domenica 11 novembre 2012

No alla distruzione del tessuto bioregionale, rappresentato dalle Province, e sì alla cancellazione di mini-stati spuri, ovvero le Regioni



Paolo D'Arpini: "Ci sentite... sì o no?"


Leggo su vari giornali di lotte all'ultimo sangue scatenatesi tra Province contigue in seguito al progetto  del  governo di Mario Monti (al quale mi ero già rivolto per sottolineare quanto qui sotto espresso). 

Ad esempio qui nelle Marche il problema è grave, si rischia la cancellazione di Macerata e Fermo e forse pure di Pesaro Urbino, insomma un vero casino.  Così l'identità locale è messa a serio rischio ed a che pro? Questa scelta dell'accorpamento e dell'eliminazione di alcune province non aiuta "la comunità"  riesce solo a creare caos ed ulteriore malcontento nella popolazione. 

Questa mossa governativa contro le Province non è assolutamente  "utile". Questa decisione, portata avanti con la scusa del riordino e dell'ottimizzazione amministrativa, è secondo me solo un modo per alienare ulteriormente la società civile dalle istituzioni. Ma tale legge  si propone come "migliorativa" e in funzione di un ipotetico risparmio... Ma corrisponde ciò al reale interesse del popolo e dell'habitat? Va realmente a vantaggio delle comunità locali o privilegia solo i grandi agglomerati urbani?

Veramente sul tema del riordino amministrativo territoriale, in chiave bioregionale, me ne sono occupato da parecchi anni. Soprattutto da quando è nata la Comunità Europea che si configura come un "superstato" ed in questo contesto è necessario restituire dignità e salvaguardare i diritti delle piccole comunità locali.

Il bioregionalismo infatti si riconosce massimamente nelle identità locali e queste possono essere individuate solo nell’ambito municipale e provinciale, che  è  il territorio in cui una città di solito irradia la sua influenza culturale. Tra l’altro in Italia le Regioni, impostate e studiate a tavolino, si pongono come stati antagonisti sia per lo Stato Italiano che per l’Europa stessa, che faticosamente sta cercando di trovare una identità politica condivisa.


Se degli Enti inutili vanno eliminati, molto meglio abolire le Regioni, mini-stati all’interno dello Stato, che nemmeno rappresentano interessi di omogeneità culturale e bioregionale ma solo interessi di gestione economica e partitica.

Ed ora un inciso culturale sulle origini della civiltà europea. Le radici culturali europee  non sono solo romane e greche ma molto più antiche.. e ciò è stato dimostrato ampiamente dalle ricerche compiute nell’Europa centrale dalla archeologa Maria Gimbutas. La lingua madre definisce il significato di Eu-ropa in "dalla larga faccia" ovvero la dea del plenilunio. In queste arcaiche origini matristiche tutte le genti d’Europa sono cresciute mantenendo un’identità collettiva diffusa pur nella libertà ed autonomia dei vari nuclei, oggi appunto rappresentati dalle città e dagli ambiti provinciali.

Il bioregionalismo, riportando in auge sia il rispetto della vita in termini di ecologia profonda sia il riconoscimento dell’identità locale è l’unico metodo che possa garantire equanime distribuzione e pari dignità alle diverse sfaccettature degli abitanti della Comunità Europea. 

Quindi L’Europa, politicamente unita, andrebbe suddivisa in ambiti Provinciali Bioregionali e non in Regioni, che per loro natura tendono ad essere separative e indifferenti agli interessi delle comunità locali (dovendo infatti difendere la loro strutturazione spuria ed anomala rispetto alla identità bioregionale). 

Quindi sì al mantenimento di tutte le Province  e cancellazione immediata delle Regioni, carrozzoni dispendiosi e inutili  e ricettacoli di malgoverno e corruzione.

Paolo D'Arpini
Referente della Rete Bioregionale Italiana 

Via Sacchette 15/a - Treia (Macerata)
Tel. 0733/216293

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