lunedì 5 settembre 2011

In principio era il Verbo - Semantica e filosofia, religione e spontaneità, razionalismo e poesia

I tre incantesimi - Dipinto di Franco Farina 
 
"In principio era il Verbo" -  Semantica e filosofia, religione e spontaneità, razionalismo e poesia
 
Le parole sono e creano significati, aiutando la comprensione della realtà. Se non conosciamo il significato delle parole non possiamo parlare di giustizia o  democrazia.
 
Premesso che l’informazione attuale non si limita più alla conoscenza o alla decodificazione dei problemi, ma pone in essere la costruzione di realtà parallele virtuali, è giocoforza avvalersi degli studi, che fortunatamente aumentano, sul reale significato delle parole di uso corrente, per poterci riappropriare del senso del reale.
 
In un ipotetico ritorno alla natura ed alla percezione della sessualità come naturale e necessaria polarità, cominciamo con il prendere in considerazione alcuni “verba”.
 
Repubblica, nel significato originario, significava Res Publica. Coerente con il bene comune che, nella prisca comunità latina, coincideva col Bene Cosmico. Tutto il contrario della Repubblica
Italiana, … basata sul lavoro (dei burocrati)
 
Nel senso originario, “lavoro” significava qualcosa di negativo. Labor, voleva dire affanno, fatica, operatività deludente. Tutto il contrario di di “agere” (agire). Cioè lavoro creativo, che dà
soddisfazione perché, appunto, creativo. Non solo nell’Arte ma anche nella coltivazione della terra, che  è essenzialmente ARTE e l’agricoltore un artista.
 
Quindi abbiamo il lavoratore contro l’artifex. Il labor è anche sinonimo di lavoro svolto per ricompensa. Non per il piacere di creare secondo natura.
 
L’Artifex può anche trovare un vantaggio economico nel frutto del suo “lavoro” ma questo sarà sempre di intensità inferiore rispetto al piacere creativo. Inoltre, il lavoro per ricompensa, oltreché
significare una condizione servile, genera attaccamento al frutto di quel lavoro. Di qui il senso di assogettamento, di schiavitù, di alienazione, di sentimento di insignificanza che pervade colui che serve senza passione, senza partecipazione, e quindi inutilmente (per sè e per gli altri).
 
Di conseguenza la parola “ozio”, che richiama alla mente i fulmini minacciosi ed inutili del mesto Brunetta (tanto non hanno nulla da fare.. meglio che vadano a fare la spesa e non intralcino i cittadini) inizialmente significava altre cose: ad esempio, “otium” voleva dire raccoglimento, riflessione, guardare in se stessi, meditare, studiare, silenzio interiore. Da quando la scienza meccanica, razionalista e dualista, tanto cara alle “religioni” clerocratiche, ha equiparato l’uomo alla macchina, l’essere umano (o umanoide) diventa un “individuo” individuato “fisicamente” dentro la massa, non più anima personale quindi e privato di interiorità, trasformato in una
struttura incapace di “senso” e di capacità riflessive. L’Otium non è più sinonimo di dialogo con se stesso ma oggi significa “non far nulla”.
 
Si tratta, in buona sostanza, di burattini appesi ai ganci di Mangiafuoco. Inutili anche per lui e per le sue recite virtuali.
 
I significati delle parole che usiamo quotidianamente uniformano i nostri comportamenti e creano il tessuto di una comunità. Ecco perché occorre riscoprire il significato vero ed originario di tutte le parole, contro l’imbastardimento voluto e programmato. Non a caso il concetto di “nazione”, elaborato qualche secolo fa, definisce in maniera molto chiara l’idea che ne è alla base. Se cerchiamo il primo elemento di collegamento fra esseri umani, questo non può essere solo il territorio ove essi nascono e vivono, ma anche la lingua che essi parlano per comunicare tra loro. La parola, se non è tutto, è comunque "quasi tutto" come ha colto l’autore della frase: “In principio era il Verbo”. Infatti, all’origine di qualsiasi concetto, in qualsiasi modo elaborato, c’è la possibilità di comunicarlo. Posto che un concetto possa nascere spontaneamente “dentro” un cervello e senza il contributo della mente….
 
