venerdì 31 agosto 2012

Bioregionalismo da Peter Berg alla Rete Bioregionale Italiana - Alcune notizie d'archivio

Convivio bioregionale nel Parco Nazionale d'Abruzzo


Bioregionalismo e Rete Bioregionale Italiana

Il concetto di “Bioregione” è stato formulato negli anni ’70 nell’ambito di una ricerca, volta all’individuazione di un approccio sostenibile alle risorse naturali, condotta da Peter Berg, esponente delle avanguardie culturali nord-americane, e dall’ecologista statunitense Raymond Dasmann. Il lavoro prodotto da queste due personalità singolari venne pubblicato, nel dicembre del 1977, in un articolo della rivista americana The Ecologist in cui, per la prima volta, vennero impiegati i termini “Bioregione” e “Bioregionalismo”.

Negli stessi anni, Peter Berg fondò il movimento noto come Planet Drum (Il tamburo planetario), allo scopo di diffondere nel mondo il concetto di bioregione come punto di partenza per la sostenibilità, nonché le implicazioni culturali, ideologiche e di vita quotidiana che da esso derivano.

Da allora la teoria bioregionale ha destato l’interesse di scienziati, ecologisti, agronomi, ed economisti di tutto il mondo, è stata oggetto di critiche e confutazioni, dovute soprattutto “alla difficoltà di identificare dei criteri univoci per la delimitazione delle bioregioni”, ha ottenuto consensi e pareri favorevoli e, in tutti i casi, ha collezionato innumerevoli pagine nella letteratura specializzata di tutto il mondo.

Ad oggi, è possibile attingere a numerose definizioni di “Bioregione” e “Bioregionalismo”, fornite dalle più varie personalità mondiali e sulla base di approcci eterogenei. Nel complesso, si può affermare che tutti concordano nel sostenere che per “bioregione” si intende “un territorio non delimitato da confini politici o amministrativi ma da confini ‘oggettivi’ (ecosistemi naturali) e ‘soggettivi’ (identità sociali); quindi un’area geografica circoscritta da limiti fisici (bacino fluviale, catena montuosa) e da un’omogeneità ambientale e naturale degli ecosistemi (clima, suolo, flora, fauna) e delle caratteristiche sociali delle comunità locali (costumi,tradizioni, identità collettiva, senso di appartenenza al territorio)”.

Per quanto riguarda la definizione di “bioregionalismo”, la questione è più complessa: nelle intenzioni dei suoi fondatori, il bioregionalismo è una scelta di vita prettamente ideologica e radicale che comporta, in primo luogo, l’esperienza dell’ecologia profonda, dell’auto sostentamento e dell’autosufficienza, è la capacità degli abitanti di una bioregione di organizzarsi autonomamente e di reperire tutte le risorse di cui necessitano entro i confini della propria regione, annullando la pratica del trasferimento di risorse nello spazio e nel tempo ed estendendo, dunque, il concetto di sostenibilità all’intero ecosistema e non soltanto in riferimento all’ambiente naturale e alle sue risorse.

Un simile approccio appare, per certi versi, estremamente utopico e poco realizzabile in un mondo ormai globalizzato, ciò ha condotto alcuni studiosi a riformulare la definizione di bioregionalismo per mezzo di un approccio più pragmatico e meno radicale che vede “la sostenibilità globale del sistema planetario come sommatoria di una gestione sostenibile delle risorse naturali di un territorio da parte delle comunità locali”. Nell’ambito di una simile idea di sostenibilità, la scelta bioregionale non nega la prospettiva di uno sviluppo, purché sostenibile e che parta dalle scelte delle popolazioni locali, né preclude la possibilità di interazione con operatori economici esterni alla bioregione, purché avvenga secondo criteri di “buonsenso ecologico” fissati dalle popolazioni locali.

In entrambi i casi, comunque, il bioregionalismo prevede una scelta di vita che evita l’inquinamento e lo speco, che promuove la conservazione e il riciclaggio, che valorizza i prodotti tipici della regione, che adatta i sistemi produttivi ai caratteri ambientali del luogo e che, soprattutto, implica un ridimensionamento al livello locale della gestione delle risorse naturali, come punto di partenza imprescindibile per un qualsivoglia tentativo di sostenibilità ambientale.

In Italia il “movimento bioregionale” si è andato affermando agli inizi degli anni ’80 coordinato da un gruppo di attivisti riconducibili al giornale AAM Terra Nuova. Dopo un primo periodo di entusiasmo e di attività febbrile, l’interesse verso l’argomento cominciò a scemare per tornare alla ribalta dopo circa 10 anni grazie al lavoro di divulgazione operato da un’altra rivista, Lato selvatico, particolarmente devota alla filosofia del bioregionalismo, a cui si affianca Quaderni di Vita Bioregionale.

 La Rete delle Reti: Redazione dei Quaderni di Vita Bioregionale ...

 La Rete Bioregionale Italiana, che nasce nel 1996 ad Acquapendente (Vt), è  “un insieme di gruppi, associazioni, comunità e singole persone che condividono l’idea bioregionale e in prima persona, nel proprio luogo, si danno da fare per praticarla”. In breve tempo, la Rete, attraverso incontri periodici, diffusione di newsletter, pubblicazioni a vario titolo e contributi all’interno di riviste specializzate, diventerà il principale punto di riferimento nazionale per tutti coloro che, in un modo o nell’altro, intendono intraprendere una scelta di vita bioregionalista.

Coerentemente con il carattere prettamente locale della pratica bioregionalista e, considerando che “l’idea bioregionale è ispirata dai sistemi naturali selvatici”, anche la struttura organizzativa interna della rete mira al decentramento della “gestione” eliminando figure che rivestano ruoli di coordinamento nazionale, ritenute poco utili, e limitandosi a costituire un Consiglio di referenti tematici formato da soggetti con qualifiche diverse, ognuno dei quali, secondo le proprie competenze, porta avanti le specifiche attuazioni del bioregionalismo.

Paolo D'Arpini, referente Rete Bioregionale Italiana
bioregionalismo.treia@gmail.com 

(Fonte notizie: http://common-way.jimdo.com/2012/02/29/rete-bioregionale-italiana/)


Articoli sul bioregionalismo in Italia:
https://www.google.com/search?client=gmail&rls=gm&q=bioregionalismo%20in%20italia%20paolo%20d'arpini


Intervento di Paolo D'Arpini all'incontro bioregionale del 2012 (Aprilia)

mercoledì 29 agosto 2012

Vincenzo Toccaceli: "...viaggio per immagini"

Il Matto,  piena...  la piena realizzazione, non è tanto attento ai risultati esterni ma all'interiore! Non vuole cambiare la realtà esterna ma realizzare nel suo interiore LE IMMAGINI sono lasciate
maturare poco nell'interiore consapevolezza (utile il Rosario se
accetto) e subito disperse nel cielo! Così il cielo può accoglierle?!


E' per dirla in maniera tantrica, come voler entrare in una donna senza chiedere il permesso. Se è cosi tra il nostro dire e il
nostro fare c'è di mezzo il MARE!


Buona... Caterina della Misericordia!
Buon piccolo (parvulo, Paolo) dei PINI di Shiva! (Ar, Ara, Shiva)

Toccaceli Vioncenzo a Paolo D'Arpini con Gioia! Om namah Shivaya

Il Matto

Prima immagineTe​mpo di raccoglier​e e tempo di seminare!


Amma


Seconda immagine "... è molto interessan​te" from Bernardino del Boca!


Paradiso terrestre, yin e yang, armonia fra maschile e femminile e recupero dell'amore fra i generi

Inshallah - Collage di Belisir
 
 
Occorre “inquadrare” la moderna cultura matristica in un contesto più ampio che è quello dell’integrazione fra il maschile ed il femminile, paragonando anche il vissuto in tal senso nelle antiche civiltà d’oriente e d’occidente e nella società presente.
 
Ad esempio, un esperimento in tal senso è quello proposto dal Movimento degli Uomini Casalinghi fondato da Antonio D'Andrea(di cui il sottoscritto è un sostenitore), in questo percorso non soltanto si partecipa complementariamente ad una pratica paritaria in vari ambiti della vita quotidiana,  cercando altresì ispirazione anche dell’esperimento vissuto durante l’antica civiltà matriarcale naturale che distinse l’intero paleolitico sino al neolitico.
 
Quest'anno, il 31 agosto 2012, sono in Molise con la mia compagna Caterina Regazzi, nella casa di Antonio, per festeggiare la Luna Blu, simbolo matristico per antonomasia. Infatti la 13a luna piena, ovvero la seconda  di uno stesso mese,  è un archetipo femminile classico (le lunazioni durano 28 giorni e la prima luna piena di agosto è caduta il 2).  Inoltre la sera del  1 settembre leggeremo, al suono dell'arpa, alcuni brani dal nostro libro "Vita senza Tempo",  sulla scalinata Marconi del paesino molisano (vedi: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2012/08/15/capracotta-aspettaci-arriviamo-on-stage-il-1-settembre-2012-vita-senza-tempo-sulla-scalinata-falconi/).
 
