domenica 12 febbraio 2012

Bucaneve.. la storia di un fiore invernale che annuncia primavera!

Acquarello Inverno di Franco Farina



Buongiorno!

Visti la neve ed il gelo di questi giorni ho pensato di mandarvi questa storia che esorcizza un po’ questo freddo e chissà che arrivi presto Primavera.

Prendete un minuto e leggetela ne vale la pena.



Il Bucaneve
C’era una volta in una foresta incantata degli alberi ricoperti di neve. La nebbia vorticava intorno ad essi e il gelo aveva ornato di cristalli tutto intorno dai rami più alti ai ciuffi d’erba. Un bianco chiarore si stendeva intorno.

Il Signore del Gelo passava su ogni ramo e su ogni stelo d’erba posandovi i suoi cristalli. Quando il sole brillava tutto si trasformava in luccichii come perle e diamanti messi alla luce.

In quella foresta vi era una collina e sotto di essa dormiva la Fata dei fiori. Un giorno vi era tanto sole ed i cristalli si stavano sciogliendo goccia a goccia ed il calore tenue che filtrava nella terra stava per risvegliare la Fata dei fiori.

Il Signore del Gelo disturbato da questo fece vorticare tanta nebbia che il tepore scomparve e un vento freddo ghiacciò tutte le gocce d’acqua sui rami e di perle il bosco fu ricoperto.

La Fata dei fiori tornò nel suo sonno profondo. Il Signore del gelo prese a spargere neve e freddo tutto intorno. Passarono giorni e giorni di freddo. In quella foresta vi erano pure Gnomi e Folletti.

Lo Gnomo che dormiva nel tronco del castagno fu svegliato dal freddo intenso e dagli ululati  del vento e si arrabbiò perché il Signore del Gelo non cessava la sua morsa.

Lo Gnomo scese all’interno del tronco e seguendo un cunicolo che correva sotto terra seguendo le radici dell’albero arrivò all’interno della collina della Fata dei fiori.

Era una piccola sala dove su un giaciglio stava distesa la fata con il suo bel vestito lungo di veli verdini e tanti fiori dipinti su esso ma la tenue luce che vi era faceva sembrare il vestito quasi di un grigio e i fiori ivi dipinti e ricamati erano pallidi e smorti.

Lo Gnomo iniziò a cantare ed a suonare la sua Arpa. Cantò delle bellissime melodie, e con le sue mani che volavano come una farfalla da una corda all’altra accompagnava la sua voce. La melodia era così bella che faceva sciogliere anche i cuori più duri. Continuò a cantare finche   si  vide un lacrima uscire dalle palpebre chiuse della Fata dei fiori. Brillando alla tenue luce la lacrima corse sul suo bellissimo viso della Fata. Lo gnomo continuò a cantare e suonare ed anche altri gnomi silenziosamente si erano uniti a lui e seguivano sommessamente la melodia.


Il luogo freddo si era un poco scaldato e a poco a poco la fata dei fiori si risvegliò. La fata disse:  “Grazie della tua bellissima melodia; ma perché mi svegli?   Non è ancora il mio tempo.”

Lo Gnomo inchinandosi disse: “Cara Fata dei fiori sono giorni e giorni che il Signore del Gelo continua a scorrere per la foresta con la bufera ed il ghiaccio; e  pure nel mio tronco del castagno il gelo arriva, e se così continua tutta la foresta gelerà fino al midollo, e quando arriverai tu sarà troppo tardi perché gli alberi saranno morti per il freddo”.

Allora la Fata dei fiori alzò una sua mano reggendo tra le sue bellissime dita  una piccola cipollina,  man mano questo piccolo bulbo  prese ad emanare una tenue luminescenza, e più lei lo guardava più il bulbo acquisiva luce. Con delicatezza la Fata lo lanciò e rimase sospeso nell’aria pulsando leggermente ed adagio adagio il bulbo salì verso il soffitto, si insinuò tra le radici degli alberi che facevano da travi per quello spazio sotto la collina e scomparve nella terra. Gli gnomi guardavano tutti a bocca aperta.


La Fata dei fiori li guardò e disse: “Nascerà un fiore che sarà in grado di farsi strada tra la neve, sbucare da essa e fiorire”.

Il fiore in effetti bucò la neve e uscì sbocciando nonostante il freddo. Era un fiore con il capolino ciondolante, i petali bianchi e le foglie e lo stelo di un tenue verdino .

E quando il Signore del gelo nelle sue scorribande nella foresta vide il candido fiore fu molto stupito e capì che ormai il tempo della Fata dei fiori era giunto.

Si accorse che per troppo tempo era rimasto nella foresta; allora raccolse i suoi turbini di nebbia neve e ghiaccio e si ritirò sulle cime delle montagne.

La fata uscì dalla sua collina e facendosi trasportare dal vento passò nella foresta portando il suo tepore trai rami degli alberi che erano rimasti dormienti  in tutto l’inverno e man mano la linfa riprese a scorrere e le gemme si aprirono ed i fiori sbocciarono , la vita aveva ripreso a scorrere  e a poco a poco la foresta si risvegliò completamente.

Lo Gnomo del castagno allora corse fra i prati fioriti felice di giocare nel tempo della Fata dei fiori.

                                                                                                  
Franco Farina

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