Il fatto che il contenuto dei Vangeli sia definito da alcuni “rivelazione” significa anche che in detti vangeli va cercata una parte della verità, che poiché è “verità” non può essere qualcosa precipitata casualmente su questa Valle di Lacrime, ma una realtà “sottintesa” che si prolunga nel “tempo”. Sappiamo che il Cristianesimo, prima di diventare una struttura della clerocrazia, è
stato un vasto movimento culturale sincretic, cioè di sintesi del pensiero mediterraneo a sfondo ellenistico. L’ellenismo, a sua volta, è stato un grande sforzo intellettuale di sintesi, al quale ha
partecipato la romanità con la realizzazione di una Società evoluta nella quale tutte le realizzazioni (dall’ architettura all’urbanistica, dall’arte alla giurisprudenza, dalla guerra alla letteratura) hanno risentito della filosofia razionale greca.
 
Il cristianesimo poi è diventato una religione durante una elaborazione dottrinaria molto combattuta durata circa 500 anni. (Il fatto che a tutt’oggi l’evoluzione del cristianesimo continui
attraverso concili e conciliaboli è altra cosa, perché la vera trasformazione delle parole dal loro originario prisco significato l’abbiamo in quei 500 anni durante i quali si sono scontrati epicurei
e stoici, platonici, neoplatonici, aristotelici pitagorici, orfici, kabbalisti, egizi, etc…). Va aggiunto che i pensatori ereticali dal medioevo a tutto l’ottocento pur esponendo dottrine provenienti
dall’antico pensiero della classicità hanno pur sempre utilizzato terminologie, spesso a noi moderni piuttosto ostiche, ma con significati ormai consolidati.
 
Lo sforzo che occorre fare oggi è pertanto risalire la corrente del presente pensiero per recuperare gli antichi significati e ritornare alla concretezza non meccanicistico-materialistica della visione naturale del mondo. Per fare un esempio, possiamo riferirci alla parola “fato”. Per noi questa parola significa sostanzialmente “fatalismo”. Adattamento passivo a forze estranee alla natura individuale. Nel significato arcaico originale, invece, il termine “fatum” significava la partecipazione diretta e cosciente di ogni individuo alle forze creatrici dell’Universo. Dispiegamento nel quale l’attività umana si inserisce in un ordine di carattere superiore al singolo. Quando la scienza meccanica ritiene di possedere e dominare la conoscenza e quindi la natura (trasformandola), il concetto di “fatum” perde il suo significato arcaico per diventare espressione di forze oscure, irrazionali, di fronte alle quali l’uomo, già trasformato in individuo/massa, perso il contatto “diretto” con la Natura, nulla può fare. Da notare che proprio in questo contesto acquista importanza la psicoanalisi che, nata per “curare” attraverso l’interpretazione “culturale” delle psicosi, diventa soprattutto negli USA, patria della disarticolazione dell’uomo, una filosofia “ufficiale” alla quale è doveroso fare riferimento in ogni
manifestazione che riguarda la società nel suo insieme.
 
Oggi l’uomo è avulso dalla centralità dell’Universo. Isolato dentro la Massa, si sente escluso dal Tutto. Cacciato dal Paradiso Terrestre, non in termini mitologici, ma nella concretezza giornaliera. Nel momento in cui l’uomo vive dentro le metropoli-giungle di cemento, l’uomo ha perduto la sua essenza. Non può più essere considerato “umano”, bensì l’umanoide degli scrittori di fantascienza. Il recupero può avvenire solo ripristinando una visione olistica dell’Universo/Multiverso.
 
 Giorgio Vitali
 
Intervento tenuto a Calcata, il 29 giugno 2009: “Antropizzazione e trasformazione del paesaggio e del linguaggio nei secoli” – Tavola Rotonda al Palazzo Baronale organizzata dal Circolo Vegetariano VV.TT.
Nell'immagine sottostante un momento dell'incontro.  Giorgio Vitali è seduto alla sinistra. In piedi Paolo D'Arpini introduce il discorso.
 
 
 
 

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