Una delle pagine, scelte da Caterina, verte proprio sulla 
nostra  esperienza amorosa in chiave matristica...  Ma non voglio anticipare troppo del discorso... anche se ho già parlato in precedenti articoli dei modi che mi hanno aperta la strada della riscoperta di quell’affascinante mondo popolato al femminile, che nei miei sogni innocenti considero una sorta di paradiso terrestre.
 
 
Arcadia
 
Ma dal paradiso terrestre siamo stati scacciati, almeno così dice la Bibbia, forse però questa è solo una assunzione “religiosa” patriarcale – magari anche  pretenziosa – poiché sulla terra ci siamo ancora e forse potremmo immediatamente ritrovarci in quel “paradiso perduto” il momento stesso che la nostra vita trovasse l’armonia fra uomo, natura ed animali. Prima di tutto -però- quel che è da riequilibrare è il rapporto fra i due generi della nostra specie, il femminile ed il maschile…
 
Yin e Yang, come dicono i cinesi, sono le due forze interconnesse, Terra e Cielo, che creano il mondo… Ma ora non voglio solo parlare di cultura cinese, vorrei qui approfondire il discorso sullo studio del periodo pre-patriarcale e di come viene descritto dai vari ricercatori che si occupano di questo tema.


Collage di Belisir

Ora vediamo che dalle moderne ricercatrici, come Sara Morace, esaminando la vita sociale nelle società antiche, questa armonia fra il maschile ed il femminile viene definita “matrismo” (talvolta gilania), che dal punto di vista etimologico non é il ‘potere delle madri’ contrapposto a quello dei padri (patriarcato), bensì la comprensione che queste società tengono in alta considerazione la funzione materna come principio intorno a cui si organizza la società, per cui essendo il rapporto d’amore e di cura madre-figli l’aspetto fondante della società non esistono le gerarchie tipiche del patriarcato.

Nell’incontro equanime fra i generi non c’è il dominio, il valore centrale è il rispetto delle differenze, per cui non esiste la disparità. Questa armonizzazione rappresenta un’alternativa praticabile al patriarcato maschilista. E non comporta la femminilizzazione dell’uomo o la mascolinizzazione della donna, bensì l’armonia fra le funzioni maschili e femminili.



Questo concetto viene espresso chiaramente nell’esagramma T’Ai in cui è detto: “Cielo e Terra si congiungono, l’immagine della Pace. Cielo e Terra sono in comunicazione, ciò produce un tempo di generale fioritura e prosperità”

Paolo D’Arpini




Vita senza Tempo

martedì 28 agosto 2012

Resoconto breve della Vacanzetta vegetariana agostana a Treia

Torre Onglavina a Treia


Cari Caterina & Paolo, per prima cosa vi ringraziamo per la vostra ospitalità e di conseguenza per averci dato l'opportunità di vivere questa esperienza.

Io e Michela non avevamo mai passato le nostre ferie insieme in questo modo, con un gruppo di persone che conoscevamo poco o niente, ma il 2012 è stato per entrambi un anno particolare, che ci ha fatto conoscere un sacco di nuove persone per cui credo che le nostre vacanze non potevano che andare in questo senso.

E' stato un piacere lasciarsi cullare da un ritmo preordinato (ma riordinabile) e partecipare alle varie situazioni con lo spirito del momento.  E' stato bello condividere queste giornate con tutti voi: Paolo con la sua bella visione della vita e la sua voglia di condividerla; Caterina col suo dolce e pacato sorriso che infonde pace; Angela col suo dinamismo e la sua contagiante spontaneità; Rosalba con la sua quieta ma empatica presenza. E' stato interessante fare la conoscenza di Franco e sperimentare la sua guida nella meditazione, come pure chiaccherare con Lucilla e gustare le sue prelibate pietanze.

Porta Vallesacco a Treia

Treia poi è stata una lietissima sorpresa: proprio il posto giusto per passare una settimana tranquilla e serena. Quasi il set di un film ambientato nel medioevo: un agglomerato di case abbracciate tra loro e avvolte strette strette alla collina su cui siedono, stradine piccole piccole su cui viaggiano i suoni di passi e voci di persone che non vedi mai (e che forse non ci sono proprio), sottopassi, gallerie, terrazzini panoramici ovunque... praticamente un presepe.

Borgo di Treia


Un caloroso saluto a tutti.

Stefano e Michela

Resoconto breve della Vacanzetta Vegetariana agostana a Treia  (vedi: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2012/07/20/treia-dal-19-al-26-agosto-2012-vacanzetta-con-gli-amici-del-circolo-vegetariano-vv-tt/)

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Rispostina di Caterina:

Siamo noi che vi ringraziamo per la fducia che ci avete accordato venendo a trascorrere questa settimana con dei "quasi sconosciuti". E' stato piacevole in sè condividere i momenti, gli incontri, i pasti, i preparativi, gli spostamenti in auto (Macerata, Porto Recanati, Ugliano da Lucilla, San Lorenzo per la grotta di Santa Sperandia, Amandola da Sonia). A me, in particolare, rimarrà impresso il dialogo fra te e Paolo sulla scala di ritorno dalla grotta, in cui avete confrontato le vostre visioni dell'ecologia, del vivere cercando di essere in sintonia il più possibile col mondo che ci circonda, in un modo in cui, pur sentendosi liberi, non si ha bisogno di provocare danni all'ambiente, cercando quindi di riportare a quell'equilibrio fra  l'uomo, l'ambiente e gli altri esseri viventi e non, che negli ultimi 100 anni, è stato più o meno inconsapevolmente stravolto.
E' molto importante, secondo me, che, anche nei rapporti con gli altri, si tenga sempre presente questo "spirito", cioè per me, l'ecologia diventa "profonda", quando diventa una costante della vita, come un sottofondo profumato, e non viene dimenticata mai, per ritornare alla superficialità, alla falsità, al consumismo, al..... "a questo poi ci penseremo!"
Stiamo già pensando di ripetere l'esperienza anche l'anno prossimo, o anche prima, anche "sempre"!
Caterina e Paolo a Treia

lunedì 27 agosto 2012

Riflessioni su Ecologia profonda, Bioregionalismo, Spiritualità Laica e Semantica del linguaggio

Paolo D'Arpini, libero, nel sole di Treia


Cercando di dare una spiegazione consona dei concetti relativi ai neologismi -quali ad esempio: bioregionalismo, ecologia profonda, spiritualità laica- dobbiamo  ricorrere alla semantica ed alla glottologia, poichè non esiste neologismo che non trovi origine in altre parole simili. Forse non sarebbe nemmeno necessario trovare nuovi termini se la parola originaria, eventualmente abbinata ad un aggettivo, può dare il senso di quanto si vuole descrivere.

Ad esempio  usando il neologismo "bioregionalismo" si evoca un'immagine persino più riduttiva del reale  significato che viene sottinteso con questa parola. Poichè nell'individuazione di un ambito "bioregionale" non si tiene conto esclusivamente del vivente bensì dell'insieme inorganico, morfologico, geografico, geologico del territorio prescelto, ivi compresi -ovviamente- gli elementi botanici e zoologici che vi prosperano. Insomma si esamina l'omogeneità dell'area esaminata e definita "bioregione" e lì si traccia una leggera linea di demarcazione (non divisione) per individuarne i "confini". Va da sè che questi confini sono semplicemente teorici, poichè l'organismo bioregionale della Terra è in verità un tutt'uno indivisibile. Potremmo per analogia definire le bioregioni gli organi dell'organismo Terra.

Andando avanti. Nel significato originale della parola "ecologia", rispetto alla sua consimile "ambientalismo" è già delineata una differenza d'intedimento, pur che l'esatta traduzione di "ecologia" è "studio dell'ambiente". Mentre in "ambientalismo" si presume il criterio della semplice conservazione. Allorchè si aggiunge al termine "ecologia" l'aggettivo "profonda" ecco che si tende ad ampliarne il significato originario integrandovi il concetto di ulteriore ricerca all'interno della struttura ambientale. Insomma si va a scoprire il substrato e non si osserva solo la superfice, la pelle dell'ambiente.

Lo stesso dicasi per la parola spiritualità e la sua qualificazione "laica". In questo caso si cerca di dare una connotazione "libera" alla spiritualità comunemente intesa come espressione della religione. La spiritualità è l'intelligenza coscienza che pervade la vita, è il suo profumo, e non è assolutamente un risultato della religione, anzi spesso la religione tende a tarpare ed a nascondere questa "naturale" spiritualità presente in tutte le cose.

Trovo questo discorso  sul valore del linguaggio e  del riconoscimento e legittimazione del suo percorso nella storia, estremamente cogente ed utile alla causa ecologista -ribadisco “ecologista” poichè non mi sembra un termine diminitivo a meno che non vogliamo fare delle parole un termine di paragone per le nostre idee personali- la glottologia, e soprattutto la capacità di evocare concetti attraverso le parole e di chiarirne il significato, non ha nulla a che vedere -secondo me- con le discussioni sul filo di lana caprina, se tali temi entrano o meno nel filone ecologico "del profondo". Infatti non si può risalire ad un "fondatore" (inteso come inventore del neologismo utilizzato) della pratica bioregionale, dell'ecologia profonda o della spiritualità laica. In quanto detti termini descrivono qualcosa che è sempre esistito.

