sabato 20 agosto 2011

Bioregionalismo e religiosità naturista - Lettera di Nico Valerio sul tema della "Spiritualità Laica"


Carissimo Paolo D'Arpini, intervengo sul tema della Spiritualità Laica, da te toccato. Premetto che non sono spiritualista né religioso, ma avendo un bellissimo e significativo anagramma perfetto (Nico Valerio = Invero Laico) non posso essere contrario al tuo uso del termine “laico” in questo caso. Che è ben diverso da quello machiavellico e truffaldino dei clericali, Papa in testa (”ed è subito Pera”, scriverebbe Quasimodo), per cui i “laici” sarebbero loro, nientemeno… ?

Non so che cosa è, ma posso ammettere che esista una “spiritualità laica”.  L’espressione suona bene ed è analoga alla famosa “religiosità laica” di cui erano animati i grandi liberali del passato, da Benedetto Croce a Parri, da  Omodeo a Nathan, a tutti quelli di “Giustizia e Libertà” e del Partito  d’Azione e poi del settimanale Il Mondo, da Ernesto Rossi ad Aldo Capitini  (tra l’altro grande vegetariano e teorico della non-violenza gandhiana).
Grande generazione, l’ultima ad aver dato dignità e onore all’Italia. Che  era una forte esigenza morale, una intransigenza ideale che aveva del  religioso, e che accomunava anche quelli che tra loro erano atei ai grandi  Riformatori, ai Calvinisti e comunque ai protestanti del passato. Che, non  dimentichiamo, ripulirono la Chiesa di Roma delle sue corruzioni, dalle  vendita delle indulgenze, dalla simonia, dall’ipocrisia, dal “perdonismo”  ambiguo e complice.

Ma così, certo, apparvero molto più severi, e quindi  impopolari nel corrotto mondo cattolico italiano. Ma da naturista mi chiedo, essendo anche tu immerso totalmente nella Natura come me, se non sia forse il caso di definire questo genere di  trascendenza morale, questa urgenza etico-naturalistica, questo immanentismo etico, appunto, come “spiritualità naturalistica”. Sarebbe un bel nome.
Attento, però, se fai una ricerca scopri che qualche matto emarginato  tedesco lo ha già usato per collegare, nientemeno, la cultura ecologica alla presunta e aberrante “spiritualità” del Superuomo nazista. Fatti loro,  dirai: se qualcuno, come la Chiesa o i nazisti si appropria di termini  elevati e seducenti per nascondere il proprio vero messaggio, noi che  c’entriamo?  Eh, no…. Le parole sono semantemi – o dovrebbero esserlo – da cui  si dovrebbe in teoria poter risalire alla personalità di chi le usa. Se  scegli questa espressione, perciò, stai bene attento a mettere le mani  avanti e a distinguerti da coloro che approfittando dell’altrui ignoranza,  senza avere nessuna spiritualità (proprio loro, figuriamoci), si definiscono ”spiritualisti naturalisti”.

Però, l’espressione è talmente bella che potreste riappropriarvene. Anzi, il  termine esatto dovrebbe essere “spiritualità naturista”. Deriva da Naturismo  o filosofia della Natura. Com’è noto, per gli antropologi e storici le  religioni antiche, tutte immanentistiche e naturalistiche perché dalla  pianta, dall’animale o dalla Luna arrivavano a ipotizzare un Ente superiore,  quando non adoravano direttamente la pianta, l’animale o la Luna, erano una  forma di Naturismo.  

Nei dizionari migliori Naturismo ha anche questo antico significato religioso. Il grande Gabrielli (in 2 volumi), secondo me  il migliore vocabolario italiano, alla voce “Naturismo”, come terzo  significato scrive: “Nella storia delle religioni, la dottrina che considera certe particolari forme di religioni primitive come la divinizzazione degli elementi e delle forze naturali, personificati spesso in figure di dèi”.
Ma sì,  religiosità naturista. E così non avrete imitatori o concorrenti.
 

Saluti naturisti, appunto. Nico Valerio

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