martedì 12 marzo 2013

Bioregionalismo? Meglio tardi che mai.... Sì alle Province omogenee, no alle Regioni carrozzoni!


Reperti - Foto di Gustavo Piccinini



Bioregionalismo? Meglio tardi che mai....


Fa piacere vedere che le  idee bioregionali finalmente trovano consensi... Certo non si menziona la fonte né si fa riferimento ai trascorsi... ma così vanno le cose del mondo, pazienza!   

Ecco, dopo  diversi anni di proposte politiche bioregionali,  cosa appare sul web (vedi articolo de La Tua Voce del 12 marzo 2013)

"Ma quali province, aboliamo le Regioni. E’ questa la proposta choc della Società geografica italiana. E non è neppure troppo sconvolgente se si considera che sulla questione, almeno apparentemente, tutti i partiti sembrano convenire.  Lo chiede Beppe Grillo, lo invocano Pdl e Lega, che pure avevano frenato sui tagli del governo Monti, e anche Pierluigi Bersani l’ha infilata tra i suoi otto punti.  Troppo piccole le une, troppo grandi le altre: per questo i geografi propongono di abolire le Regioni e altresì tagliare drasticamente il numero delle province, che rimarrebbero solo 36 e sarebbero ribattezzate sotto la suggestiva etichetta di “eco-sistemi urbani“,prendendo le funzioni di organismi politico amministrativi “sostitutivi delle attuali province e regioni”..... 

Beh, la proposta potrebbe anche risultare in sintonia con il bioregionalismo, tutto sta vedere come viene attuata... Infatti i cartografi non vanno oltre le mappe.. ma per fare una vera bioregione occorre studiare e conoscere anche le comunità e gli  ecosistemi. 

La costituzione degli Enti Regionali in Italia é stato uno dei mali della politica nostrana, tesa a spartirsi la torta amministrativa. Ha fatto comodo ai partiti che si sono creati delle piccole repubbliche all'interno dello stato contemporaneamente permettendo agli amministratori locali di mungere alle prebende pubbliche e gestire le ricchezze del popolo a fini personalistici. Prova ne sia -ad esempio- il gonfiamento paradossale della spesa sanitaria, con norme interne, attuazioni e finalità differenziate, con l'impossibilità di trasferimento da una Regione all'altra come si trattasse di stati esteri e  con la suddivisione delle cariche e degli enti fra i soliti congiunti politici, senza nessun reale beneficio per la salute pubblica. 
 
Nel frattempo in Europa, a partire dalla fine dell'ultima guerra mondiale, è andato avanti un processo unificatorio  che ora si chiama Comunità Europea. Questa unione è buona per il vecchio continente che ha subito per troppi anni divisioni e guerre intestine. La distribuzione dei poteri in chiave di separazione politica non aiuta assolutamente l'integrazione fra i popoli.
 
Perciò consideriamo quale potrebbe essere la conseguenza di un “federalismo”(come si prefigura questo che si vuole attuare) che parte dal concetto della separazione delle varie realtà della penisola ai fini di gestire “meglio” le singole ricchezze. Questa nuova parcellizzazione dell'Italia porterà ulteriori mali al popolo italiano  ed all'Europa tutta. La costituzione di -a tutti gli effetti- nuove “repubblichette” indipendenti all'interno del contesto nazionale ed europeo non sarà un vantaggio per la comunità, anzi porterà guai, delusioni ed odi... E di questo  non abbiamo bisogno proprio ora che la crisi economica galoppante e la spinta allo sfacelo morale si fa più forte in Italia e nel mondo.
 
C'è bisogno di solidarietà e di capacità di riconoscersi con il luogo in cui si vive senza però cancellare l'unitarietà della vita e la consapevolezza che il pianeta è uno come una è la specie umana. Non si può continuare a separare la comunità degli umani su basi etniche  o “sociali” o “religiose” o “politiche”... 

L'integrazione è solo una ovvia conseguenza del vivere in luogo riconoscendolo come la propria casa. Perciò il vero federalismo può essere solo bioregionale ed il riconoscimento con il luogo di residenza deve avvenire nelle forme più semplici e vicine al contesto socio/ambientale in cui si vive. Questo contesto é ovviamente la comunità del paese, e della città che riunisce una serie di paesi in una comunità facilmente riconducibile ad una identità condivisa. Questa è la “Provincia”. 

Le Province lungi dal dover essere eliminate dovrebbero anzi assurgere al ruolo rappresentativo dell'identità locale e tale riconoscimento non alienerebbe la comunione ed il senso di  appartenenza all'Europa ed al mondo  bensì aiuterebbe  il radicamento al luogo in cui si vive e la responsabilizzazione a mantenerlo sano e compatto.  
 
C'é  inoltre da dire che dal punto di vista storico le Province da tempo immemorabile hanno rappresentato il “luogo di origine”  mentre le Regioni sono state create massimamente a tavolino per soddisfare esigenze politiche indifferenti alla comunità. Vedesi la costituzione del Lazio, formato per soddisfare le esigenze di una città che doveva essere la capitale di un nuovo impero, costituito smembrando la Tuscia, rubando territori all'Umbria (Rieti) e aree all'ex Regno di Napoli (Formia, Gaeta, etc.). Oggi Roma ed area metropolitana con i suoi 6 milioni di abitanti (più i non registrati, quasi altrettanti) ha completamente fagocitato il territorio e la gestione delle risorse relegando il ruolo delle  Province storiche a quello di “fornitura di servizi e ubicazione di scomodi impianti inquinanti”... (Ma é logico quando si vede che i 9/10 dei residenti laziali stanno a Roma e siccome siamo in democrazia così deve andare...). In verità le grandi città metropolitane dovrebbero essere tutte “città regione” e magari pure decrescere.. se si vuole che il cancro da loro rappresentato non si  propaghi al territorio...

Paolo D'Arpini 
Rete Bioregionale Italiana
http://retebioregionale.ilcannocchiale.it/?TAG=Regioni





Post Scriptum:

Se veramente sono così tutti d'accordo come mai nessuno ha pensato di consultare i "tecnici"  che dal 1996 stanno lavorando a questa opzione?




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