La glottologia e la semantica hanno ben diritto di entrare nel discorso ecologista, soprattutto per chiarire le azioni connesse all’ecologia, ecologia profonda, e dir si voglia.. Pur tuttavia questi concetti evocati non sono nuovi all’uomo… ed i neologismi spesso  vengono usati, per fare un favore alla politica del copy right, ed è solo una concessione alla “politica”, appunto…

Ecologia profonda è un fatto, una realtà, e non può essere descritta in termini filosofici se non astraendoci dal contesto dell’ecologia stessa. Vivendo nei fatti e non amando le diatribe dialettiche ma amando dire “pane al pane e vino al vino” debbo confessarvi che non mi piace sentirmi ristretto in un contesto qualsivoglia. Non amo le etichette non amo nessuna coercizione morale, politica, ideologica o religiosa.. Se si vuole fare dell’ecologia profonda una base per esprimere le norme di una “nuova religione” con tanto di sacerdoti titolati all’interpretazione e con tanto di bibbia decisa a tavolino dai sapienti, non sono d'accordo.. Non che con questo intenda abbandonare l’ecologia profonda, che è la pratica sincera ed onesta della mia intera esistenza.. semplicemente mi dissocio dal novero di chi ritiene di essere depositario delle “regole” dell’ecologia profonda e sente di volerle imporre agli altri come un codice legislativo..

I tempi delle dittature intellettuali sono conclusi.. almeno per me.. e quindi preciso per l’ennesima volta che: la Rete Bioregionale Italiana, per l’ecologia profonda, il bioregionalismo, la spiritualità laica e per il vivere armonico, amorevole gentile e solidale sulla Terra, non è semplicemente un’etichetta bensì una descrizione di un modo di vivere nella nostra società ed in natura.

Gli incontri organizzati dalla Rete sono pertanto occasioni di condivisione collegiale del sentire e della pratica quotidiana, nello spirito conviviale e semplice dell’avvicinamento fra amici e fratelli. 
 
Paolo D’Arpini
Rete Bioregionale Italiana
bioregionalismo.treia@gmail.com 



domenica 26 agosto 2012

Fantapolitica.. o capacità analitica? - Le intuizioni di Sergio Di Cori Modigliani su quel che sta accadendo nel mondo



Chiaro come l'acqua...


Tutto ciò che sta accadendo oggi, tecnicamente (nel senso di “politicamente”) è iniziato il 12 dicembre del 2008. Secondo altri, invece, sarebbe iniziato nel settembre di quell’anno. Ma ci volevano almeno quattro anni prima che l’onda d’urto arrivasse in Europa e in Usa.

Forse è meglio cominciare dall’inizio per spiegare gli accadimenti.
Anzi, è meglio cominciare dalla fine.

Con qualche specifica domanda, che –è molto probabile- pochi in Europa si sono posti.

Mi riferisco qui alla questione di Jules Assange, wikileaks, e la Repubblica di Ecuador.

Perché il caso esplode, oggi?

Perché, Jules Assange, ha scelto un minuscolo, nonché pacifico, staterello del Sudamerica che conta poco o nulla?
Come mai la corona dell’impero britannico perde la testa e si fa prendere a schiaffi davanti al mondo intero da un certo signor Patino, ministro degli esteri ecuadoregno, per gli euro-atlantici un vero e proprio Signor Nessuno, il quale ha dato una risposta alla super elite planetaria (cioè il Foreign Office di Sua Maestà) tale per cui, cinque anni fa avrebbe prodotto soltanto omeriche risate di pena e disprezzo, mentre oggi li costringe ad abbozzare, ritrattare, scusarsi davanti al mondo intero?

Perché l’Ecuador? Perché, adesso?

Tutto era più che prevedibile, nonché scontato.
Intendiamoci: era scontato in tutto il continente americano, in Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, paesi scandinavi. In Europa e a Washington pensavano che il mondo fosse lo stesso di dieci anni fa. Perché l’Europa –e soprattutto l’Italia- è al 100% eurocentrica, vive sotto un costante bombardamento mediatico semi-dittatoriale, non ha la minima idea di ciò che accade nel resto del mondo, ma (quel che più conta) pensa ancora come nel 1812, ovvero: “se crolla l’Europa crolla il mondo intero; se crolla l’euro e l’Europa si disintegra scompare la civiltà nel mondo” e ragiona ancora in termini coloniali.

Ma il mondo non funziona più così. In Italia, ad esempio, nessuno è informato sulla zuffa (che sta già diventando rissa) tra il Brasile e l’Onu, malamente gestita da Christine Lagarde, la persona che presiede il Fondo Monetario Internazionale, e che ruota intorno all’applicazione base di un concetto formale, banale, quasi sciocco, ma che potrebbe avere ripercussioni psico-simboliche immense: l’Italia è stata ufficialmente retrocessa. Non è più l’ottava potenza al mondo, bensì la nona. E’ stata superata dal Brasile. Quindi al prossimo G8 l’Italia non verrà invitata, ma ci andrà il Brasile.

Da cui la scelta di abolire il G8 trasformandolo in G10 standard.

Si stanno scannando.

La prima notizia Vera (per chi vuole ricavare informazioni reali dal mondo reale) è questa: “L’Europa, con l’Inghilterra e Germania in testa, non possono (non vogliono) accettare il trionfo keynesiano del Sudamerica e la loro irruzione nel teatro della Storia come soggetti politici autonomi. Per loro vale il principio per cui “che se ne stiano a casa loro, non rompano, e ringrazino il cielo che li facciamo anche sopravvivere, come facciamo con gli africani. Altrimenti, da quelle parti, uno per uno faranno la fine di Gheddafi”. Il messaggio in sintesi è questo.

Dal Sudamerica negli ultimi quaranta giorni sono arrivati tre potentissimi messaggi in risposta: niente è stato pubblicizzato in Europa. Tanto meno l’ultimo (il più importante) in data 3 agosto, se non altro per il fatto che era in diretta televisiva dalla sede di New York del Fondo Monetario Internazionale. Nessuno lo ha trasmesso in Europa, ad esclusione del Regno di Danimarca. E così, preso atto che esiste una compattezza mediatica planetaria di censura, e avendo preso atto che se non se ne parla la televisione, non c’è in rete e non si trovano notizie su wikipedia, allora vuol dire che non esiste, il Sudamerica ha scelto il palcoscenico mediatico globale più intelligente in assoluto: il cuore della finanza oligarchica planetaria, la city di Londra.

E adesso veniamo ai fatti.

Jules Assange, il 15 giugno del 2012 capisce che per lui è finita. Si trova a Londra. Gli agenti inglesi l’arresteranno la settimana dopo, lo porteranno a Stoccolma, dove all’aereoporto non verrà prelevato dalle forze di polizia di Sua Maestà la regina di Svezia, bensì da due ufficiali della Cia, e un diplomatico statunitense, i quali avvalendosi di specifici accordi formali sanciti tra le due nazioni farà prevalere il “diritto di opzione militare in caso di conflitto bellico dichiarato” sostenendo che Jules Assange è “intervenuto attivamente” all’interno del conflitto Nato-Iraq mentre la guerra era in corso.

Lo porteranno direttamente in Usa, nello Stato del Texas, dove verrà sottoposto a processo penale per attività terroristiche, chiedendo per lui l’applicazione della pena di morte sulla base dell’applicazione del Patriot Act Law. Si consulta con il suo gruppo, fanno la scelta giusta dopo tre giorni di vorticosi scambi di informazioni in tutto il pianeta. “vai all’ambasciata dell’Ecuador a piedi, con la metropolitana, stai lì”. Alle 9 del mattino del 19 giugno entra nell’ambasciata dell’Ecuador.

Nessuna notizia, non lo sa nessuno. Il suo gruppo apre una trattativa con gli agenti inglesi a Londra, con gli svedesi a Stoccolma e con i diplomatici americani a Rio de Janeiro. Raggiungono un accordo: “evitiamo rischio di attentati e facciamo passare le olimpiadi, il 13 agosto se ne può andare in Sudamerica, facciamo tutto in silenzio, basta che non se ne parli”. I suoi accettano, ma allo stesso tempo non si fidano (giustamente) degli anglo-americani. Si danno da fare e mettono a segno due favolosi colpi. Il primo avviene il 3 agosto, il secondo il 4.

Il 3 agosto 2012, con un anticipo rispetto alla scadenza di 16 mesi, la presidente della Repubblica Argentina,

Cristina Kirchner, si presenta alla sede di Manhattan del Fondo Monetario Internazionale accompagnata dal suo ministro dell’economia e dal ministro degli esteri ecuadoregno, Patino, in rappresentanza di “Alba” (acronimo che sta per Alianza Laburista Bolivariana America”) l’unione economica tra Ecuador, Colombia e Venezuela. In tale occasione, la Kirchner si fa fotografare e riprendere dalle televisioni con un gigantesco cartellone che mostra un assegno di 12 miliardi di euro intestato al Fondo Monetario Internazionale con scadenza 31 dicembre 2013, che il governo argentino ha versato poche ore prima. “Con questa tranche, la Repubblica Argentina ha dimostrato di essere solvibile, di essere una nazione responsabile, attendibile e affidabile per chiunque voglia investire i propri soldi.

