venerdì 27 luglio 2012

Osho Rajneesh... qualcosa che so di lui (Ad Memoriam) - Un'esperienza di spiritualità estremamente laica

Osho Rajneesh nel 1981
 
 
Un paio di anni dopo la dipartita di Osho (precedentemente conosciuto come Rajneesh), ricevetti una lettera da Majid Valcarenghi (un suo seguace) che mi inviava le bozze del libro Operazione Socrate, in cui si analizzano gli ultimi momenti di vita di Osho, nel testo si dava evidenza al fatto che il maestro potesse essere stato avvelenato dalla CIA, durante la sua permanenza in carcere negli USA. Majid mi chiedeva di scrivere un mio pensiero su Osho, per la pubblicazione sulla sua rivista, cosa che feci volentieri, il testo si intitolava "Ad Memoriam" ed in esso parlavo dei retroscena, osservati da uno "spiritualista laico" quale io ero, e delle conseguenze della "predicazione" di Osho nel mondo... Ma qui vorrei inserire alcuni miei ricordi personali sul come "non incontrai mai Osho nemmeno una volta"
 
Ricordo nel 1973, quando visitai l’India per la prima volta, che giunto il tempo del ritorno -durante l’attesa della nave Andrea Doria, veterana della marina passeggeri che compiva il suo ultimo viaggio prima del disarmo- restai a Bombay per un paio di mesi facendo la vita dello sderenato (o sadhu, monaco itinerante o mendicante se preferite). Ero già stato toccato dallo Spirito e non potevo far altro che aspettare che “quella cosa” di cui sapevo essere l’espressione prendesse possesso di me. Un’attesa senza speranza si chiama, poiché se c’è speranza non è attesa è solo aspettativa.
 
Mi capitò un giorno di incontrare delle belle ragazze italiane che andavano vagando per ristorantini a spettegolare. Erano tre, come le tre Grazie, e le avvicinai sorridente ma cosa strana non rimasero affatto affascinate dalla mia persona…
 
Dovete sapere che in un modo o nell’altro le donne sempre mi simpatizzano, non con questo che esse mi trovino particolarmente appetibile dal punto di vista sessuale, semplicemente mi vogliono bene e mi ascoltano con interesse… Sono un affabulatore ed anche come “cercatore spirituale” –malgrado vivessi in totale astinenza- di solito ottenevo un "buon successo".
 
No, quelle tre avevano solo pensieri per Osho, continuavano a parlare di lui come tre innamorate del loro amante, rivelavano tutti i loro giochi amorosi ed i loro desideri nei suoi confronti. Insomma debbo dire che mi sentii un po’ invidioso e quasi quasi mi venne l’idea di andare a sfidarlo in casa, quell’Osho, lì a Poona nel suo ashram che si trova a pochi chilometri da Bombay. Fortunatamente per me mi beccai, a forza di frequentare ristorantini sfiziosi, una bella epatite virale A e dovetti perciò rinunciare alle mie velleità per restare in catalessi nell’albergaccio in cui aspettavo “l’evento” (non sapevo nemmeno io bene cosa, qualsiasi cosa o nulla).
 
Ebbene riuscii a scamparla, allora, tornai in Italia, e poi ancora numerose volte in India e non pensai più di andare da Osho. Ma i discepoli di Osho continuarono a perseguitarmi ed a cercarmi in tutti i modi, me li trovavo davanti ovunque, sia che andassi a Tiruvannamalai, a Jillellamudi od a Ganeshpuri, sia che restassi a Roma a fare il “santo” in via Emanuele Filiberto oppure che entrassi nel vortice alternativo di Calcata con tutte le sue tentazioni e devianze.  E mi raggiunsero persino nel "buen retiro" di Treia.
 
Questi discepoli di Osho erano e sono i miei amici più simpatici ed affini, sono completamente pazzi ed inaffidabili. “Qualis pater talisfilius” dice l’adagio, e mai come in questo caso è vero.
Osho stesso fu un’esagerazione in tutti i sensi. Guru Maharaji si faceva 12 RollsRoyce? Ed Osho 120… Muktananda fondava qualche Ashram in giro per il mondo? Ed Osho fondava addirittura una nuova Città-Stato (nell’Oregon). Il successore di Bhaktivedanta rinunciava al sannyasa e si sposava una sua devota? E la segretaria di Osho, molti dicono anche amante, scappava con tutti i soldi della cassa.
 
