venerdì 17 agosto 2012

Discorso sul bioregionalismo e sull'ecologia profonda - La specie umana, come la casa, è una sola... la Terra è rotonda!




Oriente ed Occidente da che parte stanno?

Come fai a vedere dov’è la destra e la sinistra, l’oriente e l’occidente, in una palla che gira a forte velocità nello spazio, attorno ad un sole,  e  contemporaneamente si sposta verso un ulteriore vuoto allontanandosi dal big bang primordiale?
Eppure su questa piccola palla  l’uomo  ragiona come se la Terra fosse divisibile in settori, come se veramente avesse senso la  separazione (sic) in stati e nazioni, in aree e sub aree….

Ecco,  mentre in Polonia si comprano migliaia di nuovi carri armati di ultima generazione (contro chi?), in Siria la guerra va avanti a singhiozzo, in Afganistan si muore in silenzio, in Africa le notizie non arrivano e non partono più... ormai è terra di nessuno, in America settentrionale e meridionale ci si prepara al grande salto,  in Cina, in Tibet, al polo nord… al polo sud….. 

Chi fa queste differenze, chi decide le ubicazioni e gli interessi strategici, economici, politici..  di chi è questa Terra che tutti abitiamo….?

La Terra gira, gira…  e non cambia la sua natura di pianeta  che non conosce frontiere e difformità interne nella sua struttura unificata, anche se fosse una palla da football  con le pezze di diverso colore questo non impedirebbe alla palla di essere un omogeneo tondo di caucciù.

Sulla terra l’acqua è acqua e sta dappertutto. L’aria è aria e spira in tutti i venti.  Il suolo in cui gli alberi crescono, e che gli animali e gli uomini calpestano  è lo stesso suolo. L’umanità è la stessa ovunque e comunque.

Una ebrea si accoppia con un aborigeno australiano e prolificano, mica muli… sono esseri umani identici. L’unica cosa che cambia è la bandierina degli interessi, delle religioni, delle ideologie, insomma cose finte, cose di cui si può fare benissimo a meno e che invece talvolta determinano i comportamenti sino al punto di spingere l’uomo ad uccidere, distruggere, dissociare….

Poveri beoti…  mettono i missili antimissile, preparano guerre e sommosse, prevaricano le popolazioni più povere,  sparano giaculatorie e cazzate nei templi  e  nelle assemblee, nelle camere e nei senati  ed  ingabbiano i recalcitranti…   bravi!

Ma ditemi come può essere un motivo di disuguaglianza abitare in un luogo piuttosto che in un altro, credere in una illusione piuttosto che un’altra, non vi siete accorti, umani, che il pianeta è uno solo?  E tra l’altro è pure malandato in seguito ai bistrattamenti subiti negli ultimi  anni?

I mali  che impediscono la consapevolezza di abitare lo stesso luogo, di essere  membri della stessa famiglia e di abitare la stessa casa, hanno un solo nome: ignoranza! Ovvero identificazione con una etnia, con una religione, con un partito....

Ignoranza che poi diventa rapacità ed egoismo, conflitto fra individui e nazioni, disparità economica e razziale,  divisione in classi,   violenza  verso gli “altri”,  stupida arroganza di ritenersi nel bene,  da una parte una bisteccona sanguinolenta e dall’altra un  minuto chicco di riso,  da una parte la furbizia e dall’altra l’ingenuità, da una parte il valore aggiunto e dall’altra la carenza.
 
Osservando bene le cose scopriamo però che…..
 
Vivere nel luogo in cui si vive sapendo che è la nostra casa, significa essere del luogo. Questo è il pensiero dell’ecologia profonda e corrisponde al sentire di chi non coglie alcuna differenza fra sé ed il luogo, di chi ritiene di esser figlio della terra.  E la terra non ha cantoni esterni, la terra tutta è una ed indivisibile ovunque e comunque.
 
La terra   è la mia casa,  che condivido con chi ci ha abitato prima di me e ci abiterà dopo di me. Ma il percorso del "ritorno a casa" – che è fisico e romantico allo stesso tempo- richiede una fatica ed una grande pazienza. Richiede accettazione da parte di chi accoglie e da parte  di chi si avvicina…  “Ospite”  è sia chi riceve che colui che viene ricevuto, nella società umana, dei nobili esseri umani del mondo,  così si definisce l’accoglienza…..   
 
Diceva l'amica bioregionalista Etain Addey: "Il fatto è che non è più nostra consuetudine cercare l’accordo con il luogo, considerandolo primario alla vita, solitamente riteniamo che sia la comunità a doverci accettare. Ma in verità il contenitore vero della nostra vita fisica e psichica è proprio il luogo, l’ambiente naturale, che ci ripara e nutre ed istruisce, se siamo pazienti e capaci di ascolto”.  Ritengo però che non si possa né debba evitare l’integrazione con la comunità, altrimenti c’è arroganza e separazione culturale nel voler mantenere  la distanza con gli altri….  E’ pur vero che spesso non ci sentiamo accettati dal resto della  comunità ma dobbiamo -come detto sopra- compiere un esperimento congiunto di avvicinamento al luogo ed ai suoi abitanti….   
 
Così pian piano il ghiaccio si scioglie e dopo ripetute prove possiamo finalmente dire di essere  a casa, di aver riconosciuto e di essere stati riconosciuti.
 
Paolo D’Arpini  



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