Nel 2003 andammo in default per 112 miliardi di dollari, ma ci rifiutammo di chiedere la cancellazione del debito: scegliemmo semplicemente la dichiarazione ufficiale di bancarotta e chiedemmo dieci anni di tempo per restituire i soldi a tutti, compresi gli interessi. Per dieci, lunghi anni, abbiamo vissuto nel limbo.

Per dieci, lunghi anni, abbiamo protestato, contestato e combattuto contro le decisioni del Fondo Monetario Internazionale che voleva imporci misure restrittive di rigore economico sostenendo che fosse l’unica strada. Noi abbiamo seguito una strada diversa, opposta: quella del keynesismo basato sul bilancio sociale, sul benessere equo sostenibile e sugli investimenti in infrastrutture, ricerca, innovazione, investendo invece di tagliare.

Abbiamo risolto i nostri problemi. Ci siamo ripresi. Non solo. Siamo oggi in grado di saldare l’ultima tranche con 16 mesi di anticipo. Le idee del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale in materia economica sono idee errate, sbagliate. Lo erano allora lo sono ancor di più oggi: Chi vuole operare, imprendere, creare lavoro e ricchezza, è benvenuto in Argentina: siamo una nazione che ha dimostrato di essere solvibile, quindi pretendiamo rispetto e fedeltà alle norme e alle regole, da parte di tutti, dato che abbiamo dimostrato, noi per primi, di rispettare i dispositivi del diritto internazionale……” ecc.

Subito dopo (cioè 15 minuti dopo) la Kirchner ha presentato una denuncia formale contro la Gran Bretagna e gli Usa al WTO (World Trade Organization) la più importante associazione planetaria di scambi commerciali coinvolgendo il Fondo Monetario Internazionale grazie ai files messi a disposizione da Wikileaks, cioè Assange. L’Argentina ha saldato i debiti, ma adesso vuole i danni. Con gli interessi composti. “Volevano questo, bene, l’hanno ottenuto. Adesso che paghino”. E’ una lotta tra la Kirchner e la Lagarde. Le due Cristine duellano da un anno impietosamente.

Grazie (o per colpa) di Assange, dato che il suo gruppo ha tutte le trascrizioni di diverse conversazioni in diverse cancellerie del globo, che coinvolgono gli Usa, la Gran Bretagna, la Francia, l’Italia, la Germania, il Vaticano, dove l’economia la fa da padrone: Osama Bin Laden è stato mandato in soffitta e sostituito da John Maynard Keynes, lui è diventato il nemico pubblico numero uno delle grandi potenze; in queste lunghe conversazioni si parla di come mettere in ginocchio le economie sudamericane, come portar via le loro risorse energetiche, come impedir loro di riprendersi e crescere, come fare per impedire ai loro governi di far passare i piani economici keynesiani applicando invece i dettami del Fondo Monetario Internazionale il cui unico scopo consiste nel praticare una politica neo-colonialista a vantaggio soprattutto di Spagna, Italia e Germania, con capitali inglesi.

Gran parte dei file già resi pubblici su internet. Gran parte dei file, gentilmente offerti da Assange all’ambasciatore in Gran Bretagna dell’Ecuador, il quale -siamo sempre il 3 agosto a New York- ricorda chi rappresenta e che cosa ha fatto l’Ecuador, ovvero la prima nazione del continente americano, e unica nazione nel mondo occidentale dal 1948, ad aver applicato il concetto di “debito immorale” ovvero “il rifiuto politico e tecnico di saldare alla comunità internazionale i debiti consolidati dello Stato perché ottenuti dai precedenti governi attraverso la corruzione, la violazione dello Stato di Dirirtto, la violazione di norme costituzionali”.

Il 12 dicembre del 2008, infatti, il neo presidente del governo dell’Ecuador Rafael Correa (pil intorno ai 50 miliardi di euro, pari a 30 volte di meno dell’Italia) dichiara ufficialmente in diretta televisiva in tutto il continente americano (l’Europa non ha mai trasmesso neppure un fotogramma e difficilmente si trova nella rete europea materiale visivo) di “aver deciso di cancellare il debito nazionale considerandolo immondo, perché immorale; hanno alterato la costituzione per opprimere il popolo raccontando il falso.

Hanno fatto credere che ciò chè è Legge, cioè legittimo, è giusto. Non è così: da oggi in terra d’Ecuador vale il nuovo principio costituzionale per cui ciò che è giusto per la collettività allora diventa legittimo”. Cifra del debito: 11 miliardi di euro. Il Fondo Monetario Internazionale fa cancellare l’Ecuador dal nòvero delle nazioni civili: non avrà mai più aiuti di nessun genere da nessuno “Il paese va isolato” dichiara Dominique Strauss Kahn, allora segretario del Fondo Monetario..

Il paese è in ginocchio. Il giorno dopo, Hugo Chavez annuncia ufficialmente che darà il proprio contributo dando petrolio e gas gratis all’Ecuador per dieci anni. Quattro ore più tardi, il presidente Lula annuncia in televisione che darà gratis 100 tonnellate al giorno di grano, riso, soya e frutta per nutrire la popolazione, finchè la nazione non si sarà ripresa. La sera, l’Argentina annuncia che darà il 3% della propria produzione di carne bovina di prima scelta gratis all’Ecuador per garantire la quantità di proteine per la popolazione.

Il mattino dopo, in Bolivia, Evo Morales annuncia di aver legalizzato la cocaina considerandola produzione nazionale e bene collettivo.

Tassa i produttori di foglie di coca e offre all’Ecuador un prestito di 5 miliardi di euro a tasso zero restituibile in dieci anni in 120 rate. Due giorni dopo, l’Ecuador denuncia la United Fruit Company e la Del Monte & Associates per “schiavismo e crimini contro l’umanità”, nazionalizza l’industria agricola delle banane (l’Ecuador è il primo produttore al mondi di banane) e lancia un piano nazionale di investimento di agricoltura biologica ecologica pura.

Dieci giorni dopo, i verdi bavaresi, i verdi dello Schleswig Holstein, in Italia la Conad, e in Danimarca la Haagen Daaz, si dichiarano disponibili a firmare subito dei contratti decennali di acquisto della produzione di banane attraverso regolari tratte finanziarie pagate in euro che possono essere scontate subito alla borsa delle merci di Chicago.

Il 20 dicembre del 2008, facendosi carico della protesta della United Fruit Company, il presidente George Bush (già deposto ma in carica formale fino al 17 gennaio 2009) dichiara “nulla e criminale la decisione dell’Ecuador” annunciando la richiesta di espulsione del paese dall’Onu: “siamo pronti anche a una opzione militare per salvaguardare gli interessi statunitensi”. Il mattino dopo, il potente studio legale di New York Goldberg & Goldberg presenta una memoria difensiva sostenendo che c’è un precedente legale.
Sei ore dopo, gli Usa si arrendono e impongono alla comunità internazionale l’accettazione e la legittimità del concetto di “debito immorale”.

La United Fruit company viene provata come “multinazionale che pratica sistematicamente la corruzione politica” e condannata a pagare danni per 6 miliardi di euro. Da notare che il “precedente legale” (tuttora ignoto a gran parte degli europei) è datato 4 gennaio 2003 a firma George Bush.

Eh già. E’ accaduto in Iraq, che in quel momento risultava “tecnicamente” possedimento americano in quanto occupato dai marines con governo provvisorio non ancora riconosciuto dall’Onu. Saddam Hussein aveva lasciato debiti per 250 miliardi di euro (di cui 40 miliardi di euro nei confronti dell’Italia grazie alle manovre di Taraq Aziz, vice di Hussein e uomo dell’opus dei fedele al vaticano) che gli Usa cancellano applicando il concetto di “debito immorale” e quindi aprendo la strada a un precedente storico recente.

Gli avvocati newyorchesi dell’Ecuador offrono al governo americano una scelta: o accettano e stanno zitti oppure se si annulla la decisione dell’Ecuador allora si annulla anche quella dell’Iraq e quindi il tesoro Usa deve pagare subito i 250 miliardi di euro a tutti compresi gli interessi composti per quattro anni. Obama, non ancora insediato ma già eletto, impone a Bush di gettare la spugna. La solida parcella degli avvocati newyorchesi viene pagata dal governo brasiliano.

Nasce allora il Sudamerica moderno.

E cresce e si diffonde il mito di Rafael Correa, presidente eletto dell’Ecuador. Non un contadino indio come Morales, un sindacalista come Lula, un operaio degli altiforni come Chavez. Tutt’altra pasta. Proveniente da una famiglia dell’alta borghesia caraibica, è un intellettuale cattolico. Laureato in economia e pianificazione economica a Harvard, cattolico credente e molto osservante, si auto-definisce “cristiano-socialista come Gesù Cristo, sempre schierato dalla parte di chi ha bisogno e soffre”. Il suo primo atto ufficiale consiste nel congelare tutti i conti correnti dello Ior nella banche cattoliche di Quito e tale cifra viene dirottata in un programma di welfare sociale per i ceti più disagiati. Fa arrestare l’intera classe politica del precedente governo che viene sottoposta a regolare processo.

