatto selvatico, da caccia, grande acchiappatore di serpenti topi ed altri animaletti ma -chi la fa l'aspetti- e finì cacciato da qualcuno più "cattivo" di lui.... 

Ma torniamo alla madre Grigia. La mia  amicizia con la gatta guardiana del Tempio era cominciata come gesto di riconoscenza che  lei ebbe nei miei confronti, per il fatto che un giorno le salvai la vita, bloccando la mia cana Vespa, grande uccisora di gatti, che stava per sbranarla, anche se effettivamente sembrava quasi che la Grigia riuscisse con i suoi soffi minacciosi a tenerla a bada. Dovete sapere però che la cana Vespa era una vera nemica dei gatti e non temeva nulla.... Da quella volta la gatta -che precedentemente e per diversi anni non si fece mai avvicinare da me- prese a volermi bene, fino al punto di venire a dormire con me nella capanna che avevo nel Tempio, restando ai miei piedi. Se andavo in in giro nel Parco mi seguiva anche per chilometri ma appena mi dirigevo verso il paese si arrestava alle prime case e se ne tornava nel suo territorio. Caterina vi potrà raccontare di quando lasciai Calcata, per andarmene a Treia nella sua casa avita, e dopo un anno tornammo assieme  e visitammo il Tempio, la gatta stava lì all'ingresso come se mi aspettasse. Vecchia e malandata ma viva e affettuosa come sempre, inarcò la schiena a mo' di saluto e poi scomparve. Insomma aveva atteso il mio ritorno per morire.  

La mia regola con i gatti è che non bisogna mai averne più di uno o due, nello stesso luogo, poiché sono animali molto "psichici" e come possono essere di grande aiuto in un rapporto personale, possono invece prendere il sopravvento se in gruppo. Infatti quelli che ospitano molti gatti ne divengono succubi. Forse per questa ragione (magari inconsciamente)  durante il medio evo gli ecclesiastici e gli inquisitori credevano che questi animaletti incarnassero il demonio.  Così furono sterminati tutti i gatti d'Europa, con il risultato che dilagò la peste, in quanto i topi aumentarono a dismisura (la propagazione avviene attraverso le pulci). 

La mia memoria sui gatti termina qui. Al momento non ho altro da raccontare,  nessun gatto mi accompagna in questa fase della mia vita. A Treia, vivendo praticamente in un appartamento e non mantenendo una presenza fissa, non posso tenere un gatto con me. 

Spilamberto - Gatta Bianca di Caterina


Mi accontento della compagnia e dell'amicizia che mi dimostrano le due gatte di Caterina quando vado a trascorrere qualche periodo da lei a Spilamberto.


Paolo D'Arpini

     Caterina e Paolo a Spilamberto