Osho quando parlava era una macchinetta infernale inarrestabile (i suoi scritti possono riempire un'intera biblioteca), oppure taceva per anni di fila. Prima aveva parlato bene di tutte le religioni, facendo un discorso sincretico, poi finì per dire che tutte le religioni sono finte. All’inizio si pose come Guru ed infine negò di avere qualsiasi discepolo. I suoi seguaci poveretti subirono un bel lavaggio del cervello e coloro che resistettero –probabilmente- ne uscirono fuori veramente sanati dalla malattia del divenire e dell’apparire.
 
Non sta a me giudicare comunque la condizione di questi miei fratelli, sapendo che ognuno di noi ha il suo destino e le sue pene…
 
 
Paolo D'Arpini
 
 
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Alcuni pensieri di Osho sulla morte  
 
“Si dovrebbe accogliere la morte con gioia... è uno dei più grandi eventi della vita. Nella vita, esistono solo tre grandi eventi: la nascita, l’amore e la morte. La nascita, per tutti voi, è già accaduta: non potete farci più nulla. L’amore è una cosa del tutto eccezionale... accade solo a pochissime persone, e non lo si può prevedere affatto.
Ma la morte, accade a tutti quanti: non la si può evitare. È la sola certezza che abbiamo; quindi, accettala, gioiscine, celebrala, godila nella sua pienezza.
La morte è semplice svanire nella fonte. La morte è andare nel regno di ciò che non è manifesto: è addormentarsi in Dio.
Di nuovo tornerai a fiorire. Di nuovo rivedrai il sole e la luna, e di nuovo e ancora... fino a quando non diventi un Buddha, fino a quando non riuscirai a morire in piena coscienza; fino a quando non sarai in grado di rilassarti in Dio consciamente, con consapevolezza. Solo allora, non esiste ritorno: quella è una morte assoluta, è la morte suprema.”
“Se mi hai amato, per te, io vivrò per sempre. Vivrò nel tuo amore. Se mi hai amato, il mio corpo scomparirà, ma per te, io non potrò mai morire. Anche quando me ne sarò andato, so che tu mi verrai a cercare. Certo, ho fiducia che tu verrai a cercarmi in ogni pietra e in ogni fiore e in ogni sguardo e in tutte le stelle. Posso prometterti una cosa: se mi verrai a cercare, mi troverai... in ogni stella e in ogni sguardo... perché se hai veramente amato un Maestro, con lui sei entrato nel Regno dell’Eterno. Non è una relazione nel tempo, dimora nell’assoluta atemporalità.
Non ci sarà morte alcuna. Ιl mio corpo scomparirà, il tuo corpo scomparirà, ma questo non farà una gran differenza. Se la scomparsa del corpo creasse una pur minima differenza, dimostrerebbe soltanto che tra noi non è accaduto l’amore.”
 
 
Il parere di Osho su Amore e Odio
 
D.: Tu dici che amore e odio sono una cosa sola, ma nel mondo vedo più o...dio che amore. Allo stesso tempo affermi che l’illuminazione non è né amore né odio. Stai forse parlando di due diverse qualità d’amore? Come si inserisce questo nel tuo messaggio d’amore?
 
Amore e odio sono due facce della stessa medaglia.
Ma all’amore è stato fatto qualcosa di drastico.
E, incredibilmente, da persone che avevano le migliori intenzioni.
Non riusciresti mai a immaginare che cosa ha distrutto l’amore.
È stato proprio il continuo insegnare l’amore che lo ha distrutto.
L’odio è ancora puro, l’amore no.
Quando odi, il tuo odio è autentico
mentre il tuo amore è solo ipocrisia.
Questo deve essere compreso a fondo.
Per migliaia di anni preti, politici, pedagoghi, hanno insegnato solo amore:
ama il tuo nemico, il prossimo, i genitori, Dio.
Perché hanno iniziato a dare questi insegnamenti sull’amore?
Perché avevano paura dell’amore autentico, poiché questo è fuori dal vostro controllo.
Ne vieni posseduto.
Non lo possiedi, bensì ne vieni posseduto.
E ogni società vuole che tu ti controlli.
La società ha paura della tua natura selvaggia, della spontaneità,
così fin dal principio ti taglia le ali.
La tua capacità d’amare è la cosa più pericolosa, dentro di te,
perché quando sei posseduto dall’amore puoi anche combattere contro il mondo intero.
 
 

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