Finiscono tutti in carcere, media di dieci anni a testa con il massimo rigore. Beni confiscati, proprietà nazionalizzate e ridistribuite in cooperative agricole ecologiche. Invia una lettera a papa Ratzinger dove si dichiara “sempre umile servo di Sua Illuminata Santità” dove chiede ufficialmente che il vaticano invii in Ecuador soltanto “religiosi dotati di profonda spiritualità e desiderosi di confortare i bisognosi evitando gli affaristi che finirebbero sotto il rigore della Legge degli uomini”.

Tutto ciò lo si può raccontare oggi, grazie alla bella pensata del Foreign Office, andati nel pallone. In tutto il pianeta Terra, oggi, si parla di Rafael Correa, dell’Ecuador, del debito immorale, del nuovo Sudamerica che ha detto no al colonialismo e alla servitù alle multinazionali europee e statunitensi.
In Italia lo faccio io sperando di essere soltanto uno dei tanti.
Questo, per spiegare “perché l’Ecuador”.

E’ un chiaro segnale che il gruppo di Assange sta dando a chi vuol capire e comprendere che TINA è un Falso. Non è vero che non esiste alternativa. Per 400 anni, da quando gli europei scoprirono le banane ricche di potassio, gli ecuadoregni hanno vissuto nella povertà, nello sfruttamento, nell’indigenza, mentre per centinaia di anni un gruppo di efferati oligarchi si arricchiva alle loro spalle.
Non è più così. E non lo sarà mai più. A meno che non finiscano per vincere Mitt Romney, Mario Draghi, Mario Monti, David Cameron e l’oligarchia finanziaria. L’esempio dell’Ecuador è vivo, può essere replicato in ogni nazione africana o asiatica del mondo.

Anche in Europa.

Per questo Jules Assange ha scelto l’Ecuador.

Ma non basta.

Il colpo decisivo al sistema viene dato da una notizia esplosiva resa pubblica (non a caso) il 4 agosto del 2012. “Jules Assange ha firmato il contratto di delega con il magistrato spagnolo Garzòn che ne rappresenta i diritti legali a tutti gli effetti e in ogni nazione del globo”.

Ma chi è Garzòn?
E’ il nemico pubblico numero uno della criminalità organizzata.
E’ il nemico pubblico numero uno dell’opus dei.
E’ il più feroce nemico di Silvio Berlusconi.
E’ in assoluto il nemico più pericoloso per il sistema bancario mondiale.


Magistrato spagnolo con 35 anni di attività ed esperienza alle spalle, responsabile della procura reale di Madrid, ha avuto tra le mani i più importanti processi spagnoli degli ultimi 25 anni. Esperto in “media & finanza” e soprattutto grande esperto in incroci azionari e finanziari, salì alla ribalta internazionale nel 1993 perché presentò all’interpol una denuncia contro Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri (chiedendone l’arresto) relativa a Telecinco, Pentafilm, Fininvest, reteitalia e Le cinq da cui veniva fuori che la Pentafilm (Berlusconi e Cecchi Gori soci, cioè Pd e PDL insieme) acquistava a 100 $ i diritti di un film alla Columbia Pictures che rivendeva a 500$ alla telecinco che li rivendeva a 1000$ a rete Italia che poi in ultima istanza vendeva a 2000$ alla Rai, in ben 142 casi tre volte: li ha venduti sia a Rai1 che a Ra2 che a Rai3. Lo stesso film. Cioè la Rai (ovvero noi) ha pagato i diritti di un film 20 volte il valore di mercato e l’ha acquistato tre volte, così tutti i partiti erano presenti alla pari.

Quando si arrivò al nocciolo definitivo della faccenda, Berlusconi era presidente del consiglio, quindi Garzòn venne fermato dall’Unione Europea. Ottenne una mezza vittoria. Chiuse la telecinco e finirono in galera i manager spagnoli. Ma Berlusconi rientrò dalla finestra nel 2003 come Mediaset.

Si riaprì la battaglia, Garzòn stava sempre lì. Nel 2006 pensava di avercela fatta ma il governo italiano di allora (Prodi & co.) aiutò Berlusconi a uscirne. Nel 2004 aprì un incartamento contro papa Woytila e contro il managament dello Ior in Spagna e in Argentina, in relazione al finanziamento e sostegno da parte del vaticano delle giunte militari di Pinochet e Videla in Sudamerica. Nel 2010 Garzòn si dimise andando in pensione ma aprì uno studio di diritto internazionale dedicato esclusivamente a “media & finanza” con sede all’Aja in Olanda. E’ il magistrato che è andato a mettere il naso negli affari più scottanti, in campo mediatico, dell’Europa, degli ultimi venti anni. In quanto legale ufficiale di Assange, il giudice Garzòn ha l’accesso ai 145.000 file ancora in possesso di Jules Assange che non sono stati resi pubblici. Ha già fatto sapere che il suo studio è pronto a denunciare diversi capi di stato occidentali al tribunale dei diritti civili con sede all’Aja. L’accusa sarà “crimini contro l’umanità, crimini contro la dignità della persona”.

La battaglia è dunque aperta.

E sarà decisiva soprattutto per il futuro della libertà in rete.
In Usa non fanno mistero del fatto che lo vogliono morto. Anche gli inglesi.

Ma hanno non pochi guai perché, nel frattempo, nonostante sia abbastanza paranoico (e ne ha ben donde) Assange ha provveduto a tirar su un gruppo planetario che si occupa di contro-informazione (vera non quella italiana). I suoi esponenti sono anonimi. Nessuno sa chi siano. Non hanno un sito identificato. Semplicemente immettono in rete dati, notizie, informazioni, eventi. Poi, chi vuole sapere sa dove cercare e chi vuole capire capisce.

Quando la temperatura si alza, va da sé, il tutto viene in superficie.
E allora si balla tutti.

In Sudamerica, oggi, la chiamano “British dance”.
Speriamo soltanto che non abbia seguiti dolorosi o sanguinosi.
Per questo Assange sta dentro l’ambasciata dell’Ecuador.
Per questo Garzòn lo difende.
Per questo, questa storia relativa al Sudamerica, va raccontata.
Per questo l’Impero Britannico ha perso la testa e lo vuole far fuori.
Perché Assange ha accesso a materiale di fonte diretta.

E il solo fatto di dirlo, e divulgarlo, scopre le carte a chi governa, e ricorda alla gente che siamo dentro una Guerra Invisibile Mediatica.
Non sanno come fare a fermare la diffusione di informazioni su ciò che accade nel mondo.

Finora gli è andata bene, rimbecillendo e addormentando l’umanità.
Ma nel caso ci si risvegliasse, per il potere sarebbero dolori davvero imbarazzanti.


Wikileaks non va letto come gossip.
Non lo è.
C’è gente che per immettere una informazione da un anonimo internet point a Canberra, Bogotà o Saint Tropez, rischia anche la pelle.
Questi anonimi meritano il nostro rispetto.
E ci ricordano anche che non potremo più dire, domani “ma noi non sapevamo”.

Chi vuole sapere, oggi, è ben servito. Basta cercare.
Se poi, con questo Sapere un internauta non ne fa nulla, è una sua scelta.

Tradotto vuol dire: finchè non mandiamo a casa l’immonda classe politica che mal ci rappresenta, le chiacchiere rimarranno a zero. Perché ormai sappiamo tutti come stanno le cose.

Altrimenti, non ci si può lamentare o sorprendersi che in Italia nessuno abbia mai parlato prima dell’Ecuador, di Rafael Correa, di ciò che accade in Sudamerica, dello scontro furibondo in atto tra la presidente argentina e brasiliana da una parte e Christine Lagarde e la Merkel dall’altra.

Perché stupirsi, quindi, che gli inglesi vogliano invadere un’ambasciata straniera?

Non era mai accaduto neppure nei momenti più bollenti della cosiddetta Guerra Fredda.

Come dicono in Sudamerica quando si chiede “ma che fanno in Europa, che succede lì?”

Ormai si risponde dovunque “In Europa dormono. Non sanno che la vita esiste”.


Sergio Di Cori Modigliani
http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/


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Altri articoli in sintonia: http://paolodarpini.blogspot.it/search?q=Wikileaks

sabato 25 agosto 2012

Gianni Principi: "Per una lista civica nazionale... le Marche fanno sul serio...."

La parola passi ai semplici cittadini....


Nelle Marche i cittadini fanno sul serio: anche dietro casa tua c’è la Lista Civica Nazionale

Si è costituito anche nelle Marche il coordinamento regionale di Per Una Lista civica Nazionale un progetto politico nato due anni fa per rispondere al bisogno di un radicale cambiamento della classe politica, promosso da numerosi gruppi socialmente impegnati desiderosi di dar vita a percorsi volti a colmare la voragine che si è creata tra la casta e i cittadini e a dare rappresentanza alle migliaia di esperienze solidali, sociali, ambientaliste e civiche.

Ci siamo dati un nome “transitorio e programmatico” e una carta d’intenti che si basa su tre punti fondanti: la distanza dai partiti tradizionali; l’adozione della democrazia diretta all’interno del progetto; la radicale revisione dei metodi di fare politica.

In settembre organizzeremo una assemblea per definire il programma e il nome definitivo e per iniziare a consolidare l’organizzazione territoriale. Nel contempo effettueremo una serie di incontri con le altre costituenti che in Italia si stanno strutturando su principi molto vicini ai nostri se non addirittura coincidenti.

Non abbiamo leaders né politici riciclati: siamo persone comuni che militano in associazioni di base o che, per la prima volta, decidono di prendere il destino politico di questo paese nelle loro mani: perché crediamo nelle persone oneste, intelligenti, solidali, capaci e sensibili di cui è pieno il nostro paese.

Per Una Lista Civica Nazionale ha già proposto: una legge di riforma costituzionale per l’eliminazione del quorum, l’introduzione della revoca del mandato ai politici che non mantengono le promesse e svolto iniziative per il rispetto dell’esito dei referendum su acqua e nucleare, per la difesa della Costituzione, di denuncia dei responsabili della crisi economica, per la riduzione dell’orario di lavoro.

Per entrare in contatto con il coordinamento delle Marche aderisci su:
www.perunalistacivicanazionale.it/adesione-al-progetto/ e contatta i nostri referenti.


Gianni Principi Lista Civica Voce alla Città

venerdì 24 agosto 2012

"Avanti c’è posto..” - Oggi 24 agosto 2012 siamo saliti sul tram di Rutilio Sermonti... a Colli del Tronto

Rutilio Sermonti


24 agosto 2012, armati di santa pazienza e di spirito di avventura siamo arrivati fino alla casa di Rutilio Semonti, in provincia di Ascoli Piceno, sopra un cucuzzolo di una amena collina, in un paesetto al confine fra le Marche e L'Abruzzo.

Abbiamo desinato con lui ed abbiamo parlato lungamente di quel che ci stava più a cuore: il passato,  il presente ed il futuro dell'uomo. Caterina, Angela ed io oggi abbiamo vissuto un'esperienza molto molto particolare,  assieme a Rutilio, 91enne arzillo e lucido, la sua compagna finlandese, piena di sorprese, il loro figlio Giulio (in visita agli anziani genitori) che si è cimentato in cucina preparandoci un cous-cous vegetale e ananas a  trancetti....

Il discorso maggiormente toccato  nel nostro dialogo a sei è stato quello dell'evoluzionismo e dei suoi risvolti nella formazione della società moderna..

"Ma l'evoluzionismo, come viene descritto oggi, è come l'economia di mercato: funzionale al mantenimento del sistema. Insomma la teoria di Darwin è utilizzata dalla scienza nello stesso modo in cui la cartamoneta viene spacciata come denaro  dalle banche: un metodo per imbrogliare l'umanità e renderla soggetta a  dettami economici e di credo..." Così ha iniziato il discorso Rutilio e siamo andati avanti toccando vari aspetti concreti della mistificazione in corso attraverso questi due paradigmi. 

Verso la fine del discorso, poco prima di sdraiarsi su un lettino ortopedico che stava in un angolo della stanza, per riposarsi un po' dopo la chiacchierata di 4 ore, Rutilio mi ha chiesto: "Come posso essere utile alla causa bioregionale?" - Ed io: "La tua esistenza è sufficiente.." - "...e quando non ci sarò più?" - "Il tuo pensiero e la tua esperienza non moriranno mai, siamo tutti sullo stesso tram che procede verso una meta comune, quella dell'integrazione della vita in ogni sua componente senza più separazioni"...

Paolo D'Arpini


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Narrazione  di Angela Borghi:

Ospite di Caterina e Paolo a Treia, stupendo borgo medioevale in provincia di Macerata, ricco di antichi tesori celati, da solide mura cinto e ristrutturato con amore, oggi siamo andati a conoscere  vicino ad Ascoli Piceno, un Grande Vecchio, novantunenne, di scarso udito, quasi fermo su di una sedia, vive in serena  umiltà accudito con affetto dalla simpatica seconda moglie, e dal giovane ed amorevole figlio Giulio: Rutilio Sermonti. Scrittore di molti libri e vari argomenti, tuttora pittore e ritrattista attento e capace della natura animale, ha una mente brillante giovane, aperta in continua ricerca, conoscitore della vita studioso di varie discipline, ha idee precise su moltissimi argomenti e non chiede di meglio che potersi confrontare con altri per esporre e discutere le proprie teorie. E' stata una bella giornata  non comune che rimarrà come un vivido ricordo, regalo  di questa   bellissima settimana,  trascorsa in un baleno, in compagnia di amici, da poco conosciuti ma da sempre attesi, grazie Caterina  e Paolo, grazie per quanto avete generosamente condiviso, buona vita con  affetto ...

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Narrazione di Caterina Regazzi:

Eccomi alla fine della giornata che, nella "settimana della condivisione" (della vacanzetta vegetariana agostana a Treia) avevamo dedicato alla "libera uscita". In realtà, gli altri partecipanti, sono partiti già nella mattinata ed io e Paolo ci siamo fatti accompagnare da Angela ad incontrare Rutilio Sermonti, una persona che eravamo ansiosi di conoscere, per le parole che per lui aveva speso con noi un suo grande e buon amico, Riccardo Oliva, e per un suo libro che avevamo letto io e Paolo, ricco di saggezza e di sapienza, ma di agevole lettura, consigliabile per questo ad adulti e ragazzi, "Noi e loro". 

Io e Paolo avevamo chiesto a Riccardo un suo recapito e Paolo gli aveva scritto una mail in cui manifestava questo nostro desiderio di incontrarlo e lui, Rutilio, aveva prontamente risposto invitandoci a pranzo. Tanta cordialità e tanta accoglienza per degli sconosciuti sinceramente mi aveva stupito, favorevolmente.
Oggi era il giorno fatidico e siamo partiti verso le dieci e siamo arrivati in quel di Colli del Tronto intorno a mezzogiorno.
Ci hanno accolto tre volti sorridenti e schietti: Rutilio, la simpatica moglie finlandese amante di cani e gatti, che mi ha mostrato con orgoglio e mi ha lasciato fotografare, ed una "signora" badante che li aiuta amorevolmente. Poco dopo ci ha raggiunto il figlio Giulio, un delizioso, dolce ragazzone dai capelli rossicci, che non é stato fermo se non per aiutare Rutilio e Paolo a capirsi, dato che Rutilio ha qualche problema di udito. Giulio ci ha preparato un ottimo pranzetto con una premura per noi e per i suoi genitori veramente ammirevole. E che dire di Rutilio? Aveva ragione Riccardo a definirlo una specie di Gandalf, un vecchio saggio dalla mente brillante come quella di un giovane altrettanto brillante, come sarà sempre stato nella sua vita e come sempre sarà, con tanta voglia ancora di lottare contro le falsità e le ingiustizie del mondo di oggi e tanta voglia di mettere a disposizione degli altri, le sue conoscenze, ma soprattutto le sue idee, senza la presunzione che hanno, che abbiamo in tanti, che la nostra verità sia più vera di quella altrui.
Parlare con lui, ascoltarlo parlare e dialogare con Paolo è stato emozionante ma nello stesso tempo sembrava di parlare con una persona qualsiasi, nella sua semplicità e chiarezza.
Un esempio di onestà, correttezza, nel perseguire la verità, una verità che guarda al bene dell'umanità tutta.

Nel salutarci mi ha stretto tutte e due le mani e mi ha detto una cosa bellissima: "Ora che ci siamo incontrati non ci lasceremo più!"

Grazie Rutilio di esistere!


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Ripropongo qui un pensiero di Rutilio, che ricevetti  alcuni anni fa, quando abitavo ancora a Calcata:
Tanti anni fa, nell’anteguerra, quando ero ragazzo e prendevo i mezzi pubblici nell’ora di punta, per andare e tornare tra casa e la scuola, c’erano sopra due addetti: il conducente e il bigliettaio. E il secondo, dal suo seggiolino subito dopo la piattaforma di salita, ripeteva continuamente due frasi. Una era una domanda : “A chi manca bijetto ?”; e l’altra una esortazione: ” Avanti c’è posto !” (con la “o” aperta). La seconda aveva la funzione di invitare i passeggeri a non sostare nella piattaforma, ostacolando la salita dei nuovi arrivati, ma di inoltrarsi nella vettura. Me le sento ancora nell’orecchio quelle due frasi, in un accento romanesco strascicato, sul filobus 103 rosso o sul tram n° 4., che non erano lussuosi come gli autobus moderni, ma, in compenso, passavano spesso e regolarmente. E la seconda -sebbene con altra portata- mi sembra di poterla rivolgere, oggi, a voi “nuove leve”.
   

Voi avete ascoltato le parole di giovani come voi già militanti, vi è parso di condividerle, siete saliti (o, spesso, discesi) alle nostre modeste sedi, avete preso la tessera, e magari acquistato un distintivo e un paio di t-shirts strafottenti, e siete convinti di aver fatto il vostro dovere. Errore: voi ne avete solo poste le premesse.

Il vostro dovere comincia ora.

E’ il dovere di approfondire la conoscenza della nostra fede,del nostro pensiero e anche della nostra storia, e soprattutto di acquistare il diverso modo di essere e il diverso stile che è il nostro. E’ il dovere di imparare ad obbedire e a comandare. E’ il dovere di raffinare le vostre tecniche di azione. E’ il dovere di mondarvi da tutti gli inquinamenti, esteriori e interiori, di cui vi ha lasciato fatalmente il segno la società putrida e idiota. E’ il dovere di lasciare, gradualmente ma rapidamente, la veste di apprendisti, per acquistare quella di iniziatori di nuovi militanti, con l’esempio più che con la parola. E’ il dovere di seguire metodicamente una strategia, anziché procedere a tentoni. E’ un dovere immenso e gravoso, che metterà a dura prova la vostra tempra, ma vi riempirà di una interiore letizia del tutto sconosciuta e inconoscibile agli “individui” che popolano il mondo delineato dagli usurai.

Guardatevi bene, quindi, ora che siete saliti sul nostro carro, dal sostare in piattaforma.

Avanti, c’è posto !


Rutilio Sermonti

giovedì 23 agosto 2012

Cesare Boni: "Esperienz​e di pre e post mortem e vita nell'aldiq​ua e nell'aldil​à..."

Il Gioco della Vita


Stiamo vivendo un momento assai buio nella vera conoscenza e nella vera consapevolezza della natura dell’uomo.

Si parla tanto della vita senza sapere cosa sia la vita. Quale è, domando, la natura della vita? Dove la trovo? Di che è fatta la vita?
Ognuno parla senza sapere, anzi, meno sa e più parla, e questo anche ai più alti livelli.

Sento pontificare sulla fine della vita. Può mai la vita finire?
Sarebbe sufficiente, prima di parlare, fare riferimento, anziché a frasi fatte, a definizioni prive di fondamento, prendere in mano i grandi libri sapienziali di tutte le tradizioni:
Il Bardo Thodol per il Buddhismo – Le Upanishad e la Bhagavad Gita per l’Induismo, Il Tao teh Ching per il Taoismo, la Cabbalah per l’Ebraismo, l’Antico e il Nuovo testamento per il Cristianesimo, il Corano per l’Islam, ma anche la visione dei grandi saggi di tutte le tradizioni, per sapere che non vi può essere una fine della vita, perché la vita è eterna.

Vi ho scritto queste cose perché sappiate che la vostra vita è eterna (I° lettera si Giovanni 1-5-13
Nessuno muore perché l’anima porta in sé i segni della sua eternità (Corano LXXV.38)
Ciò che esiste non può cessare di esistere (Bhagavad Gita II°.16)
Non morirò, resterò in vita e annuncerò le opere del Signore (Bibbia – Salmo 118.17)
Bisogna che l’uomo accetti la morte come accetta la nascita allora imparerà che non deve morire, ma che la sua vita è eterna (Cabbalah)
Perché tutti i grandi testi ci dicono che la vita è eterna?
Perché la vita non è un dono di Dio, come oggi, ai più alti livelli viene predicato, ma è Dio stesso.
Nella Genesi leggiamo: “Dio fece l’uomo dagli elementi della terra. Gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne anima vivente”.
Il soffio, il respiro di Dio, che è la vita di ogni cosa creata è il Divino stesso, non un suo dono.
D’altra parte come potrebbe essere concepibile nel Dio-Amore il fatto che Egli doni all’uomo la vita e poi però ne faccia di questo dono ciò che Lui vuole, e quando vuole depredi l’uomo del dono che gli ha dato. Che Dio-Amore sarebbe. Nessuna madre, appena appena amorevole, farebbe altrettanto.
No! La vita è il Divino stesso che fluisce nell’umano, è l’Assoluto che permea il relativo della Sua natura, è l’Infinito che porta il finito a perdere i suoi limiti.
Ma questo errore fondamentale determina due grandi e gravi conseguenze: l’attaccamento al corpo, con la grande confusione che noi siamo un corpo che ha un anima, anziché la verità e cioè che noi siamo un’anima che si dota, su questo piano di esistenza , di un corpo per realizzare lo scopo della vita.
Non conosciamo lo scopo della vita e quindi la identifichiamo con qualcosa che è impermanente: il corpo.
Eppure tutte le tradizioni spirituali, compresa la nostra, sono assai chiare sullo scopo della vita
Sarebbe sufficiente leggere nel Catechismo della Chiesa Cattolica (Cap.II°), la grande affermazione di San Attanasio di Alessandria, padre della Chiesa, , ribadita poi da tutti i grandi Maestri della nostra Teologia: “Dio divenne uomo perché l’uomo divenga Dio”.
L’Islam lo conferma:
“La conoscenza di Dio è la ragione stessa della creazione del mondo”
“La via della conoscenza della vita è la Fana’hiLlah , l’unità con la Divinità, la riunione con l’Assoluto”
Ricordo a questo proposito le rime di due grandi poeti dell’oriente:
“La realtà della vita è la vita, il cui inizio non è nel grembo materno e la cui fine non è nel sepolcro.
La materia ed il suo mondo sono un sogno a paragone del risveglio che noi chiamiamo con terrore: morte”
Kahlil Gibran – The voice of the Master
Il concetto di “io” e “tu” deve nella vita divenire Uno e fondersi nell’Amato -
Rumi – Poems
Nel nostro Credo si testimonia che la vita non è che lo Spirito Santo che procede “dal Padre al Figlio e dal Figlio al Padre”. Su questa Verità si è generato il grande scisma d’Oriente. Ed ora noi neghiamo questa verità affermando che la morte sia la fine della vita.
Questa affermazione genera la visione della vita come un segmento che ha un inizio, la nascita, ed una fine, la morte. Se questo fosse vero saremmo sepolti dai misteri:
Chi ero io prima di nascere? C’ero o non c’ero, e se c’ero come ero? MISTERO
Perché, se la vita è una ed è preziosa, uno vive 94 anni ed uno muore a 16 per un incidente? MISTERO
Perché se la vita è una ed è preziosa, uno nasce in una famiglia ricca ed un altro nasce nel Biafra e muore di fame? MISTERO
Potete trovare quanti MISTERI volete, i MISTERI si accavallano come onde di uno tsunami. Nulla può essere conosciuto, tutto è mistero.
La vita, invece, nella Verità portataci dalle grandi tradizioni spirituali, dai grandi saggi di ogni tempo, è un ciclo eterno, inestinguibile, non nato.
Questa Verità è anche patrimonio della nostra scienza fin dalla fine del 1700, quando il grande padre della chimica moderna, Antoine Laurent Lavoisier, concludendo lo studio sulla conservazione della massa ha affermato: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto di trasforma”
Questa legge è stata poi ribadita da Einstein nella “teoria generale e speciale della relatività” e nella “teoria del campo unificato”.
La vita non è quindi qualcosa separata da noi. E’ la nostra stessa natura essenziale ed eterna. Noi siamo la vita. Noi abbiamo il libero arbitrio di gestire la nostra vita con la visione che la vita ha uno scopo altissimo che abbiamo già chiarito. Essa non finisce con la fine dei corpi che la rivestono.
Alla luce di questo dovrebbe essere pensato il testamento biologico.

Non si dovrebbe speculare su queste verità dimostrando tutta l’ignoranza, l’oscurità, la presunzione di cui siamo testimoni oggi.
Abbiamo nuovi crociati che combattono e fanno danni irreparabili in nome della fede, nuove suffragette che strillano e si disperano in difesa della vita, come se la vita avesse bisogno di loro e dovesse essere difesa, nuove inquisizioni che denunciano e vogliono condanne.
Bisogna avere molta compassione di loro, sono veramente in grave condizione, perché pensando che la vita sia legata al loro corpo non pensano che prima o poi questo corpo dovranno lasciarlo.
Come tanatologo, accompagno da tanti anni i malati terminali verso la soglia della morte e conosco bene come queste affermazioni siano generatrici di paura, di attacchi di panico, di dolorosissimi sensi di colpa quando la morte del corpo si avvicina.
Bisognerebbe consigliare a costoro che urlano nel nome di Cristo e denunciano Papà Englaro e lo vorrebbero in carcere per tutta la vita che si rileggano il Vangelo e troveranno due affermazioni del Cristo su cui meditare prima di parlare: amatevi l’un l’altro come io ho amato voi. Non guardate la pagliuzza dell’occhio del vicino; preoccupatevi piuttosto della trave che vi acceca.
Sul testamento biologico si dovrebbero fare ancora due considerazioni importanti: Sul progetto di legge ora in Commissione al Senato tutti i parlamentari rivendicano il diritto alla “libertà di coscienza”, ma non si rendono conto che una legge sulla morte nega proprio la “libertà di coscienza” di tutti i cittadini. Con una legge sui morenti, proprio loro non avranno più libertà di scelta secondo la loro coscienza, ma verranno loro imposti interventi coercitivi della loro libertà. E’ una libertà di pochi che nega la libertà di tutti.

Quindi non ritengo che vi debba essere una legge che vincoli il morente a subire, ed il medico ad imporre, interventi che né l’uno, né l’altro desidera.
Se fossero stati vicini a chi muore serenamente nel proprio letto, come noi facciamo da tanti anni con la nostra assistenza a domicilio saprebbero che è proprio la natura a spingere il morente a non voler più essere alimentato o idratato. Da che mondo è mondo, sia gli umani che gli animali non si alimentano più negli ultimi giorni.

Questo rifiuto spontaneo è una grande benedizione, crea endorfine che permettono all’uomo di lasciare il suo corpo nella naturale serenità della morte.
Ai nostri vecchietti, se passerà la nuova legge, verranno imposti interventi assolutamente innaturali. Dovranno tutti morire con un sondino naso-gastrico in gola. Tutto in nome del cattolicesimo, che assurdità!
Cesare Boni

mercoledì 22 agosto 2012

Liberarsi dalle tendenze innate attraverso l'osservazione dei meccanismi mentali e la comprensione degli archetipi primordiali.... (Spiritualità Laica)

Auto-osservazione - Particolare di un affresco di Carlo Monopoli


Interessandomi  di archetipi ancestrali e di ricerca sulle tendenze innate, legate agli aspetti elementali ed energetici presenti in natura e nell’uomo, ho sempre avuto un debole per lo studio della psicologia (anche in chiave emozionale).

Oltre a studiare ed a commentare il Libro dei Mutamenti, I Ching, una vera sorgente di indirizzi ed immagini psichiche,  ho scritto anche degli articoli comparativi  sulla correlazione fra la psicanalisi junghiana e sulla psicologia transpersonale e le teorie del Sé profondo vicine alla filosofia Advaita dell’India  (alcuni potete leggerli qui: http://www.circolovegetarianocalcata.it/veggente-hou ).

Inoltre ho intavolato spesso e volentieri discussioni e scambi di vedute con amici psichiatri, psicologi e psicoterapeuti… a volte opponendo alla visione tecnicistica della scienza attuale una visione olistica e psicosomatica. Nell’analisi psicologica dei soggetti trattati, secondo me, occorre tener presente che la comprensione degli stati psichici esaminati nell’individuo “osservato”  necessitano di una buona dose di commistione ed empatia, ovvero lo psicologo deve essere anche un po’  “intrigante e speculativo”.  
Intrigante deriva da intrigo (macchinazione, trama,  intesa, etc.) questa parola esprime un sacco di doppi sensi, a volte viene usata nell’accezione positiva, in quanto una cosa intrigante é interessante, varia, divertente, attraente… oppure nel senso negativo il che significa confusa, cunning,  con risvolti celati, etc. 

Il termine "speculazione" esprime un altro aspetto tipico dell’analisi, oltre quello dello specchiarsi… anche indagine, ricerca, riflessione, pretesto…

L’empatia ed il transfert sono necessari per la comprensione dei giochi della mente, la compartecipazione ed il riconoscimento di condividere tutti gli aspetti esaminati, questo é il solo modo -secondo me- per poter trovare soluzioni agli squilibri ed alle disfunzioni della psiche.

Perciò lo psicoterapeuta dovrebbe svolgere anche una funzione sacerdotale, sciamanica… e questo non è un atteggiamento eretico… anzi proprio questo atteggiamento consente di apportare elementi di guarigione…  All’inverso dove c’è assunzione di sanità nell’osservatore e riconoscimento di insanità nell’osservato, subentra una sorta di strumentalizzazione della “malattia” e di uso medico-terapeutico falsato…

Tutti gli essere umani sono uguali, nessuno ha il diritto di considerarsi un essere umano superiore ad un altro. Chi riveste un ruolo istituzionale è sempre una persona, alla pari di ogni altra.

Quel che è in noi è anche nell'altro, altrimenti non potremmo riconoscerlo... Anche chi giudica può essere giudicato e chi riveste ruoli di rappresentanza di una intera categoria dovrebbe rispettare per primo i principi di cui si fa garante. Possiamo essere pedanti psichiatri tecnicisti e  passivi e continuare a lamentarci che la conoscenza della mente è un aspetto della fisiologia oppure essere elementi attivi, costruttori di un sistema olistico,   consapevoli che corpo, mente e spirito sono un tutt'uno inseparabile!

Dico tutto ciò dopo aver parlato per un paio d'ore con Michela, una amica psicoterapeuta, nel viaggio di ritorno da Amandola del 20 agosto 2012 (vedi resoconto di Caterina Regazzi: 
http://paolodarpini.blogspot.it/2012/08/amaldola-abbazia-di-san-ruffino-e-bagno.html), ed ho pensato di inserire queste riflessioni, come una integrazione al discorso fatto, soprattutto in merito al problema di come superare le "tendenze innate" senza cadere vittime di nuove "tendenze correttive".... (nel qual caso il karma si ripete, sia pur  modificato).

Paolo D'Arpini

martedì 21 agosto 2012

I Ching Mensile – Esagramma 12 P’I (il Ristagno) dal 22 agosto al 22 settembre



Sotto è Kun (la Terra) e sopra Kien (il Cielo)

La sentenza.
Il Ristagno.
Mala gente non è propizia
Alla perseveranza del nobile.
Il grande se ne va,
il piccolo viene.

Commento.  Cielo e Terra non comunicano più fra loro e tutte le cose ristagnano. Superiori ed inferiori non sono in relazione e sulla terra regnano scompiglio e disordine. All’interno vi è la forza scura, all’esterno quella chiara. All’interno vi è debolezza, all’esterno durezza. Gli ignobili sono all’interno ed i nobili all’esterno.
La via degli ignobili è in ascesa la via dei nobili in declino. Ma i nobili non si lasciano scuotere nei loro principi. Quando non hanno possibilità di influire nella società  rimangono lo stesso fedeli alla loro natura e si ritirano in segretezza.

L’immagine.
Cielo e Terra non si uniscono:
l’immagine del ristagno.
Così il nobile si ritira nel suo valore interiore
Per non corrompersi nelle difficoltà.
Egli non si lascia onorare con appannaggi.

Commento. Il significato di non lasciarsi onorare con appannaggi è che il nobile rifiuta compensi materiali provenienti dal governo degli ignobili. Infatti quando nella vita pubblica regna diffidenza in seguito all’influsso esercitato dagli ignobili, ogni operare fecondo è impossibile, perché il fondamento è sbagliato. Perciò in simili casi il nobile non si lascia sedurre da lucrose offerte a prender parte alle attività pubbliche decise dagli ignobili, non dando così il suo assenso alle loro bassezze. Perciò il nobile nasconde i suoi pregi e si ritira in solitudine.

Commento alla terza linea: “Essi provano vergogna”. In seguito al comportamento del nobile che non avvalora le azioni degli ignobili, saliti  al governo con artifizio, essi  -senza apertamente mostrarlo- cominciano però a vergognarsi delle loro bassezze. Questo è l’inizio del cambiamento.

Paolo D'Arpini

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Poesia aggiunta:

Se talvolta ti ricordassi di me
Se talvolta ti ricordassi di me,
sapresti chi sono?

Brandelli di emozioni pensieri,
nell’eterno presente,
la coscienza appare inaspettata
e se ne va inaspettatamente.
Ma c’è “qualcuno” che osserva l’andirivieni.
Brandelli di emozioni pensieri,
appiccicati assieme fanno il puzzle dell’io,
disintegrati granelli di polvere
se l’io non c’è.
E’ questo il soggetto?
Io, come dove quando perché, chi…


(Paolo D’Arpini)

domenica 19 agosto 2012

Treia e Poggio San Vicino.. idealmente unite dalla meditazione e dalla musica - Programma del 22 agosto 2012



Cari amici, siamo qui a Treia.

Mercoledì 22 agosto 2012 abbiamo un programmino collettivo che forse potrà interessarvi. Ci si incontra, per chi lo desidera, all'ora di pranzo (al Circolo Vegetariano VV.TT.), ognuno porta qualcosa da condividere. Nel pomeriggio, verso le 17.00, si tiene una meditazione guidata con Franco Augello.  Si tratta di meditazione psicodinamica integrata con la scuola Tibetana di Alice Bailey allo scopo di ottenere: Il controllo della mente, lo sviluppo dei suoi poteri sul corpo fisico. Allineamento tra corpo fisico, eterico, mentale. Entrare in contatto con il Testimone. Lo scioglimento dei nodi sul piano fisico e mentale. Ovviamnete coloro che partecipano al pranzo avranno la possibilità di dialogare con Franco sulla teoria meditativa da lui proposta, prima di passare alla pratica.....

All'incontro partecipano alcuni amici nostri ospiti che sono venuti a trovarci dall'Emilia.

Più tardi,  verso le h. 19.30, partiamo tutti assieme, sempre chi vuole ovviamente, per recarci a Poggio San Vicino, dove l'amico organista di Tarquinia, Luca Purchiaroni, tiene nella Chiesa di S. Maria Assunta, alle h. 21.00,  un concerto per organo antico con musiche di  G. F. HANDEL, BERNARDO PASQUINI, J. S. BACH,  G. F. HANDEL, W. A. MOZART ...  ed altri.

La partecipazione a tutti gli eventi della giornata è gratuita!

Cari saluti ed a presto, Paolo D'Arpini e Caterina Regazzi

Per info. Cell. 333.6023090 - O733/216293 -
circolo.vegetariano@libero.it